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Autore: Tary Prince    13/06/2013    1 recensioni
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Ogni giorno, da circa due anni, uno sconosciuto e distinto signore varca la soglia del ristorante "Night and Day" per prendere posto e pranzare. Due ragazzi, rimasti intrigati dai suoi modi di fare e dal suo silenzio, cercheranno di farsi raccontare la sua storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Il Night and Day

 
Pavel uscì dal ristorante per sgranchirsi gambe e braccia e per prendere la sua cosiddetta “boccata d’aria” che in realtà si traduceva con l’accendersi una sigaretta.
Proprio mentre dava il primo tiro e riponeva il suo accendino in tasca, sentì uno sguardo accusatore dietro le sue spalle.
“Jana, se continui a fissarmi così ti giuro che ti strappo gli occhi” disse il ragazzo, con un tono dolce che contrastava con le parole appena pronunciate.
“Ti guardo come mi pare, mio caro signor “io-ho-smesso-di-fumare-ormai” lo rimbeccò la ragazza.
Pavel si voltò verso di lei per mostrarle il sorriso sornione che aveva stampato in faccia.
“Bé, si può cambiare idea nella vita… una volta ho sentito qualcuno dire che solo gli scemi non cambiano mai parere”.
“Forse uno scemo lo capisce meglio di te che si muore di cancro grazie alla tua dea sigaretta”.
Pavel non riuscì ad evitare uno sbuffo di impazienza, poi le sorrise e alla fine la abbracciò, scoppiando a ridere.
“Ma che fai?!?” chiese Jana, sconcertata da quell’improvviso gesto di affetto.
“Guarda che lo so che fai tanto la spaccona, ma in fondo mi vuoi tanto bene!” disse Pavel, continuando a ridere.
Jana si aperse in un sorriso un po’ imbarazzato. Al contrario di Pavel che sembrava incapace di essere serio, lei non manifestava con tutto quel clamore le sue emozioni. Fingendosi ancora offesa con lui, Jana lo allontanò da sé.
“Non voglio stare vicina ad una ciminiera umana”.
Pavel fece un sospiro e alzò le mani in segno di resa, con un’espressione così fintamente contrita che Jana non poté evitare di lasciarsi scappare una risatina.
Stabilita la pace, Pavel rivolse gli occhi verso la strada e controllò l’ora sul suo orologio.
“Aspetti il nostro più fedele e più misterioso cliente, Pavel?”
“Come sempre” mormorò il ragazzo “sono quasi le dodici e mezza e lui non è mai in ritardo”.
I due giovani si scambiarono uno sguardo di complice intesa.
“Oggi non è un giorno come tutti gli altri” continuò il ragazzo.
“Ah, no? E perché?”
“Perché con oggi saranno passati due anni esatti da quando il nostro sconosciuto amico ha messo piede per la prima volta nel ristorante”.
Con un gesto meccanico, Jana alzò lo sguardo verso l’insegna che stava sopra di loro.
La scritta “Night and Day” era semplice e forse, proprio per questo, accattivante. Ma il locale dove Jana e Pavel lavoravano da quasi cinque anni non aveva bisogno di nessun inutile fronzolo o ornamento per attirare gli avventori.
Il ristorante era molto famoso, anche al di fuori della nazione, per tutti gli svariati e curiosi orologi che stavano al suo interno e che ricoprivano le pareti, un chiaro omaggio alla Piazza dell’Orologio della loro città, Praga.
Nonostante ormai fosse passato un bel po’ di tempo da quando aveva cominciato a fare la cameriera lì, il locale non perdeva mai il suo fascino agli occhi di Jana.
E lì aveva conosciuto Pavel.
Avevano cominciato a litigare sin dal primo giorno, ma con il tempo avevano imparato a sopportarsi.
Mentre Jana era ancora assorta in questi pensieri, sbucò dalla porta del ristornate la faccia di Vladislav Novak.
Il viso solitamente cordiale del loro datore di lavoro era in quel momento corrucciato.
“Ragazzi, siete fuori da più di dieci minuti e sono uscito per ricordarvi che ancora non siete in pausa pranzo”.
“Ci scusi, signor Novak! Entriamo subito” squittì Jana, come se l’uomo l’avesse sorpresa a derubare o a fare chissà quale attività illecita.
Pavel, invece, sembrava visibilmente seccato. Lanciò il mozzicone della sua sigaretta ed entrò dentro con le mani ficcate a pugno nelle tasche.
Jana lo guardò di sottecchi. Sapeva che il suo collega era sempre molto rispettoso nei confronti di Novak, ma quella volta avrebbe preferito non eseguire gli ordini per poter rimanere fuori ad aspettare quell’uomo che da due anni, ogni santo giorno, veniva a pranzare nel loro ristorante.
 
 
Seduto su una panchina della Piazza dell’Orologio, c’era lo sconosciuto tanto atteso da Pavel.
Il suo sguardo era vitreo, perso in indecifrabili pensieri.
Nello stesso istante in cui Jana e Pavel riprendevano il loro lavoro, l’uomo parve ridestarsi da un sogno ad occhi aperti.
Con un brusco gesto, guardò il Rolex che portava al polso e, sempre a scatti, si alzò e cominciò a camminare, affrettando il passo.
 
  
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