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Autore: Sam Lackheart    10/06/2013    4 recensioni
Grazie.
Giuro che un giorno di questi te lo dico ... lo metto nella lista delle cose da fare, magari, tra "Riordinare la stanza" e "Comprare il pane": adesso proprio non ho tempo.
Tanto figuriamoci, tu non ti allontaneresti da me neanche se minacciato, e non lo dico tanto per dire, visto che la storia può benissimo confermarmelo. Ma non credere che questo mi faccia poi così piacere, non mi piace sentirmi in debito con te.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Grazie.
Giuro che un giorno di questi te lo dico ... lo metto nella lista delle cose da fare, magari, tra "Riordinare la stanza" e "Comprare il pane": adesso proprio non ho tempo.
Tanto figuriamoci, tu non ti allontaneresti da me neanche se minacciato, e non lo dico tanto per dire, visto che la storia può benissimo confermarmelo. Ma non credere che questo mi faccia poi così piacere, non mi piace sentirmi in debito con te. 
Vado in cucina, sicuro di trovarti lì: già ti immagino indaffarato a preparare la cena, con il tuo irritante sorriso sulla faccia, come se fossi felice di dover cucinar ogni sera per noi due. 
Mi stupisco, non vedendoti.
Vado in giardino - forse stai ancora dormendo, nella stessa posizione in cui ti ho lasciato quattro ore fa - ma niente. Giro tutta la casa, ma non ti trovo. Lascio il bagno per ultimo, con il terrore che sia un altro dei tuoi stupidi giochetti perversi, ma non sei neanche lì.
No, non mi metterò a gridare il tuo nome in giro per la casa - non sei uscito, perchè la macchina è in garage - so benissimo che ti sei nascosto da qualche parte e non aspetti altro.
Vado in cucina, e mentre ti aspetto cerco di prepararmi qualcosa da mangiare, ma sono talmente furioso con te che devo accontentarmi di un panino: non posso cucinare quando sono nervoso, è stata una delle prime cose che mi hai detto, mentre ti osservavo girovagare tra i fornelli senza neanche esserti tolto l' armatura o esserti dato una lavata, solo perchè ti avevo detto che ero affamato.
Forse è per questo che cucini sempre tu.
Otto, nove, dieci. Sono le undici passate ma ancora non ti degni di spuntare fuori: non sei troppo grande per giocare a nascondino? E stai sicuro che non vengo a cercarti. Sì, è vero, ti ho chiamato - solo una volta - ma tanto non mi hai risposto, quindi è come se non l' avessi fatto, no?
Finalmente, sono le undici e trentotto quando sento il rumore di una macchina che riparte, e dopo pochi minuti la chiave che gira nella toppa.
Cerco di fare l' indifferente, ma riesco a mantenere il mio autocontrollo giusto il tempo di farti poggiare le chiavi sul tavolo: mi avvicino a te, furioso, mentre mi guardi con la faccia da ebete. Sembri divertito, ma non riesco a capire il perchè: non puoi essere diventato così stupido da non capire che sono arrabbiato.
"Dove sei stato?" chiedo, senza neanche salutarti.
"Qualcuno è geloso?" rispondi, alzando un sopracciglio, con il tono che tieni quando vuoi farmi infuriare.
"Rispondi"
"Francis e Gilbert mi hanno invitato a cena fuori, e lo sapresti, se ti fossi degnato di leggere il bigliettino che ti avevo lasciato" rispondi, calmo come non mai, nonstante è evidente che hai alzato il gomito. 
"... Se ti fossi degnato di leggere il bigliettino che ti avevo lasciato" ripeto, facendoti il verso. Di scatto mi avvicino e ti annuso il collo: almeno non mi stai mentendo, e la puzza di alcol che ho sentito appena sei entrato non era un' allucinazione.
"Andiamo, credi davvero che ti tradirei con Francis? Se proprio devo, preferisco il tuo dolce fratellino" mi sussurri, poggiando le mani sulle mie spalle.
Oh, è evidente che sei ubriaco. Da sobrio, non avresti mai detto una cosa del genere. Ti tiro un pugno nello stomaco e mi chiudo in camera per sbollire la rabbia: come hai potuto dire una cosa del genere? E dire che pensavo che fossi l' unico a non pensare che fossimo intercambiabili ... davvero, meraviglioso. Inizio a fare le valigie, gettando volontariamente a terra anche i tuoi, di vestiti.
Per un attimo nella casa regna il silenzio più assoluto.
Grazie?! Come mi è venuto in mente di dirti una cosa del genere? E stavo quasi per farlo, anche. No, questa volta abbiamo chiuso.
Sogghigno al pensiero di averti fatto male: in genere non ci riesco mai, ma stasera sei più vulnerabile del solito. 
Mi accorgo troppo tardi dei tuoi passi, e afferro la prima scarpa che ho a portata di mano per tirartela, ma non sentri in camera.
Dopo circa dieci minuti decido di uscire: la situazione sta diventando snervante, perchè non sei entrato?
Abbasso la maniglia, impaziente, ma la porta non si apre. Ma certo.
"Apri questa cazzo di porta!" urlo, cercando tuttavia di forzare la serratura, ma come tanti anni prima, sei più forte di me. 
Poi, proprio mentre sto per cedere, e tentare di uscire dalla finestra, è un attimo: la porta si spalanca di colpo, e io mi ritrovo schiacciato sul muro del corridoio, con le tue mani calde a causa dell' alcol sui fianchi e le tue labbra sul naso. 
Ti guardo dal basso, con la mia aria "appena-mi-lasci-ti-ammazzo", ma tu continui a sorridermi guardandomi con le palpebre socchiuse. Con una lentezza esasperante ti avvicini al mio orecchio, e sussurri piano "Guarda che se avevi voglia potevi dirlo subito"
Antonio, vaffanculo.
Non so come - a quanto pare devi aver finito le tue ultime energie tenendo ferma la porta - riesco a liberarmi dalla tua morse soffocante e vado in salotto, senza alcun motivo logico, tentando inutilmente di dimenticare le tue parole e di far passare il rossore che devo aver dipinto in faccia. 
Ma perchè, perchè sei così idiota? Perchè ti ostini a non capire? Non è del latin lover che ho bisogno, non mi interessa. Non si riesce a passare una serata normale, con te. 
Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo che sei sgattaiolato piano dietro di me, e quando me ne accorgo ho già le tue labbra sulle mie.
Cerco di divincolarmi, ma in fondo non è quello che voglio, quindi non ci riesco. Ma non ti ho ancora perdonato.
"Lovi" mi soffi nell' orecchio "Ti amo"
Non credere di essere originale, ti prego! 
Ma grazie, per la sensazione che mi provocano le tue parole. 
Già, uno di questi giorni te lo dirò, davvero. 
Ma adesso non posso, occupato come sono con la stupida cerniera dei tuoi stupidissimi pantaloni.
 
 
***
è la prima volta che uso questo tipo di narrazione, e il risultato mi sembra ... strano, ecco. 
Consideratelo un esperimento!
Ok, unesperimento uscito male.
 
Sam (che va a nascondersi) 
  
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