Ritorno al passato.

Prologo.

Era una mattina di Aprile, precisamente la mattina del primo giorno di scuola. 
Tutti i ragazzi si apprestavano a raggiungere la stazione dove di lì a poco sarebbe passato il treno che li avrebbe portati a destinazione. Tra la folla di studenti c’era una ragazza in divisa dai capelli rossi. Se qualcuno avesse visto Doremi come quella mattina, avrebbe stentato a credere che fosse davvero lei. La ragazza infatti aveva lo sguardo basso, fisso a terra. Da quando si era separata dalle sue amiche aveva perso lo spirito che aveva una volta, non sorrideva più ed era cambiata completamente. Dopo un periodo di smarrimento infatti, si era data forza e aveva tagliato i capelli che ora portava sotto il seno. Aveva cominciato a truccarsi e soprattutto c’era stato un cambiamento nel comportamento. Per fare un esempio, non mangiava più a sbafo, non faceva mai tardi a scuola ed era diventata una studentessa eccellente. Questo perché aveva preferito concentrarsi su altre cose piuttosto che pensare alla sua infanzia. Le mancavano terribilmente Hazuki, Aiko, Onpu, Momoko e la sua bambina, Hana. Le mancava il mondo delle streghe e avrebbe dato la vita per tornarci un’ultima volta. La famiglia era molto preoccupata e Pop, che la prendeva sempre in giro, ci era rimasta malissimo e aveva cominciato ad evitarla poiché la sorella la ignorava. Inutile dire che chi era davvero traumatizzato da questo era Kotake. Ormai le sue giornate erano vuote e prive di qualsiasi significato perché la ragazza non sorrideva quasi mai e lui per i suoi sorrisi moriva. Cercava sempre di parlare con lei nella pausa pranzo, ma la ragazza era distaccata e fredda. Si era creata uno scudo e non permetteva a nessuno di distruggerlo, preferiva restare sola piuttosto che avere delle nuove amiche a cui avrebbe dovuto dire addio. E difatti, era sola.

-          Doremi, vuoi venire a pranzare con me? – chiese Okada, che si era appena alzata dal suo banco.

-          No grazie, mangio da sola. – disse, avviandosi fuori con il pranzo in mano.

Quando la ragazza si allontanò dall’aula, Okada si avvicinò a Kotake che aveva deciso di mangiare in classe.

-          Kotake, tu e Doremi siete amici. Perché non le parli?

-          Anche voi siete amiche. – rispose lui, mentre riponeva le bacchette.

-         Sai, non credo che siamo più le amiche di una volta…

-          …

-          Parlale, ti prego.

-          Tu dici che mi ascolterebbe?

-          Kotake, voi due siete ancora amici. Io la conosco, ti ascolterà di certo.

-          ...va bene, le parlo.

E davanti a un sorriso della ragazza, uscì per cercarla.

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Nel frattempo Doremì era andata sul tetto della scuola, le piaceva la solitudine che c’era in quel posto e le piaceva come l’aria le scompigliava i capelli.

-          Doremì?

-          Cosa vuoi, Kotake? – chiese senza nemmeno girarsi.

-          Parlarti.

-          Io non ho niente da dirti.

-          Allora mi ascolterai.

-          E se io non volessi?

Kotake, infastidito da quella risposta,  le prese un polso e la costrinse a guardarlo.

-          Perché ti comporti così?

-          Affari miei. - aveva sentito una fitta al cuore quando l’aveva toccata, ma non gli aveva dato troppa importanza.

-          Come vuoi, ma adesso mi ascolti.

Lei sorrise, uno di quei sorrisi sprezzanti che ti tagliano l’anima.

-          Cos’è, sei diventato maturo all’improvviso?

Per Kotake quella fu la conferma che la ragazza che amava non esisteva più. Le lasciò il polso e, dopo un minuto in cui aveva tenuto la testa bassa, l’aveva guardata negli occhi come per cercare un minimo di affetto, perché in fondo loro erano amici..prima. Ma lei mostrava sempre quello sguardo di ghiaccio, il rosa dei suoi occhi si era spento. Consapevole di questo, il ragazzo indietreggiò e si incamminò verso la porta, che chiuse qualche istante dopo. Doremi rimase lì da sola con la convinzione di aver fatto la cosa giusta.
 
Mi dispiace Kotake, ma non voglio che tu soffra come sto facendo io…

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