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Autore: Karilla    29/12/2007    6 recensioni
Scaviamo nel passato dei fratelli Leto. Prima ancora di scoprire questo folle amore per la musica, prima di realizzare questo sogno che li porterà alla ribalta. Piccoli Leto crescono. Godetevi la storiella.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: Il Gran Casino
AUTRICE: Alexis9007
PAIRING: Jared Leto, Shannon Leto, altri

RAITING: verde
WARNINGS: //

DISCLAIMER: non conosco ne Jared ne Shannon Leto ne qualsiasi altra persona citata : - (( ; è una storia inventata, frutto della mia mente molto pensante. Non è un gran che lunga ma spero vi piaccia lo stesso :-P

Enjoy <3

*

Tutto cominciò una fredda notte di febbraio del 1985. Avevamo da tempo ricevuto i nostri regali di natale che consistevano nelle cose più belle che avessimo mai avuto; certo, una buona parte di soldi ce l’avevamo messa anche noi, visto che facevamo qualche lavoretto ed economicamente non ce la cavavamo piuttosto bene. Però l’importante era aver ottenuto ciò che volevamo. Infatti una bella batteria nuova di zecca sostava in un angolo del garage, in compagnia di una bellissima chitarra elettrica. Finalmente potevamo iniziare a suonare con strumenti decenti, che non fossero due padelle messe di traverso, o una vecchi ( quasi antica!) chitarra senza due corde dello zio Gorge.

Eravamo così eccitati di poterci finalmente divertire con quei gioiellini, che avevamo completamente ignorato i richiami della mamma che ci ordinava di andare a studiare.

Ormai il tempo dedicato allo studio diminuiva sempre di più, lasciando spazio a quello che mia mamma chiamava ‘gran casino’ durante il quale ci davamo sotto con gli strumenti creando un macello infernale, ed infastidendo notevolmente tutto l’isolato che un giorno arrivò persino a fare una riunione per chiarire le nostre posizioni. Mia madre rimase molto male per questa cosa, cercò di giustificarci dicendo che eravamo solo ragazzi, e che era normale fare queste cose alla nostra età.

Naturalmente fu rimproverata, gli fu detto che non avrebbe dovuto regalarci certe cose alla nostra età, era stata una incosciente. Ma mia madre è un tipo davvero insolito; se all’inizio può accettare critiche rimanendo tranquilla, poi si scalda e viene fuori la parte più forte del suo carattere.

Insomma, gliene disse di tutti i colori; ma quando tornò a casa ci chiamò, me e mio fratello, e ci chiese se per favore potevamo andare a suonare nel capanno del nonno, al bosco, dove almeno non avremmo dato più noia a nessuno. Noi le dicemmo che andava bene, così trasferimmo la nostra ‘base’ nel vecchio capanno. Da quel momento in poi nessuno si lamento più del ‘gran casino’.

Tre anni dopo ci trasferimmo di nuovo nel garage; ma solo perché avevamo cambiato abitazione, spostandoci più ad est. Lì stavamo bene, il posto ci piaceva molto e c’era un sacco di gente a posto. In poco tempo facemmo amicizia con tutti i ragazzi del nostro isolato e non solo;

avevamo acquistato grande padronanza con i nostri gioielli, ormai suonavamo per la maggior parte del tempo dopo la scuola, anche se mio fratello ogni tanto doveva richiamarmi con insistenza: quando mi mettevo a dipingere non la finivo più. Mi disse che non ero normale.

Dipinsi persino le pareti della nostra sala prove (garage ), così da renderla più apprezzabile e accogliente.

Un giorno mentre eravamo assieme a due nostri amici ci venne un’idea fantastica, ma anche pazzesca; perché non creare qualcosa di concreto con il nostro passatempo?

Io e mio fratello ci credemmo veramente, sin dal primo istante .Credevamo fosse l’idea più bella che ci fosse mai venuta in mente. Almeno l’importante era provarci, e se ci fosse andata male…beh pazienza. Iniziamo quindi a suonare con i nostri amici, sia nel nostro garage, sia durante le festicciole liceali. Era fantastico, ci divertivamo come pazzi e ogni volta prendevamo sempre più esperienza con gli strumenti.

Le cose cambiarono drasticamente da quando finimmo il liceo; avevamo tutti vari progetti che ci sarebbe piaciuto realizzare, ma senza rinunciare al nostro gruppo. Purtroppo la vita non è sempre quella che si desidera; la nostra situazione economica era sempre peggiore, ma io non volevo assolutamente rinunciare allo studio. Ero intenzionato a tutti i costi ad iscrivermi all’accademia d’arte a Philadelfia. I soldi purtroppo non c’erano, quindi dovetti lavorare come un matto per tutta l’estate, sacrificando con tremendo dispiacere la nostra band. In pratica a fine estate la situazione era questa:

i nostri amici partirono per il college, mio fratello si dedicò all’arte della fotografia, ed io iniziai i miei studi presso l’accademia d’arte a Phil.

Ci allontanammo tutti dal nostro sogno, che di sicuro non si sarebbe mai avverato.

Più tardi lasciai l’accademia per iniziare gli studi di recitazione. Mi fu detto che con la mia faccia avrei fatto molta strada in questo campo. Naturalmente non volevo diventare qualcuno solo grazie al mio corpo, ma capii ben troppo presto come andavano le cose in questo settore. Certo, sei bello. Adesso dimostra che si nasconde anche un bel cervello dietro quel faccino angelico. E così ho fatto. Ero brillante in tutti i provini che facevo, ed infatti riscuotevo molto successo.

Mio fratello mi chiamava ogni santo giorno per sapere come mi era andata la giornata. Era molto orgoglioso di me, di come ero riuscito a gestirmi completamente da solo.

Gli dicevo che era tutto ok, ma che mi mancava, e mi mancava anche la mamma…a proposito come stava? Tutto ok, mi confermava. Gli mancavo molto anch’io.

Qualche tempo dopo ottenni con fatica i miei primi ruoli importanti; certo un telefilm per adolescenti non era la mia massima aspirazione, ma da qualche parte dovevo pur cominciare.

Un giorno cercavano comparse, ed ebbi la geniale idea di chiamare mio fratello per convincerlo a fare un provino. Non ci volle molto, infatti accettò più che volentieri.

Mi sembrò strano averlo nel set assieme a me, ma faceva una bellissima figura. Lo guardavo sorridendo, e lui mi faceva gestacci per farmi smettere che altrimenti lo distraevo.

Era bello averlo così vicino a me dopo tutto quel tempo, avevo proprio bisogno di sentire vicina la mia famiglia.

Shan fece così bella figura che lo chiamarono diverse volte per fare da comparsa in altri telefilm.

Mi diceva che si divertiva, ma che non era ciò che sognava di fare. Mi ricordava ogni volta che gli mancava la band e che voleva riprovarci di nuovo. Stavolta seriamente.

Anche a me mancava, da morire. Ma non avevo abbastanza tempo per poter concentrarmi su altre cose adesso. Mi venivano offerte molte parti (piccole, più che altro semplici comparsate); il mio agente mi diceva di aspettare quel copione che mi avrebbe innalzato da terra, mettendomi finalmente sotto gli occhi di tutti. Ed io aspettai, finche non mi fu proposto il ruolo da protagonista in un film molto forte; accettai naturalmente, consapevole delle conseguenze che avrei dovuto accettare ( perdere parecchi chili, calarmi fino in fondo nella mente di uno schizzato drogato la cui vita è proprio uno schifo….). Non appena lo dissi a Shan e alla mamma, li feci quasi svenire dalla gioia. Mi ricordo come se fosse adesso l’espressione di mio fratello mentre mi abbracciava e mi diceva che ero un fottuto stronzetto in gamba. Ed io non potevo chiedere di più.

Il film fu un successo. Tutti i nostri sforzi erano stati esauditi.

Il mio nome cominciava finalmente a farsi strada sempre di più nella giungla di Hollywood.

Ma adesso che i miei problemi economici erano passati in secondo piano, iniziai a fare progetti per riformare la band assieme a Shannon.

Chiamammo i nostri amici di vecchia data e ci mettemmo d’accordo per incontrarci. Purtroppo però uno di essi decise di abbandonarci poco dopo, non ci disse mai il perché, forse pensava che non saremmo arrivati mai da nessuna parte e preferiva concentrarsi su cose più importanti.

Ma per noi in quel momento la cosa più importante era la musica. Certo, non avevo rinunciato a girare film, ma cercavo sempre di far coincidere la cose in modo che non potessero mai scontrarsi.

A quei tempi suonavamo con un nome diverso da quello attuale. Credetemi non vorreste saperlo. Mi ricordo che non erano molti i locali davvero interessati a noi, se lasciamo da parte quelli che ci chiamavano solo perché erano interessati dal fatto che il cantante fosse l’attore di Fight Club e Requiem for A Dream. Shan mi diceva che forse dovevamo sfruttare a nostro favore questa cosa, ma io non l’avrei mai fatto per nessuna ragione al mondo. Non volevo che la mia carriera d’attore mi rendesse le cose più facili. Volevo solo che la gente si concentrasse sul nostro talento, sulla nostra musica.

Partecipavamo ad un sacco di festival rock; avevamo bisogno di cercare un approccio con la gente.

Dopo qualche anno di sbattimento finalmente ottenemmo un’etichetta, che ci permise di produrre il nostro primo album omonimo. Non potevamo essere più contenti di ciò; finalmente qualcosa si stava smuovendo e noi approfittammo del momento per iniziare un tour infinito.

Giusto, mi sono dimenticato di dire che avevamo un nuovo bassista, un tipo in gamba, che conoscevamo da molto tempo.

Il nostro secondo album vide la luce nel 2005. Ormai a questo punto penso sappiate fin troppo bene la sua storia, quindi evito di dilungarmi. Purtroppo la band non è rimasta affatto stabile; abbiamo un ‘nuovo’ chitarrista e un nuovissimo bassista. Solo io e Shannon siamo rimasti gli stessi.

E’ buffo ripensare a tutte queste cose adesso, ripensare ai propri inizi. Certo, di sicuro io e mio fratello non pensavamo certamente di poter arrivare dove siamo adesso, quando ci facemmo regalare quei bei due gioielli. Al momento pensavamo solo a divertirci.

Ma adesso è tutta un’altra storia…

PROVEHITO IN ALTUM

For Ever!!!

  
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