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Autore: Sabriel Schermann    09/06/2013    0 recensioni
A volte è necessario soltanto andare avanti, rinchiudersi in se stessi e continuare a camminare, senza aspettarsi nulla.
Per non sprofondare. Per non cadere a terra.
Per non smettere di credere nelle infinite possibilità della vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 – The masks I wear will never change me



Appena apro la porta della mia camera, decido di farmi un bel bagno rilassante.

Metz disse che domani sarà una giornata faticosa: questa mi è parsa stancante come una passata a combattere centinaia di titani.

Chiudo la porta dietro di me e comincio a spogliarmi, poggiando i morbidi vestiti sul letto.

Cerco di ricordare l'ultima volta che ho fatto un bagno rilassante, tranquilla e liberando la mente.

Non lo ricordo nemmeno più. Dev'essere passato così tanto tempo.

Lascio scorrere l'acqua sulla ceramica fredda della vasca, versandoci un po' di bagnoschiuma alla fragola e qualche petalo di rosa.

Non so perché lo sto facendo. So solo di averne bisogno, molto bisogno.

Ho bisogno di rilassarmi e non pensare a nulla. Aprire la mente e godermi ogni attimo del silenzio attorno a me.

Poggio l'ultimo petalo sull'acqua, quando improvvisamente un rumore proveniente dalla camera da letto mi fa tendere l'orecchio.

Tornando velocemente nella stanza, mi infilo l'accappatoio e vado ad aprire la porta.

“Dante...che ci fai qui?”, domando stupita, trovandomi davanti un Dante stanco e esausto, con in volto un'espressione sfinita.

Non risponde, ma entra nella stanza e chiude la porta dietro di sé.

Mi prende il viso tra le mani, baciandomi la fronte.

Poi le poggia sul mio collo, sulla clavicola, fino ad arrivare alle spalle e far scivolare lentamente l'accappatoio a terra.

Accarezza la mia pelle, annusa il mio collo, bacia le guancie, afferra i fianchi.

Mi trascina lentamente in bagno, spogliandosi davanti a me e facendo scivolare con grazia sublime i suoi vestiti al pavimento.

Lo osservo in tutta la sua nudità. Il suo corpo è così bello e incantevole che mi sembra di non averlo mai visto prima.

Poi si infila nella vasca, invitandomi ad entrare insieme a lui.

Poggio la testa al petto, ascoltando il suo cuore battere a ritmo regolare.

Una sua mano mi accarezza la testa, baciandomi di tanto in tanto i capelli.

L'acqua calda accarezza i nostri corpi come una madre il suo bambino: mi lascio cullare nelle sue braccia, quasi sprofondando nel sonno.

Ma non mi addormento. C'è qualcosa che mi tiene sveglia.

Forse il rumore del suo cuore. O forse l'ansia nel mio.

Le sue mani non smettono di accarezzarmi la testa, tracciando sempre lo stesso percorso.

Rimaniamo così, in silenzio, per quelle che mi sembrano ore.

Poi la sua voce sottile e sussurrata rompe il silenzio.

Chiudi gli occhi e lasciati andare. Sii te stessa per una volta, Zhalia”

Così chiudo gli occhi, quando l'altra sua mano mi accarezza una guancia.

E rimaniamo così, in silenzio, fino alla fine del giorno.


~


Sono appena le otto di mattina quando usciamo dall'albergo.

Metz era stato chiaro il giorno precedente: dovevamo raggiungere il misterioso luogo al più presto, prima dell'Organizzazione.

Stiracchiandomi, mi strofino gli occhi, per poi aprirli, rimanendo basita.

Il mio cuore comincia a battere forte, e le mie membra si svegliano improvvisamente.

Davanti a me si trova una fila di uomini, tutti vestiti rigorosamente uguali, con lo stesso marchio.

Dietro di loro ci sono un paio di cercatori intrappolati da un'energia magica che non conosco, probabilmente fanno parte della Fondazione, e sono stati catturati.

Senza perdere tempo, Dante invoca Maelstrom che, posizionandosi davanti a noi, ci protegge.

Mi stringo all'uomo che amo, agitata e sorpresa. Mi sento come se fossi già stata sconfitta.

“Dante...sono troppi, non ce la faremo mai”

Lui mi guarda preoccupato, per poi spostare lo sguardo sul suo mentore, che in lontananza lo rassicura:”Ragazzi, contiamo su di voi”

Dante lo osserva di rimando, per poi spostare lo sguardo sulla fila infinita di cercatori, immobili.

Nei suoi occhi vedo la voglia di combattere, di sconfiggerli, con l'impazienza di un bambino.

Anche a costo della vita. Così comincia la battaglia.

Dante si lancia contro di loro, e tutti i cercatori invocano i propri titani.

Compresa io.

Ma come dissi a Dante, i nemici sono troppi e in poco tempo rimaniamo senza alcuna energia.

Quando tutti i nostri titani sono stati sconfitti, corro in direzione di Dante, a terra, esausto.

Ma un uomo mi ferma, spingendomi nella direzione opposta.

Poi gli uomini diventano due, forse tre, e la possibilità di raggiungere Dante è quasi impossibile ormai.

Osservo Lok e Sophie dietro di me, seduti a terra doloranti.

Osservo Metz, trattenuto come me da alcuni uomini.

Poi sposto di nuovo lo sguardo su Dante, osservando una figura nascosta sotto un mantello, avvicinarglisi lentamente.

Lui è steso a terra, probabilmente con gli occhi chiusi, e si tiene la spalla, ferita profondamente.

Ormai capisco che non ha nemmeno più la forza di alzare lo sguardo.

Ma l'uomo non esita, e con un sorriso trionfante, scatena un'energia luminosa e letale contro di lui.

Improvvisamente, mi dimeno, cercando di impedire tutto questo.


Ormai il tuo destino è compiuto. Ora non puoi più tornare indietro. Hai firmato la tua condanna e scavato la tua fossa. Ora, è davvero finita”


Osservo il suo corpo immobile e pallido.

È incredibile la velocità con cui una vita può essere spezzata, penso.

Forse sono l'unica che ha ancora la forza di piangere.

Silenziosamente, una miriade di lacrime scende sulle mie guance.

Ancora una volta, come l'ultima, le osservo suicidarsi.

Ma questa volta, nessuna mano verrà a salvarle. Ormai più nessuno potrà farlo.

A terra, con il cuore in mano, continuo a piangere il mio dolore muto, fino a quando il sole non tramonta, lasciando spazio ad una luna bianca e piena.

Rimango lì, fino quando il corpo di Dante non viene portato via, fino a quando il cielo non si scurisce, cominciando a piangere con me.

   
 
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