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Autore: Ari_92    11/06/2013    22 recensioni
Crossover Glee/Harry Potter; Beauxbatons!Kurt & Durmstrang!Blaine
Dal primo capitolo:
"«Almeno non sono l’unico a rientrare perfettamente negli stereotipi.»
«Conosci la parola “stereotipi”? Sono impressionato.»
«Certo che la conosco. E non mi serve neanche essere odioso e portare un cappellino da donna.» Kurt spalancò gli occhi.
«Wow. Tu sì che hai sempre la risposta pronta, ragazzo-di-Durmstrang! O almeno ce l’hai quando si tratta di offendere; tre volte in due minuti, complimenti!»"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon martedì, ragazzi :)!
Spero che indipendentemente da scuola, università, lavoro e quant’altro l’estate sia iniziata bene per tutti voi :)
Come ho già scritto nella mia pagina facebook, a differenza di quanto pensavo di fare all’inizio ho diviso quest’ultimo capitolo in due parti, vista la sua eccessiva lunghezza. In sostanza, alla fine avremo un totale di 12 capitoli e la storia si concluderà martedì prossimo ;)
Okay, prima di eclissarmi per lasciarvi alla lettura ne approfitto per fare i miei doverosi ringraziamenti a chiunque abbia aggiunto questa fanfic a seguite, preferite o ricordate, a tutti quelli che la leggono e che mi seguono su facebook: siete davvero l’amore e io vi sono infinitamente grata ç__ç Una menzione particolare va naturalmente a chi mi lascia un parere: questa settimana in particolare ringrazio CandyKlaine, Estel84, Chuzzah, TheShippinator, Klaineislove, beerpong, Anna_Vik, P e r l a, Anacleto_, Ari_Klaine, Lost in a daydream_, LUcy__, Lama_Mustache, My angel Chris Colfer, Eternity21, candlesklaine, Mi_ki, neversaynotollamas e Ginny_Sara per le loro recensioni *__* Love you all <3
Bueno, adesso mi dissolvo sul serio u.u Buona lettura <3
 
 
 
 
 

Capitolo Undicesimo

 

«Non riesco a credere che abbiano semplicemente lasciato che succedesse.» Mormorò Rachel, con Finn che annuiva energicamente al suo fianco, in un evidente stato di turbamento. Brittany stava piangendo silenziosamente tra le braccia di Santana, che le accarezzava la schiena ripetendole all’orecchio qualche parola rassicurante che solo lei poteva sentire.
Kurt si fece più vicino a Blaine, tenendogli un braccio stretto attorno alla vita, ancora incapace di realizzare ciò che era appena successo.
Fino a dieci minuti prima era pigramente raggomitolato su un paio di teli di lino, senza niente a cui pensare se non coccolarsi con Blaine e sperare che gli dicesse che anche lui lo amava, cosa che alla fine aveva fatto. Tuttavia non aveva avuto il tempo materiale di godersi il momento, non quando una serie di urla e singhiozzi disperati avevano raggiunto il Bagno dei Prefetti facendoli scattare in piedi e raccattare i rispettivi vestiti alla velocità della luce.
Due minuti dopo Blaine aveva già la mano stretta sulla maniglia porta, e Kurt fece in tempo a fermarlo solo per un ultimo, rapido bacio prima che lui l’aprisse, dopo averlo guardato con quei suoi occhioni da idiota che Kurt amava con tutto se stesso. Avevano sceso le scale due gradini alla volta, lui davanti e Blaine dietro, e poco dopo erano esattamente all’ingresso del castello. Kurt si era voltato istintivamente verso il primo sprazzo di azzurro che era entrato nel suo campo visivo: si rivelò essere la divisa di Brittany, che era insieme a Santana, che era affiancata da Quinn che teneva per mano Puck. Li raggiunsero, e Kurt non fu particolarmente sorpreso di trovare anche Rachel e Finn con loro, esattamente come si aspettava di non trovare Sebastian.
E fu allora glielo dissero: un ragazzo – il Campione di Hogwarts, per la precisione – non aveva superato l’ultima Prova. Era morto. Un diciassettenne era morto in uno stupido Torneo scolastico.
Kurt si prese qualche lungo istante per assimilare la notizia, vacillando leggermente sulle gambe. Il baccano circostante stava rapidamente scemando in una stana forma di generale raccoglimento, cosa che rese il tutto se possibile ancora più assurdo. Kurt guardò Blaine; sembrava talmente sotto shock che non ci pensò due volte prima di cingergli la vita con un braccio, augurandosi che potesse essergli di qualche conforto.
 
La prima a rompere il silenzio fu Rachel, seguita poco dopo da Quinn.
«Se questo stupido Torneo è stato sospeso per un secolo un motivo c’era. È stata un’idiozia ripristinarlo.»
«Sono passati cent’anni! Pensavo che avrebbero preso provvedimenti diversi sulla sicurezza- »
«Oh, ma per favore.» Sbottò Santana, continuando a stringere a sé Brittany «Nessuno ha ordinato a quel ragazzo di mettere il suo nome nel Calice. Sapeva a cosa stava andando in contro e ha fatto la sua scelta: non vedo perché dovremmo starcene qui a piangere per un povero idiota a cui importava così poco della sua vita da metterla in palio in uno stupido Torneo scolastico.»
L’intero gruppo si congelò sul posto; Kurt non li stava guardando, ma percepiva con estrema facilità il loro disagio e soprattutto era consapevole di quello di Blaine, che inspirava faticosamente al suo fianco. Lui, tuttavia, non reagì in alcun modo.
La prima a controbattere fu Rachel: nessuna sorpresa in questo.
«Non ti sembra un tantino riduttivo?»
«Per uno che se ne frega di se stesso e della sua famiglia? Non credo proprio.»
«Ma- »
«Rachel, hai visto Sebastian?» La interruppe Kurt, un attimo prima che potesse gettarsi a capofitto in una discussione del tutto fuori luogo. Lei scosse la testa.
«L’ultima volta che l’ho visto era qualche spalto dietro di noi alla Prova, poi è sparito e non ho idea di dove sia andato.» Kurt annuì, stringendo leggermente le dita sul fianco di Blaine.
«Allora credo che andrò a cercarlo. Vieni, Blaine?» Chiese, cercando apertamente il suo sguardo per la prima volta da quando erano usciti dal Bagno dei Prefetti. Aveva gli occhi spalancati, fissi a terra e non sembrava avere la minima intenzione di staccarli da lì; ma annuì.
«Sì, spero di trovarvi tutti e due stasera.» Aggiunse Rachel.
«Le... Le lezioni sono sospese, quindi credo che tornerò in camera.» Biascicò Finn, che si stava evidentemente sforzando di trattenendo le lacrime.
Kurt realizzò solo in quel momento che Cedric Diggory non era solo uno studente di Hogwarts, ma apparteneva anche alla stessa Casa del ragazzo di Rachel: dovevano conoscersi bene. Si sentì decisamente male.
«Ti accompagno.» Si offrì subito lei, mentre Puck lanciava un’occhiata stranita a Kurt e a Blaine.
«E voi due dove siete stati? Non eravate sulle tribune.»
Kurt maledisse ogni singola goccia di sangue che aveva deliberatamente deciso di affluirgli in faccia e si costrinse a pensare a qualcosa in fretta, visto che Blaine non era evidentemente nelle condizioni di farlo.
«Il fatto che tu non ci abbia visti non vuol dire che non eravamo lì.» Improvvisò, vagamente consapevole che balbettare non lo avrebbe aiutato a rendersi credibile. Poi si ricordò: Puck – esattamente come tutti gli altri – li aveva visti scendere dalle scale.
«Voglio dire- »
«No, ho capito.» Si limitò a ribattere, allontanandosi insieme ad una Quinn vagamente confusa, non prima di avergli fatto una specie di occhiolino che Kurt non aveva la forza morale di definire tale.
Non appena Puck girò l’angolo, poté finalmente concentrarsi su ciò che aveva davvero importanza.
 
«Stai bene?» Chiese subito a Blaine, prendendogli il viso tra le mani e assicurandosi che lo guardasse negli occhi. E lo guardava, ma era come se non lo facesse.
Kurt prognosticò che sarebbe durata qualche ora, forse un giorno: non che fosse in attesa dell’occasione giusta per sperimentarlo, ma adesso capiva cosa intendeva suo padre quando diceva che “era stato distante anni luce” dopo la morte di sua madre. Solo che nel suo caso era andata avanti per un anno. Forse due.
«No.» Mormorò semplicemente. Kurt dovette trattenersi per non baciarlo davanti a tutta la scuola. Prese un profondo respiro e tornò ad avvolgergli la vita con un braccio avviandosi verso l’uscita del castello, in particolare alla volta della carrozza di Beauxbatons.
«Questa giornata non poteva iniziare meglio e non poteva finire peggio.» Commentò a bassa voce, mentre Blaine tirava su col naso.
«Ehi- »
«Mi sento in colpa.» Kurt si fermò bruscamente, mettendosi di fronte a Blaine con entrambe le mani sulle sue spalle.
«Per quale caspita di motivo dovrebbe essere colpa tua?» Lui evitò il suo sguardo, fissandosi le punte dei piedi.
«Blaine, guardami.» Lo fece. I suoi occhi pieni di lacrime gli spezzarono il cuore giusto quel tanto che serviva ad incrinargli la voce.
«Per quale caspita di motivo?»
«Non... Lo so che non è colpa mia. Ma è dall’inizio del Torneo che dico che sarebbe morto qualcuno come se fosse una cosa da niente, ed è successo davvero, e quel ragazzo ha una famiglia, e degli amici, e- »
«Oh, Blaine.» Kurt gli sorrise dolcemente, accarezzandogli una guancia con il dorso della mano.
«Tesoro, non devi sentirti in colpa. È umano, è normale, e io ti conosco: sei troppo buono e troppo stupido anche solo per pensare di augurare il male di qualcuno.»
Terminò il suo breve discorso con un piccolo bacio su ognuna delle gocce salate che gli solcavano le guance. Blaine rimase per un attimo fermo a guardarlo, e Kurt avrebbe potuto giurare che era già un po’ meno distante di quanto non lo fosse cinque minuti prima.
«Ti amo.» Kurt socchiuse la bocca, facendo del suo meglio per ignorare la capriola all’indietro in cui il suo cuore si cimentò a quelle parole.
«Ti amo anch’io.»
«Mi hai chiamato “tesoro”.» Kurt inarcò le sopracciglia.
«Davvero?» Blaine annuì, con un piccolo sorriso. Qualunque cosa avesse detto, Kurt era contento che fosse servita a farlo tornare in sé.
«E comunque non posso credere a quello che ha detto Santana. Avrei voluto darle un pugno in faccia.» Disse, ricominciando a camminare al suo fianco e prendendolo per mano. Kurt sospirò.
 
«Non credo che Santana avesse tutti i torti.» Blaine lo guardò, e sembrava sconvolto.
«Senti, non sto dicendo che non mi interessi che sia morto un mio coetaneo o che non mi dispiaccia. È solo che era una tragedia annunciata, ed è stato lui a mettere il suo nome nel Calice. Libera scelta.»
Blaine distolse lo sguardo, e sembrò pensarci su. Kurt gli fu grato per non avergli semplicemente dato quel pugno in faccia.
«Non lo so, Kurt.» Lui si strinse nelle spalle.
«Credo che assumi una prospettiva particolare della cosa quando... Quando sai cosa significa vedere una persona a cui vuoi bene lottare ogni giorno per rimanere viva nonostante sappia che non è possibile. Beh, se poi c’è qualcuno che si mette in mano al caso senza nemmeno pensarci, diciamo che fa un po’ incazzare.»
Non voleva pensare a sua madre, e non voleva risultare patetico davanti a lui. Ma alla fine era riuscito a fare entrambe le cose. Blaine si fermò di fronte alla carrozza di Beauxbatons: Kurt si era a malapena reso conto che ci fossero arrivati.
«Mi dispiace tanto, Kurt.» Si ricordò di come gli aveva risposto l’ultima volta. Aveva detto che no, non gli dispiaceva affatto, e che nemmeno lo conosceva. Poi l’aveva buttato nel Lago Nero, gli aveva salvato la vita e aveva continuato ad innamorarsi di lui, un po’ alla volta.
«Lo so.» Perché lo sapeva. «Dispiace anche a me.»
Blaine si alzò in punta di piedi e lo baciò dolcemente, accarezzandogli la schiena. Durò abbastanza a lungo perché Kurt non potesse dire con precisione a chi dei due appartenevano le lacrime che gli stavano bagnando gli zigomi.
Si separarono poco più tardi, scambiandosi un sorriso triste.
«Devo sul serio cercare Sebastian, e ho le mie ragioni di credere che sia in camera.» Disse, indicando con il pollice la carrozza alle sue spalle. Blaine annuì.
«Io torno da Puck, allora. Ci vediamo domani a colazione?»
«Certo.» Blaine gli diede un altro bacio, e Kurt l’avrebbe preso in giro per quella sua improvvisa smania se solo non fosse stata una giornata così particolare, per mille ragioni diverse.
«Uhm... Grazie per oggi.» Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Blaine, non devi ringraziarmi, ti prego!»
«Oh, uh. Okay.» Adorabile idiota.
«Al massimo posso ringraziarti io. Sai, per avermi fatto ragionare e avermi impedito di mettere il mio nome in quel Calice.» Blaine annuì e – incredibile – gli diede un altro bacio.
«...Di questo passo possiamo già avviarci in Sala Grande per la colazione- »
«A domani.» Si affrettò a dire Blaine, sorridendogli. «Buonanotte, Kurtie.»
Kurt si morse se labbra per non dargli la soddisfazione di vederlo sorridere a quel nomignolo, senza tuttavia poter fare a meno di desiderare di potergli dire che lo amava. Poi si ricordò che ehi, poteva farlo.
«Ti amo.» Blaine gli rivolse un sorriso tanto largo da rasentare l’inquietante.
«Aww, anch’io ti amo!» Kurt scosse la testa, ridacchiando.
«Quand’è che siamo diventati così melensi, esattamente?»
«Non lo so, ma a piccole dosi è piacevole.»
«A domani.»
«A domani.»
 
 
Kurt chiuse la porta della propria stanza dietro di sé, vi si appoggiò di spalle e sospirò felicemente verso il soffitto, del tutto incurante di aver appena replicato il gesto più cliché di tutti i film adolescenziali. In realtà, al momento si sentiva troppo stupidamente preso da Blaine Anderson per preoccuparsi di cose futili come i cliché, i film adolescenziali o respirare normalmente.
«Sei tornato.» Kurt abbassò lo sguardo, ancora appoggiato alla porta.
«Non credevo che ci avresti messo così tanto.» Aggiunse.
«Ciao, Sebastian. Perché sei sparito per tutto il giorno?» Chiese, ormai talmente abituato alle sue tanto frequenti quanto misteriose sparizioni da aver smesso di stare in ansia. Lui si strinse nelle spalle.
«Sono andato a vedere la terza Prova, ma tu non c’eri. Così, non avendo nessuno da infastidire, mi sono fatto un giro e poi sono tornato qui.» Rispose tranquillamente, mentre lo squadrava da capo a piedi con fare sospettoso, senza preoccuparsi di nascondere un piccolo sorriso.
«Beh, detto da te potrebbe quasi essere considerato un complimento- »
«Cosa hai combinato con  il tuo nano di Durmstrang, uhm?» Kurt scivolò di qualche centimetro sul legno liscio della porta ed incontrò il suo sguardo, arrossendo convulsamente.
«N-Non so di cosa- »
«Andiamo, non puoi pretendere di tenerlo nascosto a me. Ti conosco troppo bene per non- » Si interruppe, sogghignando alle sue stesse parole. Kurt lo fissò con aria interrogativa.
«Okay, scherzavo. L’ho capito dall’enorme succhiotto che hai sul collo.» Kurt spalancò gli occhi e sollevò d’istinto il colletto della camicia, nell’imbarazzo più totale. In effetti aveva senso ripensando a quello che era appena successo; sperò solo che non l’avessero notato anche tutti gli altri. Avanzò all’interno della stanza fino a lasciarsi cadere a peso morto sul proprio letto, con gli occhi fissi verso il soffitto e uno stupidissimo sorrisino stampato in faccia. Era troppo felice persino per rilegarsi nella mortificazione causata dai commenti del suo compagno di stanza.
«Quindi? Non mi racconti niente?» Kurt si voltò trovandolo già intento a fissarlo, con un sorriso divertito sulle labbra. Non provò nemmeno a impedirsi di dirlo: la modalità “voglio urlarlo al mondo” era già irrevocabilmente attivata.
«Mi sono innamorato.» Disse tranquillamente, abbastanza consapevole di avere la peggiore faccia da idiota nella storia delle facce da idiota. Alzò lo sguardo per intercettare la reazione di Sebastian che sembrò irrigidirsi per un momento, adocchiando con fare incerto la sua espressione così enormemente felice. Ci mise un po’ prima di decidersi a dire qualcosa.
 
«Beh, mi dispiace per te.» Kurt lo fissò con tanto d’occhi, senza capire.
«Come sarebbe a dire che ti dispiace per me? Ho appena detto- »
«Ho capito cosa hai detto, e ribadisco che mi dispiace per te.»
«Ma- »
«Kurt. Per quanto l’amore in generale mi disgusti, a maggior ragione non puoi innamorarti di qualcuno che tra una settimana non vedrai mai più.» Disse con calma, del tutto inconsapevole di quanto la forza della semplicità delle sue parole si fosse rivelata devastante per Kurt. Era stato capace di tenersi alla larga da quel pensiero per un’intera giornata – quasi tutta, almeno – ed ora era di nuovo lì, più reale e palese e doloroso di quanto non fosse mai stato.
Strinse i pugni sulla stoffa del lenzuolo sotto di lui, chiedendosi per quanto tempo sarebbe stato in grado di rievocare il sapore e la consistenza delle labbra di Blaine sulle sue, la sensazione di piacevole torpore di quando gli diceva qualcosa di adorabile senza alcun preavviso, gli scherzi idioti o il semplice suono della sua risata. Si chiese quanto tempo avrebbe impiegato a dimenticare tutto questo, e a come si sarebbe sentito una volta che fosse successo.
«Non ho potuto farci niente.» Mormorò con un filo di voce, facendo tutto ciò che era in suo potere per non mettersi a piagnucolare come un idiota. Dannatissimo umore altalenante. Sentì Sebastian sospirare pesantemente, e poi un piccolo cigolio di molle, precisamente quelle del suo letto.
«Kurt- »
«Non l’ho fatto apposta, okay? Non mi sono innamorato di lui perché volevo! Credi davvero che sia così masochista?» Chiese, fissando dal basso il ragazzo seduto di fianco a lui. Sebastian ridacchiò.
«Non lo so. Sei masochista?» Kurt lo guardò un attimo, mordendosi le labbra per non sorridere.
«Dovresti aiutarmi, non comportarti da idiota.» Sebastian scosse la testa, senza togliersi dalla faccia quel ghigno divertito. In parte Kurt era contento che reagisse in quel modo a qualsiasi cosa: di amici apprensivi gli bastava – e gli avanzava – Rachel Berry.
«E che cosa vuoi che faccia? Vi lascio la stanza libera per tutto il resto della settimana così potrete scatenarvi con quelli» indicò il palese segno rosso sul suo collo «fino a quando non vi prosciugherete?»
«Sebastian.»
«Sul serio! Conosco qualche studente di Hogwarts a cui non dispiacerebbe condividere la stanza con me per qualche giorno. O per qualche anno.» Kurt sospirò, sistemandosi più comodamente sul materasso.
«Non è questo, e lo sai. Piuttosto, con chi è che condivideresti la stanza per qualche anno?» Lui si strinse nelle spalle, con tutta la nonchalance del caso.
«Diciamo solo che Hogwarts è migliore di Beauxbatons sotto molti aspetti. Non mi dispiacerebbe rimanere qui per un altro po’.» Kurt incrociò le braccia al petto, improvvisando la migliore delle sue espressioni indignate.
«Come sarebbe? E io non ti mancherei?»
«Hummel. Lo sai che non mi mancheresti.» Beh, naturalmente. Kurt roteò gli occhi, con un piccolo sorriso triste. Piegò entrambe le braccia dietro la testa, evitando il suo sguardo.
«Sembra così... ingiusto. Vorrei avere più tempo. Anche solo per parlargli.» Sebastian sogghignò.
«Sì... Parlare
«Sebastian! Sono serio.» Lui rise, incrociando le gambe sul letto.
«Okay, come vuoi. Allora alzati da qui e va’ a parlargli se proprio non puoi aspettare domani.» Kurt sospirò.
«Non è così semplice. Mi riferisco a cose che non sono sicuro di avere il coraggio di dirgli in faccia.»
«Cose tipo...»
«Non il genere che pensi tu.» Si affrettò a precisare, guardandolo storto. Sebastian alzò gli occhi al cielo, indicando con un cenno del capo la loro scrivania stipata di libri e fogli di pergamena.
«Non eravate fan dei bigliettini, voi due?» Chiese con un sospiro tragico, mentre Kurt spalancava gli occhi e si alzava faticosamente a sedere, fissando la boccetta quasi vuota di inchiostro che troneggiava in mezzo a quel macello come se la sua vita dipendesse da lei.
«Che cosa farei senza di te?»
«Ben poco, fidati.»
 
 

***

 
 
Blaine rientrò sulla nave di Durmstrang il più silenziosamente possibile, muovendosi a tentoni per le stanze buie. In realtà non era del tutto sicuro da che cosa si stesse nascondendo – dopotutto il loro preside se l’era data a gambe subito dopo la terza Prova, nel momento in cui era stata diffusa la notizia tutt’altro che confermata dell’imminente ritorno di Voldemort – ma proseguì ugualmente la sua camminata a ridosso del muro, tastando gli schienali delle poltrone dell’ingresso.
Aver passato le precedenti due ore sulla sponda del Lago Nero a baciare Kurt e a stringerlo tra le braccia gli dava l’impressione che fosse ancora lì, con i suoi sorrisi e i suoi “ti amo”: avevano talmente poco tempo che perfino le loro solite prese in giro erano passate in secondo piano.
Comunque, Kurt non c’era. E quella non era altro che l’ultima sera di una settimana passata a fingere che non sarebbe mai finita. Avevano parlato di tutto, pur di non dover sfiorare quell’argomento: Kurt gli aveva persino menzionato il desiderio del proprio compagno di stanza di intrattenersi ad Hogwarts ancora per un po’ prima di ricordarsi che, in effetti, era un discorso che avrebbe potuto facilmente portare a loro due e al fatto che stava finendo per davvero; stava finendo esattamente in quelle ore e sarebbe finita definitivamente dopo il Banchetto d’Addio previsto per il giorno seguente. Finita la cena, la carrozza di Beauxbatons avrebbe preso il volo e la loro nave si sarebbe inabissata sotto la superficie del Lago Nero.
Blaine strinse le dita attorno al corrimano, salendo cautamente le scale che lo avrebbero portato ai dormitori; non aveva intenzione di mettersi a piangere adesso, non se questo significava lavarsi via dalla pelle il profumo di Kurt, non proprio durante l’ultima notte in cui poteva sentirlo per davvero. Quel pensiero, se possibile, gli fece venire voglia di scoppiare in lacrime ancora più forte.
Fino a qualche mese prima Blaine non avrebbe scommesso un centesimo sul sentire la sua mancanza, men che meno sul provare qualcosa per lui; invece aveva finito per lasciargli il suo cuore, e non riusciva a credere che avrebbe sul serio dovuto rinunciare a vedere quei suoi bellissimi occhi, sorbirsi le sue battutine insopportabili, baciarlo e tenerlo per mano. Scosse la testa, perché si era ripromesso di non piangere.
Raggiunse la propria stanza, vagamente sorpreso di scorgere ancora una striscia di luce filtrare da sotto la porta chiusa: era abbastanza sicuro che per quell’ora Puck stesse già dormendo, o in alternativa si fosse rintanato nel dormitorio femminile.
Aprì la porta con un briciolo di sospetto, ma niente avrebbe potuto prepararlo a quello che lo attendeva nella loro camera.
 
«...Puck?» Lui sobbalzò, apparentemente troppo preso da ciò che stava facendo per accorgersi della sua presenza fino a un attimo prima di sentirsi chiamare. Era seduto a gambe incrociate sul letto, con una pergamena dispiegata tra le mani e l’espressione più sconvolta che Blaine gli avesse mai visto in faccia. Puck deglutì rumorosamente e appoggiò ciò che stava leggendo sul bordo del letto con un’attenzione reverenziale, guardando ovunque tranne che nella sua direzione.
«Credevo che usasse ancora bussare.» Okay. Se Puck iniziava a parlargli di buone maniere la cosa era grave sul serio.
«Stai bene?» Chiese cautamente, entrando nella stanza. Lui emise una risata nervosa.
«Certo che sto bene. Perché non dovrei stare bene? Io sto benissimo!» Blaine inarcò un sopracciglio.
«Sì, vedo.» Puck si alzò dal letto in un singolo movimento brusco, avviandosi di gran carriera verso la porta.
«E adesso dove pensi di andare?»
«Mi faccio un giro, e magari vado a trovare Quinn.» Blaine era senza parole; certo, non avrebbe definito Puck la persona più equilibrata di questo mondo, ma faticava davvero a dare un senso a tutto ciò.
«Ma- »
«E tu leggi» indicò con foga la pergamena «e vedi di fare qualcosa. Domani è l’ultimo giorno e devi fare qualcosa!»
«Puck, ma che- » Blaine stava già parlando ad una porta chiusa. Era talmente sconvolto dalla sua reazione che, anziché seguirlo, si precipitò direttamente verso il letto e ci si sedette sopra, agguantando il pezzo di carta. Non appena riconobbe la calligrafia che riportava fu seriamente tentato di alzarsi in piedi, uscire dalla stanza e rincorrere Puck per riempirlo di insulti – perché doveva mettersi a leggere qualcosa di non indirizzato a lui? Tuttavia, il desiderio di rimanere lì e scoprire di cosa si trattava prevalse. Puck avrebbe potuto aspettare, Kurt no, e nemmeno lui, non con quella pergamena tra le mani.
Chiuse gli occhi per un momento, inspirò a fondo e li riaprì.
 
“Blaine,
Non ho mai scritto una vera lettera, quindi spero che te la farai bastare anche se farà abbastanza schifo.
Ho chiesto a Puck di dartela stasera perché domani è l’ultimo giorno che il primo di luglio. Dopo ci resterà il ricordo di quest’anno, e spero che tu mantenga la tua promessa e che mi scriva, qualche volta. Potrei diventare più bravo con le lettere.
So già che domani sarò troppo fuori di testa per dirti tutto quello che spero, ma voglio essere certo che tu lo sappia lo stesso, quindi lo scrivo qui. Inizio? Inizio.
Intanto: ti ho trovato insopportabile fin da subito, ma anche carino. È più o meno questo il motivo per cui ti ho scritto quel biglietto la seconda settimana (non prendermi in giro a vita, ti prego). Mi dispiace per quel calcio sulla spalla di quando mi hai toccato il sedere tolto la Cioccorana dai pantaloni. Oh, e a Mielandia volevo davvero offrirti le caramelle, ma avevo paura che ti ingozzassi fino a stare male e non sapevo come dirtelo... lo so, sembra un’idiozia detta così. Volevo anche che sapessi che quando abbiamo ballato insieme a un certo punto ho sperato che non avremmo più smesso. Cercavo di dirmi che era per la musica, ma era per il fatto di averti così vicino per la prima volta... poi hanno cominciato a farmi male i piedi e ho smesso di pensarci;  scusa, ma è vero. Oh, e ti ricordi quando ti ho offerto quella gelatina Tuttigusti+1? L’ho fatto perché Brittany (che me le aveva regalate) mi aveva detto di condividerle con una persona speciale. E quando ti ho tirato fuori dal Lago Nero c’è stato un momento in cui ho pensato che saresti morto. E mi sono odiato per non averti detto che ti amavo, anche se non ero ancora sicuro di amarti. Poi ti sei svegliato e volevo solo prenderti a pugni, sul serio. Mi piacerebbe anche dirti che mi dispiace per quel massaggio nel Bagno dei Prefetti, ma sappiamo entrambi che sarebbe una bugia. E poi... beh, quando ci siamo baciati la prima volta ho pensato che non mi sarei mai sentito così con nessun altro. Poi mi sono ricordato che abbiamo diciassette anni e che eravamo destinati a dirci addio dalla prima volta che ci siamo insultatati parlati.
Volevo solo che lo sapessi, e non so esattamente perché te lo sto scrivendo, ma so che non potevo andarmene senza averlo fatto. E magari dirti anche che avrei davvero, davvero voluto potermi definire il tuo fidanzato. O definire te il mio fidanzato. Che cosa diavolo sto
Scusa: non è neanche una vera lettera. Ma posso migliorare, davvero. Tu scrivimi, okay? Scrivimi. Lo so che sono stato uno stronzo per buona parte del tempo, ma non riesco credo di riuscire a smettere di averti intorno da un momento all’altro. Perché... Lo sai perché.
Domani dopo il banchetto troviamoci davanti all’ingresso di Hogwarts per salutarci, okay? Okay.
Non so come si concludono le lettere, quindi smetto di scrivere e basta.
 
P.S. Lo so che te lo ripeto spesso ultimamente, ma ti amo. Ti amo.
 

Kurt”

 
Blaine rimase immobile a fissare il foglio che aveva in mano, con gli occhi spalancati e il cuore che batteva decisamente troppo veloce, incapace di muovere un muscolo.
Tutto ciò che al momento gli pulsava nel cervello erano le parole di Puck: doveva fare qualcosa. Doveva assolutamente fare qualcosa e doveva anche farla subito, perché non c’era verso che lasciasse andare via il suo cavolo di fidanzato senza almeno averci provato.
 
 

***

 
 

 
 
 
 
 
 
 
...*evita magistralmente i pomodori le stanno tirando*
Okay, ammettetelo: quanto vi erano mancati i cliffhanger? Quanto? ...*nonostante i suoi mirabolanti tentativi, non è più in grado di evitare ortaggi, ferri da stiro e trinciapolli*
Okay, odio nei miei confronti a parte... Cosa dire di questo capitolo? Nella parte iniziale sono riuniti un po’ tutti i protagonisti di questa storia, anche perché volevo dare spazio a versioni diverse del fattaccio morte-del-povero-Ced... Abbiamo Rachel, Quinn, Blaine, Kurt... ho pensato che fosse più giusto vedere la cosa da diversi punti di vista, senza voler pretendere che ce ne sia uno giusto e uno sbagliato.
Poi beh, gli ovvi fangirlamenti (?) di Puck, le incursioni di Sebastian... Sì, sto volutamente ignorando la componente angstosa nonché strappalacrime della parte finale :’D
Bueno. Neanche a dirlo martedì prossimo avremo tutte le risposte che con tanto ardore agogniamo u.u Ce la farà Blaine Anderson nella sua eroica impresa o fallirà miseramente? We’ll see :)!
A martedì prossimo con l’ultimo (stavolta per davvero ç___ç) capitolo!
*sparge amore e unicorni zampettanti* <3
 
Come sempre, pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
Nonché ask: http://ask.fm/Nonzy9

  
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