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Autore: monnezzakun    09/06/2013    3 recensioni
Sarebbe stato bellissimo poter imbracciare uno scudo ed un spada splendente con cui combattere per il suo sorriso pallido, per le sue labbra sottili, per la macchiolina minuscola vicino all'occhio sempre celato dai capelli. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poterlo restituire a quel regno di magia di cui era originario; avrebbe dato il suo cuore pur di donargli un po' di quella tranquillità che sempre sembrava mancargli.
[Happy (fake)Zemyx Day!]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Demyx, Zexyon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
- Questa storia fa parte della serie 'Sleeping Beauty'
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Sleeping Beauty ~

di storie, caffellatte e pagine mai scritte

 

 

 

#So arm thyself with this enchanted Shield of Virtue,
and this mighty Sword of Truth,
for these weapons of righteousness
will triumph over evil.

 

 

 

Aprì gli occhi lentamente, le palpebre appiccicose per il sonno prolungato.
Sollevò una mano, sfregandola sul viso stanco, infastidito dal sole che penetrava dalle tende sottilissime e di un azzurro pallido reso ancora più chiaro dalla luce.

Le lenzuola frusciarono lievi quando si tirò a sedere, stirando gli arti indolenziti.
Zexion, accanto a lui, ancora dormiva: se ne stava rannicchiato vicino al bordo del letto, la schiena arcuata, la pelle meravigliosamente distesa e bianca. Si intravedevano le sporgenze delle vertebre e i tre nei piccolissimi poco sotto la nuca, distanti non più di una falange l'uno dall'altro.
Demyx si sporse per raggiungere il comodino dall'altro lato del letto, premendo il pulsante sopra la sveglia cercando di muoversi il meno possibile, lasciandosi sfuggire una risata in uno sbuffo quando lo sentì mugolare mentre scalciava via le coperte.
Gli baciò la spalla prima di alzarsi, andando in cucina a fare il caffè. Sorrise davanti al calendario, inebetito e ancora assonnato. Nove giugno.
Si poggiò al frigo, rabbrividendo per il contatto della pelle nuda con la superficie fredda. C'erano un vecchio giornale sul tavolo e un paio di pile posate dentro il centrotavola di vetro.
L'appartamento di Zexion era sempre incredibilmente vuoto. Oltre ai pochi mobili e agli effetti personali, rigorosamente tenuti in ordine nel posto che loro spettava per tacito regolamento non c'era mai niente di più di un libro poggiato su un tavolino.
Demyx avrebbe voluto poter dire che quella di soprammobili e altri oggetti sarebbe stata un'aggiunta inutile, quasi fastidiosa; avrebbe letteralmente adorato l'idea di tornare a casa la sera e poter sentire in ogni angolo la presenza del suo non-fidanzato, nel letto, negli stipiti delle porte, nel cigolio gracchiante che faceva il letto quando andavano a dormire.
Ma nulla in quelle fantasie era vero: non c'era assolutamente niente di Zexion in quelle stanze.
Era una casa abitata per metà.
Sbuffò, sentendo la caffettiera che iniziava a borbottare sul fornello. Preparò le tazze bianche a pallini blu, grandi come scodelle e perfette per intingere i croissant nel caffellatte.
Spalmò quattro fette biscottate con la marmellata di mirtilli, poggiandole in un piattino di ceramica con disegni colorati di fiori. Glielo aveva regalato qualche settimana prima perché lo aveva notato in un negozietto di antiquariato ed era troppo carino per non comprarlo, specialmente perché l'edera delle decorazioni somigliava a quella incisa sulle copertine di alcuni dei suoi libri, quelli sui ripiani più alti, lunghi e sottili e disposti in un preciso ordine perché gli ornamenti sul dorso formassero una figura bellissima di rovi e piante e rose d'oro, sottile e precisissima.
Andò in salotto mentre ancora la caffettiera gorgogliava, raccogliendo a mano a mano che si faceva strada nella stanza fogli di pentagramma e penne cadute dal divano, un solo e misero calzino incastrato sopra il calorifero, un libro enorme di cui non riusciva nemmeno a leggere il titolo che era rimasto aperto sul tavolino quando lo aveva trascinato a letto – si ritrovò a riordinare le bozze delle storie di Zexion, perché si sarebbe di certo arrabbiato se avesse scoperto che le aveva lette tutte mentre lui si lavava i denti e infilava il pigiama.
Sedette sul bracciolo della poltroncina, finalmente sveglio del tutto. Aveva lasciato in bella vista il pacchettino regalo per tutta la serata, posizionato proprio sull'ultima tesi scritta per l'università perché fosse impossibile da non notare. Eppure Zexion non l'aveva né guardato né si era mostrato interessato, e Demyx non sapeva esserne triste o semplicemente rassegnarsi alla scarsa considerazione che l'altro aveva per quelle piccole premure.
Gli aveva preso una agenda tascabile, piccola e comoda per chi come lui aveva l'abitudine di sommergersi d'annotazioni e schizzi e bozze per qualsiasi cosa. Sulla copertina rigida, di un colore blu un po' slavato tremendamente simile a quello dei suoi capelli, non c'erano disegni particolari se non una cornice sottile argentata, incerta e appena tremante come fosse stata tracciata a mano.
Era l'unica cosa che gli era venuta in mente in quei giorni e non c'era veramente niente che potesse adattarsi meglio a Zexion, con quel suo carattere ingarbugliato e illeggibile ai più, come gli appunti che prendeva durante le lezioni in facoltà. E se faceva malissimo sapere di non essere più vicino a capirlo di una qualsiasi persona incrociata per strada, ne faceva un'infinità di più sapere che a Zexion probabilmente nemmeno importava di essere capito da lui.
Demyx sospirò, alzandosi di scatto e raccattando il pacchettino dal tavolo, tornando in cucina prima che altri stupidi pensieri gli rovinassero ogni buon proposito. Versò il caffè nelle tazze, stemperandolo attentamente con il latte senza esagerare con le quantità, visto che Zexion sembrava essere intransigente anche sul come preparare la colazione.
Avrebbe solo dovuto smettere di preoccuparsi. Poggiò anche il piattino con le fette biscottate sul vassoio, vicino al pacchetto regalo. Quando si affacciò in camera Zexion era ancora nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato, raggomitolato sul fianco e abbracciato al cuscino.
Si avvicinò silenziosamente, cercando di non battere i talloni nudi troppo forte sul pavimento. Dalle finestre filtrava una luce nitida, teneramente soffusa. Lasciò la colazione sul comodino, andando ad aprire la finestra per arieggiare la camera che odorava di chiuso e di sonno.
Allungò la schiena e alzò le braccia, beandosi dell'aria fresca, il sorriso di nuovo sulle labbra. Era inutile struggersi quando sarebbe bastato un “Buon compleanno, Zexion” per saziare l'inesistente bisogno di auguri e regali del suo fidanzato – e sì, diamine, almeno per quel giorno poteva permettersi di considerarlo il proprio fidanzato.
Gattonò sul letto, strusciando come un gatto il naso sulla spalla del suo bello addormentato, mordicchiandogli poi un lembo di pelle nuda – e solitamente avrebbe come minimo rischiato di venire sventrato per aver avuto l'ardire di disturbare Zexion prima che avesse eretto le difese, acceso il cervello, sciacquato la bocca e raggiunto un livello di tolleranza tale da non sentirsi in diritto di uccidere per un capello fuori posto.
Scivolò sotto le coperte al primo ringhio, facendo aderire la sua schiena al proprio petto, circondandolo con le braccia per non farlo scappare. Iniziò a baciarlo sulla tempia, scendendo fino alla guancia; Zexion mugugnò infastidito, scacciandolo con una mano. Demyx sospirò, carezzandogli l'addome piattissimo.
«Ti do fastidio?» sussurrò, continuando a carezzarlo con la punta delle dita. «Vuoi che smetta?».
L'altro bofonchiò qualcosa mentre strofinava la guancia contro il cuscino e Demyx si preparò ad allontanarsi per non disturbarlo più, ma Zexion intrecciò le gambe con le sue e si lasciò stringere, le palpebre calate e la bocca socchiusa.
«Buongiorno e buon compleanno, Zeku» disse, stringendolo di più e tempestandolo nuovamente di baci, scatenando di conseguenza una nuova ondata di lamentele.
Lui si limitò a ridere, carezzando le ciocche chiare del ciuffo, scostandoglielo dal viso perché non gli facesse il solletico. Fece scivolare il pacchetto regalo vicino alla sua mano, lasciandogli un bacio sul collo. Entro poco tempo Zexion si sarebbe svegliato, avrebbe fatto la doccia e forse avrebbe aperto il suo regalo. A Demyx non importava di nessuna di quelle cose, al momento, ma era interessato solo a contare quanti nei avesse sulla clavicola, quanto elastica la pelle fosse alla base del collo.
Zexion si lasciò torturare in silenzio, gli occhi ora aperti e lo sguardo rilassato. Vide le sue labbra tremare come se per un momento fossero state sul punto di lasciar uscire qualche parola, ma rimase in silenzio, stringendo il bordo del regalo ancora incartato.
C'era improvvisamente un'aria quieta, armoniosa. Sarebbe stata bella da scrivere su carta e da suonare, pensò, eppure era quasi sicuro di quanto Zexion sarebbe stato restio a ricordare un momento di così totale abbandono fra le sue braccia, di inerme tenerezza. Non era tipo da carezze né da compleanni; ma non per questo si asteneva sempre da ogni dimostrazione d'affetto.
Demyx lo baciò e lo ribaciò come se avesse paura che senza lasciargli quei segni volutamente umidi sulla guancia sarebbe appassito, come se la sua pelle di carta rischiasse di non venir mai segnata dal tempo che tanto rende belli i libri.
Zexion piegò le labbra in un sorriso flebile, sollevando la mano fino a posarla sulla sua guancia, intrecciando le dita dell'altra con quelle della mano posata sul suo addome.
A Demyx non erano mai piaciute le persone come lui, prima d'incontrarlo. Non sorrideva mai se non in casi rarissimi, riservava a chiunque solo sguardi taglienti, misteriosi, mai direttamente rivolti al viso dell'interlocutore. Aveva una bellezza un po' antica, raffinata: sarebbe stato perfetto in una fiaba, tristemente rinchiuso in una prigione che non era altro che la sua intelligenza.
Sarebbe stato bellissimo poter imbracciare uno scudo ed un spada splendente con cui combattere per il suo sorriso pallido, per le sue labbra sottili, per la macchiolina minuscola vicino all'occhio sempre celato dai capelli. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poterlo restituire a quel regno di magia di cui era originario; avrebbe dato il suo cuore pur di donargli un po' di quella tranquillità che sempre sembrava mancargli. Si sporse, schiacciandolo un po' per baciargli le palpebre nervose, tremanti per il costante movimento dei suoi occhi.
Zexion sbuffò, portando la mano che era abbandonata sulla guancia di Demyx ai propri occhi, cercando di far passare un po' dell'appiccicosa sonnolenza che ancora lo avvolgeva. Strofinò una caviglia sul suo polpaccio e voltò lentamente il viso per poterlo baciare.
«Ti ho preparato la colazione, bello addormentato» disse Demyx, e poco importava della gomitata ai reni che si prese una frazione di secondo dopo, poco importava anche del tempo e degli impegni e dello studio per quel giorno: era domenica nove giugno e non importava niente al di fuori di quel letto.






Angolino dell'autrice
Questa fic ha una storia molto stupida alle spalle. 
Premessa: è la prima di quattro. Non tutte sulla Zemyx, anzi, due sono AkuRoku perché Ella altrimenti mi va in astinenza XDDD e s'imbarbagianna perché lei non riesce a scrivere, e visto che io improvvisamente - ohibò! - ci riesco gliele scrivo io *pets*. 
Il senso portante delle storie è sempre lo stesso: qualcuno dorme e qualcuno rompe le balle. Il tutto condito da pucciness e da fluff. 
Spero vi sia piaciuta almeno un pochino, se volete lasciatemi un commentino e se vi va demolitela anche, così cresco e non scrivo più puttanate. 
Thanks for reading!

EDIT: ovviamente sono un genio e mi sono dimenticata di dire che le citazioni iniziali vengono tutte dal film disneyano Sleeping Beauty.




Kingdom Hearts © Square Enix & Disney. Questa Fan Fiction è stata scritta per puro diletto, senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione di © è dunque intesa.


   
 
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