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Autore: VociPerdute    12/06/2013    2 recensioni
Ci sono sette Golconda sulla terra… La più conosciuta è in India, ma ce n’è una anche in un angolino dell’Inghilterra…Un minuscolo pezzetto di terra dove può succedere di tutto…
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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“Homo lo qual di pietade non abbonda tema l’alopecia et l’ira de Golconda!” (1)
“N-no..no.. i-io.. io…c-cosa… n-non mi interesso molto agli altri, è vero, f-forse sono un po’ chiuso in me stesso…penso solo alla mia musica...ma…ma… l’alopecia?… perché?...” balbettava Jimmy Page fissando con gli occhi sbarrati l’enorme demone abbigliato in perfetto stile hells angels, completo di corna, zanne e catene e Stratocastor incandescente a tracolla, che si era trovato davanti nel cuore della notte entrando nella sua stanza a Headley Grange.
 
“Homo che amò la mora et la bionda amerà la rossa fiamma de Golconda!”(1)
 “N-no..no.. i-io.. io…c-cosa…m-mia moglie, Maureen, ha i capelli scuri… e in America ho Michele, che è bionda, è vero… e, s-sì, mi piace divertirmi con le ragazze…ma…ma… la fiamma?.. p-perché?”  balbettava Robert Plant  tremante davanti alla diavolessa in completo di pelle sadomaso, con tanto di frusta e acconciatura a coda di cavallo che si contorceva come un fascio di serpenti, che lo aspettava sdraiata sul suo letto.
 
“Lo sapevo che questa casa era infestata…” mugugnò John Bonham mezzo sbronzo quando un diavolone immenso con zampe di capra e coperto di pelo verde lo trascinò fuori dal letto gridando: “Ovvìa, te ti decidi a venire, ti s’aspetta solo te, di là!”
 
Nell’atrio della casa Jimmy, catapultatosi terrorizzato dalle scale assieme a Robert, che cercava disperatamente di evitare gli abbracci della procace diavolessa, si trovò in mezzo ad uno spettacolo apocalittico: circondati dalle fiamme che illuminavano la sala, un gruppo di demoni punk tatuati  aveva preso possesso degli strumenti della band, mentre una squadra di verdi diavoli pelosi stava cercando di infilare Bonzo dentro la sua grancassa, che aveva preso una forma stranamente simile ad un barile di birra.
“Golgonda, Golconda, l’anima sprofonda! Golgonda, Golconda, la grande baraonda!” (1)
declamavano gli esseri infernali, in un rimbombo insopportabile.
“Eh no!” esplose Jimmy, tanto indignato da dimenticare lo spavento “I nostri strumenti no! Valgono un patrimonio! Con che diritto…”
“Taci tu” gli rispose il demone chitarrista, puntandogli contro un’enorme grinfia “Non sei tu che ti diletti di magia e cerchi il potere in oscure pratiche? Non volete voi conquistare ricchezza e fama attraverso la musica, senza curarvi delle anime innocenti che portate alla rovina per il tramite dei vostri versi satanici, che incidete al contrario nelle vostre canzoni? Voi ci avete evocato, voi avete risvegliato Golconda, con la vostra arte perversa!”
“Sì, e avete anche inventato un genere nuovo” incalzò beffarda la diavolessa, tirando fuori un metro e mezzo di lingua da serpe ed infilandolo nell’orecchio del cantante “la canzone d’amore applicato!” ed iniziò a slacciarsi i pantaloni di pelle coperti da borchie, svelando un’anatomia per niente femminile e di dimensioni inqualificabili.
A Robert il sangue defluì al cuore, diventò bianco come il gesso e cercò disperatamente di fondersi nel muro alle sue spalle, abbarbicandosi agli arazzi che lo ricoprivano come una cozza allo scoglio.
“E non sei tu che ti sei messo a suonare la batteria sottoterra, perché restituisse un riverbero degno degli inferi?” aggiunse uno dei diavoli verdi, percuotendo la grancassa in cui aveva infilato la testa del batterista con il suo randello.
 
“Ma insomma! Sono le tre di notte! Si può sapere che diavolo succede!? Mi piacerebbe riuscire a dormire!” urlò un’infuriato John Paul Jones mandando la porta a sbattere contro il muro.
“Jonsey! Scappa!...L’inferno!...La casa è davvero infestata!... Siamo assediati dai demoni!... Scappa! Va via!...Salvati! L’inferno è venuto a prenderci!...” gridarono tutti insieme i suoi compagni, cercando di correre verso la voce familiare.
“Ma che cacchio dite ?!?” sbuffò il bassista accendendo la luce.
Ed ecco, la stanza intorno a loro era perfettamente normale, tranquilla e ordinata come l’avevano lasciata per andare a dormire, gli strumenti al loro posto, senza traccia di danni.
“Ma come?” si guardarono intorno i tre musicisti, mortificati “ …eppure… i diavoli… le fiamme… la grancassa…Non abbiamo sognato, Jonsey, erano qui davvero…”
“Siete degli idioti!” ringhiò il bassista “ Ve l’ho detto mille volte! Vi fate di tutte le porcherie di questo mondo, che non sapete neanche più cosa siete, e poi passate il tempo a leggere questa robaccia!” e diede un calcio ad una pila di Dylan Dog ammucchiata vicino al caminetto “per forza che poi vedete il diavolo! Andate a dormire, va,  branco di rimbecilliti!”
 
Richard Cole, arrivato all’ora di pranzo, trovò i quattro musicisti silenziosi ed immusoniti, seduti a rimuginare ognuno per  conto suo.
“Allegri ragazzi!” esclamò “Cosa sono questi musi lunghi? Guardate, ho portato le provviste: Bonzo, qui c’è una cassa della tua birra preferita… E qui, ragazzi, la più buona erba di tutta la Giamaica, e ce n’è un sacco!...Ed è tutta per voi!”
Siccome ad Headley Grange non c’era ancora la piscina, i ragazzi lo gettarono nello stagno delle papere.
 
 
 
(1)   Sclavi ,Piccatto ,Villa , Ravaioli :  “Albo Dylan Dog n° 41: Golconda!”; Febbraio 1990; Bonelli Editore
 
 
 
 
….Forse andava inserito nel soprannaturale… (hi,hi, -risatina perfida-)
Succedono queste cose quando si passa la notte a leggere fumetti horror ascoltando LZ III invece di dormire…
 
Questa fanfiction non è a scopo di lucro. I personaggi appartengono ai rispettivi ideatori e detentori di Copyright. O, in questo caso, a sé stessi.
  
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