I am god!
Entrò a fatica all’interno dell’edificio, trascinandosi,
passo dopo passo.
Gli avevano sparato! Quel bastardo di Matsuda aveva
premuto il grilletto contro lui, kami.
Il suo volto, già contrito dal dolore, si piegò in una
mefistofelica smorfia di disgusto.
Diede una spallata alla pesante porta di ferro, spalancandola.
L’antro era in penombra. C’era odore di muffa e di sporco e la scala,
posta davanti all’ingresso, aveva l’aria di non essere stata calpestata da
secoli. Si avvicinò ad essa lentamente, e si lasciò cadere.
Al dolore per le ferite, si aggiunse la penosa fitta alla spina dorsale. Sentiva
quegli scalini così duri, e freddi, premergli contro le vertebre.
Era impossibile che fosse finita così. Lui era dio! Lui
era l’artefice del nuovo ordine.
Osservava il soffitto lurido con gli occhi sbarrati. Il petto
gli doleva da impazzire.
Se entro quaranta secondi non viene inserita la causa di
morte, il soggetto perirà per attacco cardiaco.
Attacco cardiaco. Ecco cosa gli stava accadendo… qualcuno
aveva scritto il suo nome.
Ryuk sei stato tu?
- Lo Shinigami ha mantenuto fede alla parola data.
Light spostò rabbiosamente gli occhi.
Chi? Chi gli era davanti in quel momento?
Socchiuse gli occhi e s’aggrappò con la forza della
disperazione a quel frammento di vita che ancora gli impediva di precipitare
nell’oblio.
La luce, in un punto davanti a lui, sembrava più abbagliante. Un bagliore pulito, che
percuoteva i suoi occhi. Il dolore diventava sempre più feroce, mentre ai suoi
polmoni giungeva un quantitativo di aria assai misero. Aveva la bocca spalancata
e cercava di respirare, ci provava… almeno.
E’ il tunnel… il paradiso… ecco… io…
- No. Non è il Paradiso. Non rammenti ciò che ti disse lo
shinigami?
Rammentare… ? Ora?
- Chi usa il Quaderno della morte non andrà né all’Inferno,
né in Paradiso.
Era vero, Ryuk gliel’aveva detto il primo giorno che l’aveva
incontrato, ma lui se n’era dimenticato. Non se n’era curato. Lo credeva un
momento così lontano… lui, il possessore del quaderno della morte… non poteva
morire.
L’aria ormai non entrava più in lui, e un velo nero ricoprì
il suo sguardo. L’oscurità gli piombò addosso all’improvviso, e quando riuscì a
riaprire gli occhi, si accorse che il dolore al petto era scomparso e con esso
quello scaturito dalle ferite.
- Sono vivo! Vivo! – gridò preso da una smania folle.
Si alzò in piedi, tastandosi per tutto il corpo.
Era stato un sogno! Near, la sostituzione del quaderno,
l’incontro del 28 gennaio… Tutto un sogno!
Non poteva trattenersi dal ridere. Finalmente, poteva dare
sfogo a tutta l’ilarità che aveva dovuto reprimere mentre assisteva a quell’inutile
commedia.
C’era riuscito. Yagami Light era sopravvissuto alla morte!
Yagami Light era dio!
- Non ne sarei così convinto!
Light smise di ridere. Quella voce, la stessa di prima, non
era scomparsa. Che cosa voleva da lui? Era alle sue spalle, ma lui non voleva
voltarsi. Non voleva vedere con i suoi occhi.
Quel verme… Chi era? Un membro dell’SPK, qualcuno che
conosceva? Uno shinigami? Un…
- Yagami Light, perché non volgi il tuo capo alla tua destra.
Nonostante cercasse di pensare razionalmente, Light era tutto
un fremito. Ogni cellula del suo corpo vibrava terrorizzata. Non voleva ubbidire
al comando di una voce sconosciuta. Avrebbe voluto restare lì, in eterno, con lo
sguardo fisso sulla parete nuda e sporca davanti a sé. Non osava guardare a
terra, come gli aveva indicato lui. Aveva una fifa maledetta.
Ma non poteva restare lì. Misa lo aspettava in quella camera d’albergo. E
avrebbe dovuto approntare un piano per Near. Sì, se ragionava bene forse poteva
ancora scamparla…
Abbassò lentamente lo sguardo alla sua destra. Proprio nel
punto dove s’era sdraiato quasi senza vita. Il suo corpo era lì, disteso sugli
gradini, l’elegante completo sporco di sangue, gli occhi chiusi come se stesse
dormendo.
- Cos’è questa storia? – urlò sgomento.
Il sudore gli imperlava il volto, mentre cercava una
spiegazione razionale a quanto stava vedendo.
- Mi stupisce che un uomo così intelligente come te, non lo
capisca.
Light si voltò di scatto, quasi con rabbia, verso quella voce
insistente che continuava a parlargli.
Ma non vide nessuno. C’era soltanto lui in quel luogo. Lui, ovvero, la sua anima
e il suo corpo.
Era morto! Alla fine era morto! Ryuk aveva scritto il suo
nome sul quaderno e lui era morto… lui… Kami.
- Yagami Light.. - chiamò nuovamente la luce.
- Chi sei? Cosa vuoi? Perché non ti fai vedere? – gridò Light
disperato.
- Perché a voi umani non è concesso vedermi.
La voce si credeva tanto superiore da celarsi alla sua vista.
Come osava? Nessuno… nessuno è superiore a Yagami Light,
il dio del nuovo mondo!
- Kami? Tu…? Un uomo? – domandò sarcastica la voce, poi
aggiunse, quasi con tristezza: - Rammenti Light cosa ti disse lo Shinigami…
sulla sorte riservata agli umani che fanno uso del quaderno?
- Io… io…
Light si voltò e iniziò a correre verso l’uscita.
Doveva andarsene al più presto da questa follia. Che fosse
uno shinigami, un fantasma, un demone, un dio… non aveva importanza, purché gli
stesse lontano.
Si aggrappò alla maniglia, ma questa gli attraversò la mano. Cercò di prenderla,
una, due, tre, dieci volte, ma era tutto inutile. Il suo corpo non poteva
afferrare nulla… era uno spettro. Era morto… e quell’essere senza volto che gli
stava alle spalle era venuto a prenderlo. A condurlo nel luogo a lui designato.
- Bene Yagami Light, infine hai compreso.
- Non ci vengo! Non ci vengo! Non ci vengo! – gridò,
continuando a cercare una possibile via d’uscita.
Fuori il cielo era cupo e privo di stelle, solo la luce dei
lampioni esterni rischiarava l’interno dell’edificio.
- Non vuoi venire? Eppure… sapevi cosa avrebbe comportato
l’uso del quaderno? Avresti potuto riporlo dove l’avevi trovato. Invece, l’hai
usato. Non una, non due, ma centinaia di volte. Avresti potuto rifiutare il
potere che ti era stato mostrato. Ma non l’hai fatto.
- Io… io…
Non c’era più ritegno nella sua anima. La sentiva gridare con
tutta sé stessa, ribellarsi a quel destino che era stato tracciato nel momento
stesso in cui aveva scritto il primo nome sul quaderno. Tutto questo era già
scritto.
Lui… che cos’era lui…?
Non aveva più importanza. Ormai, aveva capito.
L’oscurità l’avvolse, questa volta per sempre. Alla fine…
sarebbe giunto nel luogo riservato a chi come lui, era stato uno shinigami in
terra. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a quell’abbraccio così saturo d’oblio.
* * *
- Devo aggiungere una
regola al quaderno!
Ryuk nell’udire quella voce per poco non cadde dal pilone,
dove s’era seduto per osservare Tokyo un’ultima volta.
- Mio signore, voi qui?
- Chi altri, Ryuk? – rispose la voce – Ho condotto l’umano
nel luogo assegnatogli.
- Capisco! In fondo, gliel’avevo detto… è stata una sua
scelta.
- Una scelta che gli è costata molto cara. Comunque…
l’operato di Light mi ha convinto a incrementare il quaderno di una nuova
regola.
- Mio signore, non vorrete?
- Leva il condizionale, Ryuk… l’ho già fatto.
Lo shinigami estrasse il quaderno e lo sfogliò rapidamente
fino a fermarsi sull’ultima regola scritta fino a ieri. Voltò quella pagina…
augurandosi inutilmente di non trovarvi nulla, ma purtroppo, non era così.
Si voltò sgomento verso l’essere che aleggiava al suo fianco.
- Ma questa regola è ingiusta! Ed io come farò?
- Trovati un altro divertimento, Ryuk. E’ sempre stimolante
vederti all’opera.