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Autore: oOLeylaOo    30/12/2007    0 recensioni
Fanfiction su sweep, la serie di Cate Tiernan. La storia è ambientata dopo l'ultimo libro uscito in italia. Visto che sto scrivendo anche un altra storia l'aggiornamento sarà un pò lento! Scusate in anticipo.
Genere: Generale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Documento senza titolo Ciao a tutti^^! Volevo ringraziarvi per aver letto il primo capitolo e fare alcune puntualizzazioni: la storia, come gia scritto, si svolge dopo il libro "oscure premonizioni" quindi personaggi come Cal o Selene che sono morti non riappariranno; gli eventi da me narrati sono frutto della mia fantasia e non ho idea se le cose nei futuri libri della bravissima Cate Tiernan prenderanno una piega simile a quella di questa fan fiction. Infine Andrea è un personaggio da me inventato che non apparirà nella serie dell'autrice^^! (cancellaimo tutti i dubbi XP)
Spero che la mia storia vi piaccia. Buona lettura a tutti^^!

Capitolo 2

-Window’s Vale –

 

@Dal punto di vista di Andy@

Il taxi era lento, o forse era la cittadina sperduta nel nulla in cui mi avevano inviato i miei a essere lontana dall’aeroporto. Sospirai sul sedile posteriore dell’auto e chiusi gli occhi pregando di tornarmene presto alla mia amata Los Angeles. L’auto si fermò davanti a una villetta in legno, con un piccolo giardino sul lato, un auto era parcheggiata davanti al garage che sembrava quella di un claun: aveva vari parti della macchina di colori diversi.
-Siamo arrivati?- domandai all’autista.
-Si, signorina. Questo è l’indirizzo che mi ha dato.- rispose il tassista.
-Può aspettarmi un attimo?-chiesi aprendo lo sportello.
-Certo.- disse lui spengendo il motore.
Scesi dall’auto e mi diressi verso la porta, bussai un paio di volte e venne ad aprire un uomo alto, sulla quarantina, magro e con i capelli sale e pepe. Sorrise con aria cordiale. –Andrea? Sei tu vero?-
Feci un cenno di assenso. –Sei zio Sean?- domandai alzando un sopracciglio.
-Benvenuta- mi salutò abbracciandomi, rimasi immobile.
Dio, perché ero sobria?
Gli diedi qualche pacca sulla spalla. –Zio Sean, devo prendere le mie cose.–
–Certo, hai bisogno di aiuto?– domandò premuroso.
Scossi la testa. –No, grazie– Mi diressi verso il taxi mentre l’autista usciva e apriva il bagagliaio, presi la mia borsa e zio Sean lo pagò prima che lo facessi io, decisi di non protestare perché qualche soldo in più poteva farmi comodo.
Entrai in casa e una donna e due ragazze vennero ad accogliermi, sorridevano tutte e tre, un po’ forzatamente. Quella più giovane, almeno a giudicare dall’aspetto, fece un paio di passi avanti e mi tese la mano (Dio ti ringrazio! Niente baci e abbracci!).
-Ciao! Io sono tua cugina Mary Khetleen, gli amici mi chiamano Mary K.- disse con gentilezza, sorridendo allegramente. La osservai un istante prima di stringerle la mano: aveva i capelli rossi raccolti in una coda, occhi marroni e un viso dolce e carino, probabilmente non aveva più di quindici anni, anche se dal corpo l’avrei detta una diciassettenne. Era il tipo di ragazza che il mio amico J. avrebbe definito “OGM”, un corpo non adatto per la sua età, forse in quel caso sarebbe stato un complimento. Comunque se avesse provato a dirlo lo avrei preso a pugni, in fondo era mia cugina, tutte le famiglie hanno il proprio Fredo!
Quando lasciai andare Mary K., l’altra ragazza si avvicinò con un sorriso un po’ timido, aveva un che di serio, i capelli erano lunghi e sciolti, tutti tagliati alla stessa altezza (non ero un amante di quel genere di taglio ma almeno non era la solita idiota che seguiva le mode del momento!), castani, e gli occhi neri, come due pozzi. Era alta all’incirca quanto me ed era molto magra, quasi piatta, aveva appena  un accenno di seno, il che era strano perché era sicuramente più grande della sorella. Mi tese la mano scacciando la timidezza che le si leggeva in viso.
-Io sono Morgan, piacere.- il tono musicale e profondo, serio. Mi fece sorridere. Sicuramente sarei andata d’accordo con quelle due, lo pensai sinceramente mentre stringevo la mano di Morgan.
La donna che somigliava in modo impressionante a Mary K., la loro madre quindi, si avvicinò e sorridendo disse – Benvenuta cara, io sono zia Mary Margaret –  poi mi abbracciò. In quell’istante capii un'altra cosa: con i miei zii non sarei andata d’accordo!
Quando mi sciolsi dall’abbraccio mi tolsi finalmente la giachetta di finta pelle che avevo addosso, guadagnandomi un occhiataccia: probabilmente la mia maglietta con il teschio e con scritto “Sorridi, solo da morto puoi farlo davvero!” non aveva guadagnato consensi.
– Io sono Andrea, ma potete chiamarmi Andy. – mi presentai con il sorriso più cordiale che riuscii a fingere. – Questa …?– domandai facendo un cenno alla giacca, la zia fece un cenno verso l’appendiabiti e fece come per prenderla, ma io la precedetti e la misi sull’appendiabiti all’ingresso mentre mio zio si dirigeva verso le scale con tutti i miei bagagli.
– Vuoi qualcosa da mangiare?– chiese zia Mary.
Scossi la testa. –No, non importa.– le sorrisi, in fondo erano le 5 di pomeriggio e non era il caso di pranzare a quell'ora tarda, tanto valeva aspettare la cena e poi non avevo fame. – Vorrei solo riposare un po’, se va bene.-
– Certo! Vieni.– mi fece segno di seguirla e mi guidò fino alla mia stanza. –Se hai bisogno di sapere qualcosa puoi chiedere a Morgan o a Mary K. Io ho preso mezza giornata di lavoro, ma ora devo andare.-
Mi guardai intorno: la stanza non era molto grande, c’erano un letto, una scrivania e un armadio, oltre al comodino accanto al letto.
–Grazie di tutto zia. Penso che dormirò un po’, se non è un problema. –
Lei sorrise prima di andarsene, chiusi la porta e mi buttai sul letto, poi mi rigirai a pancia in su e mi alzai a sedere per prendere il mio cellulare. C'erano due messaggi in segreteria: mettere il cellulare silenzioso era stato rischioso, ma non volevo rispondere a qualunque chiamata dei miei genitori, quale che fosse la chiamata che avrebbero fatto, quale che fosse la prescelta delle loro scuse che mi avrebbero elargito per essersene andati e avermi scaricato a quella famiglia.
Chiamai la segreteria telefonica svogliatamente, la voce calda e roca di Samantha mi avvertiva che aveva trovato un regalo perfetto per il compleanno di Ebony, una nostra amica il cui vero nome era Jessica, ma siccome lo odiava si faceva chiamare Ebony, come un personaggio di un libro illustrato che le piaceva molto. Il secondo era di J. che mi avvertiva che se quella sera non gli passavo il cd dei New Pornography che mi aveva prestato mi avrebbe ucciso, mi aspettava su un canale IRC alle 11, armato di coltello virtuale: stupido come al solito. Bè, almeno avevo loro che erano come una seconda famiglia, anzi come una prima famiglia visto che la famiglia vera e propria faceva attualmente schifo.
Sbuffai e mi buttai sul letto fissando il soffitto: una famigliola felice, proprio quello che mi ci voleva in quel momento! Ora che i miei genitori stavano praticamente scappando dalla situazione in cui si trovavano.
Guardai la finestra dall'altra parte della stanza: potevo uscire da quella e scappare. Un idea fin troppo allettante in realtà.
Chiusi gli occhi e tentai di riposare, solo di riposare, di non pensare al abili piani di fuga e luoghi lontani in cui sarei stata 100 volte meglio.

 

  
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