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Autore: larryslaughs    09/06/2013    3 recensioni
«Stai bene?» gli chiese allora notandolo pallido – più del solito. «Ho paura delle altezze.» ammise e Stiles scoppiò in un’immensa risata. «TU! Tu, un lupo mannaro, un alpha! HAI PAURA DELLE ALTEZZE, DER, SUL SERIO?» continuò tra le risate, poi, improvvisamente si fermò guardandolo negli occhi: seri e rossi.«Sei serio, oddio scusa io non-» «Va bene, me le farò piacere per te.» concluse trascinandolo in cabina.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's just logistic.




Derek Hale odia i parchi divertimento, è ufficiale.
Tutti sono così costantemente vicini e chiusi in un minuscolo strato di plastica (finta, tra l’altro) e fingono di starsi simpatici. Uno schifo.
I dipendenti sono costantemente costretti a sentire le nuove news dei clienti che gli passano accanto con un sorrisino strafottente e gli occhi pieni di eccitazione.
E poi c’è quell’odore nauseabondo di cibo andato a male e sudore, un bambino sui dieci anni tossisce spargendo germi ovunque e due ragazzini stanno limonando.
In un parco di divertimenti.
Sì, è ufficiale: Derek Hale li odia.
Odia dover lavorare così tanto per ricevere una paga così minima mentre la musica gli tappa le orecchie impedendogli di elaborare pensieri coerenti.
E soprattutto, odia le stupide “uscite di famiglia” tra lupi, e lui (essendo uno stupido alpha) deve dirigere tutto.

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Stiles ha appena compiuto diciotto anni e, come ogni normale adolescente che pensa di esser diventato uomo, decide di celebrarlo comprando un pacchetto di sigarette che mai fumerà, un giornalino porno che deve assolutamente mostrare a Derek nella sua camera e dei biglietti per Disneyland. Invita tutto il gruppo (tranne Peter, non è esattamente un suo amico e preferirebbe averlo fuori dalle palle) ma Derek, come alpha noioso che è, rifiuta l’invito. Lydia gli lancia un’occhiata piena di disprezzo non appena Stiles gli da’ le spalle, e Derek –che, tra parentesi, odia i ragazzini- si ritrova ad alzare gli occhi al cielo e ringhiare qualcosa. «Devi andare» gli dice solamente. Stiles si gira verso la rossa e le rivolge uno sguardo interrogativo, poi volta lo sguardo verso Derek e lo vede muovere la testa. «Perché?» chiese Derek assottigliando gli occhi. «Perché senza di te saremmo meno persone del previsto e Stiles avrebbe speso soldi per un biglietto in più inutilmente» rispose Lydia lentamente. Stiles annuì sorridente e unì le mani pregandolo.

E si sa che Derek a Stiles non può resistere, e la cosa negativa è che non sa nemmeno perché gli faccia quest’effetto, è irritante. Quindi si ritrova ad annuire fregando il pacchetto di sigarette al ragazzino di fronte a lui. Mentirebbe a sé stesso se negasse quanto ama stare effettivamente con Stiles, il suo balbettare e il suo stupido odore. «Dai, Der, andremo anche a pescare» gli dice Stiles guardandolo negli occhi e sporgendo il labbro inferiore; il lupo lo guarda intensamente mentre sente lo stomaco fargli male, stupide sigarette.

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Due giorni dopo sono nella loro camera d’albergo, perché ”Io e Derek prendiamo la doppia” aveva insistito Stiles. «Possiamo provare Buzz Lightyear prima?» gli chiede Stiles osservando la cartina del parco in cerca della giostra. Il gruppo lo sorpassa tirandogli qualche spallata, Erica è così eccitata che Boyd al suo fianco è costretto a tenerla saldamente con gli artigli conficcati nella carne.
«Questa è la prima volta che vieni qui?» chiede Stiles alla licantropa mentre la osserva sorridere. «Sì, non sono mai stata in un posto come questo prima. La maggior parte delle gite che facevo con i miei genitori erano in luoghi troppo rischiosi per permettermi di fare attività, sai…gli attacchi» risponde quella abbassando di colpo il viso. è tutto finito Erica, ora non sei più così. Si ripete.
Lydia era, stranamente, interessata alla presenza di Derek. Lui e Stiles si erano seduti insieme nei sedili posteriori dell’auto, Stiles parlava a macchinetta e Derek alzava gli occhi al cielo, stressato.
Quando Stiles aveva comprato delle pistole verdi di plastica e le aveva date a tutti, quest’ultimo aveva grugnito qualcosa e gli occhi si erano dipinti per qualche istante di rosso sangue. «Wow, sei proprio noioso, che schifo» gli aveva detto tranquillamente mentre faceva finta di sparargli.
Non gli aveva risposto, era troppo occupato a fissare il modo in cui faceva finta di catturare i suoi amici (aka gli altri componenti del gruppo), il modo in cui i suoi occhi si illuminavano ogni volta che incrociava il suo sguardo, le sue sopracciglia corrugate e la sua dannata lingua che accarezzava le sue dannate labbra.

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«Montagne Russe! Montagne Russe!» aveva urlato guardandosi attorno. Derek ruotò gli occhi verso un bambino di otto anni presente al loro fianco. Stiles gli si avvicinò e, con il permesso della madre, gli diede una caramella alla fragola, il bambino sorrise e «Grazie» disse arrossendo.
«Derek» disse poi avvicinandosi e posando un braccio attorno alle sue spalle. «Dimmi» rispose quello spostandosi dalla presa. «Mi compri il cappellino di Mickey Mouse?» gli chiese pizzicandogli il fianco. Derek grugnì e guardandolo negli occhi sbuffò.

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Dieci minuti dopo Stiles indossava uno stupido cappellino con le orecchie di Topolino a camminava al fianco di Derek diretto verso la casa dello Stregatto. «Grazie» gli disse Stiles sorridendogli. «Ci siamo staccati dal gruppo» aveva solamente ribattuto Derek mentre sentiva quel dannato calore che solo Stiles gli procurava arrivare fino alla bocca dello stomaco. E quel «Non mi importa assolutamente, anzi, meglio» del neo-diciottenne che nel frattempo aveva posato una mano sul suo fianco di certo non aiutava. «Dove credi che siano?» chiese «Non lo so, Tommy sarà sicuramente a mangiare» replicò Stiles aggrottando la fronte. «Bene, raggiungiamoli» concluse Derek strattonandolo verso il ristorante più vicino.

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«Santo cielo, era ora!» disse Lydia non appena li vide ed Erica scoppiò a ridere. «Che avete fatto?» gli chiese poi. Stiles arrossì cercando di formulare un ‘nulla’, Derek? Impassibile come sempre. «Qual è la prossima tappa? Le tazze rotanti?» chiese Scott. «Speravo in qualcosa di più oscuro» ammise Allison mordendosi le labbra e tossicchiando. Scott la guardò facendole l’occhiolino, poi la prese per mano e la portò nella casa stregata, scura.
«Ho bisogno di una giostra acquatica, ce ne sono?» Erica strattonò Boyd aspettando una risposta. Jackson annuì e Boyd le strinse il fianco, camminando verso le cascate. «Jackson muoviti» lo rimbeccò Lydia «Voglio andare dal truccatore e diventare una principessa» disse ridendo. Jakson sorrise e, prendendola per mano, si diresse verso un uomo sulla cinquantina che armeggiava ombretti e matite colorate. «Mi ucciderai prima o poi» ammise poi lasciandole un bacio sulla tempia.

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«Voi?» chiese allora Stiles notando Peter e Isaac. «Credo che andremo a trovare Peter Pan» aveva risposto Isaac dando una spallata all’amico. Stiles fece una smorfia «Non è affatto pauroso!» ammise, poi spostò lo sguardo vacillante verso Derek, «Tu..tu vai con loro?» gli chiese con voce tremante.
Perché si sa, Stiles, diciottenne indeciso sul suo orientamento sessuale, ha la strana abitudine di non voler restare solo, o meglio: se c’è Derek preferirebbe stare solo con lui piuttosto che solo solo.
Derek lo guarda, riesce e vedere la paura di un “no” nei suoi occhi, riesce a sentire l’istinto da lupo che richiama il bisogno di un compagno e diavolo no! Certo che non ci andrà, non ci andrà perché lasciare Stiles da solo significherebbe stare con l’ansia per tutto il giorno, non sapere dove effettivamente sia Stiles lo fa impazzire. Lo fa impazzire per il semplice fatto che lui è il suo compagno, è stato scelto, anche se ancora non lo sa. «Intendo..puoi anche non restare con me se non vuoi» ammette poi torturandosi le labbra.
Derek lo guarda, guarda i suoi denti stretti attorno a quelle labbra e perché le sta stringendo così forte, diamine? «E lasciarti da solo il giorno del tuo compleanno?» gli risponde sorridendogli. «Beh, non credo che importi a molti» replicò l’altro guardandosi in torno: tutti erano spariti, volatilizzati.
«A me sì» ammise infine Derek, Stiles arrossì, boccheggiò e «Sul serio..» soffiò lentamente. «Non vado da nessuna parte» concluse l’alpha grattandosi una spalla. «Grandioso! Forza, andiamo»

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Chi gliel’aveva fatto fare? Ecco la domanda che fluttuava nella mente di Derek, chi diavolo gliel’aveva fatto fare di seguire un ragazzino in preda a spasmi ormonali che vuole provare ogni singolo tipo di giostra? Chi?
Erano in fila da un’ora, gente di tutta l’età era impaziente la metà di Stiles di salire su quelle stupide tazze rotanti. Stiles calpestò qualche bottiglia di vetro e, rischiando di cadere più volte, si aggrappò al giacchetto di Derek che, in cuor suo, era felice come una Pasqua. (Ma non l’avrebbe mai ammesso, comunque). Quando, dopo l’ennesimo minuto passato, Stiles decise di alzarsi in punta i piedi su un muretto mal costruito per vedere quanto ancora mancasse al loro turno, cadde. «Stupido» ringhiò Derek cercando di mascherare una risatina mentre si abbassava per aiutarlo: aveva messo un braccio sulle sue spalle e l’altro attorno alla sua vita, la distanza era minima. E perché? Uccidetemi. si chiedeva Stiles.
Stiles tossì «Impossibile! Io, stupido? Io sono Stiles e Stiles è un genio insomma noi siam-» si bloccò non appena la presa di Derek si fece decisamente più stretta attorno al suo busto. Aria, aveva decisamente bisogno d’aria. «Sei un idiota» ammise l’altro soffocando una risata nei suoi capelli.

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Quando finalmente salirono sulla giostra, Stiles iniziò uno dei suoi soliti monologhi e Derek ebbe l’impulso di trasformarsi, fare una strage, farsi uccidere dal padre di Allison e passare finalmente un’eternità serena. «Ora, non è per niente divertente Der, perché sì, so che stai pensando di uccidermi, quindi dovrò fare in modo che il tuo lato mannaro meschino non esca altrimenti tutte le persone sulla faccia della Terra ammirerebbero la tua pazzia e la mia ansia; mi stai ascoltando?» gli chiese Stiles mentre iniziavano a girare come delle trottole. Il suo ginocchio finì contro quello di Derek e immediatamente si immobilizzò. L’alpha in tutta risposta glielo prese tra le mani, accarezzò il tessuto e «Lascialo qui, tranquillo, tanto tra poco mi sarai sicuramente tutto addosso» concluse ridendo. E per Stiles Stilinski non c’è niente di più bello che sentire la vera risata di Derek Hale.

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«Questa giostra è stupida» ammise dopo essere sceso. «Solo perché sei caduto sul pavimento della tazzina un paio di volte non significa che sia stupido, Stiles» lo rimbeccò l’altro sorridendo.
Non era andata tecnicamente così, cioè sì, era caduto, ma solamente perché Derek metteva le sue mani ovunque e sussurrava parole strane e davvero Stiles non ce la faceva più.
«Derek!» «Sì?» «Andiamo sulla ruota panoramica!» no.

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Il sole splendeva illuminando il parco divertimenti, tutti erano allegri tranne uno stupido alpha terrorizzato dalle altezze. «Stiles, no ti prego» aveva sussurrato arrossendo, l’altro si girò, lo guardò e d’istinto poggiò la sua mano sulla sua spalla. Brividi. «Stai bene?» gli chiese allora notandolo pallido – più del solito. «Ho paura delle altezze.» ammise e Stiles scoppiò in un’immensa risata. «TU! Tu, un lupo mannaro, un alpha! HAI PAURA DELLE ALTEZZE, DER, SUL SERIO?» continuò tra le risate, poi, improvvisamente si fermò guardandolo negli occhi: seri e rossi.«Sei serio, oddio scusa io non-» «Va bene, me le farò piacere per te.» concluse trascinandolo in cabina.

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«Questa giostra è sempre stata la mia preferita da quando ero bambino» gli disse Stiles cercando di calmarlo. «Stare in una cazzo di cabina volante ti tranquillizzava? Bene» ammise Derek sentendosi mancar l’aria e iniziando a boccheggiare. Stiles gli si avvicinò prendendogli il viso tra le mani «No, no Derek, non puoi avere un attacco di panico, quelli che li ha sono io» disse velocemente mentre col pollice gli accarezzava uno zigomo. Derek si rilassò un attimo ma, non appena aprì gli occhi, sentì un’immensa fitta allo stomaco e il corpo tremare. Aria, dov’era l’aria? «No, ascoltami, ascolta la mia voce»continuò a dirgli Stiles inginocchiato su di lui mentre continuava ad accarezzargli lentamente il viso: contorno degli occhi, profilo del naso, contorno della bocca e del collo. «Quando ero un bambino e litigavo con i miei genitori salivo sempre su questa giostra, c’era un parco vicino casa, conoscevo il proprietario e mi faceva salire gratis, pensa che culo!» iniziò e Derek scoppiò in una risata soffocata e interrotta da Stiles «No, non ti sforzare, sh» lo ammonì mentre una sua mano finiva ad accarezzare l’attaccatura dei capelli neri.

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«Stavo dicendo, cosa stavo dicendo?» sussurrò imbarazzato dopo alcuni minuti. Si era preso cura di Derek, gli aveva fatto ispirare ed espirare l’aria parecchie volta prima di vedere la sua pelle colorarsi e tornare normale. «Che sei bello» sussurrò col fiato corto. Stiles si bloccò, lo guardò e con la mano a mezz’aria sussurrò un «Co-Cosa?» con il cuore a mille. Derek lo sentiva, quel battito, e lo mandava fuori di testa. «Sii il mio compagno, sei stato scelto, sii il mio compagno» continuò a sussurrare con gli occhi chiusi perché guardarlo avrebbe significato perdere la cognizione del tempo e la ragione. «Scelto? Compagno? Der, che è un’altra roba da lupi?»ammise corrugando la fronte. Ma in realtà pensava solamente a una cosa. Compagno. Sii il mio compagno.

- «Sì, più o meno, non farci caso» ammise ridendo l’alpha, Stiles lo guardò soffermandosi su quel sorriso. I denti. Quei denti così bianchi e perfetti e tutti da mordere. «Perfetti» si lasciò sfuggire contemplandolo. Quello smise di ridere, lo guardò negli occhi e «Cosa?» ripeté in attesa. «I tuoi denti, sono perfetti, assomigliano a quelli di un coniglio» ammise iniziando a ridere. Derek lo fissò di nuovo –e, tra parentesi, quello sguardo bruciava sulla pelle di Stiles. «No!» si affrettò a dire.
«Sì! Sì! Sì!» Stiles rise battendo le mani. Derek chiuse istintivamente le labbra e si portò le braccia al petto. «Dai mostrami i tuoi dentini» continuò Stiles mentre portava un dito sulle labbra di Derek cercando di fargliele aprire. Quello buttò la testa indietro e lo spostò. «Smettila» disse serio. «Amo i tuoi denti» ammise infine Stiles mentre la sua voce tremava . Rivolse a Derek un sorriso che mai aveva rivolto a Scott o Lydia e questo lo fece sentire estremamente importante nella vita di quel ragazzino. Lo fissò intensamente esaminandolo per bene: Gli occhi chiari si confondevano col cielo di quel pomeriggio, la bocca leggermente dischiusa e quelle guance così arrossate con quell’accenno di barba così tremendamente sexy da mordere. Era perfetto.

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Derek allora gli afferrò il ginocchio, gli si avvicinò e «Dio, Stiles, Dio» ammise premendo le labbra contro le sue. Stavano lì, incastrate tra Stiles e il suo corpo bollente, erano lì mentre Stiles timidamente gliele mordeva facendolo impazzire. Erano dove erano sempre destinate a stare:.
E mentre Derek accarezzava la bocca di Stiles con la lingua, cazzo, quello riusciva solamente a pensare a come diavolo non si fosse accorto prima di tutte quelle farfalle che stavano volando nel suo intero corpo, perfino nei capelli, a quel cuore che stava battendo così forte perché ora Derek si era dedicato al suo collo e lo stava mordendo, leccando, marchiando come mai nessuno aveva osato fare. E gli piaceva, eccome. «No Derek, sarebbe patetico venire in una giostra come dei quindicenni, ti prego» si decise a sussurrare contro il suo collo, perché ora era lui a lasciargli tanti piccoli –mica tanto- segni rossi su quello strato di pelle così pulito prima dell’arrivo di Stiles.
Derek rise e «Dovremmo tornare dagli altri» ammise, mentre pochi minuti dopo aggiunse un «Ricordati che sono io l’alpha, Stiles, e a casa saranno cazzi tuoi» dopo l’ennesimo morso sulle labbra.
  
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