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Autore: miseichan    08/06/2013    5 recensioni
C'è una cosa che Stiles deve fare.
Una cosa che deve assolutamente fare.
Ci pensa più volte al giorno, tutti i giorni, e... al diavolo, non può più aspettare.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memories'
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Inevitabile



 

 

 

 

“Posso fare qualcosa per te?”

Stiles sussultò, puntando lentamente uno sguardo vacuo sul nuovo arrivato:

“Ehi, Peter.” mormorò, tornando a fissare la grande casa nera da cui l’altro era appena uscito. 

“Ehi, Stiles.” sorrise l’uomo “Non mi hai risposto.”

“Mmm. Qual era la domanda?”

“Posso fare qualcosa per te?”

Stiles scosse la testa, carezzandosi sovrappensiero i capelli: 

“No. No, grazie.”

“Sei sicuro?” indagò incuriosito Peter, sedendosi sugli scalini “Mi sembri alquanto strano.”

“Sto benissimo.”

“Certo. E per quanto ancora hai intenzione di startene lì a fissare il vuoto?”

“Non sto fissando il vuoto.”

“Ah, no?”

“No. Fisso la casa,” mormorò Stiles, correggendosi subito dopo “quel che ne rimane, almeno.”

Peter annuì, inclinando leggermente di lato il capo:

“Perché, di grazia?”

“Devo fare una cosa.”

“Sono coinvolto anch’io?”

“No.”

Stiles arricciò le labbra, l’espressione meditabonda:

“Derek è dentro?” chiese di slancio, gli occhi che cercavano quelli di Peter.

“E’ in camera sua. Credo stia dormendo.”

“Derek dorme?” balbettò il ragazzino, incredulo “Non lo avrei mai creduto possibile.”

“Temo che neanche lui possa farne a meno, sai?”

“Già. Già, senti, è un problema per te se lo raggiungo?”

Peter assottigliò lo sguardo, il sorriso che s’ingigantiva mentre commentava:

“E’ questa la cosa che devi fare?” ghignò “Hai intenzione di stuprarlo?”

“Che... che cosa? Cosa, cosa diavolo vai pensando?”

“Non te la prendere tanto, su. Ero sicuro che presto o tardi lo avreste capito anche voi.”

“Capito... capito cosa?” sbottò Stiles “Devo soltanto parlargli!”

“Certo, certo. Dicono tutti così.”

“Io... non so davvero di cosa tu stia parlando e preferirei che la smettessi di...”

“Raggiungilo, forza.” lo interruppe Peter, afferrandolo per un lembo della maglia e spingendolo oltre l’uscio “Tira fuori le palle, ragazzino pallido.” concluse, affibbiandogli una pacca sul sedere.

Stiles sobbalzò, affrettandosi su per le scale senza guardarsi indietro: non poteva restarsene morto quel pazzo furioso, no? 

Schiuse il più silenziosamente la prima porta sulla destra, il desiderio impellente di cogliere il licantropo in uno dei suoi più unici che rari momenti di riposo. 

Aveva appena infilato la testa all’interno della stanza quando un urletto disarticolato e vagamente effeminato gli sfuggì dalle labbra: 

“Derek!” gemette, una mano sul cuore e gli occhi spalancati sulla figura scura al suo fianco. 

“Stiles.” 

“Non stavi dormendo?”

“Con te e Peter che complottate al piano di sotto?”

“Nessuno complottava, tanto per essere chiari e...”

“Allora cosa diavolo vuoi?”

Stiles sospirò, portandosi pian piano al centro della camera:

“C’è una cosa che devo fare.”

“E’ un discorso che volevo affrontare questo, sai?” fece Derek allora, le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate sul petto.

“Discorso su cosa?” mormorò in risposta il ragazzino senza capire, l’espressione confusa.

“Sulle tue priorità.” sbadigliò Derek “Molto spesso ciò che credi di dover assolutamente fare, non è esattamente necessario, okay? E’ una cosa su cui dovresti lavorare.”

“Stronzate.” sibilò Stiles corrucciato “E quello che voglio fare è necessario.”

“Dovresti rivedere il significato di necessario, mi sa.”

“Derek,” fremette il ragazzino “perché per una volta non ti limiti ad ascoltarmi in silenzio?”

“Vai così, Stilinski!” arrivò dal corridoio il commento soffuso di Peter “Tappagli quella stupida boccaccia, una volta per tutte!”

Stiles sospirò, massaggiandosi le tempie e facendo segno a Derek di chiudere la porta. 

“E’ una cosa che sono sicuro desideri anche tu.” cominciò, annuendo fra sé e sé “Va fatta, va bene? Non si può evitare. Sono sicuro che chiunque desidererebbe farlo, ti assicuro.”

“Cosa vai farneticando, Stiles?”

“Senti, probabilmente ci pensi ogni giorno e neanche te ne rendi conto.”

“Stai delirando.”

“Io ci penso ogni giorno, okay? E’ anche vero che sono nel pieno della mia adolescenza, ma non credo che questo influisca più di tanto. Cioè... è da tanto, troppo davvero, che penso e ripenso a come farlo. O a quale sia il modo migliore per...”

“Bacialo e facciamola finita, per l’amor del Cielo!” si udì gridare attraverso la porta. 

“Aspetto sempre il momento più adatto, Derek, ma oramai sono arrivato alla conclusione che non ne esista uno e che quindi la cosa più giusta sia togliersi il pensiero e buttarsi.”

Derek inarcò un sopracciglio scuro, un lampo di timore a colorargli lo sguardo duro. 

“Non sei d’accordo?” sussurrò Stiles, facendo per avvicinarglisi.

“No.” sbottò in quel momento il licantropo, cercando di arretrare nonostante il muro alle sue spalle “No, non sono d’accordo. Buttarsi non è mai un bene. Non provare nemmeno a...”

“E’ una cosa che va fatta, Derek, ne sono fermamente convinto.”

“Stiles, sta’ lontano da me.”

“Lo desideri anche tu, non negarlo.”

“Un altro passo e ti azzanno.” ringhiò Derek “Questa è la volta buona che lo faccio, davvero.”

Stiles sorrise, ormai a pochi centimetri dall’altro:

“Ah, questi tuoi ringhi mi ricordano sempre più le fusa di Bilbo.”

“Chi diavolo è Bilbo?”

“Un vecchio gatto randagio.” mormorò Stiles, allargando al contempo le esili braccia “Sai che vi assomigliate parecchio, voi due?”

Derek aveva appena aperto la bocca per controbattere quando la risposta gli morì in gola.
Scomparì, semplicemente. Dimenticata nel momento stesso in cui Stiles lo strinse in un abbraccio.

“Soffiava, soffiava... ma alla fine non mi graffiava mai.” sussurrò ancora il ragazzino, la guancia poggiata contro il petto dell’altro “Proprio come tu con i tuoi ringhi, no?”

“Che stai facendo?” balbettò dopo qualche attimo Derek, il corpo teso allo spasimo. 

“Ti abbraccio.”

“Perché?”

“Perché andava fatto.”

“Stiles.”

“Non si poteva evitare, te l’ho già detto.” continuò imperterrito il ragazzino “E’ una cosa che sono sicuro vorrebbero fare tutti, più o meno, ma che nessuno ha il coraggio di fare.”

“E tu come hai trovato questo coraggio?”

“Tuo zio mi ha palpato il sedere e mi ha intimato di tirare fuori le palle.”
Derek non riuscì a trattenere un lieve sorriso, la tensione nelle spalle che scemava lentamente.

“Se ti rilassi funziona meglio, lo sai?”

“Stiles.”

“E’ un abbraccio, Derek, solo un abbraccio. Perché non fai il bravo e te lo godi?”
Stiles chiuse gli occhi, aspettandosi chissà quale partaccia per quella frecciatina, ma con sua grande sorpresa sentì invece le braccia dell’altro avvolgergli la schiena. 

“Oh.”

“Non fiatare, Stiles.”

E non lo fece. 

Restò in silenzio, lasciando che quegli attimi diventassero minuti.
Un abbraccio. Un abbraccio a Derek Hale. 

Caspita, sarebbe passato alla storia, poco ma sicuro.
Fu il licantropo a sciogliere la stretta, scrollando via uno Stiles ancora nel pieno di quell’esperienza paranormale. Si fissarono incerti, allontanandosi passo dopo passo. 

“Soddisfatto?”

“Abbastanza.” annuì Stiles, schiarendosi la voce “Mi sono tolto un peso, ecco.”

“Ora sparisci.”

“Neanche un grazie? O un a quando il prossimo?”

“Devi ringraziare che non ti abbia ucciso, Stiles.”
Quello sorrise, aprendo la porta e scuotendo deciso la testa: 

“No.” mormorò “Non lo avresti mai fatto. Era una cosa che andava fatta, Derek.”

Uscì dalla stanza, lanciandogli un’ultima occhiata divertita e soddisfatta:

“Era inevitabile.”
Derek sospirò, ascoltando i suoi passi veloci che scendevano le scale e raggiungevano la jeep poco lontana. Si lasciò cadere sul letto e chiuse gli occhi, un pallido sorriso sulle labbra. 

Inevitabile.

 

§

 



 

 

 

Stavolta non so nemmeno io cosa dire.
Solo... oh, ma dai: nessuno di voi ha provato l’impulso irrefrenabile di abbracciare quell’idiota?

 

Detto ciò, lascio il link della serie e vi saluto:

             http://www.efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=8013&i=1

 

alla prossima,
Sara

   
 
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