Disclaimer: I My Chemical Romance non mi appartengono, questi non sono fatti realmente accaduti e soprattutto, la storia non è scritta a scopo di lucro.
×Chemical Notes×
Gli occhi fissi sulle scarpe.
Le mani in tasca.
Il cappuccio calato fin sopra gli
occhi.
Così si mostrerebbe Frank Iero agli occhi di tutti.
Entro in un bar a caso e ordino un caffè.
L’ennesima giornata nera.
La cameriera raggiunge il mio tavolo, l’ultimo del
locale.
Mi guarda e sorride, ma non ricambio.
Ritorna poco dopo con
l’ordinazione.
Lascia il caffè sul tavolo e se ne va, delusa.
Giro distrattamente una sigaretta tra le
dita, prima di accenderla.
I miei occhi sono catturati dalla vita che scorre
fuori di qui.
Perché la mia non si direbbe più
tale.
Sono solo uno stupido.
Come posso pensare che vada tutto
bene?
Mordo nervosamente il piercing fino a che un sapore
metallico non mi invade tutta la bocca.
Avevi promesso di restare sempre al mio fianco.
E io ti ho creduto. Per diciassette lunghi anni, ti
ho creduto.
E tu, hai mantenuto la promessa, ma non
sempre.
Te ne sei andata con il primo che hai trovato, senza
dirmi niente.
Come se non esistessi più.
Forse avevi paura della nostra lontananza?
Volevi salvare l’insalvabile?
Bevo un sorso del caffè bollente, scottandomi la
lingua.
Impreco sottovoce, mentre mi alzo e lascio qualche
dollaro sul tavolo.
Mi avvio verso Central Park, intanto una leggera
pioggerellina inizia a scendere dalle nuvole grigie.
Mi siedo su una panchina a caso e prendo il
cellulare dalla tasca.
Ci gioco per un po’, fino a quando qualcuno non
picchietta dolcemente un dito sulla mia spalla.
“Hey Frank!”
Si siede vicino a me e
sorride.
“Guarda chi si vede..”
Sorrido anch’io, sventolando leggermente la mano, in
segno di saluto.
“Allora, come va?”
“Non far finta di non sapere
niente..”
Sospiro, lasciando che il sorriso di poco prima scompaia nel freddo invernale.
Mi guarda, triste, poi si alza, sistemandosi il
cappotto.
“Ti va di fare quattro passi?”
Annuisco leggermente con la testa, alzandomi a mia
volta.
Camminiamo per un po’, in silenzio.
“Adesso dove andrai?”
Ci penso un po’.
“Torno a Belleville.”
Mi guarda, poi annuisce con la
testa.
Incominciamo a parlare del prossimo album, dei
testi, e della possibile assunzione di un tastierista ufficiale.
(*)
Solo ora, mi accorgo che non perde occasione per
tenere stretta la mia mano.
“Ti…ti va una cioccolata
calda?”
Annuisco, mentre un leggero rossore si fa spazio sul
viso perennemente pallido, facendolo sembrare più dolce del
solito.
Ci dirigiamo silenziosamente verso il primo bar che
incontriamo, intrufolandoci dentro
il locale caldo e denso di felicità.
Una donna anziana, sulla sessantina, con in mano un
blocchetto e una penna, ci raggiunge poco dopo.
“Cosa ordinate ragazzi?”
“Un cioccolata calda e…?”
“Un caffè, grazie.”
La cameriera prende le ordinazioni e, torna poco
dopo con due tazze fumanti in mano.
Giro lentamente il cucchiaino nel liquido marrone,
posando di tanto in tanto gli occhi sul ragazzo davanti a me, intento a
sfogliare un giornale.
Non avevo mai pensato che potesse essere così carino, con le labbra leggermente
arrossate e i capelli neri arruffati.
Heyhey, stop. A che cosa sto pensando? Ma
certo, alla cioccolata che intanto si sta congelando, no?
No.
R i d i c o l o.
“Gee…”
Alza subito gli occhi dal giornale, sorridendo
timidamente.
E adesso che gli dico?
“Vuoi un po’ di cioccolata?”
Mi guarda divertito, poi scuote la
testa.
“No, ma grazie lo stesso.”
Ritorna a leggere il giornale.
Una canzone dei Pencey Prep si diffonde
nell’ambiente accogliente del locale.
Caccio subito il cellulare dalla tasca del giubbino
e rispondo, senza fare caso al nome che lampeggia sul
display.
Grosso
errore.
“Pronto?”
“Ciao Frank..”
Rimango un attimo in silenzio, guardando la
punta consumata delle All Star.
“Che c’è Jamia?”
Arrivo subito al dunque, senza troppi giri di
parole.
“Io…ho litigato con Trevor. Non dire niente, fammi
finire di parlare…-sospira- torna a casa, Frank”
Credo che Gerard abbia sentito, perché si alza senza
dire niente e esce fuori, mischiandosi tra la gente.
No.
So quello che vuole fare.
“Scusa Jam, mi stanno
chiamando.”
Le attacco il telefono in faccia, lascio qualche
dollaro sul tavolo e corro via.
Lo trovo seduto su una panchina vicino un laghetto
al Central Park, con in mano una bottiglia di vodka, ancora chiusa.
“Hey Gee..”
Alza gli occhi arrossati per il pianto e mormora un
semplice “vai via”
“Ssh, non vado da nessuna parte se prima non mi dici
cos’è successo..”
Mi siedo accanto a lui e gli passo un braccio dietro
al collo per tirarlo leggermente a me.
Rimane in silenzio, con lo sguardo fisso in un punto
indefinito davanti a lui.
“Vedi, è una cosa difficile da spiegare…-chiude gli
occhi e appoggia la testa sulla mia spalla-…hai presente quando qualcuno
s’innamora della persona sbagliata?”
Subito mi salta in mente l’immagine di lui e Jamia
avvinghiati in un bacio passionale, ma subito la cancello, non lo farebbe
mai.
“Beh..no”
Beh, non proprio, anche io mi sono innamorato della
persona sbagliata, Gee.
E quella persona sei
tu.
Che situazione di merda.
Ti accarezzo piano i capelli, tu alzi lo sguardo su
di me, con un punto interrogativo stampato sulla faccia.
“S-scusa..stavi dicendo?”
“Sì, beh, io mi sono innamorato della persona
sbagliata, e non sai quanto faccia male..”
Vorrei tanto sapere chi è, anche io soffro per
questo, Gee…
“E..chi è questa persona?”
Scuote la testa, come a voler cacciare qualche
pensiero.
“Qualcuno che non mi prenderà mai in considerazione
come il suo ragazzo…”
Sbuffa, mentre prende una sigaretta dal pacchetto e
la accende.
“E…perché?”
Fa un paio di tiri, poi delle piccole nuvolette di
fumo escono dalla sua bocca.
Lo guardo più attentamente, a stento riesce a bloccare le
lacrime.
“E’ preso dalla musica, dalla sua vita che si
accorge appena della mia presenza…v-vedi Frank…ti assomiglia
tanto…”
Sorrido, anche se non vorrei.
“Beh, Gee, questo ragazzo non sa cosa si
perde…”
Credo di conoscere tutto del mio migliore amico, ma
evidentemente non è così.
Non mi ha raccontato la verità, o almeno in
parte.
Posa per terra la bottiglia di vodka e si allontana
un po’ da me, come se ogni mio sguardo lo
uccidesse.
“Che…che c’è?”
Mi guarda, con un sorriso sulle labbra che sa di
amaro.
È come se qualcosa lo trattenesse dal dirmi la
verità.
Cosa ti è preso?
Butta per terra la sigaretta finita e la schiaccia
con il piede.
Da dietro le nuvole, dei timidi raggi di sole
accarezzano le punte degli alberi più alti.
Vorrei tanto sapere che cosa gli passa per la testa
in questo momento.
Magari vuole stare un po’ da solo, oppure
semplicemente parlare d’altro.
“Dobbiamo andare, tra mezz’ora abbiamo le
prove”
Rimango un po’ sorpreso da tanta
freddezza.
Non mi ha mai parlato così.
Mai.
Mi alzo in silenzio e lo seguo, fino alla sala
prove.
Quando arriviamo, ci sono già Mikey e Bob, il primo
che accorda il basso, mentre secondo beve una birra seduto sul
divano.
“Ray?”
Chiedo, andandomi a sedere vicino
Bob.
“Ha chiamato, stava in mezzo al
traffico..”
Gerard impreca qualcosa sotto voce, poi
esce.
Sbatte forte la porta, e urla qualcosa come “oggi
saltiamo le prove” poi il silenzio.
“Frank…cos’è successo?”
Mikey mi guarda accusatorio mentre posa il basso
nella custodia.
“Niente…”
Borbotto, poi mi alzo e esco anche io, già sapendo
dove andare.
E’ seduto su un muretto, dietro gli studi, parlando
a telefono, forse con Brian.
Rimango fermo in un angolino, aspettando che finisca
la telefonata.
Dopo circa dieci minuti posa il telefono sul muretto
e si accende una sigaretta.
Lo chiamo pronunciando flebilmente il suo nome.
Lui sembra sentirmi, visto che si gira verso di
me.
“Che cosa ti è preso?”
Mi guarda, disorientato.
“Non fare quella faccia, lo sai
benissimo…”
“Oh, ecco Mr. Iero, l’eroe della
situazione..”
Faccio finta di non sentirlo, continuando a
parlare.
“Prima ti comporti in un modo, poi in un altro…”
Punta i suoi occhi nei miei, e non vedo
nulla.
Non ci sono le intere giornate passate in
studio.
Non c’è traccia di tutti i concerti
passati.
Solo il vuoto, che fa compagnia a una rabbia
repressa, per fin troppo tempo.
“Fuck.”
Scende con un piccolo salto dal muretto e si
incammina verso gli studi.
Rimango da solo per un po’ con i miei pensieri.
So benissimo che questa situazione andrà
degenerando, come tre anni fa.
E allora cosa aspetto a fermarlo?
Non me lo ripeto due volte che sto già correndo a
perdifiato verso la prima farmacia lungo la strada.
Ed eccolo lì, in preda alle sue
debolezze,
curando le ferite con quelle maledette pillole.
Rimango fermo, osservandolo mentre si avvelena da
solo.
Una. Due. Tre…Nove.
Nove fottutissime pillole.
Nove pugni nello stomaco.
Do un calcio alla prima cosa che ho davanti e gli
corro incontro.
“Gerard Arthur Way, sei un maledetto bugiardo!Avevi
detto che ti eri ripulito del tutto!”
Mi guarda, furioso.
“Chi cazzo sei per dire quello che devo fare,
eh?!”
Abbassa gli occhi, come se si fosse pentito.
“Scusa Frank…è che…”
Non gli faccio finire la frase perché lo abbraccio
forte mentre alcune lacrime rigano il mio viso.
E solo adesso capisco che ho
paura.
Paura di non avere altre occasioni per fare
questo.
“Non farlo…più…”
Scuote piano la testa e mi stringe di più a se.
“Ti voglio bene, Gee…”
“Io ti voglio più che bene,
Frank…”
Rimango un po’ spiazzato da quelle parole, insomma,
non me lo aspettavo.
O forse avevo solo perso le speranze di
sentirmelo dire.
Si allontana un po’, giusto lo spazio per prendere
il mio visto tra le mani e posare un delicato bacio sulle
labbra.
Gli cingo la vita con le braccia e lo attiro a me,
facendo toccare i nostri nasi.
“Sai quanto ho desiderato questo
momento?”
“No…”
Cattura di nuovo le mie labbra, stavolta con più
forza.
Sento la lingua calda esplorare ogni piccola parte
di me.
Mi abbandono alla dolce melodia di note chimiche che
rimbombano nella mia testa,
lascio che le sue braccia forti mi riscaldino come
non hanno mai fatto.
“Resta con me…stasera.”
“Solo? Non vuoi che duri per…sempre?”
“Mh, non so…prendere sempre la stessa droga alla
fine diventa noioso…”
Accenno ad un sorriso, che si allarga sempre di
più.
“Mr. Iero…ma che poteri usa per fare questo alla
gente?”
Anche lui sorride, mentre si allontana leggermente,
per farmi affondare nel mare di parole che sono diventati i suoi
occhi.
“Io…non so. Che ne dice di una lezione personale Mr.
Way?”
“Invito accettato.”
Ci incamminiamo verso gli studi, per ricominciare
quella che sembrava una giornata nera.
Stripped and polished, I
am new, I am fresh
I am feeling so ambitious,
you and me, flesh to flesh
Cause every breath that you will take
when you are sitting next
to me
will bring life into my
deepest hopes, What's your fantasy?
What's your, what's your...
I was born to tell you I love you
and I am torn to do what I
have to, to make you mine
Stay with me tonight
* Non so niente a riguardo, mi è venuta questa brillante idea riguardando il Rock Am Ring di quest’anno X°D
Dall’autrice:
Heilà, chi non muore si rivede, a quanto pare X°D
Sono tornata con una fict più allegra delle altre, visto che il finale strappalacrime ormai mi
stava trooppo stretto! Beh, che dire, per il titolo ho preso una frase che ha
una ragazza nel suo nick, con tutti i diritti, eh °ç°’
Trattatemela non bene, benissimo, visto che,
oltre a essere dedicata alla mia mama-chan, è la prima con un finale decente
ò__o