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Autore: memi    29/12/2007    10 recensioni
“Lo odia il Natale, Takeru.
Di tutte le feste quella è senza ombra di dubbio la ricorrenza che odia di più.
Forse perché in passato l’aveva amata tanto.”
Dedicata a HikariKanna e un bacio a quanti hanno festeggiato il Natale!
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stelle di Natale

 

Lo odia il Natale, Takeru.

Di tutte le feste quella è senza ombra di dubbio la ricorrenza che odia di più.

Forse perché in passato l’aveva amata tanto.

 

Accende lo stereo e subito il suono melodico di una delle tante canzoni natalizie riempie l’aria impregnata di solitudine. E lui la riconosce subito, anche se non dovrebbe per quella stupida questione di ostilità verso la festività in questione. E sorride, mentre si butta a peso morto sul letto alle sue spalle, lasciandosi cullare da tutta quell’allegria che pure lo trascina senza alcuna resistenza nel limbo della nostalgia.

Il cervello che già inizia a rielaborare strofe andate perdute da tempo.

Occhi profondi, troppo profondi, che si schiariscono all’avanzare delle lacrime.

Che poi, gli verrebbe da urlare, che motivo avevano quelle stupide lacrime di venir giù così?! Dopotutto è soltanto Natale, domani.

E lui lo odia, il Natale.

 

I don’t want a lot for Christmas

There’s just one thing I need

I don’t care about presents

Underneath the Christmas tree

I just want you for my own

More than you could ever know

Make my wish come true

All I want for Christmas is you

 

Le note della canzone fuoriescono energiche dallo stereo e i suoi ricordi si unificano ad esse in un tutt’uno inscindibile.

Pettinature retrò, vestiti di una moda passata, sorrisi dolci ed eterni…e abbracci, tanti abbracci. Sua madre diceva sempre che per dimostrare ad una persona il proprio affetto, basta un abbraccio. Forse per questo ancora l’abbraccia di ritorno da scuola. E anche allora, Takeru lo ricorda bene, non faceva altro che regalare abbracci e sorrisi. Anche a Yamato che con il suo broncio pareva quasi scocciato. Ma Takeru lo sa bene che fa così solo per non dover esternare la propria felicità. Suo padre prova ad intonare una vecchia canzone del mitico Lennon (1) anche se il risultato è quello che è. Meglio limitarsi ad ascoltare, papà, che a cantare proprio non ci sai fare. E la zia Eri, sempre un po’ troppo grassottella, pronta a stamparti quei grossi baci magenta non appena sei a portata di mano, e la nonna che continua a raccomandarsi di mangiare di più perché i suoi nipoti sono fin troppo ossuti. E lui…

Eccolo in un angolo che sorride, felice e ingenuo come solo a sei anni si può essere. Oh, che bello in Natale, in un attimo è diventata la sua festa preferita. E pensa che vorrebbe tutti i giorni dell’anno a quel modo, con la sua famiglia così lontana dalle liti quotidiane.

Senza sapere che sarà l’ultimo anno di gratuita felicità.

Poi come in una pellicola sbiadita e un po’ consunta da tutti quei granelli di sabbia che precipitano dalla clessidra del tempo, la magia finisce e ci si ritrova a percorrere due strade opposte in grado di spezzare quel frammento di vita. Perché Takeru lo ricorda ancora quel giorno in cui voltandosi indietro, la mano stretta in quella sudata di Natsuko (2), si scontra contro quegli occhi tanto simili ai suoi. E mentre l’azzurro sprofonda nell’azzurro e il dolore si mescola al proprio dolore, la sente la lama tagliente trapassargli il cuore inesperto e innestargli quella punta di veleno che ancora, a diciassette anni, circola inesauribile in lui.

Ma Takeru lo sa, lo sa il virus qual è, nonostante non l’abbia mai saggiato prima. Lo sa perché, come un verme strisciante, si è insinuato nel suo animo ferito fino ad espandersi come quella macchia d’olio che aveva fatto cadere sulla tovaglia di lino della mamma. Lo sa perché l’accompagna la sera, prima di andare a letto, quando chiudendo e riaprendo gli occhi non vi trova nessuno a sorridergli. Lo sa perché anche quel giorno, più vivo che mai, pulsa nel suo cuore annichilito.

 

È il vuoto.

 

Anche adesso nel silenzio della stanza riesce a sentirlo. È una presenza opprimente che quasi gli impedisce di respirare, ma non di piangere. Che idiota poi a cedere così facilmente a quelle stille di sale. Quasi che non avesse diciassette anni… Ma forse aveva ragione suo padre quando da piccolo, le volte in cui si sforzava di non piangere per non esser da meno all’imperturbabilità del fratello, gli diceva che a volte fa bene lasciarsi andare e scoppiare in lacrime, che aiuta al cuore.

Forse avrebbe dovuto ascoltare più spesso quel consiglio e, forse, anche Yamato avrebbe dovuto farlo.

Poi però pensa che le lacrime non sarebbero per Yamato perché lui è una spugna e le cose preferisce tenersele dentro anziché esternarle. Sono così diversi loro due che se non fosse per gli occhi e per quei capelli dorati quasi potrebbero passare per perfetti estranei.

Oh, Takeru lo odia il Natale. Perché non riesce a smettere di pensare?

Basta!, si dice balzando in piedi…

 

…e il cuore si ferma un istante quando le sue iridi azzurre incontrano la pianta seccata in un angolo. Dovrebbe proprio buttarla, ma chissà cosa gli ha fatto per convincerlo a mantenerla ancora lì, appassita. Dopotutto era soltanto un pensiero dell’anno precedente e, accidenti, era durata per tutto quel tempo! Allora perché non riesce a disfarsene?

Takeru gli va un po’ più vicino, accovacciandosi sulle gambe per osservare con minuziosa attenzione quei petali ormai smorti. Buffo come di quel rosso sfavillante non fosse rimasto altro che uno smorto rosato. Eppure anche così, con quelle tonalità spente e i petali raggrinziti, gli appare stupenda. Forse perché inconsapevole la sua mente l’ha inscindibilmente assimilata ad Hikari.

Hikari è un po’ una stella di Natale.

Così timida che a stare al centro dell’attenzione proprio non ne è capace, piuttosto preferisce starsene in un angolo ad osservare gli altri e a sorriderti, nel caso che il tuo sguardo si posa su di lei.

Calda, perché quando Takeru è con lei il mondo è più colorato, più familiare. Proprio come quel rosso, il rosso del Natale e sinonimo da sempre di confidenza, si colorano le guance di Hikari quando arrossisce imbarazzata e lui lì a pensare che non serve un tetto per sentirsi a casa.

Dolce, dolce davvero con quelle sue piccole attenzioni e quelle sue buffe manie, come quella di racchiudere ogni momento particolare in uno scatto per non perderlo mai. O come quando mette su il broncio dopo aver trovato ad attenderla l’ennesimo pranzo genuino della mamma. Oppure quando aiuta quella ragazza a raccogliere i libri per terra senza che nessuno glielo abbia chiesto, giusto per il gusto di farlo.

E poi è bella, Hikari. Non appariscente come Mimi, né effervescente come Sora. La sua è una bellezza più discreta, più gentile, quasi delicata. La cogli guardandola negli occhi marroni, quando si illuminano di un nuovo sorriso e sai che è rivolto a te, e pensi di non aver visto mai in vita tua niente di più bello. Certe volte le prendi la mano e quasi hai paura di farle del male tanto che è piccola.

Ma Takeru lo sa, lo sa bene che è solo apparenza e che dietro quel volto gentile si nasconde più forza che non in un lottatore. Proprio come quella pianta che ha saputo resistere ad un intero anno.

In passato Takeru aveva fatto l’errore di credere che Hikari avesse bisogno di protezione, di una supervisione costante. Ma si era sbagliato. È lui quello ad avere un bisogno disperato di lei e non il contrario.

 

Sospira.

Lo odia proprio il Natale, soprattutto adesso che ha un motivo in più per farlo visto come si erano evolute le cose, quella mattina. Ma chi era quel santone che aveva detto: mai rimandare a domani quello che puoi fare oggi?? Che idiota colossale ad averlo ascoltato. Come diavolo gli era saltato in mente di dire quelle cose a lei, proprio lei, l’ultima persona che avrebbe in realtà dovuto saperle?!

 

 

- Sono così contenta che domani sia Natale! -

- Tsk! È solo una festa qualsiasi, Hikari -

- Mi spieghi perché fai così, Takeru? -

- Così come? -

- Come se non te ne importasse di niente. Tu non sei così -

- Non è vero. Di te mi importa. Più di quanto tu pensi -

 

 

Takeru, quante cose hai ancora da imparare sui sentimenti.

Ma adesso c’è solo bisogno di un po’ d’acqua. Chissà, magari con un po’ d’acqua fresca la pianta si riprende e allora il Natale sembrerà un po’ più vivo. O è un’altra stupida illusione?

 

La mamma non è in casa. La vigilia non è proprio una festa e così è costretta a lavorare.

Takeru si avvicina alla cucina, il passo lento di chi non ha nulla di meglio da fare. Forse dopo potrebbe chiamare a Yamato, giusto per vedere se alla fine è riuscito a trovare il regalo perfetto per Sora. Gli viene quasi da ridere al pensiero di quella testa bionda in giro per negozi a scervellarsi su un regalo quando la cosa più impegnativa che ha mai acquistato per Natale è stato quel cd retrò per il papà. E di sicuro Taichi sarà andato con lui a fargli da grillo parlante! Già, per poi presentarsi a mani vuote e con quella vecchia scusa che non era forse la sua presenza il regalo migliore che potesse mai fare?!? Ma tanto ormai non ci casca più nessuno e forse dopotutto converrà anche a lui comprare qualcosa, una volta tanto.

Oppure potrebbe chiamare Iori e sorridere nell’apprendere come quella scatenata di Miyako l’ha trascinato senza contegno da una parte all’altra della città in cerca dei regali dell’ultimo minuto.

O ancora…

 

Non ha tempo di pensare nient’altro che lo scampanellio del campanello attira come miele per le api la sua attenzioni.

Chi può mai essere a quell’ora? Probabilmente è soltanto Daisuke che è venuto a sgridarlo per quella mattina e a strappargli una partita a video game.

 

Takeru apre la porta quasi senza pensarci, convinto di trovarvi poi la testa ispida di Motomiya. Ma qualcosa non quadra… Da quando Daisuke porta stelle di Natale?

- Non sono grandi come quelle che hai in camera, ma spero che ti piacciano lo stesso -

Adesso le cose che non quadrano sono due. Da quando le stelle di Natale hanno la voce di Hikari?!?

- Ehm, mi fai entrare? - a risvegliarlo ancora una volta dai suoi pensieri, sopraggiunge la vocina timida della ragazza.

Accorgendosi finalmente della gaffe, Takeru si fa da parte e la lascia passare. Salvo poi rendersi conto per la seconda volta della pianta tra le sue mani e stavolta, senza ulteriori vaneggiamenti, gliela soffia con gentilezza.

- Ma… -

- Questa la porto io - dichiara prontamente il biondo, mettendo così a tacere l’inizio di una protesta.

- Grazie - nel dirlo Hikari è arrossita, ma Takeru non può vederlo con la vista oscurata dagli enormi petali della stella di Natale.

Vorrebbe chiederle che ci fa lì dopo che lui l’ha lasciata tanto codardamente, quella mattina, ma non ne ha il coraggio. D’altronde che può dirle? Meglio preoccuparsi della pianta.

- La porto di là - dice Takaishi, l’attimo prima d’infiltrarsi nel caos della sua stanza.

Non c’è niente da fare, il concetto di ordine l’ha proprio ereditato dal padre.

- Takeru? -

- Sì? - si volta e il flash della macchina fotografica per un istante acceca i suoi occhi.

Di fronte a lui, con il più bel sorriso che le avesse mai visto, Hikari abbassa la macchinetta digitale con la quale ha appena catturato un altro istante di vita da rendere infinito.

 

I don’t want a lot for Christmas

There is just one thing I need

I don’t care about presents

Underneath the Christmas tree

I don’t need to hang my stocking

There upon the fireplace

Santa Claus won’t make me happy

With a toy on Christmas day

I just want you for my own

More than you could ever know

Make my wish come true

All I want for Christmas is you

You baby

 

I won’t ask for much this Christmas

I won’t even wish for snow

I’m just gonna keep on waiting

Underneath the mistletoe

I won’t make a list and send it

To the North Pole for Saint Nick

I won’t even stay awake to

Hear those magic reindeer click

‘Cause I just want you here tonight

Holding on to me so tight

What more can I do?

Baby all I want for Christmas is you

You

 

- Credevo odiassi il Natale - alla fine è di nuovo Hikari a fugare il silenzio sottile sceso tra loro.

Takeru si volta, la pianta ancora in mano, chiedendole con lo sguardo a cosa si stia riferendo ma poi la voce femminile fuoriuscente dalla radio gli solletica le orecchie e non ha più bisogno di risposte.

- Infatti è così - mormora vagamente imbarazzato, più per la situazione in sé che non per altro.

Poi si china a sistemare quella stella di Natale proprio accanto all’altra e non ha tempo di pensare nulla perché già è vicino allo stereo per spegnerlo.

- No, ti prego, lascia - lo ferma tuttavia Hikari. - Adoro questa canzone -

Takeru si volta a fissarla e il suo cuore perde un battito, o forse anche qualcuno in più, quando la vede colorarsi della stessa tonalità delle foglie della pianta che gli ha donato. E vorrebbe chiederle una cosa, tante cose, ma ad un tratto sembra che la lingua si sia incollata al palato. E comunque lei senza volerlo glielo impedisce. Non le aveva mai visto una simile espressione in viso, come quando si è in procinto di fare un annuncio importante e radicale. Il suo cuore trema.

 

Neh, che per caso sta per dirgli di considerarlo solo un semplice amico?

 

“Ti prego, no”, freme, il fiato mozzato per il timore. Eppure quando lei muove la bocca per parlare, Takeru non fa nessun movimento per impedirle di spezzargli il cuore. Forse perché, infondo, rimane pur sempre il digiprescelto della speranza lui.

- So di essermi comportata da stupida stamattina, Takeru, e me ne dispiace immensamente, davvero! Voglio dire, starmene lì a bocca aperta…non devo essere stata proprio un bello spettacolo lo ammetto - inizia a dire la castana, tormentandosi le mani curate e abbassando lo sguardo per non dover incrociare quelle incredibili pozze turchesi.

- Hikari, tu non mi devi… - tenta di dire il biondo, ma l’occhiata implorante di lei blocca sul nascere le sue parole.

- Ti prego, non dire niente! O non riuscirei più a parlare - nel dirlo Hikari è arrossita, di nuovo, e lui anche in quel momento non può fare a meno di pensare che sia tremendamente carina.

Intanto lei sta prendendo un profondo respiro, quasi si stesse per immergersi metri e metri sott’acqua in apnea e deve procurarsi delle buone scorte di ossigeno. Non l’ha mai vista così, preoccupata forse o magari soltanto insicura. Gli viene quasi voglia di abbracciarla e di rassicurarla di non essere sola, ma poi si accorge che è lui ad aver bisogno di quelle parole e non lei, perciò rimane fermo nella sua posizione. E intanto Hikari riprende a parlare.

- Il fatto è che sono proprio una stupida. Volevo venire qui con l’intenzione di regalarti quella stella di Natale, perché la tua si sta seccando e allora ho pensato che forse aveva solo bisogno di compagnia. Ma poi mi sono accorta che non è la sola ad aver bisogno di qualcuno che…vicino, intendo! Perché anche se non lo dici, io lo so che non ti piace stare da solo, Takeru. Soprattutto a Natale. Tu dici di odiarlo, ma i tuoi occhi si illuminano quando vedi un albero decorato. E…e io volevo solo che ti sentissi un po’ meno solo, perciò ho comprato la pianta e l’ho tenuta un mese in camera mia, impedendoti ogni accesso per non rovinarti il regalo. E avrei dovuto dartela domani che è Natale e non oggi che ne è la vigilia, ma non sapevo come scusarmi per stamattina e così alla fine l’ho rovinato lo stesso, il…il regalo - intanto aveva preso a camminare avanti e indietro, le mani intrecciate in cerca di forza per continuare quel complicato monologo.

 

Takeru vorrebbe poter dire qualcosa per venirle incontro, ma ha promesso di starsene in silenzio a lasciarla parlare e dopotutto una promessa è pur sempre una promessa. Così non gli rimane altro da fare che starsene in silenzio a sentirla parlare, sorridendo quando poi si incespica nei discorsi, rimanendo in attesa di capire il fine di tutte quelle parole mentre la canzone di prima continua il suo ritornello alla radio. E…davvero ha tenuto il suo regalo nascosto per un mese?!?

 

All the lights are shining

So brightly everywhere

And the sound of children’s

Laughter fills the air

And everyone is singing

I hear those sleigh bells ringing

Santa won’t you bring me the one I really need?

Won’t you please bring my baby to me

 

Oh, I don’t want a lot for Christmas

This is all I’m asking for

I just want to see my baby

Standing right outside my door

Oh, I just want him for my own

More than you could ever know

Make my wish come true

Baby all I want for Christmas is

You

 

- Però io davvero non volevo reagire a quel modo, stamattina. E probabilmente ho solo travisato ogni cosa e tu mi rifiuterai, magari. Ma domani è Natale e io non voglio passare un altro Natale a mentire. Non con te, non a te! Perciò Takeru, anche se ti sembrerà sciocco o infantile, anche se poi potrà cambiare tutto tra noi, devi promettermi che non cercherai stupidi compromessi per dirmi ciò che pensi dopo, anche se significa farmi soffrire! -

- Ma Hikari, questo io… -

- Devi prometterlo, Takeru! - è decisa Hikari nel dirlo ed è impossibile non scorgere nel suo sguardo una luce che il biondo non può ignorare.

I loro sguardi s’incontrano, s’intrecciano, si scrutano e Takeru capisce che Hikari non andrà avanti senza quella promessa. Perciò, seppur ancora un po’ titubante, decide di annuire col capo per dare il suo assenso.

- D’accordo. Te lo prometto, Hikari -

Lei sospira di sollievo e il cuore di lui palpita, stupidamente.

- Bene - continua a quel punto la castana, arrossendo all’improvviso senza nessuna ragione apparente e ritornando di nuovo a marciare per la stanza instancabile. - Ecco, io…da dove posso cominciare?! Beh…quello che ho da dirti è che…umpf… Cielo, sembrerò una stupida in questo momento! -

Takeru sorride a quell’ultimo commento e vorrebbe tanto dirle che non è vero, che lei non sembra mai una stupida tutt’al più imbarazzata, ma accantona il pensiero. Dopotutto non è ancora arrivato il suo turno di parlare.

- Non mi sono mai sentita tanto in imbarazzo in vita mia ed è stupido, perché io con te non mi sento mai in imbarazzo! Cioè, voglio dire che…tu sei la mia famiglia! - esclama Hikari sconvolta, preda quasi delle convulsioni dovute al nervosismo per la pressione della situazione. - Ma il fatto è che tu…tu…tu… Oh cavolo, sembro un telefono occupato! -

Ma come fa ad essere così carina anche quando è in imbarazzo? Takaishi non lo sa, però ciò di cui è certo è che adesso gli piace persino più di prima se è possibile. Infondo…

 

Hikari gli piace un pezzetto di più ogni istante che passa con lei.

 

Tanto più adesso che è così imbarazzata e quasi non si accorge di quello che dice, mischiando a parole toccanti, frasi sconnesse e senza senso. E lui vuole solo baciarla e gridarle di amarla, o perlomeno abbracciarla, e ridere con lei perché ad un tratto il suo cuore è un po’ più sereno anche se non ha ancora capito cosa voglia dirgli.

- Sono una tale frana in queste cose che…io… Ha ragione Taichi quando dice che sono un’imbranata colossale con le parole‼ Però…Takeru io… Cioè, tu… Da quando ti ho visto con quel buffo cappellino verde, a otto anni, non ho mai smesso di pensare a te. E quando mi sei vicino tutto mi sembra più bello, nuovo! E…e la sera, prima di andare a letto, chiudo gli occhi e rivedo l’azzurro dei tuoi, e penso che non ci sia niente di più bello per me. Insomma, è per tutte queste cose e per molte altre che tu… Ecco, TU MI PIACI, TAKERU‼ - l’ha gridato con tutto il fiato che ha in quel corpicino esile, chiudendo gli occhi per raccogliere e unire il coraggio necessario.

Takeru la fissa e deve trattenersi dal ridere nel vederla in quello stato, non sembra per niente la Hikari di sempre. Ha i capelli arruffati, le guance infiammate e il fiato corto quasi avesse appena corso per miglia anziché aver solo parlato. Le mani sono strette a pugno così come fanno i neonati, talmente tanto forte da avere le nocche pallide. Gli occhi sono ancora chiusi, forse per paura di dover scorgere la sua reazione a quelle parole…

Eppure anche così, è da togliere il fiato.

 

- Hikari -

Takeru le si avvicina, sebbene lui stesso non sappia cosa fare di preciso. Davvero lui le piaceva?! Davvero lei era venuta sin lì solo per non farlo stare da solo?! Davvero gli aveva regalato una stella di Natale?!

Sembrava quasi che gli ultimi minuti non fossero mai stati reali, legati più a un sogno bellissimo che non ad altro. Eppure lei è lì e adesso la sente sussultare sotto il tocco gentile della sua mano sulla sua guancia. Che c’è piccola Hikari, ti ha forse spaventato quel tocco?

No. Sta sorridendo invece.

- Hikari, io… - Takeru sorride, pare proprio che anche lui in imbarazzo sia tanto impacciato con le parole. - Mi piaci anche tu. Mi piaci da sempre -

Hikari apre gli occhi di scatto a quell’affermazione, il cuore in gola per l’emozione.

- Da…davvero? - domanda, incapace di ritrovare la solita fermezza di sempre.

Il biondo annuisce, le labbra ancora piegate in quel meraviglioso sorriso.

- Meno male, perché temevo di… - inizia subito a dire lei, ma la risata di Takeru la blocca. - Che c’è? -

- Niente, niente - scuote la testa lui. - Stavo solo pensando che sei buffa quando t’imbarazzi -

- Oh, beh - avvampa Hikari. - Credo di aver preso di Miyako con questa tendenza a parlare, a parlare e a… -

- Hikari! - la richiama allora Takeru, prima che possa tuffarsi in un altro incongruo monologo.

- Scusa - abbassa il capo la castana, dandosi mentalmente della stupida per quel comportamento.

Il biondo però non è d’accordo e, puntandole due dita sotto il mento, la costringe ad alzare il capo per potersi specchiare in quelle iridi marroni.

 

- Mi piaci anche per questo, Hikari -

 

All’improvviso, mentre le sue labbra si poggiano su quelle invitanti della sua migliore amica, Takeru si accorge che infondo non è tanto male il Natale. O forse ha sempre avuto ragione lei, Hikari. Anche lui è un po’ come quella stella di Natale: ha solo bisogno di qualcuno per stare meglio. E chissà, magari anche la sua vecchia pianta si riprende adesso con quella nuova affianco, e forse domani si rivelerà meglio delle aspettative, e quella canzone pare già più bella adesso.

E anche se quell’immagine di papà e Yamato che si allontanano deciderà di riaffacciarsi, lui sa che c’è Hikari a tenergli la mano. Adesso.

 

All I want for Christmas is you baby

All I want for Christmas is you baby

 

 

 

 

 

[La canzone è “All I want for Christmas is you” di Mariah Carey. Digimon e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono © copyright del rispettivo autore e della casa. In entrambe i casi, comunque, non vengono ivi da me utilizzati a scopo di lucro ma per puro diletto.]

 

(1) Ovviamente mi riferisco a John Lennon

(2) Natsuko è il vero nome della madre di Yamato e Takeru

 

 

 

Salve a tutti‼

Innanzitutto Buon Natale a tutti, anche se con un “leggero” ritardo! ^^ Avrei voluto poterveli porgere prima, ma non avevo preventivato l’effetto parenti sulle pubblicazioni e me ne dispiaccio. Spero solo di potermi rifare adesso! Ebbene, sarò breve ma ci tenevo a dedicare questa one-shot alla mia cara amica HikariKanna, fan numero uno di questa coppia, perché proprio se la merita una Takari tutta per sé. So che non è il massimo e che magari alcuni passaggi potrebbero apparire sconclusionati, come ad esempio la dichiarazione di Hikari, però non potevo non dedicartene una tesoro! Anche perché senza volerlo sei stata tu ad ispirarmi con le tue peripezie di cuore! A tal proposito, mi sono detta: diavolo, nessuna diciassettenne (o quasi) riesce a dichiararsi con tanta facilità ad un ragazzo che ama da una vita perché mai dovrebbe saperlo fare Hikari?! E allora mi è nata quest’idea di una Hikari imbarazzata e un po’ imbranata nel dichiararsi, ma sempre tremendamente dolce. Proprio come te, Fede! ^.-

Ancora auguri, poi, a tutte le altre ragazze di EFP ed in particolare a chi come me ama questo fantastico mondo digitale. Quindi ringrazio coloro che leggeranno e che, se vorranno, lasceranno un commentino tanto per farmi sapere cosa ne pensano. E poi un saluto speciale va come al solito alla mia best Sae, a Sora89, a DarkSelene89Noemi, a DenaDena, a Kari89 che tra l’altro ringrazio per lo splendido regalo fictiniano che mi ha fatto (grazieee‼ Sei un tesoro!), a smartgirl e burgos perché non si stancano mai di commentare le mie fic e a tutti voi, sperando di non aver dimenticato nessuno (e che non me ne vogliate, nel caso!).

Bacioni a tutti e ancora Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

Memi J

  
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