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Autore: Lollola    10/06/2013    3 recensioni
Kimberly, una ragazza che ha una folle cotta per Taylor Lautner, vive in una piccola cittadina e mai si sarebbe sognato di incontrarlo sotto casa sua. All'inizio, lui si dimostra gentile ed educato e Kim ne rimane completamente estasiata, basta un semplice viaggio in auto a far si che tra i due nasca un'incredibile antipatia reciproca.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Taylor Lautner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.       Non lo avrei mai detto, ma non lo sopporto!
 
Un sogno che si realizzava? Si certo, un bell' incubo.
"Spiegami come hai fatto!" Urlava, lo facevo anche io, lo facevamo entrambi da una decina di minuti a quella parte.
"A fare cosa?!?"
"A perderti in un posto così piccolo, cavolo!"
"Ti avevo avvertito! Non sono un buon navigatore!" La caviglia pulsava. "Portami a casa!"
"Come faccio a portarti a casa? Ci siamo persi!"
"Accendi quel diavolo di navigatore che hai li! Non ci vuole tanto!"
"È scarico! Kim lo avrei già fatto!"
"Aaaaah, ho troppo male alla caviglia per stare a discutere con te!"
Detto questo, ormai esasperata, mi tastai le tasche in cerca del cellulare, quando sentii le tasche vuote andai nel panico, ero certa che fosse là, ce l'avevo messo dopo aver risposto a mia madre. Poi realizzai. Probabilmente lo avevo perso con la caduta. Mi girai verso di lui e tesi la mano aspettando che mi desse il suo.
Lui si girò verso di me, guardandomi confuso.
"Che cosa fai ora? Che vuoi da me?"
Possibile che non ci arrivasse da solo?
"Dammi il cellulare, chiamo i soccorsi."
"No!" Si ribellò, proprio come un bambino a cui volevi togliere le caramelle "Usa il tuo!"
"L'ho perso il mio, o di certo non stavo qui a chiedere il tuo"
Si impuntò. "Certo che sei proprio imbranata! Non voglio darti il mio cellulare!"
Lo guardai sbigottita, ma come si permetteva di darmi dell'imbranata? Mi guardai intorno, in cerca di qualcosa da lanciargli in testa, ma in quella dannata macchina tirata a lucido non c'era nulla che gli avesse fatto abbastanza male.
"Se io sono imbranata tu sei un cretino, ora dammi quel cazzo di cellulare che non sei tu quello con la caviglia dolorante!"
Spalancò la bocca fissandomi perplesso, l'avevo zittito. Forse non era abituato, forse era abituato al che tutti gli baciassero i piedi. Per quanto potessi essere una sua fan -almeno fino a 10 minuti prima- io non ero quel genere di persona.
Non mi facevo mettere in testa da nessuno, figuriamoci da lui, un ventenne da strapazzo, terribilmente sexy, ma pur sempre un ventenne da strapazzo.
No aspetta dietrofront, ti sei appena reso conto di non sopportarlo, lascia perdere il resto. Mi dicevo tra me e me.
Brontolò ancora per un bel po', era un bambino capriccioso ma poco dopo arricciò le labbra e diresse le mani verso la tasca posteriore dei suoi Jeans.
Stava cedendo finalmente.
Prese il cellulare e lo lasciò scivolare lentamente tra le mie mani.
"Chiunque tu stia chiamando usa il numero privato. Non voglio che qualche fan ossessionata possa avere il mio numero" Lo guardai alzando un sopracciglio, ma diceva seriamente? "E digli di passare a prendere Thomas prima, e di farlo in fretta, perché io non ti sopporto più, strilli peggio di.. di... Di non lo so nemmeno io!"
Strinsi i denti per non mandarlo a quel paese e cominciai a digitare sullo schermo il numero di Kevin. Ovviamente non utilizzai affatto il numero privato, se qualche fan lo avesse trovato affari suoi, lo avrebbe cambiato.
Uno.
Due.
Tre.
Quattro squilli, poi sentii la voce di Kevin rispondere tentennante.
"Finalmente! Vienimi a prendere ti scongiuro. Mi sono persa!"
"Di nuovo?" Rispose la voce del mio amico, resa metallica Dall'aggeggio per il quale avevo discusso fino a poco fa. "Dimmi dove sei. Certo che sei proprio cretina!"
Taylor che riusciva a sentire perfettamente la conversazione a causa del volume alto scoppio a ridere.
Mi trattenni, o li avrei mandati al diavolo entrambi. Mi limitai a tirare un calcio a Taylor col piede buono.
"Muoviti che ho una caviglia come minimo slogata" risposi solamente "E prima di arrivare davanti al set fuori da me ti aspetta un ragazzo biondo, si chiama Thomas, deve venire con te."
"Come hai fatto a slogarti la cav-? No aspetta, un ragazzo? È carino?" Ma davvero me lo stava chiedendo in un momento come quello?
Non ebbi idea dell'espressione che comparve sul mio viso, ma doveva essere impagabile, perché Taylor aveva ricominciato a ridere come un pazzo. Altro calcio, sta volta più forte.
"Kevin sbrigati cazzo!" Addio alla finezza.
"Va bene, ma non arrabbiarti. Comunque di chi è questo numero?"
"Lo vedrai quando sarai qui."
Gli diedi le indicazioni di dove più o meno mi trovavo e poi passai il cellulare al suo proprietario con fare abbastanza scorbutico.
"Ecco, ho fatto."
Lui fissò lo schermo e poi mi guardò con aria scocciata. Io accennai una risata e alzai un sopracciglio, stava constatando che io non avevo dato retta alla sua richiesta -o meglio, capriccio- di nascondere il numero.
"Ti pesava così tanto farlo?"
Kim uno, Taylor zero.
"Kevin non è proprio una tua fan in calore, tranquillo."
Gli lanciai un'occhiataccia e la caviglia tornò a pulsare. Imprecai tra me e me mentre lui chiamava Thomas per avvertirlo dell'imminente arrivo di Kevin che andava a prenderlo.
In macchina era piombato il silenzio. Odiavo quella situazione e rimanere bloccata in auto con Taylor Lautner in quel momento mi sembrava molto meno entusiasmante di quanto avesse potuto sembrarmi due giorni prima.
Gli lanciavo continue occhiate, lui lo stesso, ma nessuno parlava.
Sinceramente non lo sopportavo e mi sentivo una cretina per essere stata a salutare il suo poster appeso in camera mia fino a quella mattina.
Era un cretino, un pallone gonfiato. Ma che altro potevo aspettarmi?
La prima cosa che avrei fatto dopo essermi messa il ghiaccio sulla caviglia sarebbe stato strappare ogni cosa che lo ritraesse da sopra al mio muro.
Feci una smorfia e mi appoggiai con la testa contro il finestrino socchiudendo gli occhi. Non avevo voglia di dormire, solamente di ignorare lui è il dolore.
Era possibile? Certo che no. Dopo pochi istanti mi arrivò in testa uno di quei pupazzetti che si appendono allo specchietto retrovisore.
Mi voltai verso di lui con aria scocciata.
"Che diavolo vuoi?"
"Non dormire" biascicò lui.
"Non volevo farlo, volevo semplicemente ignorarti."
"Non puoi."
"Che diavolo vuoi da me?"
Mi guardò spaesato "Non sei in fibrillazione?"
"Dovrei?" Un'espressione sconvolta si fece avanti sul mio viso.
"Direi, sei bloccata in macchina con me."
Che egocentrico.
"Forse lo sarei stata fino a ieri, ora non esattamente. Adesso, per favore, permettimi di ignorarti in santa pace."
"Sei strana."
"Grazie."
Me ne tornai sulle mie fissando fuori dal finestrino.
L'impressione che mi stava dando in quel momento era completamente diversa da quella che mi aveva dato quella mattina. Non era più gentile come quando si era offerto di accompagnarmi in ospedale, anzi, sbraitava di continuo.
Mi sembrava solamente uno stupido. Uno di quegli attori che pensano di essere il centro del mondo, di avere tutte le ragazze ai propri piedi.
Il mio primo incontro con Taylor Lautner non l'avevo di certo immaginato in quel modo. Con lui che mi dava dell'imbranata e che io a mia volta lo accusavo di essere un cretino.
Tutta la sorpresa che avevo provato nel ritrovarmelo davanti la prima volta era sparita, come l'entusiasmo e il resto. Non mi sentivo più in fibrillazione e sebbene quella mattina sarei stata in grado di pagare oro per poter rimanere bloccata in macchina con lui, in quel momento non vedevo l'ora di andarmene e lui lo stesso.
Gli rivolsi una rapida occhiata e stava giocherellando con le chiavi dell'auto che aveva sfilato pochi attimi prima dal cruscotto, le posò dopo un attimo e sentii i tasti di un cellulare suonare come quando si componeva un messaggio o un numero, poi riprese.
Scossi la testa e mi isolai, scordandomi completamente di chi si trovava al mio fianco.
Non passò molto quando sentii il clacson di una macchina che mi fece sobbalzare. Saltai quasi sul sedile e diedi una botta contro il tettino troppo basso, lui rideva divertito mentre io lo guardavo male per l'ennesima volta. Mi sporsi dal finestrino e tirai un sospiro di sollievo nel vedere che il clacson era quello dell'auto di Kevin ora parcheggiata accanto alla nostra.
Corse subito da me e mi aiutò a scendere tenendomi per un fianco. Dire che lo travolsi con un abbraccio era decisamente riduttivo, praticamente gli saltai addosso quando fu abbastanza vicino da permettermelo.
Taylor invece scese con una faccia scocciata raggiungendo l'amico, o la pazienza non era il suo forte o non aveva avuto da me il trattamento da super star che si aspettava di ricevere.
Gli lanciai un'occhiataccia che lui non esitò a ricambiare e poi mi lasciai sfuggire un gemito di dolore stringendomi a fianco di Kevin che mi guardò senza parole.
"Portami a casa, ti supplico."
"Qualche giorno fa avresti pagato per passare qualche minuto insieme a quel ragazzo."
"Ti racconto in auto, ora voglio andare a casa."
Ci dirigemmo verso la sua auto dove mi aiutò ad entrare, stava per entrare anche lui, quando una voce, che io riconobbi come quella di Thomas lo chiamò. Mi fece segno di aspettare un attimo e corse da lui. Mi girai per seguirlo con lo sguardo e notai il suo sorriso ebete mentre parlava col ragazzo, non potei fare a meno di ridacchiare.
Kevin dava le spalle a Taylor, ma anche lui ridacchiava nel mio stesso modo, il che mi fece pensare che anche Thomas avesse la stessa espressione di Kevin.
Qualcosa mi diceva che in macchina avremmo avuto davvero molto di cui parlare.
 

 

 
 Angolo autrice

Ebbene si, eccoci qui con il terzo capitolo. Direi che la situazione non è propriamente rose e fiori, i due non si sopportano! Di che dovranno parlare Kevin e Kim in macchina durante il viaggio? Se volete saperlo continuate a seguire la storia. Un bacio a tutti :3
  
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