Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: traletueciglia    11/06/2013    0 recensioni
Sophie è una ragazza di sedici anni. La gente la definisce una ragazzaccia, ma sotto sotto è diversa. Si mostra come è veramente solo con Ryan, il suo migliore amico e Gabriel, suo fratello. A causa di un incidente il fratello muore e Sophie non vive un bel periodo. Saprà quel ragazzo dagli occhi azzurri capirla veramente? Lo scoprirete solo leggendo :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Musica a tutto volume.
La macchina che sfreccia.
Supera i cento km/h.
I lampioni lungo la strada.
L’asfalto consumato che sembra voler invitare gli automobilisti ad accelerare e accelerare e accelerare sempre di più, sino a che il niente li invade.


-Niente, che strana parola eh Sophie? Non lo pensi anche tu? Insomma n-i-e-n-t-e. Sei lettere, eppure racchiude l’inizio e la fine di ogni cosa.- le sussurra Gabriel.

Max, il senzatetto che assiste alla scena –Ho visto tutto: l’auto, i poliziotti che le intimano di fermarsi per un normale controllo, l’auto che allora accelera, la donna che attraversa la strada, l’urlo agghiacciante, lo scontro, ed infine il sangue.-


Sophie si svegliò di soprassalto, come ormai le accadeva da ben cinque notti. Da quella notte. Quella notte dove uno strano presentimento non la lasciava dormire. Quella notte durante la quale pensava a Gabriel, suo fratello, che per lei c’era sempre stato. Non capiva perché, era come una piccola vocina che le parlava dal profondo del suo cuore e che l’avvertiva di un imminente catastrofe. E poi la mattina seguente la notizia, i pianti, le lacrime e la rabbia. Sì, soprattutto rabbia: rabbia per non essere stati capaci di impedire in qualche modo che accadesse quell’incidente. Incidente che a Gabriel era costato la vita.
Sophie guardò l’ora dal display del suo cellulare: erano le 6 del mattino. Tra un’ora si sarebbe dovuta alzare per andare a scuola.
-Fanculo.- Sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscita a riprendere sonno, così prese l’album delle foto di famiglia e prese a sfogliarlo, soffermandosi su una foto di suo fratello. La foto ritraeva Gabriel e un suo amico: pelle chiara, capelli neri corvino e occhi di un azzurro intenso da far venire i brividi. Entrambi sorridevano e avevano delle buffe camice hawaiane. Sophie sorrise e continuò a sfogliare l’album.
Erano ormai le 7 quando la sveglia suonò e interruppe il flusso dei miei pensieri, incentrati sul sorriso del ragazzo dalla pelle ambrata. Era strano, come se mi incuriosisse. “Forse lo vedrò oggi al funerale di Gabriel… aaaaah, ma dai dacci un taglio  Sophie” pensai ad alta voce.
-Dacci un taglio a cosa tesoro?- disse mia madre che nel frattempo stava entrando in camera mia.
-Nulla. Ah, non faccio colazione oggi.-
-Come? Nemmeno oggi? Ma Sophie, non puoi continuare a non mangiare!-
-Magari mi fermerò in un bar, prima di andare a scuola…-
Sì, certo, come no. Sapevo anche io che non l’avrei fatto mai e poi mai. Perché? Beh il motivo è semplice: ogni volta che mangio mi sento male, ma non male fisicamente, piuttosto non mi sento bene con me stessa. Come se tutte le volte che mangiassi ingrassassi di 4 o 5 chili. Chiariamoci, non sono anoressica, ma qualche volta mi è capitato di andare in bagno e vomitare l’anima.
Non ci pensai, andai in bagno a prepararmi, indossai la mia amata felpa dell’Obey con un paio di collant e le mie amatissime Vans rosse. Perché li adoravo così tanto? Semplice: la felpa era di mio fratello e le scarpe me le aveva regalate lui.
Sentivo la sua mancanza, parecchio. Ma indossando la sua felpa era come se lui mi fosse accanto.
Sistemai i miei lunghi capelli dorati e mi truccai. Bene, ero pronta. Afferrai lo zaino, presi cuffiette e Ipod, salutai mia madre e mi avviai verso scuola. Mi misi ad ascoltare “Born to Die”  di Lana Del Rey.
 
Feet don’t fail me now
Take me to the finish line
All my heart, it breaks every step that I take
But I’m hoping that the gates,
They’ll tell me that you’re mine
Walking through the city streets
Is it by mistake or design?
I feel so alone on a friday night
Can you make it feel like home, if I tell you you’re mine
It’s like I told you honey
 
Piedi non abbandonatemi ora
Portatemi al traguardo
Tutto il mio cuore, si spezza per ogni passo che faccio
Ma spero che le uscite
Mi diranno che sei mio
Camminando per le strade della città
E’ per sbaglio o di proposito?
Mi sento così sola in un venerdì notte
Puoi farmi sentire come a casa, se ti dico che sei mio
E’ come se te l’avessi già detto tesoro

Lana Del Rey, dio quanto l’adoro. Non so come riesca a dire esattamente tutto ciò che sento. E’ come se mi leggesse dentro. E poi diciamocelo, la sua voce è qualcosa di incredibile. Meravigliosa.
Mentre ero assorta nei miei pensieri qualcosa mi picchiettò la spalla. Mi giro e trovo Ryan, il mio migliore amico praticamente da sempre, quello che tutti prendono per il mio ragazzo, talmente siamo uniti.
-Hei principessa,tutto bene? Incubi anche stanotte?-
“Principessa”. Oltre a mio fratello era l’unico che poteva chiamarmi così, se l’avesse fatto chiunque altro l’avrei castrato all’istante. E’ vero, infondo non mi da fastidio, solo che con gli altri faccio la dura. Sì, quella con il “vaffanculo” sempre pronto, all’apparenza stronza e menefreghista, ma sotto sotto sono diversa; solo due persone lo sapevano, ma ora me ne è rimasta solo una.
Annuii alla sua domanda e lui mi abbracciò. Sembra la cosa più semplice e banale del mondo, ma abbracciandomi mi fece sentire meglio. Un semplice abbraccio, nient’altro.
Sistemai l’Ipod nello zaino e riprendemmo il cammino insieme, ridendo e scherzando come dei matti. Sì, Ryan si che sapeva come farmi sentire bene. Ad un certo punto però si fece serio e mi chiese se doveva passarmi a prendere per andare al funerale di Gabriel; gli risposi di sì, in fondo con un amico al tuo fianco tutto è più semplice.
Nel frattempo eravamo arrivati a scuola: la Notre Dam High School.
Mi sentivo strana, come se qualcuno mi stesse fissando. Sono abituata ad avere molti sguardi addosso, spesso invidiosi, per via delle cose che dicono di me. Mi considerano la ragazza ribelle che disubbidisce agli ordini dei professori e trasgredisce le regole. Beh, non posso negare di averlo fatto qualche volta. Ok, forse tante volte. Sono fatta così, se qualcosa non mi sta bene lo dico. Punto. Comunque, lasciando perdere la mia fama di cattiva ragazza, sentivo puntati addosso degli occhi particolari. Dolci, quasi.
Sorpassando il cancello d’entrata scorsi una figura seduta su un muretto che mi stava fissando. Era un ragazzo. Beh, fin qui nulla di diverso dal solito. Il punto è che era quel ragazzo. Quello della foto: capelli neri, occhi azzurri, pelle chiara, ricordate? Lui. Mi fermo un secondo a fissarlo. Indossa dei pantaloni neri larghi e una maglietta blu intenso. Lui ricambia lo sguardo e mi sorride. Dio che sorriso. Sembra un dio greco.
Ma che sto dicendo? Neanche lo conosco! Meglio entrare in classe.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: traletueciglia