Videogiochi > Mass Effect
Segui la storia  |       
Autore: Nymeria90    09/06/2013    3 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stazione spaziale, 2185
 
Il suo secondo risveglio non era stato meno traumatico del primo: in una stazione sconosciuta, sotto attacco, con una certa Miranda che gli diceva cosa fare e dove andare.
Non aveva avuto tempo per pensare, per riflettere sui dolori che sentiva alle articolazioni, il volto che gli tirava, le mani che formicolavano. Era scattato in piedi come una molla, i muscoli che rispondevano tonici e forti ad ogni ordine, la pistola salda nella mano, i poteri biotici così amplificati da lasciarlo senza fiato. Non era mai stato così forte, così letale, preciso, inarrestabile.
Dov’era stato? Cosa gli avevano fatto? Chi era lui?
Miranda lo chiamava Shepard e lui ricordava quel nome, ma l’uomo che lo portava non era mai stato capace di manipolare in quel modo l’energia oscura, non era mai stato in grado di “teletrasportarsi” contro il nemico. L’uomo che portava quel nome un tempo aveva avuto paura di morire. Lui non l’aveva.
Poi Miranda aveva smesso di parlare e lui aveva proseguito, abbattendo quei cosi metallici che, mentre gli sparavano addosso, lo invitavano molto garbatamente a deporre le armi. Non erano Geth, com’è che li aveva chiamati Miranda? Mech …
Lungo la strada verso l’uscita si era imbattuto in un soldato, un biotico discretamente potente, che sembrava uscito fuori da un olofilm di fantascienza con la tutina aderente e i modi marziali. Quell’uomo, Jacob, gli aveva detto cose che lui si rifiutava di comprendere: la Normandy distrutta, lui morto e risorto. Qualcuno aveva recuperato il suo cadavere e sempre quel qualcuno, per motivi a lui ignoti, lo aveva riportato in vita: progetto Lazarus, creato apposta per lui. Due anni. Erano trascorsi due anni e il suo equipaggio era finito chissà dove.
Dopo quelle notizie abbattere i Mech era diventato ancora più semplice.
Ma c’era dell’altro oltre la sua morte e resurrezione.
Alla fine Jacob si era deciso a dirgli per chi lavorava, il gruppo a cui apparteneva il simbolo che portava cucito sul petto, coloro i quali avevano speso tanti soldi e tanto tempo per riportarlo in vita: Cerberus.
Il suo primo istinto era stato quello di alzare la pistola e sparare a bruciapelo contro Jacob, senza rimpianti. In altre circostanze, probabilmente, l’avrebbe fatto.
Cerberus: un gruppo di terroristi xenofobi che giocavano con la scienza come un bambino gioca con una pistola carica. Durante i suoi viaggi per la galassia era incappato nei loro atroci esperimenti ma, soprattutto, ne era stato vittima.
Akuze era colpa loro.
Ma quel giorno decise di lasciare al biotico di fronte a lui il beneficio del dubbio. La curiosità ebbe il sopravvento sull’odio: perché lo avevano riportato in vita?
Secondo Jacob l’unico in grado di dargli quella risposta era l’Uomo Misterioso, l’unica testa di Cerberus.
La loro fuga dalla stazione era finita nel più assurdo dei modi, avevano trovato Miranda ed eliminato il responsabile dell’attacco. La donna che lo aveva risvegliato e guidato si era rivelata essere la stessa che aveva visto al suo primo risveglio, quando la vita era tornata prepotente nel corpo ricostruito e potenziato. Un corpo che non riusciva più a chiamare suo.
Domande, test, ricordi. Sì, lui era il comandante Shepard: lo spaziale, il superstite, l’eroe. Ricordava tutto.
La navetta era atterrata in un’altra stazione e lì aveva infine incontrato l’uomo responsabile di quello che era diventato.
L’Uomo Misterioso si nascondeva dietro un’interfaccia olografica, lontano anni luce e Shepard non poteva biasimare la sua prudenza. Sapeva bene che non avrebbe concesso a quell’uomo il beneficio del dubbio.
Ma per quanto disprezzasse tutto ciò che egli rappresentava, non poté fare a meno di ascoltare le sue parole: qualcuno stava rapendo i coloni umani e quel qualcuno, forse, lavorava per i Razziatori. Shepard era stato riportato in vita per quello: combattere e distruggere la più grande minaccia che l’umanità e l’intera galassia avevano mai dovuto affrontare.
Accettò con riserva le parole dell’Uomo Misterioso, gli disse che aveva bisogno di prove per credere alla sua storia, suscitando l’approvazione dell’uomo che aveva di fronte: una colonia umana, Freedom Progress, era appena stata attaccata, Shepard avrebbe avuto il compito d’indagare e poi, se le prove trovate lo avessero convinto, sarebbe stato reclutato per la missione.
Il suo primo istinto fu di dirgli di no: era già morto per l’umanità. Era stanco di combattere, stanco di veder morire le persone, stanco di dover prendere decisioni estreme per salvare il culo a della gente a cui non gliene sarebbe fregato niente. Lui era morto e, per quel poco che ricordava, era stato felice di esserlo. Finalmente in pace, finalmente libero. Ed ecco che qualcuno lo riportava in vita solo perché aveva bisogno di lui, perché lui era forte mentre tutti gi altri erano deboli, perché era maledettamente speciale.
No! Non combatto più!
Avrebbe voluto urlarlo, gridarlo, ma non riuscì a farlo e per un istante ritornò bambino, ritto davanti al portellone di una nave, il braccio alzato per salutare il padre che partiva per una missione dalla quale non sarebbe mai tornato*.
“Perché lo fai papà?” gli aveva chiesto “Perché combatti?”
Suo padre si era chinato, gli aveva arruffato i capelli, regalandogli uno dei suoi rari sorrisi “ Che uomo sarei se non cercassi di rendere migliore il mondo?”
Molti anni dopo, nel 2185, su una stazione spaziale di Cerberus, davanti all’uomo che aveva distrutto la sua vita, il defunto comandante Shepard strinse i pugni ed accettò ancora una volta di rendere migliore il mondo.




* Del padre di Shepard non ho mai letto né sentito niente, perciò mi sono permessa d’inventare di sana pianta.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Nymeria90