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Autore: PinkyCCh    13/06/2013    6 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Betting and Love -


 

Nico e Vincent si conoscevano?
E perché Nico sembrava alquanto incazzato?
Lo sguardo di Nico incuteva terrore puro. Deglutii a fatica, cercando di non far trapelare l’angoscia che si stava impossessando del mio corpo.
Avevo ancora la figura di Vincent che sovrastava il mio corpo e riuscivo a sentire lo sguardo di Nico bruciare sulla pelle.
Che avrei dovuto fare?
E poi perché aveva praticamente ordinato a Vincent di allontanarsi da me? Che cavolo se ne fregava lui, scusa?
Con tutti quei pensieri che mi frullavano in testa, non mi resi conto che il centro del mio tituba mento si era avvicinato pericolosamente, guardando in cagnesco Vincent.

“Come scusa? E perché mai, Nico?”
“Fa come ti dico, Vincent. Grazie.”

Disse, avvicinandosi e parandosi tra me ed il nuovo arrivato. Che stava succedendo?
Sentivo la testa pesante ed il cuore che a poco a poco, rallentava i suoi battiti.
Il respiro si era smorzato, quasi avessi il terrore di perdermi qualche passaggio del dialogo nel mentre respiravo.
Perché Nico guardava in modo truce Vincent? E perché si conoscevano?
Oh, quante cazzo di domande!

“Ehm…scusate ma io…dovrei andare.”

Per quanto quelle improvvise attenzioni di Nico, mi lusingassero, la situazione era alquanto ridicola.

“Ti accompagno Marsh.”
“A dire il vero, la signorina era in mia compagnia.”
“Appunto. ERA. Ora sta con me. Ci si vede Vin.”
“Stanne pur certo, Blasi. Stanne pur certo.”
 


Nico mi trascinò letteralmente via, senza fermarsi un solo secondo e senza darmi tregua.
Continuavo a chiamarlo e supplicarlo di fermarsi, ma lui non mi ascoltava minimamente, che cavolo stava succedendo? Perché sembrava così arrabbiato? Che cavolo gli avevo fatto?
Dannato di un Blasi!

“Nico, fermati, ti prego. Non ce la faccio più. Ho bisogno di respirare, cazzo.”

Finalmente, arrestò la sua corsa, girandosi di scatto e fissandomi negli occhi.

“Come lo conosci?”
“Chi?”
“VINCENT! Vincet, Elis, Vincent. Cazzo!”

Sobbalzai impaurita. Sembrava un diavolo.

“I-io non lo conosco. Ha cercato di rimorchiarmi al fast-food.”
“Continui a mentirmi. Ho sentito quando diceva di averti notata nello squallido locale dove smerci il tuo corpo. Cazzo.”
“N-nico…io…”
“Sta zitta. Ti rendi conto? Questa volta ti ho salvato io, e se non ci fossi stato, eh? Che sarebbe accaduto? Porca puttana Elis, te ne rendi conto?”
“Nico, ma si può sapere cosa vuoi da me? Che te ne fotte della mia vita privata? Me lo spieghi, porca puttana? No dimmelo, perché mi sento di uscire matta!”

Fece uno scatto in avanti, prendendomi le braccia con le sue mani e strattonandomi con forza, sino a farmi male.

“Ahi Nico, mi fai male!”
“Tu non capisci! Quei porci vogliono solo scoparti,leccarti e solo Dio sa cos’altro e a me da letteralmente al cazzo vedere degli uomini viscidi che osano toccare gli oggetti delle mie scommesse!”
“S-scommesse?”

Vidi il volto di Nico, diventare pallido e strabuzzare gli occhi, allentando la presa sulle mie braccia. D’istinto indietreggiai, inorridita.
Cosa voleva significare che ero l’oggetto delle sue scommesse? Quali scommesse?
Che cazzo voleva da me? Con chi avevo avuto a che fare per tutto quel tempo?

“Elis, ascoltami io…”

Lo vidi boccheggiare e cercare di avvicinarsi a me, ma prontamente alzai le mani davanti al viso, facendogli intuire che non volevo che si avvicinasse.

“Che significa Nico? Sono una scommessa? E che scommessa? Che sta succedendo Nico? Eh? Cosa sta succedendo? Dimmelo, ti prego, perché io non capisco più nulla per davvero.”

Conclusi con le lacrime agli occhi.

“Marsh, ascolta, io non…volevo dire quelle cose..”
“Ma le hai dette Nico.”
“Lo so, e me ne pento.”
“Sono una scommessa?”

Chinò il volto.

“Con chi?”

Chiuse gli occhi.

“Cosa ci guadagni?”

Sospirò.

“Mi fai schifo.”

Si portò le mani nei capelli.

“Sparisci dalla mia vita, bastardo.”

Alzò il viso.

“Ti odio, bastardo.”

Aprì la bocca per parlare.

“Addio, Nico.”

Mi voltai e me ne andai.
Ero stata tradita. Da cosa poi? Io e lui non eravamo neppure amici, ma mi sentivo ugualmente tradita, umiliata, delusa.
Perché stava capitando tutto questo a me? Che avevo fatto di male?
Iniziai a correre per le vie della città, incurante delle lacrime e della gente che mi guardava truce.
Più ci pensavo e più piangevo.
Una strana consapevolezza, si era fatta largo in me. Una consapevolezza che rigettavo con tutte le mie fottute forze.
Non poteva essere. Non doveva essere. Non lui.
Presi il cellulare e composi il numero di Linda, ansiosa che rispondesse.
Sentivo uno strano calore accrescere in me ed il cuore batteva all’impazzata.

“Avanti Lin, rispondi, cazzo. Ho bisogno di parlarti.”

Quando ormai avevo perso le speranze, ecco che Lin risposte.

“Pronto?”
“Oh Lin, finalmente! Ho bisogno di te.”
“Oddio, che è successo? Dove sei? Vengo subito!”
“No tranquilla… E’ solo che…”
“Cosa succede, piccola?”
“Mi sono innamorata. Credo.”
“Nico.”

Non fu una domanda, ma una semplice constatazione. Ed io mi sentivo tremendamente in imbarazzo.

“Sì…”
“Ok, preparo la cioccolata ed il thè alla pesca e chiamo Kat. Fra quindici minuti a casa mia.”

Non ebbi il tempo di ribattere che mi aveva già chiuso il telefono in faccia.
Loro, mi avrebbero aiutata di certo a dimenticare o capire quel bastardone.
 
 



 
Ero arrivata presso l’abitazione della mia amica. Avevo un po’ di tremarella. Chissà cosa mi avrebbe aspettata in quell’appartamento del centro città.
Mi avvicinai al portone grigio sbiadito posizionando il dito sul citofono e premendo sopra il bottone con il nome della famiglia di Linda.

“Sì? Chi è?”
“Sono io, Elis.”
“SALI.”

Annuii, convinta che lei potesse vedermi. Mi diedi mentalmente della stupida per la mia goffaggine.
Iniziai a salire le scale, quasi fosse il mio patibolo ufficiale. Entrare in quella casa, significava ammettere faccia a faccia i miei sentimenti per quello stronzo patentato.
Arrivai finalmente al portone di casa in legno massiccio, della mia amica.
Non feci in tempo a bussare che mi ritrovai le mie due amiche sull’uscio della porta, fissarmi in modo strano, con un sogghigno alquanto perfido.
Deglutii, immaginandomi già l’interrogatorio.

“Sapevamo sarebbe finita così.”

Esordirono all’unisono le due stronze.
Sospirai avanzando verso di loro, che mi lasciarono lo spazio necessario per entrare.
 



Ci trovavamo nella camera di letto di Lin. Una piccola stanzetta tinteggiata di un celeste chiaro, con armadio a muro, letto e scrivania. Quasi spartana oserei dire.
Eravamo sedute per terra, intente a bere della sana cioccolata calda, quando Lin iniziò a parlare.

“Lo ami tanto?”

Per un pelo non sputai tutta la cioccolata che avevo in bocca, ma un po’ mi andò di traverso, facendone fuoriuscire un po’ dalla bocca. Ingoiai il liquido color cacca e fissai le mie amiche, sbigottita.

“Ragazze…”

“Elis – intervenne Kath – sapevamo che sarebbe accaduto. È un classico, cazzo. Ma che è successo? Hai l’aria funeraria.”
“Ecco…è un casino…”

Iniziai a raccontare tutto, fin dal primo incontro, per finire alla scoperta della scommessa e delle domande a cui non avevo ricevuto risposta.

“Miiiiiiiiinchia che bastardo. Ma io gli taglio il pisello, porca puttana. È un cornuto!”
“Lin, io credo che dovremmo andargli a fare una visita.”
“lo credo anch’io Kath, lo credo anch’io. Che stronzo patentato.”
“Ragazze, vi supplico, non fate nulla. Passerà. È solo una stupida cotta adolescenziale. Davvero.”
“Ma tu ci stai male. E poi che cazzo gliene fotte a lui dei tuoi lavori e della tua vita privata?”
“Che poi, perché non ci hai detto del Midnight? Noi siamo tue amiche…”

Non riuscii a rispondere, perché il cellulare iniziò a squillarmi incessantemente. Le mie amiche me lo strapparono letteralmente di mano, infuocando i loro sguardi.
Lin, aprì la chiamata esordendo in maniera infelice.

“Brutto figlio di puttana, domani, a scuola, ti mangio il pisello. Sei un bastardo tu e la tua cricca. Domani vi ridurremo in pezzettini!”

Chiuse la conversazione, per poi posare il suo sguardo su di me.
La guardai incuriosita, cercando conferma ai miei sospetti.

“Era Nico, non credo richiamerà più.”
“Ben fatto Lin!”

Le mie amiche, iniziarono a ballare una sottospecie  di danza tribale, incitandomi a partecipare a quella follia.
Contagiava dalla loro allegria iniziai a ballare anch’io, ancheggiando come un’idiota.



Avrei dimenticato Nico.
Sì.
Infondo, era solo una cotta adolescenziale, no?

 


 

**************
 

Aggiornamento veloce veloce, visto? :3
Nico è un bastardo e le nostre amiche, sono davvero delle ottime paladine della legge, non credete?
Ringrazio le mie adorate donnine che hanno recensito lo scorso capitolo VI AMO!
Alla prossima!
 

   
 
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