Dedicata a chi, volente o nolente, mi ha stregata.

Inizio con il chiederti scusa. Scusa perché non riesco a dirti in faccia che ti amo. Perché è sbagliato, perché non dovrebbe essere così.
È strano, io non piango, io non soffro, io non amo. O meglio, non ho mai amato fino ad ora.
Non riesco a capire chi piange per amore, chi muore dentro ogni giorno, perché per loro potrebbe essere facile, perché a loro basterebbe un “ti amo” detto con il cuore e tutto si risolverebbe.
Invece io “ti amo” non te lo posso dire. Perché per la prima volta sarebbe sincero e perché per la prima volta tu non avresti scelta, e, non per colpa tua, non ricambieresti.
È brutto conoscere la fine della storia. Leggere le ultime pagine del libro e poi proseguire nella lettura come se niente fosse. Perché sai già come andrà a finire, e non c’è lieto fine.
È strano perché non credevo che la persona che mi avrebbe rubato il cuore per la prima volta potesse essere una ragazza. Perché non so se potrei piacerti, e nemmeno tu dovresti a me. Ma non ci riesco.
Non sei bella. Eppure per me sei perfetta. Ma quello che dico io non conta, perché in questo momento sono cieca, in questo momento sono innamorata.
Sorridi poco e non capisco perché lo fai. Eppure non ti posso rimproverare neanche questo, perché il tuo sorriso in questo modo diventa prezioso. Vorrei essere io la causa, ogni volta, ma so di non esserlo.
E sono gelosa lo ammetto, di ogni sguardo che rivolgi ad altri, di ogni briciolo di felicità che non trovi con me ma che altri riescono a darti. E sono invidiosa, perché vorrei capire come fanno.
L’amore ti rende incapace, incapace di essere te stesso e di farti amare a tua volta e non è giusto. Ora capisco a cosa si riferivano le altre ragazze quando soppesavano ed ingigantivano oggi piccolo gesto dei loro amanti. Era una ricerca di certezze, di verificare ciò che già sapevano, che erano amate.
Ma se lo faccio io il responso è diverso. A momenti sei così vicina che potrebbe essere possibile. Ma poi te ne vai, poi ritorni, e io non so che fare.
Sono avvelenata. Tu sei l’ antidoto, forse quello giusto, ma io non lo capisco e mi ostino a non prenderti. Perché significherebbe correre un rischio, significherebbe che potrei anche morire.
Non conoscerei più il finale della storia e questo mi spaventa. Magari il finale invece non è ancora stato scritto e allora tutto dipende da me.
Una scelta, che potrei rimpiangere per sempre: dirti che ti amo, che non ho mai amato nessuno così, ma se facendolo mettessi la firma al finale che ho già letto?
Vorrei solo che tu capissi senza che io te lo debba spiegare e rendessi tutto più facile. Che guardassi oltre ciò che forse non vuoi ammettere. Che piaci da morire alla tua amica e che stai facendo piangere una persona che aveva dimenticato come si facesse, che sorride per non farti vedere che la stai uccidendo.
Ma la colpa non è tua, non posso chiederti di amarmi quando io per prima non riesco ad accettare me stessa.
Non ci riesco perché ho paura che tu non sia come me, perché so che non lo sei. Eppure se penso alla felicità tu sei la prima cosa che mi viene in mente, sei un traguardo irraggiungibile.
Vorrei che leggessi queste parole, e che riconoscessi chi l’ha scritte per te ma non lo farai. Ed è giusto così forse.
Ti amo. È inutile negarlo, non più, come è inutile negare che rimarrai un sogno. Il mio sogno, il mio sogno meravigliosamente sbagliato.



N.d.a: è autobiografica? Sì lo è. Vi basti sapere questo :) L'ho scritta perchè scrivere mi fa sentire meglio e spero vi piaccia, non voglio dilungarmi troppo, grazie per aver letto!