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Autore: Hogwartscalling    13/06/2013    0 recensioni
“So già che leggerai questa lettera, che tu lo voglia o meno. La troverai lì, abbandonata sul tavolo... andiamo, come darti torto? Chiunque sarebbe curioso di sapere di cosa parla, chi si è preso la briga di scriverla, di venire qui, posarla sul tavolo. Saprai da subito che è qualcuno di fidato: come sarebbe arrivata nella tua ordinatissima cucina, altrimenti? Questo qualcuno aveva la chiave. Non ho specificato di cosa, però: stabilirai tu cosa può aprire, quella chiave. So già che non ti piacerò per come sono fatta. Per i miei sbalzi d’umore, il ciclo che mi rende più isterica del solito, non ti piacerà il mio disordine. Non ti piacerà il fatto che non cucino bene, che per me il sabato è dedicato alla pizza e ai film anni ’80, che voglio almeno un giorno alla settimana tutto per me. Non ti piaceranno le tinture scadenti dei miei capelli, i piercing, il fatto che fumo un botto e lascio le cicche in giro. Non ti piacerà il mio svegliarmi tardi la domenica, il mio caffè all’americana, il mio studio per poter dipingere in pace. Non ti piaceranno le mie maglie extralarge, il mio curarmi poco, il mio linguaggio poco articolato...
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

 
"Seasons are changing
And waves are crashing
And stars are falling all for us
"

  

“So già che leggerai questa lettera, che tu lo voglia o meno. La troverai lì, abbandonata sul tavolo... andiamo, come darti torto? Chiunque sarebbe curioso di sapere di cosa parla, chi si è preso la briga di scriverla, di venire qui, posarla sul tavolo. Saprai da subito che è qualcuno di fidato: come sarebbe arrivata nella tua ordinatissima cucina, altrimenti? Questo qualcuno aveva la chiave. Non ho specificato di cosa, però: stabilirai tu cosa può aprire, quella chiave. So già che non ti piacerò per come sono fatta. Per i miei sbalzi d’umore, il ciclo che mi rende più isterica del solito, non ti piacerà il mio disordine. Non ti piacerà il fatto che non cucino bene, che per me il sabato è dedicato alla pizza e ai film anni ’80, che voglio almeno un giorno alla settimana tutto per me. Non ti piaceranno le tinture scadenti dei miei capelli, i piercing, il fatto che fumo un botto e lascio le cicche in giro. Non ti piacerà il mio svegliarmi tardi la domenica, il mio caffè all’americana, il mio studio per poter dipingere in pace. Non ti piaceranno le mie maglie extralarge, il mio curarmi poco, il mio linguaggio poco articolato... non ti piacerà il mio lavoro alla Galleria, un’artista, ma cos’è un’artista alla fine, dirai tu? Un’artista è un’anima libera, e anche questo non ti piacerà, così come non ti piacerà il suono della mia chitarra e della mia voce. Non ti piaceranno tante cose di me! Il fatto che mi arrabbio per nulla, che sono logorroica, non so essere seria, che prendo tutti costantemente in giro. Ma insomma.. anche se non ti “piacerò”, non è questo che ti chiedo. Io ti chiedo di amarmi, per i miei sorrisi, le risate anche un po’ sguaiate a volte, gli abbracci rari ma sinceri, le cazzate, le notti lunghe. Quei momenti che fanno di me e te un “noi”. Credimi, non è una sciocchezza. So di non essere perfetta, che su cinque parole da me pronunciate tre son parolacce, che non so come comportarmi con le persone... ma tu amami per quelle piccole cose che ci legano, ok? Amami come se non ci fosse un domani e tu ti fossi riscoperto a pensare “cacchio, è vero, la amo.” Perché l’amore io lo sento, c’è. E non si può continuare a nasconderlo e rinchiuderlo, o scoppierà. Quindi amami... amami come ho fatto io, come faccio io.”
 
Era appena rientrato. La busta, quella lettera macchiata d’inchiostro sbavato in alcuni punti, cadde per terra. Lui le scivolò accanto, la schiena contro il muro, il peso della stanchezza che prendeva il sopravvento sui suoi occhi ed un peso ben più duro da tenere dentro.
 
 
 
Un anno prima
 
A Cedric non erano mai piaciute le gallerie d’arte. Tutti quei quadri antichi... ma che ci trovavano le persone di bello? Vedeva dame del Medioevo ritratte con espressioni deprimenti e vestiti che mettevano caldo al solo guardarli. Quella era arte? Ah, bene. Gironzolava con lo sguardo vuoto accanto al padre, che continuava ad elogiare questo o quel quadro, facendosi notare dalla gente che si diceva “Sarà un critico d’arte.” La verità era che sì, l’uomo era critico, ma solo verso suo figlio. L’arte era un modo di svagarsi, ma il suo vero lavoro era quello dell’assistente sociale. Che c’entrava l’arte con un assistente sociale? Lo sguardo del ragazzo cadde quasi per sbaglio su un cartello. “Arte contemporanea – futuristica 1° piano”.  Si allontanò velocemente dai quadri medievali che di interessante non avevano un bel nulla, e salì le scale di marmo dell’edificio. Così rigido ed elegante, non era il genere di posto che metteva a proprio agio. Sembrava uno di quei luoghi in cui puoi essere denunciato per aver respirato troppo rumorosamente. Per questo si stupì non appena entrato nella stanza dell’arte contemporanea. Lì tantissimi quadri coloratissimi davano bella mostra di sé, vistosi, allegri. Ad una prima occhiata poteva sembrare che qualcuno aveva vomitato pittura dopo una pesante sbronza, o che la mano di un cieco avesse disegnato linee a caso. Ma, si disse Cedric, era una cosa soggettiva... ogni quadro era completamente insensato, eppure potevi leggerci mille storie.
“Fantastico...” mormorò quasi sovrappensiero.
Una voce alle sue spalle rispose vivacemente. “Beh, ti ringrazio!” Cedric si girò, e si ritrovò davanti al viso un paio di occhi enormi color cioccolato caldo. La ragazza era di una spanna più bassa di lui; aveva i cosiddetti “dreadlocks”, rossicci, tenuti indietro da una fascia arcobaleno. “Non ti do la mano perché son tutta sporca di pittura, come vedi siamo ancora in fase di apertura, questa è una nuova sala e ci sto dedicando davvero tanto... ma comunque, il mio nome  è Lilith.” riprese dopo un po’. Lui le sorrise. Sorrise davvero, non come quando fai quei sorrisetti di cortesia, giusto perché lo impongono le buone maniere, quello era un sorriso vero come mai avrebbe pensato di sorridere in un posto del genere. Come avrebbe potuto immaginare che quel sorriso sarebbe stato il suo passaporto per il Paradiso e, contemporaneamente, la sua condanna a morte?

  
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