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Autore: tsubaki    26/12/2007    8 recensioni
Un piccolo Trunks di quattro anni, prima di andare a letto, desidera sentirsi raccontare una storia...Bulma decide quindi di raccontargliene una molto particolare, che nessun libro può narrare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My father, the Prince My father, the Prince


Dopo aver indossato il suo pigiamino azzurro con i draghi ed essersi lavato accuratamente i denti, Trunks corse sotto le coperte, portandosele fino a sotto il naso. Con trepidazione attendeva l’arrivo di sua mamma, come ogni sera.
Nonostante il suo lavoro alla guida della Capsule Corporation occupasse gran parte della sua giornata, sua mamma Bulma riusciva quasi sempre a ritagliare del tempo da trascorrere con lui. E quando poteva, alla sera, andava sempre a raccontargli qualche fiaba per farlo addormentare.
Era un bellissimo momento da trascorrere tra madre e figlio e Trunks non voleva mai perderselo. Per questo era sempre entusiasta di andare a letto quando sua mamma era a casa.
Con l’orecchio teso verso il corridoio aspettava con ansia di sentire i passi della madre avvicinarsi alla sua stanza.
I minuti passavano lentamente. Sbuffando, Trunks si tolse di dosso una delle coperte dal letto: come sempre sua nonna esagerava con gli strati. Temeva sempre che il bambino avesse freddo, fatto mai capitato prima.
Mettendosi le mani dietro la testa, il bambino si chiese perché sua madre tardasse. Forse aveva ricevuto qualche telefonata di lavoro ed era dovuta scappare in ufficio…non sarebbe la prima volta. Forse anche quella sera si sarebbe dovuto accontentare di sua nonna. Il bambino sperava fortemente di no.
Stanco di restare immobile, Trunks si alzò dal letto e andò accanto alla libreria con tutti i suoi libri. Non sapeva ancora leggere, ma solo vedere le immagini sulle copertine colorate gli faceva ricordare di che storia si trattasse.
Li tirò giù tutti uno alla volta notando con disappunto che ormai li sapeva tutti a memoria.
“Che fai cucciolo?” chiese la voce di sua mamma appena entrata dalla porta. Il bambino si girò con un sorriso. Aveva sentito i suoi passi poco prima avvicinarsi alla sua stanza ma non si era voluto muovere.
Bulma si avvicinò a lui e si inginocchiò. “Cosa vuoi leggere stasera?” chiese lei osservando il libro che aveva in mano. “Vuoi quello?” domandò puntandolo.
Il piccolo scosse la testa agitando la sua gonfia capigliatura lilla.
“Li so già tutti” disse lui, imbronciandosi. Bulma intuì il suo desiderio di comprare nuovi libri.
“Allora non leggiamo nulla stasera?” chiese lei apposta per vederlo scattare in piedi e negare. Così accadde infatti. Trunks si girò ancora verso la libreria e prese un libro che già conosceva bene, ma che poteva considerare il suo preferito.
Glielo porse e Bulma gli indicò di andare sotto le coperte.
In un fulmine il bambino si buttò sul suo lettino e la donna non fece neanche in tempo ad alzarsi in piedi che lui era già pronto ad ascoltarla.
Molto più lentamente di lui Bulma andò a sedersi sulla sedia accanto al letto e aprì il libricino colorato. Parlava di una scimmietta combattente. Non c’era da meravigliarsi se a Trunks piacevano quel genere di storie.
Sebbene non fosse ancora stato allenato, il sangue saiyan scorreva con forza nelle vene del bambino.
Forse quello poteva anche essere considerato come un desiderio represso di combattere. Vegeta, comunque, era di tutto altro avviso. Allenare un bambino non era nei suoi piani, o almeno così diceva lui testardamente.
Ma comunque Bulma doveva ammettere di essere un po’ contenta che gli allenamenti non fossero ancora iniziati. Trunks aveva solo quattro anni. Era ancora presto per lui per impegnarsi anima e corpo nella camera gravitazionale. Perché sicuramente sarebbe stato così: Vegeta non ci sarebbe andato leggero, nemmeno con il suo stesso figlio. E Bulma non era ancora pronta a vedere il suo piccolo coperto di lividi e sangue.
Alla mente le tornò immediatamente l’immagine del giovane Trunks del futuro che aveva conosciuto anni prima. Nei dieci giorni prima del torneo di Cell aveva vissuto alla Capsule Corporation con lei e Vegeta. E, nonostante quel poco lasso di tempo, aveva visto innumerevoli volte il ragazzo ricoperto di ferite. Ricordava di essere rimasta particolarmente colpita da quelle visioni, nonostante, concretamente, quello non fosse veramente suo figlio.
Vegeta aveva usato la mano pesante contro un ragazzo di diciotto anni. E, purtroppo, Bulma sapeva non avrebbe fatto differenza con un bambino di quattro anni.
Si riscosse quando si accorse dei grandi occhi azzurri di Trunks che la fissavano. Scosse la testa per togliersi certi pensieri dalla testa e gli rivolse un sorriso.
Aprì il libro e cominciò a leggere.
Quella storia le aveva sempre ricordato Goku.
Una scimmietta di montagna che faceva a botte con i cattivi che volevano impossessarsi del luogo. Decisamente molti collegamenti.
Dopo solo due pagine, comunque, si accorse che il suo bambino sembrava scocciato.
La donna chiuse allora il libro catturando l’attenzione del piccolo. Trunks sbattè le palpebre e le chiese perché avesse smesso.
“Lo vedo che non sei interessato signorino, quindi perché dovrei continuare a leggere?” lo riprese lei facendogli abbassare lo sguardo. Centrato in pieno. Trunks quasi temette di sentirle dire che se ne sarebbe andata ma la voce di sua mamma disse tutt’altro.
“Quindi cambieremo storia…una che non hai mai sentito e che non è scritta nei libri” disse lei saggiamente, chiudendo gli occhi e pensando a come cominciare la sua narrazione.
Un solo sguardo al bambino e si accorse di avere tutta la sua attenzione.
“E tu come fai a conoscerla?” chiese giustamente Trunks. “Perché l’ho vissuta, in parte” rispose lei con un sorriso. Gli occhi del bambino si allargarono dallo stupore e curiosità.
“Questa storia inizia tanti anni fa, prima che tu nascessi…all’epoca avevo solo sedici anni. In soffitta avevo trovato una particolare sfera color arancione con delle stelle rosse. Incuriosita, ho fatto delle ricerche e ho scoperto cosa fosse: era una sfera del drago” cominciò Bulma il suo discorso.
Trunks la fissava già incantato.
“In questo libro si narrava di una particolare leggenda, sai? Si diceva che le sfere in tutto fossero sette, ognuna con un numero diverso di stelle. Riunendole tutte, poi, si poteva invocare un magico drago che avrebbe esaudito un desiderio a propria scelta. Immagini che bello, tesoro? Per me quella era un’occasione irripetibile…e così sono partita alla ricerca delle magiche sfere”
Bulma controllò di avere tutta l’attenzione del piccolo. E così era.
“Ho costruito un particolare radar per trovarle e sono partita alla riscossa!” disse con entusiasmo. “Trovai facilmente un’altra sfera finchè, poi, il radar mi portò fino ai monti Paoz”
“Dove abita Goten!” disse Trunks saltando seduto di scatto. Bulma annuì.
“Viaggiavo lì in macchina quando all’improvviso mi trovai davanti un bambino. Rischiai quasi di investirlo, sai?” disse lei, omettendo di proposito il fatto di averlo effettivamente colpito e poi, non contenta, avergli anche sparato.
“Comunque questo bambino era davvero strano…indossava una tuta da combattimento azzurra e teneva con sé un bastone legato dietro la schiena…ed era fortissimo anche! Ha provato a farmi del male perché aveva paura e ha rovesciato in un attimo la mia macchina con me dentro!” disse con enfasi. Trunks non le staccava gli occhi di dosso.
“Così provai a parlare con lui per calmarlo e allora notai un suo particolare che non aveva nessun altro io conoscessi” fece una pausa ad effetto. “Aveva una coda” disse infine ricavando un suono di sorpresa da parte del suo bambino.
“Una coda?” chiese ancora lui. Nella sua giovane vita aveva avuto la coda solo per pochi istanti, alla nascita e una volta circa due anni prima. Non ricordava di averla anch’egli, non ne era affatto consapevole. Per lui, la cicatrice che aveva sopra il sederino era una semplice ferita rimarginata.
Bulma annuì. “Una coda. Pensa la mia sorpresa! Però feci comunque amicizia con quel bambino particolare e mi feci accompagnare a casa sua. E sai cosa trovai? La sfera del drago che cercavo! Allora cercai di convincerlo a darmela ma lui proprio non voleva separarsene. Così gli proposi di accompagnarmi nel mio viaggio…lui mi avrebbe solo prestato la sfera per chiamare il drago…e accettò” Bulma sorrise dolcemente, ricordando quel giorno in cui tutto era iniziato.
“E lui come si chiamava?” chiese giustamente Trunks.
La donna sorrise ancora di più. “Il suo nome era Son Goku”


La narrazione continuò per molto. Bulma raccontò dell’incontro con Oolong, con Yamcha, con Muten e tutti gli altri. Parlò dei tornei di arti marziali, dei nemici che affrontarono.
Trunks pendeva letteralmente dalle sue labbra. Le faceva domande continue, ascoltava incantato le descrizioni dei combattimenti, dei luoghi e dei nemici.
Bulma, già consapevole però di non avere possibilità di terminare in fretta, gli disse che sarebbe dovuto andare a dormire ma il piccolo si era troppo emozionato. Voleva che lei terminasse il racconto.
Lei non aveva certo scampo.
“Allora…ah, sì! Così al torneo Goku riuscì a battere Piccolo giusto per poco. La Terra era salva. E quindi iniziò un bel periodo di pace che durò cinque anni in cui non abbiamo avuto notizie di Goku e Chichi. Poi decidemmo di incontrarci ancora, sull’isola di Muten e Goku portò con sé qualcuno che non conoscevamo…il suo nome era Son Gohan e aveva quattro anni”
“Il fratello di Goten!” disse entusiasta Trunks.
Bulma annuì. “Aveva l’età che tu hai adesso…lo ricorderò sempre, così carino ed educato com’era! Peccato che la pace non sia durata di più…” lei si rabbuiò, pensando a come continuare.
“Che cosa è successo mamma?” chiese il bambino, non contento dell’interruzione.
Bulma sospirò. “E’ arrivato un cattivo. Forse il più cattivo di tutti” ammise lei.
“Anche più di Pilaf, il Fiocco Rosso e Piccolo?” chiese ovviamente Trunks. “Purtroppo sì” disse abbassando gli occhi.
“Il suo nome era Radish. Era un bestione grande e grosso che aveva una cosa in comune con Goku e Gohan…aveva la coda”. Trunks spalancò occhi e bocca.
“Radish poi fece una dichiarazione per noi sconvolgente: lui era il fratello di Goku”
Trunks scattò in piedi, emozionato.
“Calmati tesoro!” lo pregò Bulma, contenta comunque di aver così tanto stimolato la sua mente.
“Continua mamma!! Dai!!” disse il piccolo sedendosi con un tonfo.
“Radish era il fratello di Goku, ma le sorprese non sono finite qui! In realtà entrambi erano degli alieni! Appartenevano ad una razza quasi del tutto estinta chiamata ‘saiyan’. Erano i migliori combattenti dell’intero universo sai? E un mostro di nome Freezer, preoccupato che i saiyan potessero prendere il comando dell’universo che desiderava lui, decise di disintegrare il loro pianeta molti anni prima. Solo in pochi riuscirono a sopravvivere perché non erano presenti nel pianeta al momento della sua distruzione. Si trattava di Goku, già spedito sulla Terra, di Radish e altri due saiyan.
I saiyan però erano sia molto forti che molto spietati. Anche Goku, inizialmente era così. Venimmo a sapere che da piccolo battè forte la testa a terra e perse la memoria, cancellando la sua parte malvagia e crescendo quindi buono e generoso come lo conoscevamo noi.”
Trunks annuì, comprendendo. “Ma cosa voleva Radish?” chiese giustamente.
“Voleva che Goku si riunisse ai saiyan sopravvissuti. Ma questo significava anche lasciare il pianeta Terra, che Radish voleva distruggere, e cominciare una vita di sterminio. Goku, ovviamente, non era d’accordo. Gli disse di andarsene, che non era interessato. I saiyan purtroppo sono anche degli zucconi!” disse Bulma in un tono meno pesante per rallegrare la storia.
“Così Radish rapì Gohan. E Goku, in compagnia di Piccolo che avendo percepito il grande potere di Radish era accorso per confrontarsi con lui, corse a salvare suo figlio. Lo scontro fu durissimo. I due guerrieri più forti del pianeta facevano molta fatica a tener testa al saiyan. Alla fine, grazie anche all’intervento di Gohan che anche se piccolo sprigionava molta forza quando si arrabbiava, riuscirono a sconfiggerlo. Ma perdemmo anche noi, in qualche modo” Bulma deglutì, ricordando l’immagine del corpo del suo migliore amico steso a terra con un enorme buco in pancia che esalava i suoi ultimi respiri. “Goku non riuscì a farcela”
“E’ morto?” chiese Trunks. “Come il mio pesciolino rosso Nemo?” domandò rievocando il suo animaletto, scomparso pochi giorni prima a causa di una morte orribile causata da un gioco improvvisato da lui e Goten che comprendeva una mazza da baseball, un vaso rotto e l’aspirapolvere per ripulire il danno.
“Già” disse lei consapevole che quello fosse un esempio da lui comprensibile. “E i guai non erano finiti! Prima di morire, Radish ci avvertì che gli altri due saiyan avevano ascoltato i nostri discorsi e che entro un anno sarebbero arrivati sul pianeta per le sfere del drago”
“Oh no!” esclamò il bambino.
“Non preoccuparti, è andato tutto bene!” affermò ovviamente lei sorridendo. “Ora ti sembrerà strano quello che ti sto per dire…ma sappi che sono felice che siano arrivati anche gli altri saiyan. E vuoi sapere perché?” chiese lei retoricamente. Trunks già era a bocca aperta.
“Perché uno dei due lo conosci anche tu…si tratta di tuo padre, Vegeta”


Il racconto proseguì. La lotta tra Goku e Vegeta e il viaggio verso Namecc. Arrivò quindi il turno di Freezer.
“Era un mostro. Il combattimento fu terribile. E ci furono dei morti. Uno fu Crili…e l’altro fu tuo padre” affermò Bulma fissando gli occhi chiari del suo bambino.
“Anche papà è già morto una volta?” chiese tristemente.
Bulma annuì. “Ma quello fu il primo momento in cui i due saiyan sopravvissuti iniziarono un po’ a legare…non dire questo a tuo padre, lui si vergogna!” rese tutto più superficiale apposta per alleggerire la storia.
“Goku mi disse che quello fu per lui un momento molto bello, nonostante Vegeta stesse morendo…avere il rispetto del suo principe lo riempì di gioia”
Bulma si interruppe, per capire se il piccolo Trunks avesse udito bene l’ultima frase.
“Principe?” domandò infatti il bambino. Era molto intelligente, non era certo da lui tralasciare un simile particolare. Bulma annuì. “Papà è un principe?” chiese ancora, non sicuro di aver sentito correttamente e decisamente stupito.
“Sì. Tuo papà è il principe dei saiyan” affermò lei orgogliosamente.
Trunks era senza parole. Suo padre era un principe. Un principe! Davanti ai suoi occhi comparve la fiera immagine di suo papà, con indosso la tuta da guerriero e le spalle dritte. Aveva sempre pensato avesse un portamento particolarmente elegante e imponente, metteva sicuramente in soggezione. Ma non aveva mai lontanamente immaginato che potesse trattarsi di un vero principe!
Il bambino ne era ora entusiasta.
Non aveva mai avuto un gran rapporto con suo padre, anzi, non aveva mai saputo nulla di lui di particolare a parte che odiava i rumori forti e gli piaceva vestirsi con colori scuri. Un nuovo sentimento di rispetto gli riempì il cuore nei confronti del padre.
“Quindi anch’io sono un principe?” chiese giustamente il bambino osservando la madre. “Penso proprio di sì. Ma non pensare neanche lontanamente di andare in giro a vantarti di una cosa simile sai? Dei saiyan non deve sapere nessuno…ti ho raccontato questa storia perché penso tu sia un bravo bambino intelligente e in gamba…ma se lo dici a qualcuno non mi fiderò più di te” disse Bulma seriamente usando un metodo efficace e sicuro. Usare la scusa di comportarsi da bambino grande era un classico.
“Te lo prometto mamma!” affermò infatti prontamente il bambino.
“Bravo! E non dire nulla nemmeno a tuo papà…lui non vuole ricordare il suo passato” si inventò lei come scusa, insicura invece se Vegeta volesse o no far parola delle sue origini regali con il loro bambino. Non voleva correre rischi.
La storia continuò, Bulma parlò della fine di Freezer, del super saiyan e dei cyborg. E infine di Cell. Non raccontò a Trunks dell’arrivo dal futuro dell’altro sé stesso, non voleva confonderlo e rischiare di essere sommersa di domande. Inoltre era davvero tardi, dovevano entrambi andare a dormire.
Trunks aveva ancora mille domande, da fare.
Bulma questa volta fu irremovibile. Terminò la storia con la sconfitta di Cell e impose al suo piccolo di andare a dormire.
Di malavoglia Trunks obbedì.
“Che bella storia mamma…grazie!” le disse lui con il cuore mentre riceveva un dolce bacio sulla fronte da lei. Bulma sorrise.
“Dormi ora…ti voglio bene” gli augurò lei avviandosi all’uscita.
“Ti voglio bene” rispose lui chiudendo gli occhi.
La porta fu chiusa, calò il silenzio. Ancora l’immagine di suo padre davanti agli occhi. Era figlio di un principe. Un principe forte e coraggioso, orgoglioso e maestoso.
Un nuovo rispetto era cresciuto nei suoi confronti. Un sentimento che non sarebbe mai scomparso.








FINE








L’ispirazione sembra essere tornata da me…del resto dovrei studiare per gli imminenti esami, succede sempre così! E quindi mi ritrovo incollata al computer con una voglia matta di scrivere mentre i miei libri mi fissano sconsolati dalla scrivania vicina.
Tralasciando il mio caso disperato di ispirazione bizzarra, spero abbiate gradito la storia.
Non è nulla di particolare, ho solo ricordato il momento nello scontro contro Majin Bu in cui Trunks dice a Goten che suo padre è il principe dei saiyan. Diceva che era stata sua mamma a dirglielo e il suo amichetto non sapeva nulla di questa storia.
Ecco tutto.
La favola della scimmietta è di mia invenzione e anche la presenza del pesciolino rosso di nome Nemo di Trunks che ha avuto un brutto scontro con l’aspirapolvere!
Comunque grazie per aver letto! E se vorrete lasciare un commentino sarà ben accetto!
Sperando che la mia ispirazione non torni a bussare – soprattutto per me dato che devo studiaaareeee!!! – vi faccio gli auguri di un Felice Anno Nuovo!!
Baci, tsubaki
  
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