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Autore: Princess Kurenai    13/06/2013    4 recensioni
[Hannibal]
Immobile, come se non avessi la forza di muovermi, osservai il caminetto in silenzio.
Il muro, sventrato dalla mia follia, mi ricordava me stesso.
Rotto. Spezzato. Rovinato dalla mia mano.
Lo squarcio nero nel muro continuò a catalizzare le mie attenzioni, anche quando avvertii l'ormai familiare rumore degli zoccoli del cervo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Broken
Fandom: Hannibal
Personaggi: Will Graham, Hannibal Lecter
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…), Centric!Will
Conteggio Parole: 530
Note: 1. Scritta random alle due di notte. Nessuna pretesa<3
2. Dedicata all’amore della mia vita! Ti amo!
3. Se ve lo chiedete... no: non è betata XD

Immobile, come se non avessi la forza di muovermi, osservai il caminetto in silenzio.
Il muro, sventrato dalla mia follia, mi ricordava me stesso.
Rotto. Spezzato. Rovinato dalla mia mano.
Lo squarcio nero nel muro continuò a catalizzare le mie attenzioni, anche quando avvertii l'ormai familiare rumore degli zoccoli del cervo.
Non mi voltai. Mi limitai invece ad ascoltare il suo passo lento alle mie spalle, il battito del suo cuore... l'odore del sangue che imbrattava le sue corna.
Trattenni il fiato quando sentii la sua presenza alle mie spalle.
Sentivo il suo odore ed il respiro carezzarmi la pelle con un'inquietante e lenta regolarità. Tremai forse troppo visibilmente, senza tuttavia esserne impaurito.
Non mi spaventava, anzi: in quell'istante provavo quasi un rassicurante senso di adeguatezza, perché lui era come me.
" Will.", quella voce mi costrinse a riaprire gli occhi, voltandomi di scatto come per assicurarmi di aver sentito bene.
" Hannibal...", quasi non riconobbi la mia voce. Era secca, mi rischiava la gola, ma soprattutto era stupita per la presenza del Dottor Lecter... per la sua eccessiva vicinanza.
" Cosa vedi, Will?", mi chiese Hannibal d'un tratto, facendo un passo verso di me.
Il suo respiro mi carezzò ancora, sapeva di sangue.
Chiusi ancora gli occhi, incapace di muovermi o anche solo di rispondere.
Era un sogno o la realtà?
Non sapevo neanche io cosa stavo osservando e se i miei occhi erano ancora in grado di distinguere l'illusione dalla verità.
" Non lo so.", mormorai piano, trasalendo poi quando le mani fredde di Hannibal carezzarono il mio viso.
Era vicino. Così vicino che potevo sentire il suo odore di morte su di me.
" Cosa senti, Will?", mi chiese ancora.
" Morte. Sento... la morte."
Riaprii gli occhi, osservando un sorriso piegare le labbra del Dottor Lecter ed un lampo di eccitazione attraversare le sue iridi scure.
" Allora... sta fermo.", sussurrò sulle mie labbra, carezzandole quasi distrattamente ad ogni parola. " Sto cercando di ucciderti."
Quel leggero tocco si tramutò presto in un bacio più vorace ed energico. In una parola: affamato.
Sentii la terra mancarmi sotto i piedi ed un senso di vertigine mi strinse lo stomaco di una ferrea morsa.
Precipitavo nell'oscurità, e l'unica ancora che potevo afferrare per evitare di cadere era Hannibal Lecter.
Strinsi le mani sulle sue spalle, chiudendo gli occhi e lasciando che le sue labbra continuassero a divorarmi, iniziando a privarmi di ogni pensiero e angoscia.
Tutto scivolava via. L'inadeguatezza. Le paure. Il senso di colpa.
Ogni singola cosa sembrava sparire nello squarcio che si era aperto sotto i miei piedi.
Lasciati uccidere, aveva detto Hannibal. Mi sarei lasciato uccidere da lui?
Cercai di afferrare una risposta, di dare un senso a quelle sensazioni, ma tutto svanii quando i suoi denti affilati affondarono sulle mie labbra strappandomi un lamento.
Il pulsante dolore e il sapore del sangue mi costrinsero istintivamente a tirare indietro il capo e a riaprire gli occhi alla ricerca di una spiegazione nelle sue scure iridi.
Tuttavia, tutto quello che riuscii a vedere dinnanzi a me fu lo squarcio nel muro del caminetto, mentre l'innaturale silenzio della solitudine della mia casa veniva sostituito dai guaiti preoccupati dei miei randagi.
Sogno o realtà?, mi chiesi ancora senza però ottenere alcuna risposta, se non il ferroso sapore del sangue che scivolava sul mio mento da una ferita sulle labbra.

 

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