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Autore: izayoi007    27/12/2007    9 recensioni
Un'altra One-shot! Ichigo racconta la sua esperienza piena di tristezza che l'ha portata a trovare la felicità con la persona che meno si sarebbe aspettata! Spero vi piaccia, bacioni Izayoi007
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA MIA VITA INTORNO A TE

 

 

 

 

 

 
Non mi capiva.

Non riusciva a capire i sacrifici che io avevo fatto per lui.

Era per questo che avevo scelto l’altro.

Rimasi letteralmente basita quando, quel giorno di cinque anni fa mi chiese, quasi gridando: “Dimmi, Ichigo, quali sarebbero i sacrifici che ho fatto per me?!”.

Quando aveva pronunciato quelle parole, non avevo saputo fare altre che voltare lo sguardo da un altra parte, furiosa, mordendomi il labbro inferiore fino a farlo quasi sanguinare.

Non sarò certo io ha dirteli, dovresti arrivarci da solo, sono talmente evidenti! E comunque io stessa ti ho fatto presente quanto stessi soffrendo, ed ora, ora che mi fai una domanda simile, ora che la tua domanda mi fa capire quanto io sia poco importate per te e quanto le mie parole valgano altrettanto poco, soffro ancora di più di allora...” .

Questo fu quello che gli risposi.

Ero stufa, davvero stufa di dover ripetere sempre le stesse cose e non essere mai presa in considerazione. Quando parlavo con lui mi sembrava di parlare al vento. Quello che gli dicevo, quando gli parlavo, come si suol dire, “gli entrava da un orecchio e gli usciva dall’altro”.

Non poteva risolvere tutto sempre dandomi una carezza sul capo, con il sorriso sulle labbra, dicendomi “ah...Ichigo, non capisci nemmeno tu quello che dici...”.

Ho sempre pensato che quella frase non avesse senso e lo penso tutt’ora ed inoltre, ero e sono convinta, che l’abbia sempre detta solo per evitare di darmi ragione, nel momento in cui si accorgeva che era così, oppure, semplicemente, non sapeva che altro rispondermi.

Si sarebbe fatto frustare, orgoglioso com’era, piuttosto di darmi ragione per una volta.

Era anche per quello che non lo sopportavo più: anche io ero molto orgogliosa e non potevamo più assolutamente andare d’accordo.

Mhmm!! Mi faceva saltare letteralmente i nervi!

Basta! Basta! Non volevo vederlo mai più.

Molti dicevano che ci assomigliavo parecchio caratterialmente e per me era sempre stata una pugnalata al petto, tutte le volte che lo sentivo dire da qualcuno.

“Non voglio essere come lui!!!”

“Non voglio essere come lui!!!”

“Non voglio essere come lui!!!”

Questo mi continuavo a ripetere piangendo, sighiozzando a labbra serrate, prendendomi la testa fra le mani mentre mi dondolavo avanti ed indietro come una pazza, tra le coperte del mio letto, ogni sera al buio.

Sentivo tutto il peso del mio piccolo mondo opprimermi come un grosso macigno.

In quel periodo credetti sul serio che avrei avuto una crisi nervosa che mi avrebbe letterlmante fatto uscire di testa.

Per non parlare poi di tutte le scenate di gelosia che mi faceva in mezzo alla gente, anche solo quando un ragazzo si offriva di tenermi aperta la porta mentre entravo in un negozio.

In quei momenti diventavo così rossa da sembrare un semaforo e sentivo tutti gli sguardi puntati su di noi e la vergogna invadermi e marchiarmi al petto a fuoco, con una gigantesca “V”.

Comunque quel giorno raggiungemmo il culmine di tutte le discussioni.

Era molto tempo che non vedevo i miei amici del progetto Mew ed era tanto che avrei voluto reincontrarli, soprattutto lui.

Lui chi?! Vi chiederete voi.

Beh...”lui” sarebbe “l’altro” di cui vi ho parlato all’inizio.

Quest’altro, nonstante i cinque anni trascorsi e gli eventi che si sono succeduti nel corso del tempo, nonstante tutto, non aveva mai abbandonato il mio cuore.

Il suo pensiero fisso mi lambicava il cervello come una tarma faceva nel legno.

Odiavo pensare a lui.

Rivivevo in continuazione ricordi che avrebbero ormai essere del tutto sopiti nel mio cuore e nella mia memoria.

Ricordi legati a lui, alle nostre chiacchierate, alle litigate, alle scenate dentro il caffè ad anche ai suoi baci rubati a cui puntulamente, tutte le volte, non sapevo come reagire.

Ripensavo a lui ed al suo aspetto da angelo demoniaco.

Sì, perchè lui era bello: alto, biondo, occhi azzurri. Insomma, un angelo.

Ma era anche dannatamente irritante, irriverente, freddo e scostante, riservato e altezzoso. Insomma, un demonio.

É vero, devo ammettere che se il suo carattere riporta tali insopportabili tratti, non è del tutto colpa sua; la morte prematura dei suoi genitori lo ha segnato molto, più di quanto avessi mai creduto.

Nonstante tutto però...io...io ho visto in lui qualcosa di buono, positivo.

Ha avuto la forza di andare avanti, ha portato avanti il progetto di suo padre ed ha fatto in modo di completarlo con successo. Per il bene di tutti, per l’umanità.

E a chi importa se ha erroneamente coinvolto cinque ragazzine prive di qualsiasi esperienza di combattimenti e alieni?!

Beh...a me importa: è stato l’unico modo che mi ha permesso di conoscerlo, che lo ha portato a me, perchè se non fosse successo nulla, avrei potuto cercare anche per mille anni e non avrei trovato mai nessun altro come lui.

Nessuno mi avrebbe mai fatto battere il cuore come faceva lui e nessuno avrebbe potuto farlo ogni volta che i notri sguardi si incrociavano appena.

E a chi importava se ci avevo messo cinque anni ad accorgermi che ero perdutamente e immensamente innamorata di lui e che Masaya per me era stato solamente un inutile paraocchi?!

Beh...a lui importava: mi amava da ben più di cinque anni e io non me n’ero accorta. Soffriva da così tanto tempo, vedendomi in compagnia del mio ragazzo e io, sciocca com’ero, non mi ero mai resa conto di nulla e lasciavo che lui soffrisse come un’animale in agonia.

Comunque...tornando al discorso precedente, stavo dicendo che visto che era tanto tempo che non vedevo i miei amici del vecchio team, avevamo deciso di fare una piccola riunione al caffè, costantemente tenuto ancora sott’occhio dal proprietario e dal cuoco del locale.

Avevo dovuto pregare Masaya affinchè mi accompagnasse o perlomeno mi lasciasse andare ed alla fine, probabilmente geloso del biondo americano, aveva deciso di accompagnarmi invece di lasciarmi andare da sola.

Durante tutto il tempo, dopo i vari saluti da parte di tutti, e dopo esserci accomodati per gustare una cena tutti insime, in memoria dei vecchi tempi, il mio fidanzato non faceva altro che insistere perchè ce ne andassimo ed ad un certo punto ero esplosa esasperata, attirando l’attenzione di tutti i commensali su di me.

- Ora basta! Ti ho chiesto semplicemente di accompagnarmi a questa cena perchè, dopo tanto tempo, ci tentevo a rivedere i miei amici! Ti ho chiesto un piccolo sacrificio di una sera, una sera soltanto, dopo che io ne avevo fatti tanti per te e tu continui ad insistere per andarcene! – non sopportavo le scenate, ma non ce la facevo più.

Fu allora che lui mi fece quella fatidica domanda ed allora, io, prima di rispondere, avevo ripensato a tutto quello che avevo fatto per amor suo. Ripensai al mio trasferimento definitivo in Inghilterra per stargli accanto, ai suoi amici ecologisti che si spacciavano per tali e che in realtà, l’unico amore che predicavano non era quello per la natura ma per le mie curve.

Ripensavo ai miei genitori e al dolore che provavo nel non vederli nè sentirli praticamente mai. Alle difficoltà che avevo incontrato per ambientarmi in un paese così diverso dal mio e dei miei vani tentativi di non pentirmi ogni giorno di quello che avevo fatto.

E di tutto questo con lui ne avevo parlato, ma come dicevo prima, lui non mi aveva mai nemmeno tenuto in conto.

A prescindere da questo, dopo la mia risposta, il tutto stava inesorabilemtente degenerando e io e Masaya stavamo ora litigando furiosamente. Le miei amiche tentavano inutilmente di calmarci ma poi, come un fulmine a ciel sereno, la voce forte e decisa di Ryo tuonò all’interno del locale.

- Ora basta! –

Ora crederete che il suo intervento fu in funzione della mia difesa, ma vi sbagliate.

Il suo discorso deluse più me allora, di voi adesso.

- Questo è un locale di tutto rispetto dove dei vecchi amici si sono riuniti per festeggiare il loro incontro dopo tanto tempo e non h alcuna intenzione di passare la serata ad ascoltare la litigata insulsa di due fidanzatini immaturi! – sentì il cuore andare in mille mezzi in quel momento.

Ryo non era mai stato tanto duro con me e non mi sono mai vergognata tanto in vita mia del mio comportamente altamente infantile.

Abbassai il capo affranta, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire mentre sentì Masaya muoversi nervosamente al mio fianco.

- Al diavolo! – imprecò, dirigendosi verso l’uscita – Ichigo, io me ne vado, torno a casa, in Inghilterra...se vuoi ancora stare con me, allora seguimi, altrimenti...addio! – sbarrai gli occhi ma stranamente non mi sentì triste ma...sollevata.

Passò qualche istante ed io non mi mossi.

-Bene, lo prendo come un addio...quindi..a mai più rivederci...a tutti!! – uscì sbattendo la porta e quella fu veramente l’ultima volta che lo vidi e sentì.

Calò un pensante silenzio.

Vidi Retasu muovera la bocca per dire qualcosa ma la bloccai con un movimento secco della mano.

- Che nessuno dica nulla!  - ordinai perentoria – Non voglio sentire più nulla che abbia a che fare con lui! – puntai seria i miei occhi in quelli di Ryo e feci un lieve inchino – Shirogane-kun mi scuso con te per la scenata del tutto fuori luogo di prima, hai perfettamente ragione...ora, visto che mi risulta evidente che la mia presenza e solamente un disturbo, me ne vado e vi lascio proseguire la vostra cena in pace...- mi voltai e mossi i primi passi verso l’uscita del locale ma mi sentì afferrare per un braccio.

- Aspetta! – mi bloccai di colpo, sentendo un brivido gelido lungo la schiena – Non è necessario che tu te ne vada...non importa quello che è successo, ti sei scusata e questo basta...rimani! – non avrei mai creduto che lui mi potesse dire cose simili. Gli sorrisi e mi riaccomodai.

La cena proseguì tranquilla fino a che tutti, esausti, dopo aver riordinato il locale, augurarono la buona notte e se ne andarono.

Ridendo e scherzando, anche io uscì fuori dal caffè, ma non appena salutai le altre ed incomincia ad incamminarmi, mi resi conto di non aver nessun posto dove andare.

Bloccai i miei passi, fermandomi a pochi metri dall’edificio che poco prima aveva ospitato tutte noi.

Pensierosa, mi tolsi le scarpe e mi accomodai sull’erba del giardino del caffè, raccogliendo le ginocchia al petto ed avvolgendo le braccia intorno ad esse.

Ed ora, che avrei fatto? Dove sarei andata?

Queste ed altre mille domande simili avvolsero il mio cuore, velandolo di incertezza.

Mi sentì vuota.

Avevo così tante possibilità, così tanto tempo....ero totalmente libera di fare ciò che volevo e non sapevo neppure che fare.

Non potevo tornare dai miei: si erano trasferiti in Francia per lavoro e comunque sicuramente non avevo voglia di tornare a vivere con loro. Volevo essere indipendente ed avere la mia vita.

Avrei anche potuto chiedere ospitalità ad una delle mie amiche per quella notte, ma dopo?

Che avrei fatto?

Non era quello il mio problema. Non era il problema di dove passare una stupidissima notte, il problema era come decidere di passare il resto della mia vita, dato che fino ad allora aveva sempre ruotato intorno a Masaya.

Ma era ora di cambiare...lo avevo deciso quella sera stessa: non potevo e non volevo tornare indietro.

Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi del biondo che all’ingresso dell’edificio, stava chiedendo le porte del caffè, per poter tornare finalmente a casa.

Evidentemente nemmeno lui si era accorto di me inizialmente, perchè non si voltò e nè mi rivolse parola fino a quando non emisi un sospiro, tormentata dai miei pensieri.

Solo allora si voltò e mi guardò incerto, non riconoscendomi subito.

- Cosa ci fai ancora qui? – mi domandò, non appena si rese conto di chi era seduto sul prato del suo locale, alle tre di notte.

Sobbalzai, rendendomi conto solo allora della sua presenza. Sentì il cuore accellerare stranamente i battiti, togliendomi quasi il respiro.

Lui fece qualche passo verso di me fino a che non mi fu davanti, poi si bloccò e mi guardò con aria incuriosita, aspettando una mia risposta.

- Beh...a dire il vero...dopo essere uscita dal caffè mi sono resa conto di non avere un posto dove andare e soprattutto, di non sapere cosa fare...- dissi, decidendo di essere sincera. Ryo mi guardò ancora. Emise un sospiro, sedendosi al mio fianco e appoggiando a terra le chiavi ed il casco che teneva in mano.

- Non so che dirti...sei tu che devi decidere della tua vita...hai tutte le possibilità del mondo. -

Grazie a quella frase, compresi che lui aveva capito che io non mi riferivo semplicemente a quella notte, o al giorno successivo e neppure alle settimana seguente. Sapeva che stavo parlando del mio futuro e della mia vita da quel momento in poi.

Sorrisi e lui mi guardò stranito.

- Che c’è da ridere ora? È così buffo quello che ho detto? – disse serio, quasi offeso.

Com’era dolce quella sua faccia imbronciata...

- No, no...non stavo ridendo perchè hai detto una cosa divertente, sorridevo perchè sono felice che tu abbia compreso che non mi riferivo ad una sitemazione per questa notte o per i prossimi giorni, ma a qualcosa che riguarda il mio futuro in generale...- anche lui sorrise e mi scompigliò i capelli con un gesto veloce della mano.

- Questo è perchè io sono un genio! – sbuffai imbronciata.

- Sempre modesto tu...eh?! – sbottai ironica, guardandolo storto.

Il biondo mi guardò ed il suo viso si fece serio. Capì che il momento di ilarità si era concluso.

- Non hai mai pensato alla tua vita, senza Aoyama? – mi domandò, dopo attimi di silenzio, spostando lo sguardo sul manto stellato sopra di noi.

Ridacchiai.

- Vuoi dire senza alghe, animali in via d’estinzione, discorsi noiosi sull’ecologia, finti amplessi simulati tra un rapporto sessuale ed un altro o senza i suoi amici che tra una pianta ed una altra studiavano il mio sedere? – risposi ironicamente, guardandolo tornare a fissarmi con gli occhi sgranati.

- Non dirmi che Ayama faceva così schifo a letto!!! – disse, con una finta espressione sbalordita. Gli pizzicai un braccio, guardandolo fintamente arrabbiata a mia volta.

- Scemo! – lo rimproverai e lui mi sorrise nuovamente.

- Seriamente...- proseguì, riprendendo quella sua espressione concentrata che tanto mi piaceva di lui -...se era così orribile la vita con lui, perchè gli sei rimasta accanto? –

- Seriamente? – risposi a mia volta. Lui annuì.

- Seriamente. –

- Perchè lo amavo...o almeno credevo che il mio fosse amore...- ammisi, tornando a guardare davanti a me. Non avevo il coraggio di affrontare il suo sguardo indagatore ed i suoi occhi turchesi che mi avevano spesso rapita e che ora comprendevo, avevano rapito anche il mio cuore.

Ryo mi imitò, alzando il viso al cielo.

- In realtà...credo che la mia fosse solamente voglia di protezione, di non essere abbandonata ed essere amata...non importava che io non l’amassi...l’importante era che fosse lui ad amare me...- non so da dove mi venne quella consapevolezza, probabilmente dal mio inconscio, oppure era qualcosa che avevo sempre saputo ma che non avevo mai avuto il coraggio di accettare.

- E li hai trovati? – la sua domanda mi spiazzo.

- Cosa? – domandai perplessa.

- L’amore, la protezione...li hai trovati? –

Sospirai, non era facile ammettere certe cose.

- Beh...l’amore? Sì, credo che lui mi amasse sul serio...la protezione...no, non mi sono mai realmente sentita protetta...forse perchè mi serviva qualcuno da amare e non che mi amasse e basta...- lui mi guardò perplesso, allora capì che dovevo essere più chiara.

-...intendo dire...io non l’amavo e di conseguenza, non mi fidavo ciecamente di lui, perciò, non credo che si possa ricavare protezione da una persona di cui non ti fidi al 100%...-

L’americano finalmente parve capire; stesse la braccia dietro di sè ed incrociò le gambe, lasciandole stese lungo il manto erboso.

- Giusto...- mormorò pensieroso. Dopo qualche istante, sul suo viso apparve un sorriso sghembo.

- Dunque anche tu sei maturata in tutti questi anni...eh, Momomiya? –

- Così pare...- pronunciai, senza dargli la soddisfazione di raccogliere la provocazione.

Lui mi guardò e sorrise furbo.

- Già, sei proprio maturata...-

Passò qualche minuto, durante i quali nessuno proferì più parola, poi finalmente, decisi di soddisfare una mia piccola curiosità.

- E tu? – lui si voltò confuso.

- Io? –

- Sì, sei innamorato? – lo vidi abbassare lo guardo.

- Sì...- ammise mestamente ed io non compresi per quale motivo fosse così triste - ...lo sono, ma credo mi sia successo esattamente il contrario di quanto è successo a te: io la amo ma lei non ricambia...- era veramente innamorato: non lo avevo mai visto quello sguardo sul suo viso. O almeno, fin ad allora non ci avevo fatto caso.

- Oh...- sussurrai, non sapendo che altro dire. Stavo per dire “ mi dispiace”, quando un’idea bizzarra, ma che infondo al mio cuore trovavo meravigliosa ed irrealizzabile, mi passò per la mente e ridacchiai tristemente – beh...potremmo sotenerci a vicenda...insomma, cerchiamo entrambi qualcosa che ci sembra irraggiungibile...forse se stiamo insieme la otteremo...- era un’idea buttati lì, senza alcuna logica vera e propria di fondo, ma mentre la esponevo, mi parve sempre più concreta e importante.

Improvvisamente mi sentì afferrare per un braccio e mi voltai a guardare il suo volto serissimo.

- C-che c’è? – domandai disorientata, credendo di aver detto qualcosa di sbagliato.

In quell’istante, lui mi baciò. Fu il momento più bello di tutta la mia vita fino ad allora.

Non mi ero mai sentita così viva e felice neppure quando facevo sesso con Masaya.

Fu qualcosa di indescrivibile: catturò tutti i miei sensi e coinvolse ogni parte di me, permettendomi di concentrarmi solo su quello, sulle sensazioni che provavo in quel momento e su di lui che avevo desiderato così tanto e così a lungo, infondo al mio cuore.

Senza che me rendessi conto, mi ritrovai sopra il suo corpo e quando mi staccai per riprendere fiato, mi sentì arrossire per l’imbarazzo.

- Forse non è poi una cattiva idea...- mi disse, dopo qualche istante, con i fiato corto, gli occhi velati di desiderio, i capelli arruffati dalla mia foga e le labbra arrossate per la passione che avevo messo in quel bacio.

Non risposi subito, lo baciai nuovamente, cercando di scovare la risposta infondo al mio cuore e quando l’ebbi trovava, mi sentì immensamente triste e felice allo stesso tempo.

Ero felice perchè mi ero finalmente resa conto cosa fosse quel sentimento che si agitava infondo al mio cuore da anni, e che non mi aveva mai permesso di abbandonare il suo ricordo, e triste perchè la consapevolezza che il suo amore per un’altra gli avrebbe impedito di amarmi, come io amavo lui, mi dilaniava il cuore.

Mi staccai, guardandolo tristemente.

- Non è giusto...- sussurrai, trattenendo un singhiozzo.

Ryo mi guardò smarrito.

- Cosa “non è giusto”? – mi domandò, spostandomi una ciocca rossa da davanti agli occhi.

- Tu non sei innamorato di me...quello che stai cercando ora è solamente un compenso per la mancanza della donna che ami realmente...e questo finirà con il far male sia a te, ma soprattutto a me, che mi sono resa conto finalmente di amarti sul serio...- risposi, lasciando cadere qualche lacrima sul suo viso.

Lo sentivo: ora avrebbe riso di me, non dovevo ammettere di amarlo!

Il biondo sgranò gli occhi ma poi mi guardò dolcemente.

- Sciocca...- sussurò, senza malizia, solmente con un affetto che mi sorprese -...sei sempre stata molto ingenua, ma non credevo fino a questo punto...- mi arrabbiai. Se proprio doveva rifiutarmi non c’era bisogno di farlo insultandomi!!

- Che diavolo significa?! – sbottai, cominciando a piangere di rabbia e delusione.

Eravamo ridicoli, stavamo praticamente litigando e lui mi stava rifiutando, stesi sul prato, sotto un cielo stellato molto romantico, l’uno sopra l’altro, con i visi a pochi centimetri, come due teneri amanti che si sussurrano dolci parole d’amore; ma le nostre non erano affatto dolci parole d’amore, anzi! 

- Significa che non hai capito nulla! Quando parlavo del fatto di essere innamorato ma di non essere ricambiato, mi riferivo a te, stupida! – spalancai gli occhi, ancora pieni di lacrime, ma non fuoi in grado di dire nulla, ancora troppo schockata ed incredula.

- Ancora non hai capito?! – riprese lui, vedendomi allibita – Io ti amo! – mi soffiò, ad un alito di vento dalle labbra.

Allora non avevo capito male! Lui mi amava sul serio! Al culmine della felicità, lo baciai nuovamente, non sapendo che altro fare. Poco dopo ci staccammo.

- Ah...comunque, rimani pure così, non preoccuparti! Il tuo peso da elefante non mi sta minimamente schiacciando...! -

- Ryo!!! –

- Che c’è?! – la sua faccia fintamente innocente mi fece sbuffare rassegnata: non sarebbe mai cambiato...era per quello che avevo scelto “lui-l’altro”. E se prima il mio mondo ruotava intorno a Masaya, ora, la mia vita, ruota intorno a lui...

- Ti amo anche io...- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, piccola One-shot, in attesa degli aggiornamenti degli altri chap.
Ho un pò paura che risulti alquanto banale...ma va beh...se lo è, fa nulla! Spero comunque che vi piaccia! L’ho scritta un pò di getto e senza nemmeno quasi rileggerla: ci saranno una marea di errori! Perdonatemi!!!! So già che se la rileggo finisco per cambiarla tutta, perciò la lascerò così. Spero che sia chiaro tutti il ragionamente contorto che sta dietro al discorso finale...e spero di essere stata il più chiara possibile!

Saluto e ringrazio in anticipo tutti coloro che commenteranno! Bacioni Izayoi007

  
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