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Autore: xingchan    09/06/2013    2 recensioni
"Strano quanto sia maledettamente facile esprimersi attraverso un pezzo di carta, mentre ci si irrigidisce e si perde la facoltà di emettere suoni quando la persona che ami è davanti a te.
Le parole scorrono sinuosamente sulla superficie bianca solcata da quelle nervature che tu stesso hai provocato appallottolando il foglio, riaprendolo subito dopo, come se avessi cambiato idea e la tua mente fosse disposta a ricominciare e guidare la tua mano."
-Royai-
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Binario 11


 

Strano quanto sia maledettamente facile esprimersi attraverso un pezzo di carta, mentre ci si irrigidisce e si perde la facoltà di emettere suoni quando la persona che ami è davanti a te.

Le parole scorrono sinuosamente sulla superficie bianca solcata da quelle nervature che tu stesso hai provocato appallottolando il foglio, riaprendolo subito dopo, come se avessi cambiato idea e la tua mente fosse disposta a ricominciare e guidare la tua mano.

Finchè ti ritrovi con tanti pensieri e così poche cose da dire.

Le dita smettono di muovere la punta della penna e il piccolo torrente d'inchiostro si arresta.

Questa operazione l'hai fatta centinaia di volte davanti ai tuoi libri di alchimia, prendendo appunti e raccattando quello che hai capito per approfondire i tuoi studi, ma adesso che hai di fronte una situazione nuova, non puoi fare a meno di domandarti se sia la cosa giusta da fare o meno.

Insomma, non hai mai scritto una lettera che esprimesse sentimenti così intimi verso una donna; a dir la verità, non hai mai scritto per nessuno, nemmeno per la tua madre adottiva, figuriamoci per una ragazza.

Però adesso sembra che d'incanto sai cosa fare e agguanti la penna che ti hanno regalato in Accademia per salutarla. Quell'insignificante scambio di battute davanti alla tomba di suo padre non ti è servita a molto, ed ora ne hai l'assoluta certezza.

Ed ora ti ritrovi su quella vecchia panchina consunta della stazione, sotto un vistoso cartello indicante il numero del binario in cui ti trovi -l'11-, a fissare un foglio -lo stesso che hai stroppicciato un attimo prima, per intenderci- condannato ad aspettare una tua mossa.

Perchè la cosa più triste che riesci a pensare è che le parole non si scrivono da sole. Perciò, o ci si sbriga -anche perchè il treno non attende di certo i tuoi comodi- oppure puoi anche dire addio al treno delle tre e dare un caloroso benvenuto ad una bella nota disciplinare da parte dei tuoi superiori. Tanto per cambiare, dato che non ne hai mai avuta nemmeno una.

L'altoparlante annuncia un ritardo di mezz'ora e cominci a gioire per questo. Avrai più tempo per riflettere e per pensare per bene a cosa scrivere su quel pezzetto di carta. Ridotto così da te per il nervosismo, sì, perchè hai stroppicciato gli angoli e i bordi e li hai strappati in tanti frammenti più piccoli dei tuoi polpastrelli, per poi buttarli nel cestino più vicino per non sporcare i binari, già messi male di loro.

Per un istante ti immagini di vestire tu stesso i panni di un burbero netturbino per levare di torno tutte quelle cartacce di panini comprati al bar della stazione e quei mozziconi di sigaretta che qualche tizio, credendosi furbo, ha abbandonato cercando inoltre di camuffare fra i sassolini che imperversano appena sotto di te, in mezzo alle rotaie. Per caso, scorgi anche degli occhiali rotti.

Ma queste sono soltanto distrazioni che ti sei concesso per tentare di pensare ad altro, essendo troppo disperato per la mancanza di ispirazione.

Giocherelli ancora un po' con la penna a scatto bordeaux che ormai ha raggiunto la stessa temperatura corporea e avvicini automaticamente la sfera della punta sullo stesso foglio, diventato del tutto logoro.

Non ne verrai mai a capo, dici a te stesso, come non ne sei venuto a capo con lei per tutti questi anni. L'hai vista ridere, piangere, mangiare, dormire, crescere... E nonostante tutto, ciò che hai saputo fare è stato startene in camera tua o con suo padre a farti inculcare teorie e strutture alchemiche, immaginando che in quel modo avresti aiutato un sacco di gente. E di andarci fiero per questo.

Alla fine, non ci riesci e ci rinunci. Guardi l'orologio sospirando d'impazienza e ti accorgi che un quarto d'ora se n'è già andato. E quella scintillache ti servirebbe per buttare giù qualcosa di carino proprio non vuole farsi avanti.

Alzi gli occhi bruni al cielo, mente con una mano pieghi distrattamente i resti della carta. Anche se scrivessi qualcosa, non potresti di certo presentare una cosa del genere.

"Ah, da quanto tempo!".

Senti una voce amica che con tono ironico ti richiama all'attenzione. Ti volti e scorgi la stessa persona per cui ti stavi lambiccando il cervello. Riza Hawkeye.

Probabilmente quel "da quanto tempo" l'ha detto per ironizzare, siccome vi siete lasciati qualche ora prima. E come qualcuno che si sente impacciato per aver visto colei che proprio in quel momento stava pensando, scatti in piedi come uno scolaretto alla sua prima cotta, non riuscendo nemmeno a formulare un semplice saluto.

Lo balbetti, vergognandoti per quanto potresti sembrare ridicolo e immaturo.

Lei ti sorride compiaciuta, intuendo forse il motivo di tutta quel nervosismo. Anche se speri sul serio che non se ne sia accorta anche di fronte all'evidenza.

"Ciao..." dici soltanto, incredulo. Ha cambiato i suoi abiti, è la prima cosa che ti viene in mente. Ora indossa dei pantaloni beige e un maglione bianco, con un cappotto leggermente più scuro delle braghe ed un basco blu notte che le nasconde quasi tutti i capelli corti.

L'hai sempre vista con gonne o al massimo con dei jeans aderenti e magliette ordinarie. Rimani imbambolato più per la sua bellezza che per il suo vestiario così inusuale e così maschile.

Hai ancora quel foglio che hai torturato con le tue stesse dita fra le mani, m anon appena te ne rendi conto, lo nascondi dietro di te come un bambino che alla vista della madre, nasconde il cioccolato.

Ridacchi facendo finta di niente e lei tranquillamente ti parla. "Me l'aspettavo di trovarti qui."

Tu non l'avevi proprio considerato. Eri convinto che non l'avresti rivista per diverso tempo, magari per anni, ed invece eccola lì che, cordialmente, ti fa capire che sotto sotto ti stava pensando anche lei, anche se ti dai del cretino quando sai che era per tutt'altro motivo.

"Sì, sono qui da un'ora. Questo treno non ne vuole proprio sapere di arrivare...".

Lo dici con indifferenza gratuita, ma il cuore quasi ti canta e ti verrebbe voglia di abbracciare tutti i passeggeri, autista compreso, per aver ritardato.

"Il mio dovrebbe essere qui a momenti." ti risponde guardandosi intorno, forse credendo di trovarselo a due centimetri dal naso. In mano ha un biglietto di sola andata per la capitale.

"Il rapido per Central City non è ancora passato." l'assicuri. In questi giorni ha avuto tante di quelle pressioni che ora anche solo vederla leggermente inquieta ti fa stare male. Ma credi che la consapevolezza che non abbia versato nemmeno una lacrima per suo padre ti fa stare peggio.

Osserva per un paio di minuti il binario 12, ovvero quello dove dovrebbe attendere il suo treno, dopo di che ritorna a sorriderti. Proprio in quel momento, un fischio ti avverte che sta per andarsene.

"Arrivederci!" dice con una punta di malinconia. E tu non puoi far altro che replicare il suo stesso saluto, stavolta con una cadenza più serena.

Credevi di non rivederla per anni. Ed invece, hai avuto l'occasione di imprimere a fuoco la sua immagine ancora una volta. Di quel pezzo di carta, ormai non hai più bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NDA

Uscita stamattina, di getto, tranne che per le primissime parti. Non so come, non so perchè, ma avevo voglia di una cosina Royai personale senza né capo né coda. XD

   
 
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