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Autore: Shari Deschain    25/12/2007    10 recensioni
"Ed è dunque così che viene sconfitto il principe dei saiyan: non in guerra, non in battaglia, ma da lacrime e sorrisi, da auguri e regali inutili, dai sentimenti che sono l’unica, vera, e più pericolosa arma in possesso di questi terrestri."
Fanfiction che vorrebbe non essere troppo natalizia ^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)'
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Buon Natale





Che gli abitanti di questo misero sasso fossero creature inutili e insulse lo sapevo.
Non che sia un gran mistero fra l’altro, basta prendere ad esempio quel traditore “terrestrizzato” di Kaaroth per comprendere la suprema stupidità di questa razza.
Non sono altro che sudici insetti che si rotolano in un fango primordiale che loro chiamano civiltà; non hanno forza, non hanno orgoglio, non hanno nulla se non quello che loro chiamano sentimenti.
Come se i sentimenti fossero un qualcosa di tangibile e reale, come se potessero nutrirsi e sopravvivere grazie ai loro sentimenti.
Che concentrato di idiozia.
Ai miei occhi di saiyan il loro modo di fare e di comportarsi risulta decisamente incomprensibile, anche le loro tradizioni sono a dir poco ridicole, create appositamente per chi, come loro, nella vita non ha mai dovuto combattere né strisciare per ottenere il diritto di vivere.
Ed ora che, mio malgrado, sono entrato a far parte del loro mondo mi guardo intorno senza comprendere, senza riuscire a scorgere un barlume di razionalità nelle loro azioni. Cerco più che posso di limitare le mie interazioni sociali alla mia famiglia, nonostante quanto questo termine mi suoni strano sulla lingua, e a quei pochi terrestri che Bulma si ostina ad invitare qui a casa.
Provo ad escludere questo mondo fatto di sciocchi con la consapevolezza che ogni mio cedimento equivale ad assomigliare sempre più a Kaaroth e ad allontanarmi dall’orgoglio della mia razza e del mio sangue reale.
Cerco, provo… ma a volte non ci riesco: a volte la Terra impazzisce insieme ai suoi abitanti ed io, volente o nolente, sono chiamato nel mezzo.
Ed ora, per esempio, che siamo al 25 dicembre questi inutili esseri sembrano veramente degli insetti… delle grosse e rumorose mosche che sbattono qua e là, ronzando con tutta la loro forza, prendendo a picconate i miei nervi.
Natale. Che cosa significhi questa parola non lo so dire con precisione, ma un fatto è assolutamente innegabile: io odio il Natale.
Già non sopporto le feste, di qualsiasi genere esse siano, ma questa in particolare è la più odiosa che io abbia avuto la sfortuna di conoscere.
Odio il “Buon Natale!” lanciato dagli sconosciuti incrociati per strada a me proprio a me! Chi diavolo gliel’ha data tutta questa confidenza a quelli lì?
Odio la casa illuminata a festa con quelle luci che non ti permettono di dormire, quell’albero enorme che manda una puzza di plastica insopportabile, quelle palline di vetro colorato che si rompono al solo guardarle.
Odio il cantare allegro di Bulma mentre impacchetta regali su regali, odio quell’assurda ingenuità di mio figlio che si permette di credere all’esistenza di non ho capito bene quale creatura che distribuisce giocattoli.
Odio leggere la delusione sui loro visi quando tentano di coinvolgermi in una delle loro assurdità e si trovano davanti il mio muro di sarcasmo ma, dannazione! Come possono credere che io sia così? Come può pensare Trunks che un “Buon Natale, papà!” possa farmi felice? Cosa spera di ottenere Bulma decorando persino la mia Gravity Room con ghirlande e fiocchi rossi?
Stupidi terrestri.
Stupidi, inutili, terrestri.
Stupida, inutile, insulsa famiglia.
Ed io stupido più di loro, tanto che sono andato a crearmi una famiglia così dannatamente diversa da me.
E, più inutile dei loro auguri, il mio orgoglio che ancora continua a gridare straziato da tutte le botte che deve subire: ferite ancora più dolorose di una sconfitta su un campo di battaglia, ferite più profonde dell’umiliazione di chinarsi di fronte a qualcuno come un volgare schiavo. Ferite che non mi hanno mai inferto prima, e proprio per questo io non sono in grado di curarle.
È il sorriso sicuro di quel dannato moccioso a farmi male, quel fiero cipiglio che appartiene a me e a me soltanto, e che invece ritrovo sul suo viso.
Sul suo viso che è il viso di mio figlio.
E sono le lacrime di quella donna a bruciarmi la carne, quei singhiozzi trattenuti e il più possibile celati ai miei occhi, ma di sicuro non al mio udito.
Lacrime di quella donna che è la mia donna.
Ed è dunque così che viene sconfitto il principe dei saiyan: non in guerra, non in battaglia, ma da lacrime e sorrisi, da auguri e regali inutili, dai sentimenti che sono l’unica, vera, e più pericolosa arma in possesso di questi terrestri.
Io odio il Natale, odio le feste inutili e incomprensibili che costoro si ostinano a propinarmi, e questo è un dato di fatto.


“Buon Natale, Vegeta”
“Buon Natale, papà”


Quindi se mai costringerò le mie labbra a bofonchiare un “grazie” non troppo sprezzante è perché so che coloro che non mi conoscono lo interpreteranno comunque come un segno di appena accennata educazione, ma le uniche due persone che sanno realmente qualcosa di me coglieranno fin troppo bene il valore di quella parola.
E no, non lo farei perché “a Natale si è più buoni” perché io non sono buono né a Natale né mai; il mio non sarebbe nemmeno un regalo occasionale fatto per compiacere una tradizione che non mi appartiene, né un modo per farmi perdonare tutte le delusioni che ho inferto in questi giorni di festa.
Se questo semplice grazie lascerà le mie labbra, non sarà rivolto a quei pacchetti colorati nascosti sotto l’albero puzzolente, il mio grazie sarà rivolto ad una vita intera rivalutata in pochi anni, cambiata con tanti, piccoli, pazienti gesti.
Il mio grazie sarà una lacrima e un sorriso o forse sarà nulla.



“Papà?”
“Vegeta ci stai ascoltando?”
“A mio discapito…”
“Bè ti stavamo augurando buon Natale sai…”
“Si”
“…”
“Grazie”




Note dell’autrice: Mi son lasciata prendere la mano, ho ceduto al subdolo potere del sentimentalismo e ho trasformato un’idea anti-natalizia in una favoletta.
Amen.
Per inciso io ho un odio insano per il Natale (credo si sia letto fra le righe ma non potrei giurarci XD) però io al contrario di Vegeta non sono la principessa guerriera di nessun pianeta distrutto e quindi posso permettermi anche robe sentimentali e insulse come gli auguri di buon Natale. In piccole dosi certo, ma posso permettermele XD
Sempre per inciso sono perfettamente consapevole che “terrestrizzato” non esiste, ma mi suonava talmente bene detto da Vegeta che l’ho lasciato ^__^
Continuando con i “per inciso” se il prompt Natale non fosse incluso nella BDT questa fan fiction non sarebbe nata. MAI.
Comunque colgo l’occasione per fare gli auguri a tutti coloro che passeranno da questi lidi. Buon Natale!
Vostra (assonnata) Shari.
   
 
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