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Autore: MaggieMary    14/06/2013    5 recensioni
"Sehun e Luhan erano come due rose, e questo non aveva nulla a che fare con la fissa del più grande.
All’esterno potevano sembrare forti ed invincibili con quelle spine pungenti. Ma erano anche terribilmente delicati.
Già dalla prima volta in cui i loro occhi si erano incrociati, quelle piccole quanto forti protezioni si erano affievolite ed erano cominciate a cadere.
Ma una rosa senza spine che cos’era?
Una rosa senza spine rimaneva comunque una rosa. Ma con un significato diverso.
Un significato nascosto che Luhan e Sehun conoscevano."
[HunHan~♥]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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_13 anni prima_
 
Un bambino di appena 10 anni correva in giro per quel grande giardino, seguendo un’anziana signora, quasi fosse un cagnolino e lei la padrona.
I suoi capelli scuri saltellavano qua e là, spinti dalla forza della sua corsa e da quel venticello che soffiava quel giorno a Beijing. Quel nero era a contrasto con la sua pelle lattea, che sembrava riflettere i raggi del sole che battevano su di lui. I suoi grandi occhi da cerbiatto ultimavano il tutto, rendendo la sua figura eterea, quasi angelica.
“Luhan, vieni qui.” – lo richiamò l’anziana signora con un sorriso.
Il giovane non se lo fece ripetere due volte e in un attimo arrivò davanti a lei, che prontamente gli mise un capello di paglia in testa e gli allungò un cesto di vimini, ancora vuoto.
Luhan si concentrò prima su quel cestino e poi sul volto, segnato da qualche ruga, dell’anziana.
“Dove andiamo, nonna?” – chiese curioso.
“Andiamo a raccogliere rose.” – gli rispose con un sorriso. Uno dei quei sorrisi che al bambino piacevano tanto.
Luhan amava il viso di sua nonna.La carnagione abbronzata, dovuta agli anni che aveva trascorso a lavorare in quelle campagne cinesi. Gli occhi sottili e talmente scuri da poterci leggere l’anima. Le rughe che segnavano il suo volto, segno del tempo che era passato e della sua esistenza su quella terra.
Ma più di tutto, Luhan amava sua nonna.
I genitori del giovane erano importanti affaristi, sempre pronti a concludere un lavoro, ma meno per stare insieme a loro figlio.
I giorni che Luhan aveva trascorso con loro quell’anno potevano contarsi sulle dita di una mano.
Ma a lui questo non dava dolore.
La lontananza con i genitori aveva fatto creare un legame indissolubile con la nonna, da cui ora pendeva dalle labbra.
Da lei aveva imparato i principi basilari per una buona educazione e le buone maniere per essere rispettatati da tutti.
Ma soprattutto, sua nonna aveva fatto in nascere in lui un profondo amore per le rose.
Il giardino della grande casa dove viveva Luhan, quando i suoi genitori erano in viaggio per lavoro, era di un brillante verde che di primavera si colorava di mille colori.
Rosso, bianco, arancione, rosa … in quel giardino si potevano trovare rose di tutti i colori, sfumature e tipi.
“Luhan~” – la nonna richiamò la sua attenzione, persa tra i mille colori di quel posto.
Il bambino la raggiunse, afferrando le rose che gli stava porgendo e mettendole delicatamente dentro quel cesto che velocemente assunse colore.
Luhan guardò con meraviglia i gesti abili con i quali la nonna tagliava il ramo di una rosa e poi gli porgeva il fiore colorato.
“Luhan …” – l’anziana ripeté nuovamente il suo nome, senza smettere di fare il suo lavoro – “Ti ricordi di quando ti parlai del significato delle rose?”
Il bambino annuii con convinzione, facendo spostare il grande capello di paglia appena sui suoi occhi.
Prestava sempre molta attenzione ai discorsi della nonna, e in particolare quelli riguardanti le rose, che tutte le volte finiva per impararsi a memoria.
Così intonò, quasi fosse la strofa di una canzone, con la sua voce melodiosa – La Rosa da secoli è il simbolo di amore, devozione e ammirazione, bellezza e perfezione. La Rosa simboleggia il segreto e lo svelare tutto con delicatezza. Questo fiore racchiude tanti significati, a volte anche contrastanti tra loro, ma è proprio questa la vera forza delle rose, così semplici ma al tempo stesso ricchissimi di significati. Regalarne una ad una persona è anche molto utile perché si è in grado di dire molte cose senza aprire bocca... ”


_13 anni dopo_
 
Il sole stava tramontando anche quel giorno a Seoul e, mentre le famiglie si rincontravano nelle case illuminate, in un piccolo bar in periferia, un ragazzo dai rossi capelli aveva finito il suo turno di lavoro.
“Allora ci vediamo domani~” – salutò i colleghi con un perfetto coreano, prima di uscire da quel locale.
Dopodiché si strinse nella sua sottile sciarpa colorata e partì diretto verso il suo appartamento.
Nonostante fosse Giugno, a quell’ora di tardo pomeriggio tirava ancora un fresco venticello che faceva muovere i suoi capelli tinti di rosso. Un colore che non era stato scelto a caso.
Era il colore del suo fiore preferito: la rosa.
Luhan aveva lasciato quel giardino brillante quattro anni prima, quando aveva deciso di trasferirsi in Corea del Sud, per poter proseguire i suoi studi. Ma non aveva abbandonato la sua, quasi  ossessiva, passione per quel fiore.
E, per quel motivo, non aveva resistito nemmeno un secondo a tingersi i capelli di quel caldo e profondo calore.
Nonostante fosse immerso nei suoi pensieri, le sue gambe lo condussero nella strada giusta, deviandolo per quel grande parco, a metà tra il bar in cui lavorava per mantenersi, e il suo appartamento in affitto.
Ci sarebbe potute essere moltissime altre strade più corte per giungere velocemente casa, ma quotidianamente Luhan prendeva quella.
E la risposta ancora ricadeva su quel particolare fiore.
La città di Seoul era per di più ricca di alti palazzi, monumenti e strade affollate. Ma, in quel parco, il giovane dai capelli rossi si sentiva davvero a casa.
Prati verdi smeraldo, alti alberi in fiore e aiuole ricche di rose di tutti i colori, lo facevano ritornare alla sua infanzia. Infanzia passata con sua nonna in quel grande giardino splendente.
Calpestò la ghiaia di quei sentieri che si aprivano tra quel verde, e gli permettevano di osservare per bene tutto quel parco.
Si fermò alla solita grande aiuola che si trovava esattamente al centro di quel posto e che sprizzava colore da tutti i pori.
Si accovacciò davanti ad essa, respirando il naturale profumo di quelle rose e accarezzandone i petali. Luhan amava sentire quella sensazione simile a velluto sotto i suoi chiari polpastrelli.
Rimase per un po’ a bearsi di quella rosea pace, quando d’improvviso sentì dei singhiozzi soffocati provenire da non molto lontano da lui.
Smise di fissare quei fiori delicati e concentrò la sua attenzione su un ragazzo che, seduto su una panchina, aveva le mani al volto.
Ancora accovacciato a terra, rimase a guardare quella figura giovanile che si toglieva le mani dalla faccia per asciugarsi le lacrime che continuavano a scendere, mostrando così il suo bel viso.
Gli occhi, un tempo sottili, erano gonfi e rossi quanto le labbra che continuava a torturare a suon di morsi.
Un ennesimo singhiozzo interruppe il silenzio di quel parco, occupato – in quel momento – solo da loro due.
Luhan non sapeva perché, ma provavo l’impulso di andare a stringere quel ragazzo tra le sue braccia, in modo da scacciare via tutto il suo dolore.
Vedeva spesso persone piangere, Seoul dopotutto era una grande città. Ma era la prima volta che provava una fitta al cuore vedendo le lacrime di uno sconosciuto.
Si alzò, allontanandosi dalle rose ma senza staccarsi di dosso quel loro gradevole profumo, e pian piano si avvicinò a quel ragazzo, che ancora singhiozzava.
Cosa stava facendo? Perché non se ne era rimasto semplicemente a fissare quelle rose? Perché non aveva proseguito per la sua strada?
Luhan non aveva una risposta per nessuna delle domande e non sapeva cosa c’era di particolare in quel giovane dai capelli biondi. Eppure qualcosa lo stava attirando a lui. Come un filo invisibile, ma talmente forte da farlo camminare quasi senza la sua volontà.
Lo sconosciuto non si accorse della presenza del cinese, finché questo non arrivò davanti a lui.
A quel punto, il biondo alzò gli occhi gonfi verso Luhan, che si spalancarono sorpresi. Non aveva mai visto il giovane dai ragazzi rossi, e non sapeva nemmeno che cosa volesse.
Magari gli interessava solo sapere che ore erano o dove si trovava un determinato locale. Ma quale scemo avrebbe mai chiesto indicazioni a un poveretto che singhiozzava?!
Eppure, Luhan disse parole che lo sconosciuto non si sarebbe mai aspettato di sentire pronunciare.
“Le tue labbra e i tuoi occhi … sono rossi.”
Il biondo sgranò gli occhi e la sua bocca si aprì appena, senza trovare nulla con cui rispondere.
Che significava la frase del cinese? Anche lui si era accorto che le sue labbra e i suoi occhi avevano preso colore dopo tutto quel tempo passato a piangere.
Ma che senso aveva confermarglielo?
“A me piace il rosso. E’ il colore delle rose.” – continuò a parlare Luhan, andando nuovamente a concentrarsi sul suo fiore preferito.
Il biondo continuava a non capire, eppure le parole del cinese lo avevano fatto distrarre, facendo così bloccare le lacrime salate.
“Sai che esistono rose di tanti colori, vero?” – lo sconosciuto si ritrovò ad annuire inconsciamente, come in trance – “E sai anche che ad ogni colore corrisponde un significato in particolare?” – questo volta il giovane dal volto segnato di rosso scosse la testa.
Aveva sentito accennare di questo argomento, ma non si era mai veramente interessato. Non è che lo rose lo interessassero in modo particolare.
Eppure in quel momento si trovava affascinato dalle parole del cinese e da come i suoi occhi si illuminavano quando parlava di quel fiore.
Luhan sorrise, felice di avere l’attenzione dello sconosciuto e che le sue lacrime avessero finalmente cessato di scendere – “Le tue labbra e i tuoi occhi … mi ricordano le rose rosse.” – e il biondo non sapeva se ritenerlo un complimento o che altro.
Ma la risposta arrivò subito dopo, quando Luhan ricominciò a parlare – “… e questo non va bene.”
Il giovane sbatté appena gli occhi, balbettando qualcosa di sconnesso e confuso. Come era confuso anche lui.
“Le rose rosse significano amore e passione, … e chi ti ha ridotto in questo stato non merita il tuo amore.” – e detto questo Luhan se ne andò.
Non era certo delle parole che aveva detto e non sapeva nemmeno se fossero servite a risollevare il morale dello sconosciuto.
Eppure, il giovane dai capelli chiari era rimasto talmente confuso e sbalordito che le sue lacrime si erano fermate, e ora una strana tranquillità lo stava avvolgendo stretto.

 
 Dopo che Luhan ebbe lasciato il parco quel tardo pomeriggio, pensò che non avrebbe più rivisto quel giovane. E questo un po’ gli dispiacque.
Non sapeva perché, ma aveva sorriso tutta la serata ripensando al successo che aveva avuto nel risollevare il morale a quel giovane.
E non sapeva nemmeno perché ma avrebbe voluto rivedere quel bel viso, ma senza più segnacci rossi di dolore.
Era la prima volta che Luhan provava certe emozioni. Quando il viso dello sconosciuto ricompariva nei suoi pensieri, un sorriso si dipingeva sul suo volto, senza controllo.
Era la prima volta e il cinese diede la colpa di tutto quello non ad un sentimento d’affetto, ma alla soddisfazione per aver aiutato qualcuno.
Luhan pensava che non lo avrebbe più rivisto, ma la domenica successiva lo rincontrò.
 
Oltre ad andare in università e lavorare part-time in un bar, Luhan la domenica pomeriggio si dedicava alla cura del grande parco della città. E in particolare si prendeva cura di una zona: l’aiuola delle rose.
Vivendo in un appartamento di pochi metri quadrati, il giovane dai capelli fuoco doveva accontentarsi di vasi di rose recise e tisane al sapore di quel fiore, non potendo così avere un posto dove coltivare la sua passione.
Quando, però, un giorno aveva letto, su un annuncio appeso nel bar dove lavorava, che cercavano un volontario per prendersi cura di quella delicata aiuola del parco non se l’era fatto ripetere e aveva accettato subito il compito, nonostante avesse già abbastanza cose da fare.
Così rinunciò alla domenica, il suo giorno libero in cui avrebbe potuto starsene a ciondolare in casa in pigiama dalla mattina e sera.
Ma a Luhan questo non dispiaceva. Le rose erano la sua passione, quindi perché quell’hobby gli avrebbe dovuto pesare?
Aveva arrotolato le maniche di quella camicia chiara, mentre il sole di quel primo pomeriggio batteva forte sulla sua pelle, riscaldandolo. Aveva afferrato il necessario per piantare nuove rose nell’aiuola e si era accovacciato su di essa, pronto a riempirla di nuovi colori.
Seppur fosse domenica pomeriggio, il parco era per lo più deserto, … o così aveva creduto Luhan, tutto concentrato nel suo lavoro.
“TU.” – una voce maschile lo fece sobbalzare.
Si girò verso il giovane che ora lo stava puntando con un dito.
“Io?” – domandò confuso, rimanendo comunque accovacciato a terra e con i guanti sporchi di terra alla mani.
“La mia ragazza mi ha lasciato!” – continuò lo sconosciuto.
Luhan, sempre più confuso, piegò la testa di lato, continuando a non capire cosa avesse a che fare con lui tutto questo.
“Mi dispiace, ma … perché i tuoi affari amorosi dovrebbero riguardarmi?”
Lo sconosciuto gonfiò le guance, scocciato.
“E’ tutta colpa tua!”
Luhan si alzò in piedi per essere alla stessa altezza del giovane, o quasi, dal momento che lo sconosciuto lo superava di qualche centimetro.
“Credo ci sia un errore. Come posso essere io la causa della rottura con la tua ragazza, se non ti ho mai visto in vita mia?”
Lo sconosciuto piantò i piedi a terra e strinse i pugni lungo i fianchi, visibilmente arrabbiato.
“Come non mi conosci?!” – ribatté il giovane.
Luhan si grattò in testa, ricordandosi solo dopo di aver ancora indosso il guanto sporco di terra.
Quel bel volto dagli occhi sottili non gli ricordava proprio nessuno.
“Credi che mi dimenticherei di qualcuno che ha dei simili capelli?!” – ribatté a sua volta il cinese, alludendo ai capelli multicolore dello sconosciuto.
Di sicuro non si sarebbe scordato di qualcuno che era la reincarnazione umana dell’arcobaleno.
Lo sconosciuto sbuffò – “Ma se ci siamo incontrati proprio 3 giorni fa … LI’!” – indicò l’unica panchina vicino alla grande aiuola di rose.
Luhan fece un rapido calcolo dei giorni. Che cosa aveva fatto 3 giorni fa?
E poi, eccola, l’illuminazione!
Il cinese avvicinò il suo volto a quello dello sconosciuto, che arrossì sorpreso, per osservarlo meglio in faccia.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Eppure quello stesso giovane aveva invaso i suoi pensieri per tutti quei giorni!
“Ahh! Sei il ragazzo che piangeva!” – e quest’ultimo annuì, ancora imbarazzato.
“Alla fine ci sei arrivato.”
Luhan schioccò la lingua, alzando un sopracciglio dello stesso rosso dei capelli – “E come pensi che avrei potuto riconoscerti? 3 giorni fa eri biondo e col viso bordò! Totalmente diverso da come sei ora.”
Lo sconosciuto si arrese all’evidenza.
“Comunque, cosa stavi dicendo riguardo alla tua fidanzata?” – riprese l’argomento Luhan.
‘Capelli multicolore’puntò nuovamente il dito contro di lui, con fare fin troppo teatrale secondo il cinese – “Mi ha lasciato, è tutto per colpa tua e delle tue rose!”
“Scusa, eh, ti sembrerò tardivo, e forse lo sono in questo momento, … ma continuo a non capire che c’entro io in tutto questo … E cosa c’entrano le mie rose soprattutto!”
“Mi hai detto che chi mi aveva ridotto in quello stato non meritava il mio affetto, ed ecco, era tutta colpa della mia ragazza … o sarebbe meglio dire ex-ragazza ora … L’avevo vista baciare un altro ragazzo e questo mi aveva distrutto … ma quando lei è tornata per scusarsi le ho detto che non meritava il mio amore. E guarda che è successo ora: mi ha lasciato!!”
Luhan si chiese mentalmente da quando era diventato lo strizzacervelli delle coppie di fidanzatini, ma senza trovare una risposta, sbuffò nuovamente.
“E ora è colpa mia, quindi?” – l’ancora sconosciuto annuì convinto – “Ma io ti ho mai detto di andarle a dire quelle cose?? Nemmeno sapevo che mi stavi realmente ascoltando! Ti stavo dando solo una lezione gratis di rose, ed è così che mi ringrazi?!” – ribatté Luhan, lasciando senza parole ‘capelli multicolore’ – “Ora scusami, ma sono abbastanza occupato.” – cercò di mettere fine a quella conversazione, mostrando i suoi guanti sporchi di terra e l’attrezzatura per la cura delle rose sparsa nell’aiuola.
Lo sconosciuto non rispose, limitandosi a sbattere le ciglia, quindi il cinese riprese a fare il suo lavoro, pensando che ‘capelli multicolore’ se ne sarebbe andato prima o poi.
Ed invece, ecco che riaprì bocca, e Luhan odiava essere disturbato quando era nel suo mondo parallelo fatto di rose.
“Cosa stai facendo?” – chiese lo sconosciuto.
“Non è ovvio? Cura l’aiuola del parco e pianto nuove rose.”
Il giovane annuì – “Allora la tua è propria una fissa … quella delle rose, intendo.”
Se fosse stato un qualunque altro sconosciuto, a quel momento Luhan gli avrebbe già cambiato i connotati. Eppure c’era qualcosa in quel ragazzo che non gli fece alzare le mani.
“Potremmo chiamarla così, si.” – si limitò a dire.
Anche ‘capelli multicolore’ rimase sorpreso dalla sua piatta reazione, ma questo gli fece piacere di più il ragazzo, trovando così la voglia di presentarsi.
“Comunque, io sono Sehun, Oh Sehun.”
Luhan.” – si presentò a sua volta, senza smettere di fare il suo lavoro.
“Sei cinese?” – chiese ‘capelli multicolore’ alias Sehun.
Il ragazzo dai capelli rossi annuì.
“E perché sei qui in Corea?”
“E’ una storia lunga … te la racconterò un’altra volta.” – Luhan lo disse inconsciamente, ma aveva come il sospetto che quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Il silenzio cadde tra di loro, ma solo per poco.
“Senti, dal momento che io non avrei nulla da fare …” – incominciò a dire Sehun, incerto ed imbarazzato. Non sapeva nemmeno lui perché stava dicendo quella frase, di cui il cinese conosce già la fine.
“Certo, puoi rimanere!” – accordò Luhan, facendo comparire un quasi-sorriso sul volto del giovane – “Ma dovrai aiutarmi.” – concluse allungandogli un altro paio di guanti da giardinaggio.

 
“Quindi aspetta …” – prese fiato, prima di continuare – “… la rosa gialla rappresenta la gelosia o l’infedeltà, quella arancio il fascino, e quella rosa l’amore nascosto … “
“L’amicizia, Sehunnie, la rosa color rosa rappresenta l’amicizia!” – lo corresse Luhan, finendo di preparare due tisane del sapore del suo fiore preferito.
Il più piccolo storse il naso – “Ma no, scusa, qui c’è scritto così!” – si lamentò indicando una particolare foto che rappresentava una rosa, in un grande libro di appunti.
Il cinese allungò il collo per vedere a che figura si stesse riferendo – “Quello è color pesca, non è rosa!” – lo corresse portando, al tavolo dov’era seduto il giovane, due tazze fumanti.
“Color pesca … ? Che diamine di colore è?! Non è uguale al rosa?!”
“No, Sehunnie, no.” – sospirò esasperato Luhan, prendendo un sorso della sua tisana alla rosa e pensando a quante volte aveva già dovuto spiegargli la differenza tra quei due colori – “E uno che ha unarcobaleno in testa dovrebbe saperlo.”
“Haha, spiritoso.” – lo canzonò per nulla divertito e prendendo la sua tisana dopo aver chiuso quell’enorme libro, che conteneva tutte il sapere che aveva raccolto Luhan sulle rose.
Luhan gli riservò una linguaccia – “E chiamami hyung! Ti ricordo che sono comunque più grande di te.”
“Si si, ok, hyung~” – disse Sehun, calcando bene sull’ultima parola e ricevendo un calcio delicato da parte del più grande.
Il silenzio occupò quel piccolo appartamento mentre il sole di tardo pomeriggio illuminava le stanze, rendendo tutto caldo e confortevole.
Ormai quella era diventata una routine quotidiana. Dopo quella domenica di Giugno, Luhan e Sehun erano diventati inseparabili.
Non sapevano come fosse successo, ma si era creato un profondo legame.
Legami di questo tipo, solitamente, si creano dopo tanti anni di amicizia, di pensieri comuni e di ricordi condivisi; ed invece ai due era bastato un singolo mese, forse meno, per entrare in confidenza.
Era un legame strano, ma forse perché il loro stesso incontro era stato strano.
Luhan abitava in quell’appartamento di Seoul da ben 4 anni, eppure non aveva mai stretto forti amicizie con nessuno. Né con i compagni di corso all’università, né con i colleghi al bar.
Eppure Sehun era entrato nella sua vita come se nulla fosse, ma ora stava occupando un importante posto nella sua vita.
Ogni giorno i due si incontravano verso il tardo pomeriggio, o a casa di Luhan o davanti all’aiuola del parco.
Il cinese era sempre felice di incontrarlo e lo stesso valeva per Sehun, che dopo poco lasciò andare la sua timidezza mostrando un sorriso raggiante e una risata squillante, che lo rendeva ancora più carino, secondo Luhan.
Gli argomenti dei loro incontri variavano. Potevano parlare della loro vita, della giornata appena scorsa, dei loro progetti futuri o più spesso delle rose.
Nessuno dei due si faceva problemi a rivelare tutto all’altro, in quella strana ma accogliente confidenza che si era creata.
E Luhan aveva cominciato a dare lezione a Sehun sulle rose.
Inizialmente il giovane era stato entusiasta all’idea di imparare qualcosa degli speciali fiori di cui parlava sempre il cinese, ma si era poi pentito di aver accettato quelle lezioni. Se ne era pentito quando Luhan gli aveva mostrato l’enorme libro che custodiva tutto il suo sapere racimolato negli anni riguardo alle rose.
Libro che ora sfogliava, perché ancora non era riuscito a studiare interamente.
“Rosa muschiata, bellezza capricciosa; rosa di campo, semplicità; rosa color rosa … ehm … uhm … “
Luhan fece una smorfia, guardandolo di traverso – “Stai scherzando spero. Te l’ho ripetuto due secondi fa, Sehunnie!”
Sehun sbuffò, grattandosi i suoi capelli multicolore e andando a sedersi sul divano di quella stanza, seguito dal più grande – “Aish, ma è difficile!” – si lamentò – “Non è che uno può diventare un esperto rosaiolo in un mese!”
Il cinese per poco non si strozzo con la sua tisana – “Aspetta aspetta … esperto rosa cosa … ??” – senza riuscire a trattenere le risate – “Botanico, floricoltore, esperto di rose … tutto ma non rosaiolo! Pare il nome di una malattia!” – concluse Luhan, piegandosi in due su quel divano dal ridere.
“Ya ya, hyung!! Non c’è proprio nulla da ridere! Che ne dovrei sapere io di come vi chiamate voi maniaci di rose?!”
Sehun aveva pensato che l’ultima parte del suo discorso avrebbe potuto far offendere il più grande, bloccando le sue risate. Ed invece le fece solamente aumentare.
“Hyung daiii~” – continuò il coreano, cercando di bloccare la felicità di Luhan che sicuramente l’avrebbe travolto fra poco, facendo scoppiare anche lui in una rumorosa risata.
Eppure era inevitabile che quella serata finisse tra le risate.
Sehun si allungò verso il cinese. Sapeva quanto quest’ultimo fosse sensibile al solletico, e non esitò nemmeno un secondo a fare aumentare le sue risate in quel modo.
Luhan si piegò sul divano, non riuscendo quasi più a respirare per il troppo ridere. Poi ti rimando cominciò fare il solletico anche al più piccolo, che finalmente fece sentire la sua squillante voce.
Il silenzio di quella casa era scomparso, lasciando spazio a risate sincere che profumavano di rose.
Luhan cercò di vincere quella battaglia a suon di solletico, ma con un abile mossa Sehun lo sovrastò col suo peso trovandosi a cavalcioni su di lui.
Entrambi ridevano ancora, anche quando il più giovane si avvicinò di più al cinese, per passare a solleticargli collo.
Entrambi ridevano ancora, anche quando i loro visi si ritrovarono a pochi di distanza e tutti e due potevano sentire il respiro caldo dell’altro.
Ma le risate si fermarono quando i loro occhi scuri si incontrarono e si resero conto della lontananza che era scomparsa tra di loro.
Entrambi sgranarono appena gli occhi, imbarazzati. Sehun si rimise velocemente a sedere, non sovrastando più il più grande col suo peso; mentre quest’ultimo – ancora semi sdraiato – si concentrò sui raggi del sole che entravano dalla grande finestra di quella stanza.
“E’ tardi ormai.” – commentò Luhan, portando le due tazze ormai vuote di tisane in cucina – “Dovresti tornare a casa, o i tuoi genitori si preoccuperanno come al solito.” – lo avvertì, anche se lui stesso era il primo che non si sarebbe voluto separare da lui.
“Si, ci vediamo domani, hyung.” – lo salutò semplicemente Sehun, prendendo il suo zainetto da terra e uscendo da quell’appartamento senza più rivolgergli uno sguardo.
“A domani.” – sussurrò Luhan, ormai solo a se stesso.

 Nei giorni successivi, il tempo trascorse come al solito.
Luhan e Sehun continuavano a vedersi tutti i giorni e passavano i tardi pomeriggi insieme, ma qualcosa era cambiato.
Era come se non fossero più solo loro due, ma una terza presenza si fosse aggiunta.
Una presenza astratta ed informe che però li distraeva più di una persona in carne ed ossa.
Era come se fosse nata una nuova consapevolezza, o meglio, rivelata. Perché si, che tra Luhan e Sehun ci fosse un legame particolare già si sapeva, ma i due l’avevano continuato a nascondere a loro stessi. Erano stati i primi a censurare la verità e ora ne pagavano le conseguenze.
Anche quando la conversazione li rendeva più sereni, ecco che ricompariva l’immagine di alcuni giorni prima, quando entrambi avevano respirato il profumo dell’altro, e un improvviso senso di disagio compariva.
Una barriera immaginaria si creava tra di loro, e provavano l’impulso di allontanarsi, anche solo di pochi centimetri.
Entrambi trovano la situazione insopportabile, ma nessuno dei due accennava a far nulla. A far nulla che potesse risolvere quella situazione.
E così eccoli di nuovo insieme, nell’appartamento di Luhan.
Sehun se ne stava seduto in quel tavolino di legno scuro, che occupava il soggiorno e la cucina collegata ad essa, e guardava svogliatamente qualche programma in tv; mentre il più grande si trovava ai fornelli, per soddisfare la fame dell’altro ragazzo, come faceva sempre.
“Aish!! Non c’è nulla di bello in tv!” – si lamentò Sehun, spegnendo il televisore con una forte manata.
Luhan alzò gli occhi al cielo, porgendogli una fetta di torta – “Probabilmente, Sehunnie, ma preferirei che non uccidessi la mia tv.”
Il giovane si limitò a gonfiare le guancia e ad analizzare il contenuto della fetta di dolce – “Che cos’è?”
“Una torta, magari?” – gli rispose ironico il cinese.
Sehun fece una smorfia – “Che umorismo, hyung. Intendo … a che cos’è la torta?”
“Secondo te? Cosa potrei mai cucinare?”
Il più giovane alzò entrambe le sopracciglia – “Scherzi?! È una torta alle rose?!”
“Non poteva esserci risposta più ovvia~”
Sehun scosse la testa – “Hyung, seriamente, dobbiamo fare qualcosa per questa tua fissazione, eh! Di questo passo ti troverò trasformato in una rosa una di queste volte!”
Gli occhi del più grande quasi si illuminarono – “Magari ~”
Il coreano fece una smorfia – “Tu sei pazzo, hyung! Lasciatelo dire.”
“Parla l’arcobaleno!” – ribatté Luhan, che non perdeva mai un’occasione per prendere in giro i capelli del più piccolo.
“Sempre meglio di essere una rosa!”
“Pff, questo lo dici tu, Sehunnie.”
Il più piccolo staccò un pezzo di torta con la forchetta – “Ma gli arcobaleni sono belli!”
“Perché? Le rose no?!”
“Ma gli arcobaleni sono colorati!”
Luhan ridacchio appena, indicando il grande libro riguardante quei fiori – “Vorrei ricordarti che anche le rose hanno dei colori.”
“Pff, ma gli arcobaleni fanno felici le persone!” – continuò a ribattere.
“E allora? Le rose fanno felice me.”
Sehun schioccò le labbra, non sapendo più come ribattere, mentre Luhan godeva già di averlo battuto.
“M-Ma gli arcobaleni sono romantici!”
“Lerose sono la massima espressione di amore e passione se è per questo! È una prassi che un innamorato ne regali una all’amata!”
Sehun sbuffò – “Questo non è vero!”
“Aish, ed invece ho ragione io! Sehunnie, non hai mai regalato una rosa alla tua ex-fidanzata?”
Il più piccolo scosse la testa, in segno di no, facendo spalancare i sottili e scuri occhi del cinese.
“Scherziamo?! Allora ha fatto bene a lasciarti! Nessuna rosa?? … roba da matti!! Ti avrei mollato subito se fossi stato il tuo fidanzato!”
Gli occhi di Sehun si aprirono appena, sorpresi da quell’ultima frase, ma cercò di fingersi normale.
Ma Luhan si era accorto della sua improvvisa stranezza e in quel momento si era reso conto di quello che aveva appena detto.
Perché era dovuto andarsi a concentrare su quell’argomento? Proprio ora che quel clima di serena tranquillità si era fatto di nuovo vivo e nessuna barriera li separava …
Il cinese si diede dello stupido, mentre Sehun, di fronte a lui, guardava verso il basso, torturandosi l’orlo della sottile maglia di cotone chiaro.
“Forza, ora mangia! O la torta si raffredderà!” – gli intimò, sforzando un sorriso.
L’altro si limitò ad annuire, cominciando ad assaggiare quel dolce che aveva tanto sdegnato.
Luhan sorrise, vedendolo mangiare serenamente – “Allora?” – chiese – “Come ti sembra?”
Sehun continuò a masticare per un po’ – “Uhm, niente male.”
Il cinese alzò un sopracciglio – “Niente male … ? Tutto qui?? Ma se la stai divorando come se non ci fosse un domani!”
“Questo non è assolutamente vero!” – si lamentò il giovane, alzando lo sguardo verso l’altro, che non riuscì a trattenere le risate.
“Sehunnie, … hai la faccia completamente ricoperta di torta.” – gli fece presente Luhan, ridacchiando ancora – “Vieni qua che ti pulisco!” – gli disse, allungandosi verso l’altro lato del tavolo, cercando di togliergli le bricciole dalla bocca e dalle guancie.
Ma Sehun si ritrasse.
La risata e la felicità di Luhan sparirono immediatamente.
Il cinese prese un fazzoletto e cercò di pulirgli nuovamente la bocca.
Ma anche questa volta fu tutto inutile e Sehun non si fece toccare.
Luhan lo guardò stranito e deluso allo stesso tempo, rimettendosi a sedere, mentre il più giovane teneva gli occhi bassi.
“Sehun … non puoi fare così. Io non sono affetto da una malattia grave per cui mi devi stare lontano, come la peste! E nemmeno ti trasformerai davvero in una rosa al mio contatto!” – si lamentò il più grande – “… allora perché continui a comportarti così?! Sehunnie, … riguardo a quello che è successo l’altro giorno … “
“Si sta facendo tardi. Devo andare.” – lo liquidò velocemente, senza permettergli di continuare il suo discorso.
E riecco che, un mattone dopo l’altro, la barriera tra di loro si ricreò.

 Sehun e Luhan erano come due rose, e questo non aveva nulla a che fare con la fissa del più grande.
Sehun e Luhan erano semplicemente come due rose.
All’esterno potevano sembrare forti ed invincibili con quelle spine pungenti. Nulla sembrava poter rovinare il loro delicato equilibrio o provocare nei due un senso di paurosa instabilità.
Ma Sehun e Luhan, proprio come due rose, erano anche terribilmente delicati.
Se non si dava solo importanza all’apparenza, si poteva scorgere in entrambi una fragilità non indifferente.
Fragilità che avevano sempre cercato di nascondere.
Luhan e Sehun erano simili per certi versi e l’unica differenza era il loro modo di nascondere la debolezza.
Il cinese cercava di mostrarsi sempre con un sorriso stampato in faccia, mentre il coreano era costantemente indifferente ed apatico.
Ma entrambi indossavano due maschere.
Maschere con cui erano nati e cresciuti, ma che ora si stavano dolorosamente spezzando.
E questo li rendeva spaesati, esposti a questo nuovo punto di vista.
Tutto questo stava succedendo per un determinato motivo. Non era casuale, ma inevitabile.
Proprio come fossero stati due rose, Luhan e Sehun stavano lentamente perdendo tutte le spine.
Spine che li avevano sempre protetti dalla vera realtà in cui vivevano. Che li aveva protetti attraverso una maschera di insicure bugie e di verità nascoste, primi fra tutti, a loro stessi.
E le spine aveva cominciato ad indebolirsi, a farsi meno forti da ormai un po’ di tempo, anche se Luhan e Sehun non se ne erano mai accorti, e nemmeno ora si stavano rendendo conto del processo che era in atto. Processo che li avrebbe finalmente mostrati com’erano in realtà e quali sentimenti provano, che a loro andasse bene o meno.
Già dalla prima volta in cui i loro occhi si erano incrociati, quelle piccole quanto forti protezioni si erano affievolite ed erano cominciate a cadere.
Ma una rosa senza spine che cos’era?
Una rosa senza spine rimaneva comunque una rosa.
Ma una rosa con un significato diverso.
Un significato nascosto che Luhan e Sehun conoscevano.

 Luhan lasciava penzolare le gambe nel vuoto, mentre un leggere venticello gli scompigliava i capelli.
Seduto sull’altalena di quel parco, dondolava al ritmo dell’aria e ammirava l’aiuola di rose, a pochi metri di distanza.
I tanti colori di quei fiori donavano serenità a tutto il parco, che era solito vivere di sol verde.
Luhan ammirava soddisfatto i suoi sforzi.
Se ora il parco risplendeva di quella nuova e colorata luce era tutto merito suo.
Le domeniche spese a lavorarci avevano dato i suoi frutti, o meglio, i suoi germogli.
Le nuove rose che aveva piantato ormai un mese e mezzo prima stavano timidamente nascendo, ma avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ prima di vederle sbocciare in tutto il loro colore e annusare il loro giovane profumo.
Luhan si lasciò accecare dai colori delle rose che venivano illuminati dal sole.
La gradualità dei colori era da un po’ scomparsa.
La prima volta che aveva messo mano a quell’aiuola, era stato attento e scrupoloso per far si che nessun colore stonasse e che tutto fosse perfettamente coordinato.
Ma ormai rose di tutti i colori possibili venivano dondolate dal vento.
Eppure, quel disordine a Luhan non dava fastidio.
Era un disordino ordinato. Un nuovo equilibrio di colori.
E di chi era la colpa? Di chi se non dell’unico ragazzo di tutta Seoul con più colori in testa di quell’aiuola?
Sehun aveva dato spesso una mano al cinese, ed insieme si erano presi cura di quel posto.
Ma la pazza e colorata creatività di Sehun era venuta fuori, creando quell’accozzaglia di colori.
Era una creatività che non usciva spesso eccetto nei capelli del giovane o in quell’aiuola.
Sehun era quasi sempre calmo e distaccato. Mai lasciava rivelare i disordinati e colorati lati del suo carattere.
Al pensiero di quel ragazzo, il viso di Luhan si fece più mogio.
Da quanto non si vedevano?
Probabilmente ormai erano tre giorni.
Luhan aveva vissuto per ben 4 anni a Seoul in totale solitudine, con solo la compagnia di se stesso a scacciare la solitudine. Se questa poteva essere ritenuta compagnia.
3 giorni trascorsi da solo non erano poi questo gran tempo.
Eppure a lui sembravano un’eternità.
Perché la cognizione del tempo era mutata da quando aveva conosciuto quel ragazzo? Da quando aveva davvero incontrato l’arcobaleno?
Luhan, ancora seduto su quell’altalena, calciò via un sassolino, infastidito.
I due, ultimamente non si vedevano più spesso come una volta.
Solo qualche volta alla settimana o quando capitava.
E tutte le volte Sehun si mostrava più distante.
Il cinese non era un esperto di prossemica*[1], ma riusciva comunque a percepire il cambiamento che era avvenuto. La distanza che si era fatta più grande non passava di certo indifferente.
Luhan continuava ad incolparsi per quella situazione. Perché Luhan aveva smesso di vederlo come un semplice amico, forse nemmeno l’aveva mai guardato da quel punto di vista.
Ma sapeva che non avrebbe mai potuto rivelare una simile cosa al più giovane.
Questo l’avrebbe reso ancora più schivo e distante nei suoi confronti, se questo era possibile.
Luhan sapeva queste cose, ma non era a conoscenza di una cosa.
Non era a conoscenza della battaglia interiore che Sehun stava vivendo nel suo stesso momento. Battaglia fatta di sentimenti contrastanti e di verità che lentamente stavano venendo allo scoperto senza che lui potesse avere il benché minimo controllo.
Sentimenti che potevano coincidere con quelli di Luhan, o potevano anche essere contrastanti.
Questo, Luhan, ancora non lo sapeva.
 
“TU!”
 
Il cinese saltò sul posto, spaventato, mentre un improvviso senso di dejà vu si presentava.
“Io.” – si trovò ad affermare senza nemmeno averci pensato – “Che diamine hai combinato hai capelli?!” – i capelli di quel giovane non erano più multicolore come una volta, ma avevano assunto una sola sfumatura. Sfumatura che Luhan conosceva a amava molto.
Si passò una mano tra i capelli ora dello stesso colore dell’altro ragazzo, in attesa di  una sua risposta.
E’ tutta colpa tua!
Luhan sbatté appena le palpebre dalle ciglia lunghe – “Per i capelli rossi?”
“No no!” – negò deciso il più piccolo.
“La tua ragazza ti ha lasciato per colpa mia … ? No, aspetta, tu non hai una ragazza che io sappia …”
Il coreano schioccò la lingua – “Infatti non mi sto riferendo a quello!”
Luhan si ritrovò spaesato, non trovando più una possibile colpa da attribuirsi – “Sehun, di grazia, che problema hai questa volta? E perché io ne sono nuovamente la causa?”
Era la prima volta, dopo tanto tempo, che non facciano una conversazione così lunga e anche questa volta, Luhan aveva combinato qualcosa che non sapeva.
Qui! Mi fa male qui!!” – si lamentò il giovane, premendo forte una mano contro il cuore e tenendo l’altra dietro la schiena, come se stesse nascondendo qualcosa.
Ma Luhan non ci fece particolare caso, più concentrato sulle sue parole – “Il cuore? Ti fa male il cuore?”
Il coreano annuì.
“E cosa c’entro io con i tuoi dolori al cuore? Da quando in qua sono diventato un cardiologo?!”
Sehun gonfiò le guancie, scocciato. Come sempre, pensò Luhan.
“Aish!! Ma non intendo proprio il cuore cuore!!”
Il cinese era sempre più confuso, mentre fissava il ragazzo di fronte a lui, ancora seduto sull’altalena.
“Perché? Ora esiste anche un cuore non cuore??”- fece ironico, peggiorando solo il delicato stato emozionale di Sehun, in quel momento non troppo calmo e rilassato.
“Ma perché non vuoi capire?!?”
Luhan prese una boccata d’aria - “Lasciatelo dire, Sehun … ma non è che tu ti spieghi benissimo, eh …”
Il coreano sbuffò, decidendosi finalmente a mostrare la mano che aveva tenuto nascosta per tutto quel tempo, e che il più grande non aveva minimamente notato.
“Tieni!”– Sehun disse brusco.
Luhan osservò appena cosa gli stesse sventolando in mano. Qualcosa che non avrebbe mai aspettato da lui.
“Una rosa … ? Uhm grazie.” – si limitò a dire, non capendo il motivo di quell’inaspettato regalo.
Solo quando i polpastrelli delle sue dita entrarono in contatto col gambo di quel fiore, qualcosa dentro di lui sembrò mutare.
A quel gambo mancava qualcosa, qualcosa di importante e fondamentale per una rosa.
Luhan prese tra le sue mani il fiore, tastando, sorpreso, il gambo lisco e libero dalle spine.
Se gli fosse stata regalata da chiunque altro, il cinese non sarebbe rimasto così sorpreso. L’avrebbe semplicemente vista come un’accortezza, o forse non l’avrebbe nemmeno notata.
Ma come poteva fare finta di niente?
A Sehun aveva trasmesso tutto il suo sapere sulle rose.
Rimase un po’ ad osservare quel fiore, mentre il ragazzo di fronte a lui si limitava a stare in piedi e a guardare verso il basso.
“Sehunnie …” – disse poi Luhan, all’improvviso – “Ti andrebbe di ripassare un po’ i significati delle rose?”
Il coreano si limitò ad annuire, senza fissarlo direttamente in faccia, così il più grande partì con quella ‘lezione’.
“Rosa arancione?”
Fascino.”
“Rosa blu?”
Mistero o saggezza.”
“Rosa corallo?”
Desiderio.”
“Rosa color rosa scuro?”
Gratitudine.”
Luhan sorrise, soddisfatto e felice, senza staccare gli occhi da quel fiore rosso che ancora teneva in mano.
“Bravo Sehunnie. Sei diventato proprio un bravo rosaiolo.”
Gli occhi del più piccolo si alzarono al suono di quella parola, che lui stesso aveva coniato.
Rosaiolo … ?” – ripeté Sehun, trovandola solo in quel momento così stupida.
Ma i suoi pensieri furono bloccati da ben altro.
Luhan aveva appoggiato la rosa sul suo grembo e, ancora seduto, aveva fatto incrociare le dita delle sue mani con quelle del più piccolo.
“Sehunnie, … sapresti dirmi il significato delle rose senza spine?”
Il coreano mandò giù la saliva, osservando le loro dita intrecciate.
“Hyung … ci stanno guardando tutti …” – lo informò cercando di spostare, con lievi movimenti della testa, i suoi capelli un po’ su gli occhi. Ma senza sciogliere quell’intreccio.
“Lo so. E allora, Sehunnie? Il significato delle rose senza spine qual è?”
Il coreano sussurrò qualcosa a bassa voce ma, nonostante il più grande l’avesse sentito benissimo, voleva che lo dicesse con la sua voce alta e squillante.
“Come, scusa? Non sento …”
Sehun tirò un calcio a terra – “Oh, hyung, oltre ad essere vecchio ora sei pure sordo?!” – Luhan rise divertito – “Le rose senza spine simboleggiano l’a-amore a prima vista! AMORE A PRIMA VISTA, OK?!”
Il cinese sorrise, felice; mentre le guance del più piccolo cominciavano a colorarsi.
“Si, proprio così, Sehunnie. Bravo.” – si complimentò sinceramente con lui, sorridendogli anche con i suoi occhi da cerbiatto.
Senza aggiungere altro, si alzò in piedi da quell’altalena, senza sciogliere le dita con quelle del coreano.
Sehun lo guardò sorpreso, senza capire cosa volesse fare.
Ma la risposta arrivò molto presto.
Quando le labbra di Luhan si poggiarono sulle sue, in un delicato e dolce bacio.
Il più piccolo sgranò gli occhi, non aspettandosi una simile reazione. Ma poi beandosi delle sapore delle soffici labbra del cinese, che combaciavano perfettamente con le sue.
Con le dita intrecciate con quelle di Luhan e la sua bocca che premeva forte su quella dell’altro ragazzo, Sehun si lasciò andare.
E anche l’ultima sua spina cadde, silenziosa.
Ora il giovane era completamente esposto all’altro ed il suo amore, che era nato nei confronti del cinese, era finalmente venuto allo scoperto.
Sehun se ne fregava della gente che li fissava, confusi, in quel parco.
Sehun voleva soltanto continuare a baciare le labbra che sapevano di rose di Luhan e accarezzare i suoi capelli, soffici come petali.
Dopotutto erano i capelli di un maniaco delle rose? Che altra consistenza avrebbero dovuto avere se non quella?
I due si staccarono, sorridendosi.
Luhan si alzò appena sulle punte, per superare il giovane in altezza e poter appoggiare la sua fronte su quella dell’altro, che lo guardava,  imbarazzato ma colto da una nuova serenità.
L’emozione che entrambi stavano provando in quel momento non sarebbe rimasta una semplice emozione. Ma sarebbe mutata in qualcosa di più grande e duraturo, come un sentimento.*[2]
Luhan prese la rosa senza spine dal praticello che li circondava, dove era caduta, e mettendola poi su un orecchio di Sehun, che lo guardò confuso.
“Che bello.” – disse poi il cinese.
“C-Cosa?”
Luhan sorrise, accarezzando i capelli rossi dell’altro, in tinta col fiore che ora aveva indosso.
Alla fine ti ho davvero trasformato in una rosa.” – si spiegò Luhan, sorridendogli - “La rosa più bella del mondo.
Sehun arrossì appena.
Una parte di sé trovava tutto terribilmente sdolcinato, ma il nuovo lui si stava sciogliendo alla parole dell’altro.
Luhan gli sorrise, stringendogli forte una mano e appoggiando il mento nell’incavo del suo collo.
La mia rosa.”

 

 

*[1]La prossemica è la scienza che studia il comportamento e le distanze che si assumono all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale.
*[2]Emozioni e sentimenti sono spessi usati, erroneamente, come sinonimi, ma sono profondamente diversi: le emozioni sono improvvise e di breve duratura; mentre i sentimenti perdurano nel tempo. Riportando la giusta osservazioni di un mio professore “Spero che la vostra relazione amorosa sia fatta di sentimenti e non di emozioni, o questa finirà presto.” X3

 

Note dell’autrice ~
Salve a tutti, eccomi di nuovo a pubblicare una one shot in questa sezione ~
A quanto pare gli EXO mi ispirano solo storie brevi e senza capo né coda, ma vabbé, li perdono. /?
Per chi avesse letto anche la mia altra fan fiction, Baekyeol però, “A Warm Colour Painted In My Cold Soul” forse avrà notato qualche minima somiglianza: ovvero le fisse di Baekhyun e di Luhan e l’incontro che avviene sempre vicino ad una panchina e il totale nonsense. Mah, ammetto che quello del primo incontro me ne sono accorta solo a fine storia, però non ho voluto comunque cambiarlo. Potremmo chiamarla “la panchina dell’amore” o “il ritrovo degli EXO depressi” … ok, la smetto, sto sclerando.
Comunque, vi ringrazio tutti dal profondo del mio cuore cuore (oggi la pazzia non mi abbandona … ) per aver letto questa semplice one shot! TT ^ TT♥
Mi è venuta così, di getto, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta “Rose” di Lee Hi (quanto amo quella ragazza < 3 e tralasciamo il fatto che è sempre la sua voce ad ispirarmi storie sugli EXO ._. nemmeno io so perché, ma ok.) e forse sarà per questo che non ha affatto senso, ma ormai l’ho pubblicata, quindi cuore in pace, Maggie. Ho preso il titolo da quella canzone, quindi sarebbe più giusto pronunciarlo in inglese, ma anche se leggete il titolo della fanfiction come il plurale di "rosa", in italiano quindi, va bene^^
L’idea di far innamorare Luhan delle rose non so come mi sia venuta in mente … Saranno stati i suoi capelli rossi, sarà stato il mio giardino pieno di rose, sarà che ho scritto tutto sotto l’odore degli incensi alla rosa che mia madre continuava ad accendere e continua ad accendere +.+, mah, non lo so sinceramente.
Ora la smetto di rompervi, eh, ma mi farebbe MOLTO  (casuale la parola in maiuscolo, si si) piacere se la recensiste, o perlomeno lasciaste qualche commento♥Mi rendereste immensamente felice♥
Infine, ringrazio mia sorella che in un certo senso mi ha fatto da beta reader, o almeno ci ha provato viste le sua scarse conoscenze grammaticali, più scarse delle mie. Ti lovvo (/?) sorella, non te la prendere < 3 ♥ Ma mia ha dato degli ottimi consigli, e mi ha spinto a pubblicarla^^ Quindi è colpa sua se fa schifo.
Dovevo scrivere e ringraziare qualcun altro ma al momento non mi ricordo, quindi mi limito a scappare~
Grazie ancora a tutti♥Siete tutti speciali per me♥
 
Alla prossima;
 
Tantissimi chu ~♥
Maggie

 
Ps. Ho messo due note di cui probabilmente non avevate bisogno, ma era solo per chiarirmi meglio in caso non sapeste determinati concetti ^^ (Le lezioni di psicologia servono anche nelle fan fiction ora, bu yah~ Prof, sii orgogliosa di me e mi metta 10 in pagella. /?)
*ritorna indietro* GLI EXO HANNO VINTO, PORCA MISERIA! Proprio mentre stavo pubblicando ;A; <3 Piango TT TT Congratulazioni! #EXO1stwin <3
   
 
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