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Autore: Ordinaryswan    09/06/2013    5 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Pov Lorenzo

 

Ero al lavoro al bar quel venerdì.

La scuola era finita poche ore prima e ne ero molto sollevato. Era stato un anno intenso, e con professori molto esigenti. Andavo al liceo linguistico, e entro un mese sarei partito per la Gran Bretagna con un progetto scolastico. Ogni anno avevo una meta diversa.

Stavo preparando un caffè ad uno dei soliti lavoratori della banca che si trovava accanto al bar, quando entrò Samuele, che squadrò la stanza prima di posare lo sguardo su di me.

Continuai a fare quello che stavo facendo, cercando di non fargli vedere quanto mi scombussolasse vederlo ogni volta. Indossava una camicia a quadri e un pantalone beige che gli fasciava perfettamente le gambe.

Mi girai per prendere dell'acqua.

“Avrei voglia di qualcosa che non c'è sul listino” la sua voce mi fece girare di scatto verso di lui come una calamita. Avevo già caldo, possibile? Samuele sapeva benissimo cosa mi succedeva quando lui era così vicino, purtroppo ancora non mi ero abituato e forse non mi sarei mai abituato a quello sguardo sensuale e a quella voce calda.

“Sei già uscito dall'università?” domandai ignorando la sua affermazione, notando anche due occhiaie ben marcate. Era qualche giorno che non ci vedevamo perché aveva avuto da studiare per un esame.
“Si, ho fatto l'esame e me ne sono andato” disse indurendo la mascella, gesto che stranamente mi piaceva, ma che mi faceva anche capire che non voleva parlare di quell'argomento e ciò mi dava noia perché sarei dovuto essere quella persona con cui lui si poteva aprire.

“Com'è andato?” azzardai a chiedere. Sbuffò e si passò la mano più volte tra i capelli, sembrava pronto stavolta a volermi dire cosa gli passasse davvero per la testa o magari mi sbagliavo, solitamente ero bravo a capire le persone.

“Non lo so, e questa cosa mi da noia, ho sempre tutto sotto controllo e invece quest'esame mi ha un po' spiazzato e spero che sia andato bene... A che ora stacchi?”

“Tra dieci minuti, ti va qualcosa?” domandai andando a servire due macchiati a due ragazze.

“No grazie, ti aspetto fuori” mi disse. Si passò nuovamente la mano tra i capelli segno che era molto stanco e nervoso.

 

Appena finii mi diressi verso la sua moto, non riuscivo a non sbavare -metaforicamente- ogni volta che lo vedevo su quel mezzo.

“Non vedevo l'ora” si alzò e mi abbracciò con molto calore, cioè mi aveva concesso un abbraccio e ciò mi lasciò a bocca aperta. Forse quel pomeriggio, essendo lui stanco, la sua mente non si impegnava a dare un immagine di sé fredda e cinica.

“Ti porto in un posto micetto” si avvicinò all'angolo della bocca.

Salii sulla moto e mi aggrappai a lui per quel breve viaggio.

Arrivammo in centro, a palazzo Medici-Riccardi.

“Che vuoi fare?”

“Conosco una guardia, ci farà salire sulla terrazza, sarà bellissimo” disse con un grande sorriso.

Così fece e salimmo sulla terrazza del palazzo.

Si potevano vedere in lontananza le colline, quel verde forte che caratterizzava da sempre il paesaggio di Firenze e la grande cupola, la collina artificiale più bella del mondo.

Samuele mi prese per mano fino a portarmi a sedere sul cornicione.

“Non mi andava di baciarti per strada con tutta quella gente che non avrebbe capito cosa c'è tra di noi” mi disse e non mi diede il tempo di rispondere qualcosa, forse perché non voleva che rispondessi, così mi baciò. Mi dimenticai tutto, mi dimenticai di essere all'altezza dell'imposta del palazzo, mi dimenticai che quello era stato l'ultimo giorno di scuola, mi dimenticai della stanchezza per concentrarmi esclusivamente su quella bocca morbida e rossa, e quella lingua che si muoveva con la mia in maniera perfetta.

Mi dimenticai del tempo che passava perché rimanemmo con le labbra incollate per moltissimo tempo.

“Ho bisogno di un minuto di serietà, voglio dirti una cosa” mi disse dopo aver scherzato per qualche minuto sul fatto che all'uscita di scuola ero scappato come una ragazzina per evitare gavettoni e farina.

“Dimmi”

“Io sto davvero bene con te, sai oggi non vedevo l'ora di vederti perché mi mancava vedere questo timido sorriso che hai sempre con me e mi mancava baciarti.. io non voglio che tu pensi che sia solo una cosa fisica.. io mi sto affezionando a te”

“Io come sai, sono molto timido e in realtà non mi aspettavo niente quando ti ho incontrato e invece tu mi hai dato così tanto che insomma per me è stato inevitabile cadere tra le tue braccia” risposi giocando con le sue mani

“Minuto di serietà finito, piccoletto” disse mordendomi il labbro e ricominciando a giocare con la mia bocca.

Sapevo che quello che mi aveva detto non era molto ma andava bene così per quel momento.

Stare in quel modo con lui, oltre a farmi capovolgere lo stomaco dai brividi, mi faceva sentire bene come persona.

 

Pov Lana

 

Erano le ultime ore di quell'anno scolastico dentro l'aula di pianoforte.

Finalmente era arrivato quel giorno, giorno atteso dal momento in cui Kristian mi aveva detto che mi amava ed io in un sussurro più basso del suo avevo risposto che lo amavo. Era caduto un silenzio naturale e tranquillo dopo quella dichiarazione sottovoce. Un silenzio che ci cullò durante tutte le ore successive.

Quelle parole poi non erano più uscite dalle nostre bocche ma le cose tra di noi erano cambiate un po'. Era come se fosse aumentata la fiducia e l'alchimia.

Avevamo inoltre deciso di resistere fino all'ultimo giorno di scuola, anzi fino agli scrutini per non compromettere niente fino alla fine.

Inoltre c'era l'esame di Kristian entro pochi giorni e avrei voluto andare a sostenerlo, anche perché in quel progetto c'era tutto quello che avevamo fatto da febbraio fino a giugno.

Kristian aveva composto un capolavoro, qualcosa di inspiegabile a parole.

“Andiamo a salutare Kristian... o meglio io lo saluto, tu a giorni te lo scopi” mi disse Caterina entrando, per l'ultima volta dell'anno, nell'aula di storia della musica.

“Urlalo per i corridoi magari, già che ci sei” dissi mentre camminavamo, lei rise.

“Secondo te Giulio continuerà a frequentarmi quest'estate”

“Da quanto so, lui non è uno serio, ma sembra molto preso da questa relazione, spero davvero che si comporti bene .. Cate lo sai che quasi tutta l'estate sono a Firenze quindi per qualsiasi cosa sai dove trovarmi”

“Sono contenta quest'anno di averti trovato, anche perché era l'ora dopo quattro anni nella stessa classe che ci parlassimo un po' di più, eh?”

“Così mi fai sentire in colpa”

“Bene” mi disse ridendo e scoppiai a ridere anch'io.

Appena entrai in classe, Kristian dalla cattedra mi fece un occhiolino.

Quel giorno ci sarebbe stata la festa in classe. Ognuno aveva portato da mangiare, e Kristian ci aveva permesso di poter usare le sue ore per festeggiare la fine dell'anno.

Unimmo tutti i tavoli e ci mettemmo in cerchio a mangiare e bere tra patatine, dolce e spumante.

“Ragazzi, sapete bene che il prossimo anno non ci sarò purtroppo, in realtà spero di poter lavorare per qualche orchestra o qualcosa del genere ma è stato bello insegnare, anzi insegnare a voi.. siete stati fantastici, e sono contento di avervi conosciuto e di aver appreso molto da questa esperienza” mi lanciò un sguardo intenso alla fine per un secondo.

Tutti gli fecero un applauso e pian piano tutti lo andarono ad abbracciare. Caterina mi tirò per un braccio e sbuffai, perché sapevo che se l'avessi abbracciato non l'avrei mollato.

“Ciao” gli dissi una volta davanti.

“Ciao rossa” disse con finto disinteresse e mi circondò con un braccio per lasciarmi subito dopo.

 

“Se venite alla cattedra vi dico le medie” disse Kri sedendosi e aprendo il registro.

Io continuai a riempirmi la bocca di cibo, nonostante volessi andare lì e parlare un po' con lui, senza che ci sentissero data la confusione che stavamo facendo.

Aspettai che almeno qualcuno fosse andato prima di sedermi accanto a lui.

“Rossa?”

“Era la prima cosa che mi è venuta in mente”

“Okay, insomma?”

“Ti metto nove Lana”

“Ma all'inizio del quadrimestre ho preso voti più bassi”

“Perché sono stato io a volerti mettere alle strette e infatti hai visto come sono andate meglio le cose”

“Mettimi otto”

“No, non discutere Lana, questo voto è oggettivo anzi ti meriteresti di più per quanto mi riguarda, ma la tua media è 9.2, ovvero nove”

“Okay” dissi, ero molto contenta in realtà.

“La vuoi sapere una cosa?” alzai un sopracciglio e lo guardai male visto il tono malizioso con cui aveva pronunciato quella domanda.

“Non sai cosa darei per prenderti ora su questa cattedra.. è tutto l'anno che desidero farlo qui. Sarebbe così illecito” mi attraversò un brivido per tutta la schiena.

“Oggi tutti vanno a fare i gavettoni fuori”

“Saranno tutti impegnati nei festeggiamenti”

“Anche noi dovremmo festeggiare” dissi, sapendo di aver segnato la mia condanna.

Mi alzai senza dire più niente e in ansia aspettai la fine di quelle ore.

Uscii come tutti, dicendo poi che avevo dimenticato una cosa nell'aula di piano, rientrai a scuola.

 

Kristian era seduto a gambe incrociate mentre, con gli occhiali da vista, leggeva indifferente un libro. Mi chiusi la porta alle spalle e lui puntò lo sguardo verso di me.

“Vieni qui” mi indicò le sue gambe.

“Non sei troppo impaziente?” dissi riferendomi ad un altro significato del verbo venire.

Ridacchiò e lentamente ci avvicinammo l'un l'altro. C'era tensione, c'era ansia e adrenalina. C'era la paura di essere scoperti che aumentava la voglia di farlo su quella cattedra.

“Stai per realizzare un mio sogno erotico” disse baciandomi il lobo dell'orecchio.

“Il tuo sogno non sarà niente rispetto a quello che faremo adesso” dissi senza inibizioni.

Lo baciai prendendo l'iniziativa, avevamo fretta e allo stesso tempo urgenza di sentirci uno con l'altro visto che non ci eravamo concessi un momento di intimità da troppo tempo per le nostre esigenze.

Sembrò destarsi solo dopo un paio di minuti che ci baciavamo, mi prese in braccio e mi mise a sedere sulla cattedra.

Si mise tra le mie gambe continuando a baciarmi. Presi i lembi della sua maglia e gliela sfilai.

“Non ci perdiamo in convenevoli inutili” disse sbottonando direttamente i miei pantaloni e togliendoli, con le mutande, con uno strattone. Scese sulle mie gambe con la bocca mentre cercava di slacciarsi la cintura e calarsi i pantaloni.

Allargai di più le gambe e lasciai che la sua mano si insinuasse in mezzo ad esse.

Mi torturò il collo quando entrò in me, alleviandomi quel dolore iniziale.

Portò una mano dietro la mia schiena per aumentare l'appoggio per le spinte e l'altra sulla mia nuca, mentre mi tappava la bocca con la sua per non farmi gemere. Se non era per lui che interrompeva i miei ansimi avrei urlato dal piacere che mi stava dando.

Uscì da me lasciandomi insoddisfatta per cambiare posizione. Salì lui sulla cattedra e mi prese in braccio in modo che salissi sopra di lui e dettassi io il ritmo.

Arrivammo all'orgasmo poco dopo, tutto il mio corpo vibrò per l'intensità di quell'amplesso.

Rimanemmo abbracciati per secondi infiniti con il torace che si alzava e si abbassava ad una velocità inaudita. Mi sentivo in paradiso con lui, ogni singola volta e mi chiedevo com'era possibile sentirsi sempre così, sentirsi così appagata e felice, ma anche così piena di gioia da dover condividere. Avevo voglia di urlare a tutti che io stavo con Kristian, che io stavo con il ragazzo più bello di questo mondo e che tutto di lui era perfetto, anche i suoi difetti: la cicatrice sul petto, quel suo strano modo di mangiare le verdure mettendoci sempre l'aceto, il sopracciglio sinistro quasi sempre alzato segno che aveva sempre da dire la sua, il tornare bambino quando si trovava in situazioni divertenti e altro ancora. Poggiai la mia mano sulla sua guancia, e in contemporanea lui aprì gli occhi guardandomi con quell'azzurro liquido e intenso.

“Vai prima che entri qualcuno” mi disse dolce, sistemandomi con cura i vestiti addosso come se mi avesse in qualche modo sporcato.

Mi lasciò andare.

Uscire dal conservatorio mi portò molta malinconia, data forse dal fatto che l'anno seguente sarebbe stato l'ultimo o forse, per il fatto che io l'estate rimanevo sempre, o quasi, da sola. Lorenzo spesso partiva, Jack lavorava sempre e quando faceva le vacanze io mi rifiutavo sempre di andare anche se quell'anno magari avrei detto di si.

L'estate l'avevo sempre passata a Firenze, anzi dentro casa e ciò non mi faceva proprio piacere, nonostante lo ammettessi solo in quel momento io avevo sempre avuto il bisogno di vedere persone intorno a me per far si che quella solitudine si presentasse il meno possibile.

Quell'anno però avevo una speranza che mi faceva sorridere e forse mi illudeva, anzi mi volevo illudere di poter passare l'estate con Kristian e magari di poter fare un'estate al mare o in qualsiasi posto che fosse lontano da casa mia.

Tolsi il lucchetto della bici quando qualcuno mi fece ombra.

Alzai lo sguardo e vidi Alessandra sorridermi.

“Sappi che non crederò a niente di tutto ciò che dirai”

“Volevo solo scusarmi per come mi sono presentata, a volte so essere così odiosa”

“Bene te lo dici da sola” dissi salendo sulla bici.

“Vado a salutare Kristian ora” disse squittendo.

“Mi puoi salutare ora” disse duro Kristian raggiungendomi e mettendosi tra me e Alessandra.

“Okay, volevo solo chiederti se la scuola sa della vostra relazione” Il corpo di Kri si irrigidì.

“Alessandra smettila” si aggiunse un'altra voce a me conosciuta, anzi conosciutissima. Era Edoardo e quanto pareva i due si conoscevano. “Ho già fatto abbastanza, io” continuò abbassando il capo.

“Mi dispiace ragazzi” si girò verso di noi.

“No, non mi va di lasciar perdere”

“Ma ti senti?.. Ho un paio di cose che i nostri genitori non vorrebbero sapere su di te, come la mettiamo?” sbarrai gli occhi per la sorpresa.

“Siete fratelli?” domandò Kristian, rubandomi le parole di bocca.

“Fratellastri, sottolineerei .. Mi dispiace, io volevo Lana e ho combinato un casino e non voglio che succeda lo stesso per colpa sua, solo per una stupida ripicca” disse tirandola poi via.

 

“Non è più la ragazza che ho conosciuto” concluse Kristian, lasciandomi poi andare a casa.

Il peggio forse era davvero passato.


Il capitolo è davvero fresco, ho finito di scriverlo adesso e mentre lo scrivevo mi dicevo ... sono arrivata alla fine. E' sempre dura mettere la parola fine a qualcosa e in realtà questo non è l'ultimo capitolo, manca l'epilogo e non so se scriverò un capitolo ancor prima dell'epilogo perché sono troppo affezionata a loro due.
Non so davvero cosa dire, ho bisogno dei vostri pareri ..
La storia tra Lorenzo e Samuele ovviamente rimane in sospeso ma farò qualche capitolo fuori dalla storia su di loro magari.
Una cosa però la voglio dire GRAZIE! DAVVERO GRAZIE :)
Siete stati inoltre molto pazienti in questo periodo e quindi anche grazie per essere arrivati fino a questo capitolo ed aver aspettato che aggiornassi :)
A presto,
Cri

 

  
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