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Autore: Mushroom    08/06/2013    6 recensioni
Dean è un operatore di call center per un'agenzia che studia i disturbi del sonno. Durante il suo turno risponde ad una chiamata che inizia con "Non riesco a dormire."; la voce dello sconosciuto ("Castiel, mi chiamo Castiel. E tu?") è così bassa ed ipnotizzante che Dean ne resta subito ammaliato.
Dopo più incontri telefonici, Dean scopre che ciò che impedisce a Cas di riposare bene è la solitudine, così decide di dargli il suo numero privato ed i due iniziano a sentirsi regolarmente, sia di notte che di giorno.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: Eight hours steady
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: AU, OOC + cliché sparsi, fluff
Conteggio Parole: 4948
Prompt: Dean è un operatore di call center per un'agenzia che studia i disturbi del sonno. Durante il suo turno risponde ad una chiamata che inizia con "Non riesco a dormire."; la voce dello sconosciuto ("Castiel, mi chiamo Castiel. E tu?") è così bassa ed ipnotizzante che Dean ne resta subito ammaliato.
Dopo più incontri telefonici, Dean scopre che ciò che impedisce a Cas di riposare bene è la solitudine, così decide di dargli il suo numero privato ed i due iniziano a sentirsi regolarmente tutte le notti e poi anche di giorno.
Note: io e i titoli abbiamo un rapporto conflittuale. Abbiate pietà di me.
Disclaimer: Niente e nessuno mi appartiene, perché se avessi veramente la possibilità e i diritti sul telefilm probabilmente ora Supernatural navigherebbe in un angst sadico e malvagio. Meglio che mi limiti a scrivere fanfiction. Also, ringrazio la santissima Elisa per avermi aiutato nella rilettura e nel trovare tutte quelle che che proprio non c'entravano niente /o e Agnese, per il betaggio lampo dal "Passami questa cosa. Ora." - ovviamente, se trovate errori sparsi sono tutti miei o/
Scritta per il Logorrompt @piscinadiprompt con il prompt lasciatomi da dio_niso


01: 22: 32' AM

Il telefono squilla nell'esatto momento in cui Dean torna alla sua scrivania, mentre cerca di bere un sorso di caffè (troppo caldo), quasi versandoselo addosso nel tentativo di sistemarsi cuffie e microfono e contemporaneamente sedersi composto.
Charlie, che è nella postazione a fianco e sta facendo di tutto meno che lavorare, gli rivolge un sorrisetto divertito, mimando un imbranato con le labbra che dopo le farà rimangiare con tanto di interessi.
Il telefono squilla, ancora. Poggia il caffè e risponde, e prima che possa dire qualcosa, qualsiasi cosa, c'è un «Non riesco a dormire» che lo colpisce dritto allo stomaco; ed è strano, sì, perché le persone non dovrebbero mai dire qualcosa in quel modo. C'è un che di spaventoso nella disperazione di quelle parole; e fa male, fisicamente male. Charlie lo osserva un attimo, confusa; Dean si schiarisce la gola e assume il suo tono più professionale. O quasi.
«Okay» è l'unica cosa che gli esce e, davvero, okay? Fa una smorfia. Charlie lo guarda ancora più storto «Ed è per questo che sono qui, no?».
C'è un attimo di silenzio che dura troppo perché non diventi imbarazzante. Il tizio dall'altra parte respira velocemente; sembra concedersi ancora un attimo, proprio quello in cui Dean prende un altro sorso di caffè, prima di parlare «Castiel» dichiara, tutto insieme. Dean fa quasi cadere il caffè (di nuovo, dannazione) tanta è l'irruenza con cui lo dice. Quasi si strozza –
che? «Il mio nome è Castiel. E tu?»
Dean rimane un attimo perplesso «Va bene, Cas» mette giù il caffè, per sicurezza «Io sono Dean»


01: 03: 41' AM

Il centro per la salute del sonno e della veglia (o l'inferno, come lo chiama Charlie) è una appendice istituita per studiare i disturbi del sonno e gli effetti della veglia prolungata; nonché per considerare eventuali soluzioni. Il compito dei suoi operatori, attivi dalle otto di sera alle sette di mattina, è quello di rispondere («Buonasera, io sono Dean, e per oggi – e per i giorni in cui si rivolgerà a noi – sarò il suo operatore») a tutte quelle persone che avvertono disturbi del sonno. Prima di tutto, bisogna chiedere da che problema si è affetti («Signorina Adler, giusto? Come posso esserle utile?»), schedare il paziente sul computer e fare domande sul da quanto è che ne si soffre e quante ore si dorme al giorno. Routine, insomma («Quattro ore?» chiede, tamburellando una matita sulla scrivania. Annuisce «Incubi»).
La verità è che, una volta fatto questo, ciò che conta non è tanto trovare una soluzione in sé, quanto il parlare. Questa è una teoria di Dean. Secondo lui non si può fare niente per gli incubi o il sonnambulismo o l'insonnia cronica; si può solo parlare con qualcuno per ammazzare il tempo, ed è più o meno quello che fanno le persone che chiamano.
Charlie chiude la connessione premendo un tasto del computer. Fa una smorfia che è tutto un programma «C'era questo tizio dal Minnesota convinto che un demone stesse possedendo sua moglie» dichiara, parlando sopra la signorina Adler. Dean alza gli occhi su di lei; la donna dall'altra parte parla dei suoi sentimenti o qualcosa del genere (avrà sentito la cosa del marito infedele almeno un centinaio di volte) e lui pensa solo
davvero, possessione demoniaca? alzando entrambe le sopracciglia. Charlie annuisce con solennità. «E non riusciva a prendere sonno perché insinuava che l'avrebbe ucciso o qualcosa del genere».
Dean stringe gli occhi «Credo che debba solo provare a calmarsi» si schiarisce la voce, avvicinando la schiena alla scrivania «Perché dovrebbe permettere a quell'uomo di rovinarle il sonno? Scommetto che due occhiaie stonerebbero in un volto così carino»
Charlie che, sul serio, dovrebbe lavorare di più nella sua vita, invece di hackerare siti governativi, gli fa il verso «
in un volto così carino» con una voce profonda.
Dean la scaccia con una mano, e quando chiude la conversazione – qualche minuto più tardi – lei sta ancora ridendo. «Indovino: moglie tradita. È qualcosa come la sesta, questa notte?»
«Già» alza entrambe le sopracciglia, stringendo le labbra. Prova a bere un caffè che ormai si è freddato «Non ci sono mai abbastanza possessioni demoniache a questo mondo. Solo fedifraghi»
Il telefono di Charlie squilla; Dean decide di andare a prendere un altro caffè.


Quando torna, il telefono squilla di nuovo. Il fatto che si versi quasi il caffè addosso a conti fatti sarebbe dovuto essere un presagio.
«Ciao Dean»
Dean, che quella voce l'ha sentita solo una volta e solo per dieci minuti, si sorprende della facilità con cui la riconosce. «Cas» dice; poi sorride; poi si schiarisce la voce «Niente sonno anche oggi?».
La voce fa silenzio. Poi è come se si destasse improvvisamente «Sì» conferma; e con più decisione «Sì».
«Da quanto tempo hai problemi a dormire?» Dean sa che avrebbe davvero dovuto fargli questa domanda il giorno prima, ma non ce l'ha proprio fatta; non con questo tizio tutto affannato, che parlava in frasi spezzate. Oggi sembra stare meglio. 
«Più o meno...» la voce si ferma «Non ricordo» ed è un po' come se si sentisse in colpa per questo. 
Dean sorride, anche se non ricordare una cosa del genere significa che la situazione non è delle migliori «Beh, io non ricordo da quanto tempo non mangio una crostata decente, ma questo non significa che non esistano crostate decenti»
Pausa.
«Non capisco»
«E io credo di avere voglia di crostata»
«Le crostate sono buone»
«Amico» Dean fa una pausa «Mi piace come pensi»


01: 40: 33' AM

Castiel, il cliente con il nome più strano di sempre, chiama ancora. Questa volta è il caffè di Charlie quello che rischia di essere rovesciato, ma il soggetto su cui quasi finisce è sempre Dean.
«Inizio a pensare che tu e i caffè abbiate qualcosa in comune» esordisce. Il numero, ormai memorizzato, compare sullo schermo con la scritta Cas. La cornetta rimane muta solo pochi secondi. Il che è una specie di record rispetto alle altre telefonate «Non sto bevendo caffè» risponde.
«Cas, con i problemi che hai col sonno, meglio davvero che tu non ne beva» porta la testa all'indietro «Per me, che invece lavoro tutta la notte, è praticamente una cosa necessaria. E anche in grande quantità»



01: 00: 54' AM

«Continuo a non capire»
«Ma non c'è molto da capire»
«Non ha senso»
«Sì invece»
«No» borbotta «Non ne ha».
In tv fanno le repliche di Dr. Sexy M.D. e Dean, che ha consigliato a Cas di fare zapping tanto per vedere se lo aiutava a conciliare il sonno, ha praticamente deciso di imporne la visione. Anche da lontano. Si fa dire cosa sta succedendo e lo commenta.
«Se il dottore--»
«Il dottor sexy»
«Se il Dottor Sexy ama tanto la sua specializzanda, allora perché la lascia per la ex-moglie?»
«Perché è la cosa giusta da fare, Cas».

Charlie, che semi origlia la conversazione, qualche volta si chiede davvero che problemi abbia il suo collega; ma, soprattutto, perché una persona che guarda cose come Game of Thrones debba guardare anche una robaccia del genere come quel serial ospedaliero.


09: 30: 00' AM

Dean sbadiglia, infilzando un pancake; Sam sorseggia il suo succo di frutta.
È il suo giorno libero, e questo significa dormire e dormire e dormire ancora. E fare colazione con il suo fratellino, ovviamente, anche se Sam è in California e la colazione è, beh, via skype.
L'unica cosa che non gli piace è il modo con cui Sam lo sta guardando «Aspetta» dice, e Dean manda giù un boccone «Quello è il tuo decimo caffè?».
Dean osserva la tazza. Ma chi li conta più? «Forse» dice «E quello è il tuo decimo succo di frutta?»
«Cretino» Sam rotea gli occhi attraverso la webcam.
Dean sorride «Lagna»
«E come va il lavoro?»
«Ah, il solito. Gente che non dorme e, beh» si ferma e alza le spalle.
Sam conosce Dean, e quel
beh sospeso a metà frase un po' gli puzza. «Non mi dire che hai rimorchiato sul posto di lavoro» biascica, con il tono di rassegnazione simile a quello che le mamme usano con i bambini piccoli «Perché Dean, sarebbe assurdo anche per te!».
«Macchediavolo--- no!» 
La colazione continua con Sam che gli parla della sua noiosissima carriera di avvocato e lui che finge di essere interessato, per un totale di venti minuti passati a darsi dell'idiota a vicenda. Un po' gli manca avere Sam con sé, ma è meglio non dirlo. Se lo facesse, il suo fratellino inizierebbe a parlare di sentimenti e Dean odia parlare di sentimenti – non sono mica due ragazzine.


12. 00 22' AM

Castiel chiama con regolarità. Dean sa che dovrebbe essere normale avere dei pazienti fissi, ma non ne ha mai avuto uno e la cosa è semplicemente nuova. Charlie scommette che è perché probabilmente quelle telefonate sono più lunghe di qualsiasi relazione Dean abbia mai avuto. Ha ragione, ma Dean tace comunque.
Fatto sta che Castiel continua a non dormire. E se lo fa è per poche ore. «Due o tre» dice «Se sono fortunato quattro. Mai di fila» e l'unica cosa che riesce a pensare è solo
wow. Dean è uno che non ha mai dormito molto; e con il lavoro che fa di certo il suo sonno diurno non è dei più riposanti, ma due o tre ore? Sempre? Tipo tutte le notti da quando ha memoria? Quello sì che è devastante.
«E se non sei fortunato?» c'è una punta di ironia in quella domanda.
«Dean, se non sono fortunato semplicemente non dormo» borbotta, come se fosse (e lo è) la cosa più ovvia del mondo.
«Io faccio fatica a dormirne otto di fila» dice, ben sapendo che questo è comunque molto di più di quanto si possa dire di Castiel «Generalmente dormo sei ore, e mi sveglio due o tre volte»
«Quindi sei un operatore per la salute del sonno che soffre di insonnia?» questa è ironia e questa è la prima volta che la sente in Cas. Stringe le dita intorno al bicchiere, e il caffè sborda un poco, finendo sui pantaloni.
«Non ci avevo mai pensato. All'incirca» 
«E se tu non sei fortunato?» 
Dean sorride, passandosi una mano sulla bocca «Due ore? Nessuna? Vale se sono in compagnia o meno?» 
C'è un attimo di silenzio. Con Cas ce ne sono tanti e questa è una delle prime cose che ha notato. È come se dovesse prendersi il suo tempo per rispondere; o come se cercasse le parole giuste. In futuro scoprirà che Castiel ha solo un problema con i telefoni, e questo lo farà ridere un sacco, forse troppo.
Ed ha anche quel tono – calmo, pacato, basso – in cui cogliere ogni sfumatura è difficile, se non impossibile. 
«E tu che lavoro fai?» chiede all'improvviso, senza aspettare che risponda. Ascolta il respiro di Cas pentendosi di averlo domandato. È un suo paziente e questa è invasione della privacy. 
«Correggo bozze per una casa editrice» ed ecco che perde il tono allegro. Peccato. Gli piaceva il Cas divertito «Da casa» aggiunge.
«E io che avevo scommesso sul cacciatore di demoni del Minnesota»
«Cosa?» 
«Lascia perdere»


11. 20 00' PM

Crowley è il finanziatore principale del centro. Nessuno ha capito perché lo faccia, né che patti abbia con Bobby. Fatto sta che, abito firmato e sorriso mefistofelico, si presenta almeno una volta al mese irradiando ironia scozzese. Dean pensa che lo faccia solo per importunare Bobby, che provi un sadico divertimento nel chiedergli resoconti, preventivi spesa e schede di valutazione dei dipendenti; e anche che passerà guai se non muoverà il culo per compilare il fascicolo su Castiel.
Charlie lo chiama Re Dell'Inferno. Perché se il centro è l'inferno («Davvero, Dean, questo posto di lavoro è come la condanna alla dannazione eterna» «Allora trovatene un altro. Tipo fai domanda a Google» e a quel punto le si volta e alza le spalle. Non sa perché una ragazza con un talento come il suo si sia ridotta a lavorare lì, ma sicuramente un motivo c'è, anche se non è affar suo) allora Crowley deve essere il sovrano, visto che la maggior parte degli introiti vengono da lui.
I dati del centro assistenza, una volta rivisitati, vengono inviati al centro di ricerca, che risponde con la stessa lentezza di un troll ubriaco senza fornire nessun vero risultato.


«Quanto hai dormito nelle ultime settimane?»
«Tre ore a notte, credo» 
«Trovi che i servizi del nostro centro stiano aiutando a migliorare le tue condizioni di sonno?» 
«Dean, perché oggi ti stai dedicando alle domande d'ufficio?» la voce di Castiel è sconvolta e curiosa allo stesso tempo. 
Lui sospira «Abbiamo dei controlli e ho la tua scheda in bianco» 
«Ah» 
Dean batte le risposte sulla tastiera del pc «Comunque» aggiunge «Tre ore non sono un miglioramento».
C'è un attimo di silenzio che sta a significare che lo sono, lo sono eccome.
«Ti prego, non dirmi che prima semplicemente non dormivi».
Silenzio, di nuovo.
Dean sospira. Ha come la sensazione di essersi lasciato sfuggire la gravità del problema. 


01. 10 52' AM

Charlie quel giorno è di buon umore e questo essenzialmente significa che a) è uscita l'espansione del gioco con cui è fissata al momento (o che la sta riprogrammando e si sta divertendo un mondo a giocarla) o b) che ha una nuova ragazza. Poi scopre che è un mix dei due e che la nuova ragazza coinvolge l'espansione del gioco, quindi tanto meglio per lei.
«Invece come va il tuo flirt telefonico?»
«Io non ho un flirt telefonico» 
Charlie ride e Dean fa una smorfia. 
«Ce l'hai eccome, fidati».


Quella notte Cas non chiama e Dean, nell'attesa, consuma più caffè del solito; tornato a casa, dorme male.


02. 00 00' AM

Il giorno dopo, invece, chiama eccome, ed è diverso dal Cas che ha conosciuto o che si è illuso di conoscere. Fanno silenzio per la maggior parte del tempo, e alla fine la conversazione si conclude con un «Grazie». Castiel aveva solo bisogno di un po' di silenzio, anche se Dean non riesce proprio a cogliere il motivo.


01. 03. 47' AM

Cas non è uno che fa domande. Per la maggior parte del tempo si limita ad ascoltare e a non capire tutto ciò che coinvolge la logica umana. Quel giorno, però, la prima cosa che dice è «Come mai fai l'operatore per un centro per la salute del sonno?» lasciandolo totalmente spiazzato. Dean non crede di essersi mai posto la questione. Non si tratta di certo di quello che voleva fare da ragazzo, ma non è neanche così male come sembra. E Charlie lo rende più divertente in ogni caso.
«Era quello che passava il convento» risponde, stringendo gli occhi. Sorseggia il suo caffè.
«Dean» il tono di Cas è terribilmente serio «Il convento non può passare lavori. A meno che non si tratti di figure religiose, e in tal caso non si tratta di lavoro ma di vocazione» e Dean sputa il caffè che sta bevendo, attirando l'attenzione di tutto l'ufficio, macchiandosi la t-shirt e compromettendo lo schermo del pc. Tossisce e ride e poi tossisce ancora. «Oddio» si schiarisce la voce. Ora è tutto appiccicoso di caffè. Nel suo inconscio, anche Cas sa di caffè «Voglio dire che ero disoccupato e mi hanno offerto questo posto, così ho accettato. Ecco tutto»
«Non capisco perché tu non l'abbia detto subito»
«In più» aggiunge, cercando un fazzoletto «Mio fratello aveva appena cambiato città, e mi serviva per, non so, sentirmi meno solo, credo. Fatto sta che lui se ne è andato via perché gli hanno finalmente offerto il lavoro dei suoi sogni e io invece avevo appena perso il mio e dovevo pagare l'affitto da solo. Quindi eccomi come operatore»
Castiel prende un piccolo respiro. Si sentono rumori oltre la cornetta – uno scricchiolio, il suono di qualcosa che si apre e il tintinnare di qualcos'altro. «Credo di capire. Anche io ho dei fratelli»
«Siete una famiglia numerosa?»
«Sì»
Dean non sa perché lo chieda. Però lo deve fare, anche se è solo una sensazione «Siete in buoni rapporti?»
«No»


03. 40 12' AM

C'è la volta che stanno parlando della scarsissima cultura cinematografica di Cas. Dean non riesce a capire in che momento del suo monologo su Star Trek lui ceda al sonno, ma capisce, beh, capisce che si è addormentato; è il modo in cui respira che è diverso dal modo in cui respira quando è sveglio.
Dean rimane ad ascoltarlo, anche se forse non dovrebbe.


**


La verità è che dopo un po' le telefonate di Cas non sono solo una cosa regolare; sono un'abitudine. Dean fissa lo schermo del pc con insistenza, tiene la linea libera e dopo un po' la telefonata arriva. È che – diciamo – potrebbe piacergli parlare con lui, anche se Cas è l'equivalente di un bambino con un telefono e quando glielo dice Castiel mette telefonicamente il muso (sa che l'ha fatto dal vivo. Lo sa, anche se non ha la più pallida idea di che faccia abbia).
Non che sia un atteggiamento normale aspettare le telefonate di uno sconosciuto insonne. Gli ricorda un po' quel periodo in cui Sam giocava a world of warcraft e lui lo prendeva in giro quando andava alle fiere o ai raduni per incontrare gente venuta dal nulla. Ridicolo.
Si passa una mano tra i capelli, affondando la testa nel cuscino. Ci sta pensando troppo, ecco cosa; e se continuerà a pensarci così non dormirà mai, e se non dormirà farà un pessimo lavoro il giorno dopo.


*


Poi ci sono le volte che Castiel è disperato e freddo e vuoto come nella prima telefonata; ci sono le volte in cui non dorme per giorni e sembra solo che stia per crollare, anche se proprio non ce la fa, e Dean sente di nuovo come se ci fosse qualcosa di sbagliato.

*


04. 55 31' AM

La prima cosa che pensa quando il telefono squilla – prima ancora di mugugnare da sotto le coperte, afferrare il cellulare e leggere il numero – è solo Cas. Il che è del tutto insensato, perché è il suo giorno libero, può dormire tutta la notte e, beh, Cas non ha il suo numero. Eppure, quando risponde, quando è il centro e quando sente la voce di Charlie, lo avvolge la sensazione che stia accadendo qualcosa di brutto, e questo lo sveglia tutto insieme.

«Dean, sta male» c'è una punta di panico nella voce di Charlie. Non è un buon segno «E chiede solo di te»


05. 10 20' AM

Dean fa su e giù per la cucina, con il telefono in mano e il numero di Castiel segnato in un post-it. È contro le regole farsi dare il numero di un paziente, cristo, ecco cosa; è contro le regole e se lo scoprono potrebbe giocarsi il lavoro. Il telefono squilla a vuoto. È la terza volta che chiama e lui si sta solo innervosendo. Ha bisogno di bere. Fa una smorfia, scuotendo la testa. No, niente alcol. Non a quest'ora. Solo caffè. C'è sempre bisogno di caffè.

Castiel risponde alla quarta chiamata e Dean si scotta le dita con la caffettiera quando sente la sua voce. Grazie, pensa, ma non sa bene a chi si stia rivolgendo, né per cosa esattamente stia ringraziando.

«Pronto?» la voce di Castiel è tutta un affanno. Lo sente prendere una boccata d'aria e tirarla giù a fatica.
«Sono io» dice, semplicemente, ed è abbastanza. C'è un silenzio – uno dei tanti – in cui si sentono rumori si cassetti che si aprono e si chiudono, di passi pesanti; poi c'è un singhiozzo «Dean» lo chiama, e lo ripete una, due, tre volte «Ho chiamato» dice «Ho chiamato e non c'eri e so, so che hai il giorno libero, quindi non avrei dovuto continuare a chiamare, ma, ma» prende un piccolo respiro. Quella è la frase più lunga che gli abbia mai sentito pronunciare «Non riesco a dormire, Dean» ed è la stessa voce, la stessa disperazione che ha sentito quella prima volta.
«Calmati, Cas»
«Non posso»
«È solo il sonno. Ci fai i conti tutti i giorni»
«Non così»
Altri rumori. Qualcosa sbatte.
«Cas?»
Un tonfo «Cas!».
«Sono solo stanco»
«Okay» Dean prende un piccolo respiro. Stringe le dita intorno al telefono «Sei stanco e stai avendo una cazzo di crisi di panico. Ha il suo perché».
Cas ride; ed anche se è una risata bassa e soffocata e disperata, è la prima volta che lo sente farlo.
«Dovresti chiamare qualcuno. Non stare da solo».
La risata di spezza. Cas si spezza «Ma io sono solo, Dean»
Il silenzio questa volta è di Dean «Vedi il numero che ti appare sul display?» stringe le labbra. Il caffè è ormai freddo ed è quasi mattino «Bene, quello è il mio numero. Memorizzalo. Chiamami. Chiamami quando vuoi».


Qualche ora dopo Cas si addormenta davvero. Dean non spegne il telefono. Non ce la fa. Deve controllare che sia tutto a posto, no? Alla fine si addormenta anche lui, e quando si risveglia la conversazione è aperta e Cas ancora addormentato.

*


02 20 00' PM

«Credo che si senta solo»

Sam mastica la sua insalata «Chi?» chiede, dopo aver inghiottito. Ed è a quel punto che Dean si rende conto di due cose: la prima, è che Sam non ha la più pallida idea di chi sia Cas, anche se, ormai, è un po' parte della sua vita; la seconda, è che si sta pericolosamente avvicinando al sembrare patetico, anche se forse lo è già diventato.
«Ho un amico» borbotta, fermandosi a pochi centimetri dal proprio hamburger «E si sente solo – tanto che la notte non dorme».
Sam mette da parte la propria insalata e fa quello sguardo. Eccoli, gli occhi da cucciolo bastonato che su un adulto dovrebbero sembrare semplicemente sbagliati ma che su Sam sono solo dannatamente convincenti. «Dean, se ti senti solo non devi aver paura di parlarne» dice «Vuoi che venga da te? Posso partire domani; prendo un paio di giorni di permesso»
«Dimmi che mi stai prendendo per il culo».
«No»
«Sam, non mi sento solo. Proprio per niente. No»
«Ah, davvero?» Sam alza un sopracciglio «Dean, è che... lavori tutta la notte e il giorno dormi. Non hai amici e vivi da solo. E da quando hai lasciato Lisa sei---»
«No» e questo è un No definitivo. «È un mio amico, okay? Si chiama Castiel. Il suo nome è Castiel» morde il suo hamburger con rabbia e Sam continua a guardarlo mortificato.

Il pranzo prosegue con Dean che decide di non parlare al fratello e Sam che insiste sulle sue cattive abitudini di vita. Tzè, Dean sa che anche Sam preferirebbe un bell'hamburger a quell'erba che trangugia.
Alla fine, si conclude con un «La prossima volta che ti inventi un amico, almeno fai che abbia un nome credibile. Tipo Alfie»
«Fottiti, Sam»
«Idiota»


*


Cas inizia a chiamare anche durante il giorno, e questo è inspiegabilmente piacevole. Ci sono le ore in cui dorme che alterna alle ore in cui bada a se stesso; e queste ultime tendono sempre di più a coincidere alle ore in cui sente Cas.
Ci sono volte in cui è Dean a chiamare. Non dovrebbe? Una parte di lui sente come se la cosa si fosse un po' invertita, ecco, ma ehi, non ha nessuna importanza.


È un giovedì pomeriggio in un orario che va dalle tre alle quattro, e il reparto alimentari del centro commerciale propone a Dean decisamente troppi prodotti. Regge il telefono con una mano, mentre con l'altra tiene un vasetto di una cosa verde e ne legge i componenti. «Okay, qualsiasi cosa sia, io non la compro».
Cas lo ascolta e tende a fare domande quando non capisce. E Dean si stupisce di tutte le cose che non ha mai sentito nominare. Come i tacos o Ok il prezzo è giusto o gli orsetti gommosi.
Una ragazza intenta a guardare del cibo orientatale gli sorride; Dean ricambia e alza una mano per salutare.
«Sai, credo di non aver davvero mai rimorchiato nel reparto alimentari»
«Cosa?»
«Niente» Dean sospira. La ragazza lo sta ancora guardando e sta ancora sorridendo, il che è un buon segno. Ora potrebbe salutare Cas, attaccare, e avvicinarsi per chiederle se le va un caffè o qualcosa del genere. Invece fa tutto il contrario. «Che ne dici del pollo? Potrei mangiare quello»
«A volte faccio fatica a seguire i tuoi processi logici, Dean»


*

I problemi col sonno, però, tornano; e qualsiasi siano i demoni di Cas, le telefonate non bastano più a placcarli.


03 03 33' AM

«Credo che tu sia sentimentalmente coinvolto con un tizio che non hai mai visto»
«E io credo che tu ti sia fottuta il cervello sui videogiochi, Charlie»
«Potrebbe essere chiunque»
Dean sbuffa.
«E mi sa che ti piace proprio per questo»
«No»
«E dovresti incontrarlo, visto che ci passi tutto il giorno al telefono»
«No»
«Perché no?»
«Perché no»


01 49 18' AM

C'è questo canale che durante la notte replica Dr. Sexy M.D. e Dean, che dovrebbe dormire quando non lavora, decide che passare le sue giornate libere a guardare repliche e spiegarle a Cas è più divertente del riposare.
Ci sono giorni in cui le domande variano dal perché quell'uomo ha un albero in pancia ed è ancora vivo? Non ha senso, Dean al Non si dovrebbe fornicare così tanto in un ospedale. Perché lo fanno? Che lo fa quasi affogare dal ridere (sì, il termine era davvero fornicare e lui non si è inventato proprio niente). I dubbi migliori sono sempre sulla specializzanda matta-ma-sexy che fa sesso con il fidanzato morto-ma-sexy («Sanno che i morti non possono tornare in vita, vero?»). A Dean piace ascoltare le variazioni di tono nella voce di Cas. Un po' si illude di essere l'unica persona in grado di percepirle, anche se non è così ed è stupido pensarlo per almeno un miliardo di motivi razionali.
Qualche volta riesce a farlo ridere. Raramente. Altre ha come l'impressione che sorrida, anche se ovviamente non può vederlo ma, sì, sì, lui sa che sorride, anche se non lo vede.


Quella notte Dean si addormenta prima. Cas rimane in linea, ascoltandolo borbottare nel sonno qualcosa di incomprensibile; non dorme. Dormire è sempre troppo difficile; a volte, è difficile anche se c'è Dean.


05 22 56' PM

Dean inizia a pensare che dovrebbe smettere di bere caffè; o di berne così tanto, quanto meno; o, ancora, di berne mentre sta parlando con Cas. Quell'uomo ha l'incredibile talento di rovesciargli addosso qualsiasi cosa – ma il caffè è un must, forse perché si nutre praticamente solo di quello e di cibo spazzatura – senza essere fisicamente presente.
Poi, però, nel momento esatto in cui decide di mettere il viva voce e di cercare qualcosa per ripulirsi – e di togliersi la maglietta, magari, perché ora è veramente zuppa – c'è la voce di Cas che esce più mite del solito. È un'ammissione e una confessione «Sto avendo di nuovo problemi a dormire»
Dean si ferma. Fissa il telefono con un cipiglio in volto «Vuoi dire che prima non ne avevi?»
«Non fare domande stupide» risponde. È offeso? «Intendo più del solito» è offeso. Si toglie la maglietta e afferra il telefono, spostandosi dalla cucina alla propria camera. «Hai provato a metterti a letto e chiudere gli occhi e basta? Magari funziona»
«Se è una battuta non l'ho capita»
E questo, pensa sorridendo, questo è il tono ironico di Cas.


**


Succede quando Dean stacca da lavoro un giovedì qualsiasi, mentre si trascina fino alla sua bambina divorato la sonno. È stata una lunga notte. Lunga e noiosa, in cui Bobby lo ha ripreso più volte riguardo alla sua condotta e in cui Cas non ha chiamato, quindi doppia noia mista a una cosa che Dean ha allo stomaco ma che non sa proprio cosa è.
Il telefono squilla mentre sta mettendo in moto, e sobbalza sul sedile prima di rispondere. «Non ho sonno e mi sento solo». Questa è la prima volta che Cas lo ammette; non di avere sonno, ma di sentirsi solo.
«Stai affrontato uno dei tuoi periodi da “dormo solo un ora e mi faccio di caffè”?».
Nessuna risposta.
È allora che lo dice, perché anche lui ha sonno e vuole un caffè e vuole sentirsi meno solo. «Dove abiti?»


*

Cas abita in un palazzo grande, che sembra fatto di vetro. Parcheggia lì di fronte, e mentre tutti gli altri escono – ben vestiti, ordinati, riposati – lui suona un campanello, in jeans e con una maglietta dei Metallica, per vedere la faccia di un tizio che ha conosciuto via telefono. La voce di Cas esce dal citofono. Dice «Sali» e lui sale.


La verità è che non è nervoso. Al contrario, è contento, quando la porta si apre.
Castiel è semplicemente giusto, con quei capelli tutti disfatti, i vestiti stropicciati e due occhi blu che puntano dritti nei suoi; è come se qualcuno avesse preso quella voce, l'avesse messa nel corpo di qualcuno e avesse detto “ecco com'è un tizio che ha questa voce”. Esattamente così.
Dean sorride «Ehi» e alza anche una mano; poi la abbassa, perché, okay, ha già salutato.
Castiel lo fissa. Aggrotta la fronte e stringe gli occhi, e fa una cosa con la testa come inclinarla di un lato. Ora capisce che probabilmente è questo quello che faceva durante tutti quei silenzi al telefono. Cas ha anche due occhiaie che sembrano un pugno in faccia e gli occhi lucidi. Poi fa quest'altra cosa e sorride, smettendo di sembrare la persona che è in un momento per diventarne immediatamente un'alta. Ha delle rughe di espressione intorno agli occhi che si accentuano quando lo fa. «Ciao Dean» dice.


Dean lo porta a letto e lo obbliga a rimanerci, utilizzando qualcosa come una quarantina di frasi fatte sul dormire e sul quanto faccia bene che non hanno nessuna efficacia «Non è che non voglio dormire, è che non riesco a dormire»

«Questo lo vedremo».


Poi finisce per coricarsi anche lui, in qualche modo, e la velocità con cui si addormenta – in un letto che non è il suo, con il mondo fuori e Cas a fianco – è sorprendente.


**


 

Manca un quarto d'ora alle quattro quando Dean apre gli occhi sulla spalla di Cas. Sono ben otto ore di sonno, e quando richiude gli occhi giura di non aver mai dormito così bene in tutta la sua vita. 

 

01: 22: 32' AM
Il telefono squilla nell'esatto momento in cui Dean torna alla sua scrivania, mentre cerca di bere un sorso di caffè (troppo caldo), quasi versandoselo addosso nel tentativo di sistemarsi cuffie e microfono e contemporaneamente sedersi composto. 
Charlie, che è nella postazione a fianco e sta facendo di tutto meno che lavorare, gli rivolge un sorrisetto divertito, mimando un imbranato con le labbra che dopo le farà rimangiare con tanto di interessi. 
Il telefono squilla, ancora. Poggia il caffè e risponde, e prima che possa dire qualcosa, qualsiasi cosa, c'è un «Non riesco a dormire» che lo colpisce dritto allo stomaco; ed è strano, sì, perché le persone non dovrebbero mai dire qualcosa in quel modo. C'è un che di spaventoso nella disperazione di quelle parole; e fa male, fisicamente male. Charlie lo osserva un attimo, confusa; Dean si schiarisce la gola e assume il suo tono più professionale. O quasi. 
«Okay» è l'unica cosa che gli esce e, davvero, okay? Fa una smorfia. Charlie lo guarda ancora più storto «Ed è per questo che sono qui, no?».
C'è un attimo di silenzio che dura troppo perché non diventi imbarazzante. Il tizio dall'altra parte respira velocemente; sembra concedersi ancora un attimo, proprio quello in cui Dean prende un altro sorso di caffè, prima di parlare «Castiel» dichiara, tutto insieme. Dean fa quasi cadere il caffè (di nuovo, dannazione) tanta è l'irruenza con cui lo dice. Quasi si strozza – che? «Il mio nome è Castiel. E tu?»
Dean rimane un attimo perplesso «Va bene, Cas» mette giù il caffè, per sicurezza «Io sono Dean»
01: 03: 41' AM
Il centro per la salute del sonno e della veglia (o l'inferno, come lo chiama Charlie) è una appendice istituita per studiare i disturbi del sonno e gli effetti della veglia prolungata; nonché per considerare eventuali soluzioni. Il compito dei suoi operatori, attivi dalle otto di sera alle sette di mattina, è quello di rispondere («Buonasera, io sono Dean, e per oggi – e per i giorni in cui si rivolgerà a noi – sarò il suo operatore») a tutte quelle persone che avvertono disturbi del sonno. Prima di tutto, bisogna chiedere da che problema si è affetti («Signorina Adler, giusto? Come posso esserle utile?»), schedare il paziente sul computer e fare domande sul da quanto è che ne si soffre e quante ore si dorme al giorno. Routine, insomma («Quattro ore?» chiede, tamburellando una matita sulla scrivania. Annuisce «Incubi»).
La verità è che, una volta fatto questo, ciò che conta non è tanto trovare una soluzione in sé, quanto il parlare. Questa è una teoria di Dean. Secondo lui non si può fare niente per gli incubi o il sonnambulismo o l'insonnia cronica; si può solo parlare con qualcuno per ammazzare il tempo, ed è più o meno quello che fanno le persone che chiamano. 
Charlie chiude la connessione premendo un tasto del computer. Fa una smorfia che è tutto un programma «C'era questo tizio dal Minnesota convinto che un demone stesse possedendo sua moglie» dichiara, parlando sopra la signorina Adler. Dean alza gli occhi su di lei; la donna dall'altra parte parla dei suoi sentimenti o qualcosa del genere (avrà sentito la cosa del marito infedele almeno un centinaio di volte) e lui pensa solo davvero, possessione demoniaca? alzando entrambe le sopracciglia. Charlie annuisce con solennità. «E non riusciva a prendere sonno perché insinuava che l'avrebbe ucciso o qualcosa del genere». 
Dean stringe gli occhi «Credo che debba solo provare a calmarsi» si schiarisce la voce, avvicinando la sedia alla scrivania «Perché dovrebbe permettere a quell'uomo di rovinarle il sonno? Scommetto che due occhiaie stonerebbero in un volto così carino»
Charlie che, sul serio, dovrebbe lavorare di più nella sua vita invece di hackerare siti governativi, gli fa il verso «in un volto così carino» con una voce profonda.
Dean la scaccia con una mano, e quando chiude la conversazione – qualche minuto più tardi – lei sta ancora ridendo. «Indovino: moglie tradita. È qualcosa come la sesta, questa notte?»
«Già» alza entrambe le sopracciglia, stringendo le labbra. Prova a bere un caffè che ormai si è freddato «Non ci sono mai abbastanza possessioni demoniache a questo mondo. Solo fedifraghi»
Il telefono di Charlie squilla; Dean decide di andare a prendere un altro caffè.
Quando torna, il telefono squilla di nuovo. Il fatto che si versi quasi il caffè addosso a conti fatti sarebbe dovuto essere un presagio. 
«Ciao Dean»
Dean, che quella voce l'ha sentita solo una volta e solo per dieci minuti, si sorprende della facilità con cui la riconosce. «Cas» dice; poi sorride; poi si schiarisce la voce «Niente sonno anche oggi?».
La voce fa silenzio. Poi è come se si destasse improvvisamente «Sì» conferma; e con più decisione «Sì».
«Da quanto tempo hai problemi a dormire?» Dean sa che avrebbe davvero dovuto fargli questa domanda il giorno prima, ma non ce l'ha proprio fatta; non con questo tizio tutto affannato, che parlava in frasi spezzate. Oggi sembra stare meglio. 
«Più o meno...» la voce si ferma «Non ricordo» ed è un po' come se si sentisse in colpa per questo. 
Dean sorride, anche se non ricordare una cosa del genere significa che la situazione non è delle migliori «Beh, io non ricordo da quanto tempo non mangio una crostata decente, ma questo non significa che non esistano crostate decenti» 
Pausa.
«Non capisco»
«E io credo di avere voglia di crostata»
«Le crostate sono buone»
«Amico» Dean fa una pausa «Mi piace come pensi»
01: 40: 33' AM
Castiel, il cliente con il nome più strano di sempre, chiama ancora. Questa volta è il caffè di Charlie quello che rischia di essere rovesciato, ma il soggetto su cui quasi finisce è sempre Dean. 
«Inizio a pensare che tu e i caffè abbiate qualcosa in comune» esordisce. Il numero, ormai memorizzato, compare sullo schermo con la scritta Cas. La cornetta rimane muta solo pochi secondi. Il che è una specie di record rispetto alle altre telefonate «Non sto bevendo caffè» risponde.
«Cas, con i problemi che hai col sonno, meglio davvero che tu non ne beva» porta la testa all'indietro «Per me, che invece lavoro tutta la notte, è praticamente una cosa necessaria. E anche in grande quantità»
01: 00: 54' AM
«Continuo a non capire»
«Ma non c'è molto da capire»
«Non ha senso»
«Sì invece»
«No» borbotta «Non ne ha».
In tv fanno le repliche di Dr. Sexy M.D. e Dean, che ha consigliato a Cas di fare zapping tanto per vedere se lo aiutava a conciliare il sonno, ha praticamente deciso di imporne la visione. Anche da lontano. Si fa dire cosa sta succedendo e lo commenta.
«Se il dottore--»
«Il dottor sexy»
«Se il Dottor Sexy ama tanto la sua specializzanda, allora perché la lascia per la ex-moglie?»
«Perché è la cosa giusta da fare, Cas». 
Charlie, che semi origlia la conversazione, qualche volta si chiede davvero che problemi abbia il suo collega; ma, soprattutto, perché una persona che guarda cose come Game of Thrones debba guardare anche una robaccia del genere come quel serial ospedaliero. 
09: 30: 00' AM
Dean sbadiglia, infilzando un pancake; Sam sorseggia il suo succo di frutta. 
È il suo giorno libero, e questo significa dormire e dormire e dormire ancora. E fare colazione con il suo fratellino, ovviamente, anche se Sam è in California e la colazione è, beh, via skype. 
L'unica cosa che non gli piace è il modo con cui Sam lo sta guardando «Aspetta» dice, e Dean manda giù un boccone «Quello è il tuo decimo caffè?».
Dean osserva la tazza. Ma chi li conta più? «Forse» dice «E quello è il tuo decimo succo di frutta?» 
«Cretino» Sam rotea gli occhi attraverso la webcam. 
Dean sorride «Lagna»
«E come va il lavoro?» 
«Ah, il solito. Gente che non dorme e, beh» si ferma e alza le spalle.
Sam conosce Dean, e quel beh sospeso a metà frase un po' gli puzza. «Non mi dire che hai rimorchiato sul posto di lavoro» biascica, con il tono di rassegnazione simile a quello che le mamme usano con i bambini piccoli «Perché Dean, sarebbe assurdo anche per te!».
«Macchediavolo--- no!» 
La colazione continua con Sam che gli parla della sua noiosissima carriera di avvocato e lui che finge di essere interessato, per un totale di venti minuti passati a darsi dell'idiota a vicenda. Un po' gli manca avere Sam con sé, ma è meglio non dirlo. Se lo facesse, il suo fratellino inizierebbe a parlare di sentimenti e Dean odia parlare di sentimenti – non sono mica due ragazzine. 
12. 00 22' AM
Castiel chiama con regolarità. Dean sa che dovrebbe essere normale avere dei pazienti fissi, ma non ne ha mai avuto uno e la cosa è semplicemente nuova. Charlie scommette che è perché probabilmente quelle telefonate sono più lunghe di qualsiasi relazione Dean abbia mai avuto. Ha ragione, ma Dean tace comunque.
Fatto sta che Castiel continua a non dormire. E se lo fa è per poche ore. «Due o tre» dice «Se sono fortunato quattro. Mai di fila» e l'unica cosa che riesce a pensare è solo wow.  Dean è uno che non ha mai dormito molto; e con il lavoro che fa di certo il suo sonno diurno non è dei più riposanti, ma due o tre ore? Sempre? Tipo tutte le notti da quando ha memoria? Quello sì che è devastante. 
«E se non sei fortunato?» c'è una punta di ironia in quella domanda. 
«Dean, se non sono fortunato semplicemente non dormo» borbotta, come se fosse (e lo è) la cosa più ovvia del mondo.
«Io faccio fatica a dormirne otto di fila» dice, ben sapendo che questo è comunque molto di più di quanto si possa dire di Castiel «Generalmente dormo sei ore, e mi sveglio due o tre volte»
«Quindi sei un operatore per la salute del sonno che soffre di insonnia?» questa è ironia e questa è la prima volta che la sente in Cas. Stringe le dita intorno al bicchiere, e il caffè sborda un poco, finendo sui pantaloni. 
«Non ci avevo mai pensato. All'incirca» 
«E se tu non sei fortunato?» 
Dean sorride, passandosi una mano sulla bocca «Due ore? Nessuna? Vale se sono in compagnia o meno?» 
C'è un attimo di silenzio. Con Cas ce ne sono tanti e questa è una delle prime cose che ha notato. È come se dovesse prendersi il suo tempo per rispondere; o come se cercasse le parole giuste. In futuro scoprirà che Castiel ha solo un problema con i telefoni, e questo lo farà ridere un sacco, forse troppo.
Ed ha anche quel tono – calmo, pacato, basso – in cui cogliere ogni sfumatura è difficile, se non impossibile.  
«E tu che lavoro fai?» chiede all'improvviso, senza aspettare che risponda. Ascolta il respiro di Cas pentendosi di averlo domandato. È un suo paziente e questa è invasione della privacy. 
«Correggo bozze per una casa editrice» ed ecco che perde il tono allegro. Peccato. Gli piaceva il Cas divertito «Da casa» aggiunge.
«E io che avevo scommesso sul cacciatore di demoni del Minnesota» 
«Cosa?» 
«Lascia perdere» 
11. 20 00' PM
Crowley è il finanziatore principale del centro. Nessuno ha capito perché lo faccia, né che patti abbia con Bobby. Fatto sta che, abito firmato e sorriso mefistofelico, si presenta almeno una volta al mese irradiando ironia scozzese. Dean pensa che lo faccia solo per importunare Bobby, che provi un sadico divertimento nel chiedergli resoconti, preventivi spesa e schede di valutazione dei dipendenti; e anche che passerà guai se non muoverà il culo per compilare il fascicolo su Castiel. 
Charlie lo chiama Re Dell'Inferno. Perché se il centro è l'inferno («Davvero, Dean, questo posto di lavoro è come la condanna alla dannazione eterna» «Allora trovatene un altro. Tipo fai domanda a Google» e a quel punto le si volta e alza le spalle. Non sa perché una ragazza con un talento come il suo si sia ridotta a lavorare lì, ma sicuramente un motivo c'è, anche se non è affar suo) allora Crowley deve essere il sovrano, visto che la maggior parte degli introiti vengono da lui.
I dati del centro assistenza, una volta rivisitati, vengono inviati al centro di ricerca, che risponde con la stessa lentezza di un troll ubriaco senza fornire nessun vero risultato.
«Quanto hai dormito nelle ultime settimane?» 
«Tre ore a notte, credo» 
«Trovi che i servizi del nostro centro stiano aiutando a migliorare le tue condizioni di sonno?» 
«Dean, perché oggi ti stai dedicando alle domande d'ufficio?» la voce di Castiel è sconvolta e curiosa allo stesso tempo. 
Lui sospira «Abbiamo dei controlli e ho la tua scheda in bianco» 
«Ah» 
Dean batte le risposte sulla tastiera del pc «Comunque» aggiunge «Tre ore non sono un miglioramento».
C'è un attimo di silenzio che sta a significare che lo sono, lo sono eccome.
«Ti prego, non dirmi che prima semplicemente non dormivi».
Silenzio, di nuovo.
Dean sospira. Ha come la sensazione di essersi lasciato sfuggire la gravità del problema. 
01. 10 52' AM
Charlie quel giorno è di buon umore e questo essenzialmente significa che a) è uscita l'espansione del gioco con cui è fissata al momento (o che la sta riprogrammando e si sta divertendo un mondo a giocarla) o b) che ha una nuova ragazza. Poi scopre che è un mix dei due e che la nuova ragazza coinvolge l'espansione del gioco, quindi tanto meglio per lei.
«Invece come va il tuo flirt telefonico?» 
«Io non ho un flirt telefonico» 
Charlie ride e Dean fa una smorfia. 
«Ce l'hai eccome, fidati».
Quella notte Cas non chiama e Dean, nell'attesa, consuma più caffè del solito; tornato a casa, dorme male. 
02. 00 00' AM
Il giorno dopo, invece, chiama eccome, ed è diverso dal Cas che ha conosciuto o che si è illuso di conoscere. Fanno silenzio per la maggior parte del tempo, e alla fine la conversazione si conclude con un «Grazie». Castiel aveva solo bisogno di un po' di silenzio, anche se Dean non riesce proprio a cogliere il motivo. 
01. 03. 47' AM
Cas non è uno che fa domande. Per la maggior parte del tempo si limita ad ascoltare e a non capire tutto ciò che coinvolge la logica umana. Quel giorno, però, la prima cosa che dice è «Come mai fai l'operatore per un centro per la salute del sonno?» lasciandolo totalmente spiazzato. Dean non crede di essersi mai posto la questione. Non si tratta di certo di quello che voleva fare da ragazzo, ma non è neanche così male come sembra. E Charlie lo rende più divertente in ogni caso. 
«Era quello che passava il convento» risponde, stringendo gli occhi. Sorseggia il suo caffè.
«Dean» il tono di Cas è terribilmente serio «Il convento non può passare lavori. A meno che non si tratti di figure religiose, e in tal caso non si tratta di lavoro ma di vocazione» e Dean sputa il caffè che sta bevendo, attirando l'attenzione di tutto l'ufficio, macchiandosi la t-shirt e compromettendo lo schermo del pc. Tossisce e ride e poi tossisce ancora. «Oddio» si schiarisce la voce. Ora è tutto appiccicoso di caffè. Nel suo inconscio, anche Cas sa di caffè «Voglio dire che ero disoccupato e mi hanno offerto questo posto, così ho accettato. Ecco tutto»
«Non capisco perché tu non l'abbia detto subito»
«In più» aggiunge, cercando un fazzoletto «Mio fratello aveva appena cambiato città, e mi serviva per, non so, sentirmi meno solo, credo. Fatto sta che lui se ne è andato via perché gli hanno finalmente offerto il lavoro dei suoi sogni e io invece avevo appena perso il mio e dovevo pagare l'affitto da solo. Quindi eccomi come operatore»
Castiel prende un piccolo respiro. Si sentono rumori oltre la cornetta – uno scricchiolio, il suono di qualcosa che si apre e il tintinnare di qualcos'altro. «Credo di capire. Anche io ho dei fratelli»
«Siete una famiglia numerosa?»
«Sì»
Dean non sa perché lo chieda. Però lo deve fare, anche se è solo una sensazione «Siete in buoni rapporti?»
«No»
03. 40 12' AM
C'è la volta che stanno parlando della scarsissima cultura cinematografica di Cas. Dean non riesce a capire in che momento del suo monologo su Star Strek lui ceda al sonno, ma capisce, beh, capisce che si è addormentato; è il modo in cui respira che è diverso dal modo in cui respira quando è sveglio.
Dean rimane ad ascoltarlo, anche se forse non dovrebbe.
**
La verità è che dopo un po' le telefonate di Cas non sono solo una cosa regolare; sono un'abitudine. Dean fissa lo schermo del pc con insistenza, tiene la linea libera e dopo un po' la telefonata arriva. È che – diciamo – potrebbe piacergli parlare con lui, anche se Cas è l'equivalente di un bambino con un telefono e quando glielo dice Castiel mette telefonicamente il muso (sa che l'ha fatto dal vivo. Lo sa, anche se non ha la più pallida idea di che faccia abbia). 
Non che sia un atteggiamento normale aspettare le telefonate di uno sconosciuto insonne. Gli ricorda un po' quel periodo in cui Sam giocava a World Of Warcraft e lui lo prendeva in giro quando andava alle fiere o ai raduni per incontrare gente venuta dal nulla. Ridicolo.  
Si passa una mano tra i capelli, affondando la testa nel cuscino. Ci sta pensando troppo, ecco cosa; e se continuerà a pensarci così non dormirà mai, e se non dormirà farà un pessimo lavoro il giorno dopo.
*
Poi ci sono le volte che Castiel è disperato e freddo e vuoto come nella prima telefonata; ci sono le volte in cui non dorme per giorni e sembra solo che stia per crollare, anche se proprio non ce la fa, e Dean sente di nuovo come se ci fosse qualcosa di sbagliato. 
*
04. 55 31' AM
La prima cosa che pensa quando il telefono squilla – prima ancora di mugugnare da sotto le coperte, afferrare il cellulare e leggere il numero – è solo Cas. Il che è del tutto insensato, perché è il suo giorno libero, può dormire tutta la notte e, beh, Cas non ha il suo numero. Eppure, quando risponde, quando è il centro e quando sente la voce di Charlie, lo avvolge la sensazione che stia accadendo qualcosa di brutto, e questo lo sveglia tutto insieme. 
«Dean, sta male» c'è una punta di panico nella voce di Charlie. Non è un buon segno «E chiede solo di te» 
05. 10 20' AM
Dean fa su e giù per la cucina, con il telefono in mano e il numero di Castiel segnato in un post-it. È contro le regole farsi dare il numero di un paziente, cristo, ecco cosa; è contro le regole e se lo scoprono potrebbe giocarsi il lavoro. Il telefono squilla a vuoto. È la terza volta che chiama e lui si sta solo innervosendo. Ha bisogno di bere. Fa una smorfia, scuotendo la testa. No, niente alcol. Non a quest'ora. Solo caffè. C'è sempre bisogno di caffè.
Castiel risponde alla quarta chiamata e Dean si scotta le dita con la caffettiera quando sente la sua voce. Grazie, pensa, ma non sa bene a chi si stia rivolgendo, né per cosa esattamente stia ringraziando.
«Pronto?» la voce di Castiel è tutta un affanno. Lo sente prendere una boccata d'aria e tirarla giù a fatica.
«Sono io» dice, semplicemente, ed è abbastanza. C'è un silenzio – uno dei tanti – in cui si sentono rumori si cassetti che si aprono e si chiudono, di passi pesanti; poi c'è un singhiozzo «Dean» lo chiama, e lo ripete una, due, tre volte «Ho chiamato» dice «Ho chiamato e non c'eri e so, so che hai il giorno libero, quindi non avrei dovuto continuare a chiamare, ma, ma» prende un piccolo respiro. Quella è la frase più lunga che gli abbia mai sentito pronunciare «Non riesco a dormire, Dean» ed è la stessa voce, la stessa disperazione che ha sentito quella prima volta.
«Calmati, Cas»
«Non posso» 
«È solo il sonno. Ci fai i conti tutti i giorni»
«Non così»
Altri rumori. Qualcosa sbatte.
«Cas?»
Un tonfo «Cas!».
«Sono solo stanco»
«Okay» Dean prende un piccolo respiro. Stringe le dita intorno al telefono «Sei stanco e stai avendo una cazzo di crisi di panico. Ha il suo perché».
Cas ride; ed anche se è una risata bassa e soffocata e disperata, è la prima volta che lo sente farlo.
«Dovresti chiamare qualcuno. Non stare da solo».
La risata di spezza. Cas si spezza «Ma io sono solo, Dean» 
Il silenzio questa volta è di Dean «Vedi il numero che ti appare sul display?» stringe le labbra. Il caffè è ormai freddo ed è quasi mattino «Bene, quello è il mio numero. Memorizzalo. Chiamami. Chiamami quando vuoi».
Qualche ora dopo Cas si addormenta davvero. Dean non spegne il telefono. Non ce la fa. Deve controllare che sia tutto a posto, no? Alla fine si addormenta anche lui, e quando si risveglia la conversazione è aperta e Cas ancora addormentato.
*
02 20 00' PM
«Credo che si senta solo»
Sam mastica la sua insalata «Chi?» chiede, dopo aver inghiottito. Ed è a quel punto che Dean si rende conto di due cose: la prima, è che Sam non ha la più pallida idea di chi sia Cas, anche se, ormai, è un po' parte della sua vita; la seconda, è che si sta pericolosamente avvicinando al sembrare patetico, anche se forse lo è già diventato. 
«Ho un amico» borbotta, fermandosi a pochi centimetri dal proprio hamburger «E si sente solo – tanto che la notte non dorme».
Sam mette da parte la propria insalata e fa quello sguardo. Eccoli, gli occhi da cucciolo bastonato che su un adulto dovrebbero sembrare semplicemente sbagliati ma che su Sam sono solo dannatamente convincenti. «Dean, se ti senti solo non devi aver paura di parlarne» dice «Vuoi che venga da te? Posso partire domani; prendo un paio di giorni di permesso»
«Dimmi che mi stai prendendo per il culo».
«No»
«Sam, non mi sento solo. Proprio per niente. No»
«Ah, davvero?» Sam alza un sopracciglio «Dean, è che... lavori tutta la notte e il giorno dormi. Non hai amici e vivi da solo. E da quando hai lasciato Lisa sei---»
«No» e questo è un No definitivo. «È un mio amico, okay? Si chiama Castiel. Il suo nome è Castiel» morde il suo hamburger con rabbia e Sam continua a guardarlo mortificato.  
Il pranzo prosegue con Dean che decide di non parlare al fratello e Sam che insiste sulle sue cattive abitudini di vita. Tzè, Dean sa che anche Sam preferirebbe un bell'hamburger a quell'erba che trangugia. 
Alla fine, si conclude con un «La prossima volta che ti inventi un amico, almeno fai che abbia un nome credibile. Tipo Alfie»
«Fottiti Sam»
«Idiota»
*
Cas inizia a chiamare anche durante il giorno, e questo è inspiegabilmente piacevole. Ci sono le ore in cui dorme che alterna alle ore in cui bada a se stesso; e queste ultime tendono sempre di più a coincidere alle ore in cui sente Cas.
Ci sono volte in cui è Dean a chiamare. Non dovrebbe? Una parte di lui sente come se la cosa si fosse un po' invertita, ecco, ma ehi, non ha nessuna importanza. 
È un giovedì pomeriggio in un orario che va dalle tre alle quattro, e il reparto alimentari del centro commerciale propone a Dean decisamente troppi prodotti. Regge il telefono con una mano, mentre con l'altra tiene un vasetto di una cosa verde e ne legge i componenti. «Okay, qualsiasi cosa sia, io non la compro».
Cas lo ascolta e tende a fare domande quando non capisce. E Dean si stupisce di tutte le cose che non ha mai sentito nominare. Come i tacos o Ok il prezzo è giusto o gli orsetti gommosi.
Una ragazza intenta a guardare del cibo orientatale gli sorride; Dean ricambia e alza una mano per salutare. 
«Sai, credo di non aver davvero mai rimorchiato nel reparto alimentari»
«Cosa?»
«Niente» Dean sospira. La ragazza lo sta ancora guardando e sta ancora sorridendo, il che è un buon segno. Ora potrebbe salutare Cas, attaccare, e avvicinarsi per chiederle se le va un caffè o qualcosa del genere. Invece fa tutto il contrario. «Che ne dici del pollo? Potrei mangiare quello»
«A volte faccio fatica a seguire i tuoi processi logici, Dean»
*
I problemi col sonno, però, tornano; e qualsiasi siano i demoni di Cas, le telefonate non bastano più a placarli.
03 03 33' AM
«Credo che tu sia sentimentalmente coinvolto con un tizio che non hai mai visto»
«E io credo che tu ti sia fottuta il cervello sui videogiochi, Charlie»
«Potrebbe essere chiunque»
Dean sbuffa.
«E mi sa che ti piace proprio per questo»
«No»
«E dovresti incontrarlo, visto che ci passi tutto il giorno al telefono»
«No»
«Perché no?»
«Perché no»
01 49 18' AM
C'è questo canale che durante la notte replica Dr. Sexy M.D. e Dean, che dovrebbe dormire quando non lavora, decide che passare le sue giornate libere a guardare repliche e spiegarle a Cas è più divertente del riposare. 
Ci sono giorni in cui le domande variano dal perché quell'uomo ha un albero in pancia ed è ancora vivo? Non ha senso, Dean al Non si dovrebbe fornicare così tanto in un ospedale. Perché lo fanno? Che lo fa quasi affogare dal ridere (sì, il termine era davvero fornicare e lui non si è inventato proprio niente). I dubbi migliori sono sempre sulla specializzanda matta-ma-sexy che fa sesso con il fidanzato morto-ma-sexy («Sanno che i morti non possono tornare in vita, vero?»). A Dean piace ascoltare le variazioni di tono nella voce di Cas. Un po' si illude di essere l'unica persona in grado di percepirle, anche se non è così ed è stupido pensarlo per almeno un miliardo di motivi razionali. 
Qualche volta riesce a farlo ridere. Raramente. Altre ha come l'impressione che sorrida, anche se ovviamente non può vederlo ma, sì, sì, lui sa che sorride, anche se non lo vede. 
Quella notte Dean si addormenta prima. Cas rimane in linea, ascoltandolo borbottare nel sonno qualcosa di incomprensibile; non dorme. Dormire è sempre troppo difficile; a volte, è difficile anche se c'è Dean. 
05 22 56' PM
Dean inizia a pensare che dovrebbe smettere di bere caffè; o di berne così tanto, quanto meno; o, ancora, di berne mentre sta parlando con Cas. Quell'uomo ha l'incredibile talento di rovesciargli addosso qualsiasi cosa – ma il caffè è un must, forse perché si nutre praticamente solo di quello e di cibo spazzatura – senza essere fisicamente presente. 
Poi, però, nel momento esatto in cui decide di mettere il viva voce e di cercare qualcosa per ripulirsi – e di togliersi la maglietta, magari, perché ora è veramente zuppa – c'è la voce di Cas che esce più mite del solito. È un'ammissione e una confessione «Sto avendo di nuovo problemi a dormire»
Dean si ferma. Fissa il telefono con un cipiglio in volto «Vuoi dire che prima non ne avevi?»
«Non fare domande stupide» risponde. È offeso? «Intendo più del solito» è offeso. Si toglie la maglietta e afferra il telefono, spostandosi dalla cucina alla propria camera. «Hai provato a metterti a letto e chiudere gli occhi e basta? Magari funziona»
«Se è una battuta non l'ho capita»
E questo, pensa sorridendo, questo è il tono ironico di Cas.
**
Succede quando Dean stacca da lavoro un giovedì qualsiasi, mentre si trascina fino alla sua bambina divorato la sonno. È stata una lunga notte. Lunga e noiosa, in cui Bobby lo ha ripreso più volte riguardo alla sua condotta e in cui Cas non ha chiamato, quindi doppia noia mista a una cosa che Dean ha allo stomaco ma che non sa proprio cosa è. 
Il telefono squilla mentre sta mettendo in moto, e sobbalza sul sedile prima di rispondere. «Non ho sonno e mi sento solo». Questa è la prima volta che Cas lo ammette; non di avere sonno, ma di sentirsi solo. 
«Stai affrontato uno dei tuoi periodi da “dormo solo un'ora e mi faccio di caffè”?».
Nessuna risposta.
È allora che lo dice, perché anche lui ha sonno e vuole un caffè e vuole sentirsi meno solo. «Dove abiti?»
*
Cas abita in un palazzo grande, che sembra fatto di vetro. Parcheggia lì di fronte, e mentre tutti gli altri escono – ben vestiti, ordinati, riposati – lui suona un campanello, in jeans e con una maglietta dei Metallica, per vedere la faccia di un tizio che ha conosciuto via telefono. La voce di Cas esce dal citofono. Dice «Sali» e lui sale.
La verità è che non è nervoso. Al contrario, è contento, quando la porta si apre. 
Castiel è semplicemente giusto, con quei capelli tutti disfatti, i vestiti stropicciati e due occhi blu che puntano dritti nei suoi; è come se qualcuno avesse preso quella voce, l'avesse messa nel corpo di qualcuno e avesse detto “ecco com'è un tizio che ha questa voce”. Esattamente così. 
Dean sorride «Ehi» e alza anche una mano; poi la abbassa, perché, okay, ha già salutato. 
Castiel lo fissa. Aggrotta la fronte e stringe gli occhi, e fa una cosa con la testa come inclinarla di un lato. Ora capisce che probabilmente è questo quello che faceva durante tutti quei silenzi al telefono. Cas ha anche due occhiaie che sembrano un pugno in faccia e gli occhi lucidi. Poi fa quest'altra cosa e sorride, smettendo di sembrare la persona che è in un momento per diventarne immediatamente un'alta. Ha delle rughe di espressione intorno agli occhi che si accentuano quando lo fa. «Ciao Dean» dice. 
Dean lo porta a letto e lo obbliga a rimanerci, utilizzando qualcosa come una quarantina di frasi fatte sul dormire e sul quanto faccia bene che non hanno nessuna efficacia «Non è che non voglio dormire, è che non riesco a dormire»
«Questo lo vedremo».
Poi finisce per coricarsi anche lui, in qualche modo, e la velocità con cui si addormenta – in un letto che non è il suo, con il mondo fuori e Cas a fianco – è sorprendente. 
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Manca un quarto d'ora alle quattro quando Dean apre gli occhi sulla spalla di Cas. Sono ben otto ore di sonno, e quando richiude gli occhi giura di non aver mai dormito così bene in tutta la sua vita. 

 

   
 
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