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Autore: Cara_Sconosciuta    28/12/2007    4 recensioni
Sharpay non c'è più e Ryan è solo.... ma forse, anche dalla solitudine può nascere qualcosa di buono
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ho trovato questa ficcina su FanFiction.net e, con l’autorizzazione dell’autrice, ho deciso di pubblicarla, perché secondo me è molto carina. È un AU ambientata prima del secondo film ed è un po’ triste ma molto dolce.

Quindi, in attesa di leggere la storia di Natale scritta da me, godetevi

 

-          Questo Natale –

 

Ryan Evans odiava il Natale.

Ok, non odiava proprio tutto del Natale gli piacevano le decorazioni e le luci che le persone appendevano ovunque e quel senso di tranquillità e gioia che si sentiva tutto intorno e nemmeno gli dispiaceva il lato religioso del Natale.

Quello che davvero odiava erano i regali.

Li faceva volentieri, ma non amava riceverne, più che altro perché non gliene arrivavano mai molti.

Trovava lo scambio di doni un modo come un altro per misurare la popolarità, una scala per vedere quanto si piaceva agli altri, perché più regali uno riceveva a scuola più amici aveva.

Tutto questo serviva solo a sottolineare il fatto che Ryan di amici non ne aveva.

Negli anni fortunati, aveva ricevuto al massimo un regalo.

Era sempre molto fiero del suo singolo dono, anche se si trattava di uno scherzo da parte di Troy e della sua gang del basket, ma il suo regalo sembrava decisamente patetico, messo vicino all’ingombrante pila di quelli di Sharpay, così numerosi che lui si ritrovava sempre a doverla aiutare al momento di portarli a casa.

Non che questo gli facesse alcuna differenza: tutti sapevano che quei pacchetti erano di Sharpay e che lui stava semplicemente adempiendo al suo ruolo di cagnolino scodinzolante.

 

Tuttavia, il mucchio di doni che Sharpay riceveva non stavano a rappresentare quanto lei piacesse ai loro compagni, ma erano la dimostrazione della paura che la ragazza incuteva nella maggior parte degli studenti che si sentivano obbligati a prenderle qualcosa semplicemente perché lei era lei, come per una legge non scritta.

Normalmente, erano le matricole a farle più regali.

Lei non li chiedeva mai; semplicemente, era sempre stato così, come una sorta di tradizione.

Era ciò che tutti si aspettavano da loro e quest’attesa non veniva mai delusa, anche perché quel gesto significava che sarebbero stati più al sicuro dal suo sguardo di ghiaccio l’anno seguente.

 

Le tradizioni cambiano, però.

Quell’anno nessuno si sarebbe avvicinato timidamente a Sharpay con un presente per lei.

Quell’anno, non sarebbe stata lei ad avere il maggior numero di regali all’East High.

Quell’anno, Ryan non avrebbe portato niente a casa per lei.

Quell’anno.

A Ryan sembrava quasi che non si trattasse semplicemente di un Natale, gli veniva da pensare in termini di anni,  perché tutto era diverso.

Per lui, il Natale non aveva più quel senso di calore e affetto che aveva sempre avuto anche se, ad essere sinceri, tutta la sua vita gli sembrava fredda e vuota dal giorno dell’incidente.

Seduto davanti al palco, in teatro, Ryan lasciò che una lacrima silenziosa scivolasse giù lungo la sua guancia.

 

Era l’incidente ciò che aveva causato quel gelo nel suo cuore e quel cambiamento nel suo tradizionale modo di vedere il periodo natalizio.

Perché il Natale non sarebbe mai più stato lo stesso.

Sharpay non era più l’ ad attirare tutta l’attenzione della loro famiglia e dei loro – beh, dei suoi – amici.

Nemmeno la festa di Natale che sua sorella organizzava ogni anno per gli studenti dell’East High si sarebbe più tenuta a casa loro.

Non che a Ryan importasse, odiava quel tipo di feste. A dargli fastidio era il fatto che nessuno si fosse preoccupato di chiedergli se per lui fosse ok spostare il tutto a casa di Troy.

 

Senza Sharpay, Ryan avrebbe ricevuto ancora meno regali, quell’anno.

Anche se sua sorella si comportava sempre come la cosiddetta Regina di Ghiaccio, in realtà, sotto quella facciata che si era accuratamente costruita, sapeva davvero essere una bella persona.

Ryan sapeva che il suo dono per lui era sempre scelto con cura, perché lei gli voleva bene e sapeva che aveva bisogno di qualcuno che pensasse a lui, dato che così spesso le persone si dimenticavano della sua esistenza.

 

Da solo nel teatro deserto, Ryan si permise di scivolare nei propri pensieri, senza fare caso a nient’altro.

Ultimamente, comunque, il teatro sembrava sempre vuoto, dato che non vi si trovava sempre Sharpay intenta a provare in ogni minuto del suo tempo libero.

Era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale e Ryan era fuggito dalla mensa affollata e si era rifugiato lì per poter stare un po’ da solo, soprattutto perché non se la sentiva di stare in mezzo a tutta quella gioia.

Amava stare nel teatro vuoto perché era esattamente così che anche lui si sentiva..

Sempre, da quando Sharpay aveva avuto l’incidente, si era sentito vuoto, perché aveva perso la sua gemella, l’unica persona al mondo in grado di farlo sentire completo.

Il teatro rifletteva il suo umore e non cercava di farlo sentire meglio, come facevano tutti. Lo ignorava, e gli permetteva di essere tutto ciò che voleva, senza pretese di qualunque tipo.

Solo un’altra persona, oltre a Sharpay, era in grado di farlo sentire così, ma ora lei era a festeggiare con gli altri, come era giusto che fosse. Perché, dopotutto, Kelsi Nielsen avrebbe dovuto curarsi di lui?

Lei degli amici li aveva…

 

Hey, Ry…” Una voce sottile lo raggiunse alle sue spalle.

Ryan si voltò svogliatamente per vedere Kelsi, in piedi, che lo guardava.

Si asciugò frettolosamente le lacrime dal viso.

“Puoi essere triste, se vuoi. Non mi dà fastidio.”

Ryan ignorò il commento.

Che ci fai qui? È l’ultimo giorno di scuola; non dovresti essere a festeggiare insieme agli altri Wildcats?”

“Forse.” Rispose Kelsi, notando, poi, il lampo di tristezza che aveva brillato per un istante sul viso del ragazzo, prima che lui lo coprisse con la sua solita espressione. “Ma poi mi sarei dimenticata di fare questo.

 

Kelsi frugò per un attimo nella cartella e tirò fuori un pacchetto incartato alla perfezione che porse al sorpreso Ryan, il quale lo afferrò con trepidazione.

“Ehi, guarda che non morde.” Sorrise lei, vedendo la sua faccia.

Gli sedette accanto, mentre lui strappava la carta, rivelando un cappello alla Robin Hood blu scuro.

Ryan sorrise e si tolse la coppola che indossava, rimpiazzandola con il regalo di Kelsi.

 

“È per ringraziarti di quello che mi hai preso e per il fatto che sei sempre gentile con me. Tra l’altro, quest’anno per te deve essere stato particolarmente duro. Non sapevo cosa prenderti e così ho optato per un cappello, perché mi sembrava che ti piacessero…che non è un difetto…semplicemente l’ho notato… ma poi non sapevo che colore scegliere e ho pensato a questo perché ho pensato che si abbina praticamente con tutto…” Disse Kelsi, senza prendere fiato.

Era decisamente nervosa.

“Mi piace molto.” Dichiarò Ryan, bloccando il discorso dell’imbarazzatissima ragazza. “È perfetto.”

“Ma non è nemmeno lontanamente caro come il tuo regalo. Cominciò lei.

Quindi? I soldi non sono poi così importanti. Mi fa piacere che qualcuno, oltre a mia sorella, mi abbia preso un regalo per Natale. Significa molto, molto di più del dono più costoso del mondo.

 

Kesli arrossì, al suo commento.

Ryan le piaceva davvero molto ma aveva sempre avuto troppo paura di dirlo a causa di Sharpay.

Era felice che quel semplice regalo avesse rotto il ghiaccio tra di loro, specialmente dopo la morte di Sharpay, quando lui aveva più bisogno che mai di qualcuno che gli stesse vicino.

 

Ryan, dal canto suo, decise che, per una volta, si sarebbe concesso di agire d’istinto e si chinò a baciare quella ragazza di cui era innamorato in segreto da ormai parecchio tempo.

Si ritrovò piacevolmente sorpreso quando lei non solo rispose, ma approfondì il bacio, stringendo forte le braccia intorno alla sua figura magra.

Quando si separarono, Ryan guardò nei profondi occhi nocciola di Kelsi, rendendosi conto che, forse, con Sharpay non era sparita l’ultima persona alla quale valesse la pena voler bene.

“Ti amo.” Sussurrò all’orecchio della ragazza.

Anche io.”

 

Ryan intrecciò le dita con quelle di lei ed entrambi si alzarono, camminando lentamente attraverso il teatro, in silenzio, semplicemente felici di essere insieme.

In quel momento, il teatro non sembrava più così vuoto come un quarto d’ora prima, perché aveva trovato qualcuno con cui poter dividere il proprio cuore, come aveva fatto con sua sorella da quando erano nati.

 

Quel Natale sembrava davvero dover essere diverso dagli altri.

 

 

 

 

   
 
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