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Autore: DanzaNelFuoco    10/06/2013    0 recensioni
Andrò perché è mio dovere e perché sarà l'unica cosa che deciderò da solo. Sarà l'unica cosa che nessuno potrà impormi o vietarmi...Io deciderò quando morire
Ho scritto questa one-shot per dare spazio fisico e psicologico ad un personaggio che viene poco trattato nella serie e nelle fanfiction. E se viene trattato, viene trattato a pesci in faccia. 
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Wssh.
Un fruscio e il cervo dalla gigantesca impalcatura di corna che stava cacciando scappò  via.
"Dannazione! Avete fatto fuggire la mia preda!" 
"In realtà quella era la mia preda e se voi non vi foste mosso, io non mi sarei distratto!" disse l' uomo, uscendo dalla vegetazione.
"Davvero? La vostra preda? Siete consapevole del fatto che questi boschi sono di proprietà..."
"Di Sir Gaston? Si ne ero a conoscenza."
"E non vi importa?"
"Molto poco."
"Audace! Chi siete?"
"Graham, ma tutti mi chiamano Cacciatore"
"Bene Cacciatore, facciamo un patto: io non dirò a Sir Gaston che voi avete cacciato nelle sue proprietà se voi non direte a Sir Gaston che io ho cacciato nelle sue proprietà, andata?"
"Andata! Mi siete simpatico! Come vi chiamate?"
"Se ci rivedremo ve lo dirò. Addio!" 
 
Sir Gaston riposava sullo scanno quando le guardie fecero irruzione portando un prigioniero. 
"L'abbiamo trovato mente cacciava di frodo, mio signore." Lo informò una guardia.
"Ah! Graham, il Cacciatore! Liberatelo! Perdonate il mio scherzetto, alle mie guardie non sfugge mai nessuno. D'altronde se vi avessi avvertito sareste fuggito. Consideratevi mio ospite." Finalmente! Finalmente qualcuno con cui parlare, qualcuno che non aveva pregiudizi di sorta con il rango.
"Sono stupito, questo colpo di scena  non me lo aspettavo. Comunque sia, temo che dovrò declinare l'invito. Ho boschi in cui cacciare..."
La speranza di avere un amico si infranse in mille pezzi e tristemente risposte: "Certamente, comprendo. Liberatelo."
 
Solo.
Di nuovo.
Come nobile non aveva amici, se non i pochi superficiali aristocratici  con cui era impossibile parlare di qualcosa di più profondo dell'ultima battuta di caccia o dell'ultimo ballo.
Non che lui avesse cose molto profonde da dire, comunque.
Tutti lo consideravano uno stupido e lo trattavano con condiscendenza, solo perché le sue attività erano superficiali non voleva dire che lo fosse anche lui.
Certo, non era sveglissimo e certe cose gli sfuggivano, ma non aveva nessuno a cui chiedere. 
"Gaston, figliolo, ho una bellissima notizia per te!"
Un uomo dai capelli bianchi entrò nella saletta in cui Gaston si trovava.
"Padre, ditemi!"
"Vi sposerete! Ho fatto un accordo con il re di Avonlea. Sua figlia, Belle, è una bella fanciulla, molto intelligente e sono sicuro che vi troverete bene insieme. Pagheranno i nostri debiti e noi li sosterremo nella guerra degli Orchi."
"Bene."
"Sono contento che l'idea vi piaccia, partirete tra tre giorni."
 
Non sapeva se gli piaceva la sua futura sposa. Era carina, certo, con quegli occhioni azzurri e i bei boccoli ramati che le cascavano sulle spalle. Ed era colta, molto colta, e purtroppo anche estremamente saccente. 
Il loro primo colloquio era stato pessimo e si vedeva perfettamente che lei non sopportava l'idea di sposare un tale buzzurro. Non aveva fatto altro che chiedergli se avesse letto il tal libro o il tal altro e parlava di cose strane come metafisica, sillogismi, moto accelerato, movimenti dei pianeti e navigazione. Per Diana, come poteva lui anche solo provare di capire cosa significassero quelle parole e dove volesse andare a parare il suo discorso visto che nel giro di due frasi aveva già cambiato argomento? Non sapeva che lei stava cercando di trovare un argomento che lui conoscesse. 
"Vi piace la caccia?" La interruppe improvvisamente nel mezzo di una frase sul l'importanza di imparare le lingue straniere, a tal proposito aveva letto di un libro di un mostro...
"La caccia? Oh no, la trovo brutale..."
"Ah, e come mai?"
"Uccidere povere bestiole..."
"Cosa pensate di mangiare stasera?"
"Insalata!"
"E niente carne?"
"Assolutamente no!"
"Ma, come...?"
"Debbo supporre che voi invece siate un cacciatore?
"Sì, ecco..."
Una dama di compagnia si affrettò a interrompere la pericolosa conversazione. Non volevano che Belle rifiutasse anche quel pretendente, vero?
 
Era troppo intelligente. Voleva avventura, voleva amore vero, voleva un sacco di cose che lui non sarebbe stato in grado di darle. Lui voleva una vita semplice, tranquilla, esattamente come il suo carattere. Voleva una moglie che stesse dietro ai bambini e che provasse affetto per lui, non sperava certo nell'amore, non con il suo status. Voleva andare a caccia di domenica e tornare a casa da una moglie che gli offrisse le pantofole calde. 
Volevano cose diverse e lui lo sapeva. Eppure, o forse proprio per questo, lei lo affascinava.
 
Per Diana! Quella ragazza lo irritava come niente mai. Neanche quella volta che era caduto in mezzo alle ortiche come un sacco di patate e gli erano venute le bolle per due settimane...
Avevano litigato. Ancora. Per l'ennesima volta in  quella settimana. Ma che dico settimana, in quel giorno! 
Lei lo trattava con condiscendenza, come si tratta un bambino stupido, lui che di stupido non aveva niente, magari era un po' sempliciotto, questo glielo poteva concedere però...
Però lei non aveva il diritto di trattarlo così, era... crudele, sì, crudele, da parte sua trattarlo così! 
"Non conosco ciò di cui state parlando", aveva detto per l'ennesima volta.
E lei: "peccato, dunque vorreste proporre voi l'argomento? E che non sia caccia, per Atena!"
Lui si era ritrovato spiazzato.
"Allora, il gatto vi ha mangiato la lingua?" Incalzò lei.
Improvvisamente la rabbia per i loro piccoli bisticci era scoppiata.
" Smettete di comportarvi come se foste il mio precettore?"
"Quello che non avete mai ascoltato?" Chiese lei piccata nell'orgoglio.
"Voi..."
"Io cosa? Cosa potrei mai fare io, se ogni volta che cerco un argomento con cui conversare con voi, mi guardate come un bambino spaesato perché non avete la più pallida idea di che cosa io stia parlando!" 
"Gli orchi sono alle porte, gli orchi sono alle porte!" Li interruppe un messaggero, "il re vi ordina di recarvi nella sala del trono, si stanno barricando dentro!"
 
Tic tac, tic tac, tic tac. 
Perché non arriva? Perché quel mostro ci mette tanto? 
Poi eccolo dietro di sé, sul trono. 
Vuole lei. La sua promessa.
Si oppone, ma a lui non interessa e allora è lei a offrirsi.
Lui, quel mostro, può darle qualcosa che lui, un principe, non può. 
Lei va. Il regno è salvo. E lui? Beh a lui non importa più di tanto, è solo sollevato. Non dovrà sposarla.
 
Ormai ha capito. Non sarà mai diverso. Cambieranno le persone attorno a lui, ma non le opinioni che hanno di lui. E lui sarà sempre solo.
 
"No, figlio, te lo proibisco!" La voce del re è imperiosa.
"Io andrò, padre. La salverò da quel mostro."
"Perché? Non è nei nostri obblighi. Il re di Avonlea manderà uno dei suoi campioni e tutto si risolverà. Non è necessario che vada tu, non sei una pedina sacrificabile."
"Io andrò perché è mio dovere." rispose Sir Gaston. 
La porta sbatté con violenza quando il re uscì. 
"Andrò perché è mio dovere e perché sarà l'unica cosa che deciderò da solo. Sarà l'unica cosa che nessuno potrà impormi o vietarmi." Disse al vuoto e alle pareti di pietra ricoperte da fini arazzi che lo circondavano. "Io deciderò quando morire."
 
Gli apre la porta e non fa nemmeno in tempo a finire la frase che già si ritrova rosa sul pavimento. 
Lo ha guardato negli occhi però. 
Lo ha guardato e non ha avuto paura. 
Non ha avuto paura semplicemente perché non era lì per combattere. Era lì per morire. 
E in fondo è morto bene. Da valoroso. Affrontando il nemico. 
Ma è morto bene anche in un altro modo, senza la facciata. È stata una morte indolore la sua. La morte di un vigliacco, che non aveva niente e nessuno.
Allora Gaston, che per una volta sei solo Gaston e non Sir, principe o promesso sposo, che per una volta non hai un titolo o un modo a definire ciò che sei, dimmi. 
Dimmi, cos'è più coraggioso? Vivere o morire? 
Puoi raccontarlo a qualcun altro che il tuo è stato un atto di valore, che lo hai fatto perché sei un principe senza macchia e senza paura. O solo perché sei uno stupido incosciente.
Io so. So che eri perfettamente consapevole. 
Allora dimmi, cos'è più facile? Vivere o morire? 

N.d.A.
L'ho scritto nell'introduzine il perchè di questa one-shot. 
Io mi sento un po' il giustiziere dei poveri perciò volevo dare a questo personaggio uno spessore, un suo ruolo nel mondo (delle fiabe) che prescindesse da "sono il promesso sposo di Belle, scemo, stupido bamboccione, meno male per tutte le fan che vengo fatto fuori da Rumpelstiltskin alla prima occasione."
Mi dispiaceva per lui, ecco. 
Vorrei solo sapere se secondo voi la caratterizzazione è azzeccata e abbastanza comprensibile, perchè non so se mi sono capita neppure io.
Ciao a tutti i lettori, DNF.
  
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