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Autore: Inathia Len    13/06/2013    1 recensioni
un anno dopo la decisione di Christine, Erik sente la propria fine vicina e tutto quello che vorrebbe sarebbe rivederla almeno un'ultima volta...
dalla storia *Rantoli il suo nome, nell'assurda speranza che lei possa sentirlo, ma è tutto vano. Stai morendo e non c'è nessuno che ti può aiutare. Te stai andando così come hai vissuto, soffrendo nell'ombra.*
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mi ascoltate? Dovete uscire di qui e farvi portare dal medico. Forza, alzatevi!-
Christine è già in piedi, scossa da fremiti d'ansia e con le mani che non riescono a stare ferme un secondo. Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, ti ha già alzato in piedi e fatto indossare la camicia.
-Christine...no...io..- vorresti continuare, ma una nuova forte fitta ti paralizza. Questa ti piega a metà e ti ritrovi quasi a carponi, con entrambe le mani sul petto.
-Vattene!- trovi la forza di mormorare tra una fitta e l'altra, ma non sai se ti fa più male dire ciò oppure la fitta. -Va via!- continui, leggermente più forte, e pieghi la testa per non essere costretto a guardarla negli occhi. Lei si accovaccia accanto a te e ti prende il volto tra le mani.
-Io non me ne vado più, mi capite? Ora siamo insieme e nulla può più separarci. Ho già sbagliato troppo in passato, non c'è tempo da perdere.-
Ti viene quasi da ridere per l'assurdità della situazione: ora i ruoli si sono invertiti. Tu che la implori di andarsene e Christine che parla di non perdere tempo e ti promette una vita insieme. Ma tu sai che non potrà durare, non con questo dolore che ti consuma. Se ne dovrà andare, dovrai costringerla, portarla via di peso, se necessario.
Ritorni, muovendoti lentamente, verso il letto e ti ci caschi sopra. Christine è subito al tuo fianco, ora chiusa in un mutismo determinato. Ti guarda quasi con disapprovazione, ma non osa fermare i tuoi movimenti, quasi fosse curiosa di vedere quale sarà la tua prossima mossa.
-Che hai da guardare?- ti lasci sfuggire, brusco, per poi pentirti, non appena vedi un'ombra oscurare i suoi occhi. Stringe le labbra, ma non commenta, anzi, aumenta la stretta della sua mano sulla tua.
-Erik...- comincia piano. Tu ti volti a guardarla, in silenzio. I vostri occhi si incrociano: il marrone e l'azzurro si fondono per un lungo istante. -Ascoltatemi seriamente...- distogli lo sguardo, ma Christine capisce che la stai ascoltando comunque. -Sono preoccupata per voi. Li riconosco i sintomi anche se non sono un medico, li ho già visti su mio padre. Siete grave,- dice, acquistando sempre più sicurezza mano a mano che parla, -Sono giovane, non stupida, quindi cercate di non prendermi in giro. Avete intenzione di farvi guarire o no?-
La domanda ti colpisce per la sua semplicità disarmante, ma nell'esatto momento in cui te la pone, capisci di doverle mentire. E allora chini leggermente il capo, annuisci, e vedi l'ansia scomparire dai suoi occhi, i muscoli rilassarsi e la presa della sua mano farsi più leggera. Puoi quasi sentire il suo corpo tirare il tanto agognato respiro di sollievo, rilassarsi.
-Però,-aggiungi, e la senti irrigidirsi di nuovo. -però dovrà venire il medico qui, perché io non me la sento di uscire.-
Christine si scioglie definitivamente e ti abbraccia ridendo e piangendo allo stesso tempo. Per un attimo accarezzi l'idea che possa andare davvero così, ma la accantoni di nuovo. Lo sai che per voi non ci potrà mai essere il lieto fine.
Lei è già volata di sopra, dopo averti stampato un rapido bacio sulle labbra. Chissà come ti avrebbe baciato se avesse saputo del tuo piano e che quello è il vostro ultimo bacio! Però sei contento di averla resa felice, almeno un attimo, seppur illudendola. Almeno il tuo ultimo ricordo di lei sarà quel bacio leggero, un sorriso smagliante e gli occhi al colmo della felicità.
Cerchi di tirarti su dal letto per mettere in atto l'ultima parte del tuo piano, quella che comprende il momento in cui scappi come un codardo. É questo quello che ti senti, un codardo, anche solo per averlo pensato, ma sai che è la verità, per quanto cruda possa apparire. Quello che vorresti è solo un posto per morire in pace, in solitudine e tranquillità. Hai mandato via Christine nell'unico modo che hai trovato, nell'unico modo che ti è venuto in mente. Ti senti un vigliacco anche ora che le forze ti stanno abbandonando completamente. Non riesci più nemmeno a muovere nemmeno un muscolo, ma non ti rassegni all'idea che lei ti possa trovare in questo stato, ormai agonizzante. Cerchi di alzarti in tutti i modi possibili, cerchi un appiglio, ma non appena in piedi rovini subito sul pavimento. Ti guardi intorno, ma anche la vista comincia a tradirti e non riconosci più quel sotterraneo che è stato la tua casa per quasi una vita.
Sei disperato, Christine potrebbe tornare in qualsiasi momento, anche ora e trovarti sdraiato in una posa scomposta sul pavimento.
E poi la senti, la sua voce angelica che ti chiama, quella stessa voce che l'aveva condotta da te e ti aveva fatto innamorare di lei, e per un piccolo, pazzo istante credi che non sia tutto perduto.
-Erik!-
Ma la sua voce ti giunge distorta, lontana. Vorresti risponderle, ma ormai nessuna parte del tuo corpo ti obbedisce. Anche la vista è sfocata e ti sembra di vederla muoversi a rallentatore. La sua espressione di gioia si distorce in una smorfia di terrore.
E allora capisci che è davvero la fine.
Il nero sostituisce i colori ed il silenzio si impone sui rumori. Immagini che Christine sia ormai al tuo fianco, provi a sentire la stretta della sua mano ed il sapore delle tue lacrime sul tuo corpo ormai inerme, ma ormai lo puoi solo immaginare.
Ormai il nulla regna sovrano indiscusso dentro e fuori te.
  
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