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Autore: dal_s    14/06/2013    16 recensioni
«Sai, la gente a scuola ha un opinione sbagliata su di te, forse perché non ti conoscono bene.» disse tirando un sasso sull’acqua, questo rimbalzò tre volte e poi affondò. Lei non rispose, sospirò e basta. «E sai un’altra cosa? Dovresti mostrarti per quella che sei Dawn, non lo dico solo per dirlo, o per dare aria alla bocca, lo dico perché lo penso sul serio. Se solo la smettessi di nasconderti dietro a quegli occhi tristi, a quei sorrisi forzati, al tuo continuo assecondare gli altri solo per sentirti apprezzata... Insomma, quello che voglio dirti è che, tu hai talento, hai potenziale e che devi mostrare la vera te stessa, i tuoi veri colori, perché sono belli, come un arcobaleno. E sai perché sono qui a dirti queste cose? Perché, strano ma vero, mi sono innamorato di te, Dawn Welch.» finì guardandola negli occhi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Cliffors, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.1.

 

 

«Dawn, alzati o farai tardi!» le urla di sua madre le arrivarono attutite alle orecchie, mugolando scostò le coperte e si mise a sedere sul letto. «Dawn» prima che sua madre potesse bussare aprì la porta «Buongiorno zuccherino»
«Uhm, mamma» dopo averle dato un bacio sulla guancia si diresse in bagno. Si fece una doccia veloce e si aggiustò i capelli legandoli in una coda disordinata. Ritornando in camera pensò a cosa poter indossare e optò per una camicetta bianca e un paio di jeans chiari. «Amore, sbrigati o perderai il bus!»
Cosa?Lanciò un occhiata alla sveglia sopra il comodino e con grande orrore si accorse che aveva impiegato il più del previsto nel fare la doccia. Velocemente si vestì e mise i libri in borsa. Con lo sguardo cercò il suo giacchetto ma non ve n’è traccia, corse verso la porta e la spalancò «Mamma il mio giacchetto è li?» urlò dalle scale
«Sì, sbrigati!» rispose, come se non lo sapesse. Si precipitò giù dalle scale cercando di non rompersi l’osso del collo inciampando. Velocemente indossò il suo amato giacchetto rosso, prese le chiavi di casa e si precipitò fuori, stranamente pioveva, imprecando mentalmente aprì l’ombrello e iniziò a camminare verso la fermata e, con suo grande orrore, per la seconda volta nel giro di venti minuti, vide che l’autobus la stava superando e non si stava fermando alla sua fermata, provò a rincorrerlo agitando l’ombrello ma si arrese quando questo girò l’angolo. Bene, primo giorno di scuola dell’ultimo anno ed era già in ritardo. Che bello, pensò.
 
Circa quindici minuti più tardi si ritrovò davanti al cancello di scuola, giusto in tempo di vedere la vecchia signora Feen intenta a chiudere il portone «Aspetti!» urlò correndo, lei la vide e si fermò «Signorina è in ritardo di ben dieci minuti» la ammonì poi la lasciò passare, le urlò un grazie e si diresse verso la segreteria, ritirò il suo  orario e si precipitò verso la sua classe. Quando fu davanti alla porta si fermò per un attimo e si sistemò, prendendo un grosso respiro la aprì. Quando varcò la soglia si ritrovò con venti paia di occhi puntati addosso «Signorina Welch! La lezione è iniziata da un pezzo.» squittì  la professoressa «Lo so, mi scusi, non accadrà mai più.» disse mortificata. La vecchia signora la squadrò dalla testa ai piedi com’era solita fare, poi con un cenno della mano la invitò a prendere posto. Dawn passò in rassegna tutti i volti cercando Jenny, quando la vide, purtroppo, notò che il posto accanto a lei era occupato. Sospirando si diresse verso l’ultima fila, nell’ultimo banco vuoto. Lasciò cadere la sua borsa e si sedette, si accorse di avere un compagno di banco solo quando questo la salutò, oddio. Cautamente guardò verso di lui, oddio, era seduta accanto a Michael Clifford e lui l’aveva salutata, oddio. Forse doveva rispondere, ovvio che doveva. «Ehm, ciao» borbottò,oddio, ora stava sorridendo. Oddio, sarebbe svenuta se lo sentiva. Oddio, doveva smettere di pensare “oddio”. «Cosa?» chiese lui,oddio, ok basta!
«Cosa, cosa?» chiese confusa. «Hai detto “oddio” e volevo sapere “oddio cosa”» rispose con ovvio. Oddio, aveva detto “oddio” ad alta voce. Oddio. Ok, doveva pensare ad una risposta, allora, cosa poteva inventarsi, non doveva pensare di nuovo a “oddio” «No, di solito penso a delle parole e non pensavo che quando pensavo dicessi le parole che pensavo ad alta voce, insomma sono parole pensate, quindi, in teoria devo solo pensarle e per pensarle intendo non dirle ad alta voce. E non so nemmeno perché ho ripetuto per così tante volte la parola “pensare”. Oddio che tempo brutto vero?» gesticolò diventando rossa, lui ridacchiò. Che figura di merda.
Che. Figura. Di. Merda.
«Ah, capisco. Sì, il tempo è brutto» sorrise e continuò a scarabocchiare sul suo quaderno.                                                                  
Tirò fuori l’astuccio e un quaderno ed iniziò a ricopiare le cose scritte sulla lavagna. Era solo il primo giorno e dovevano già      studiare, non si stava lamentando, amava la scuola e andarci, escluso quando c’era educazione fisica, materia che odiava e che, in un modo o in un altro, riusciva sempre a saltare. Distrattamente fece cadere la penna, che finì sotto la sedia di Michael, come se fosse la cosa più normale del mondo si piegò e cercò di prenderla, solo quando sentì il moro ridacchiare si rese conto della posizione in cui era e quello che poteva sembrare.  Sentì il sangue rifluire nelle guance.
«Michael, mi sto romp- Ow, chi se lo sarebbe aspettato dalla Welch.» merda. Velocemente si alzò e vide Ashton Irwin  guardarla con un ghigno stampato in faccia, si passò una mano tra i capelli. «Stavo solo prendendo la penna» si difese.
«Certo.» rispose allungando la ‘e’. Stronzo. Si girò verso Michael e lo trovò a fissarla.
«Irwin! Girati!» la signora Benson batté una mano sulla cattedra facendola sobbalzare. «Stavo dicendo che da oggi fino alla fine dell’anno questi resteranno i vostri posti a sedere. Nessuno, e ripeto nessuno, è autorizzato a cambiarlo. Sono stata chiara?» nella classe si innalzò un coro di “buh” e volò qualche parolaccia.
«Adesso silenzio o sbatto a tutti tre.» nella classe calò il silenzio e la professoressa continuò a spiegare. Circa due minuti dopo le atterrò un bigliettino sul quaderno

“Saremo compagni di banco per tutto l’anno ”

Velocemente rispose

“così sembra”

Facendo attenzione lo face scivolare nel banco del moro, con la coda dell’occhio notò che sta sorridendo mentre rispondeva, poi glielo ripassò

“sono Michael”

Come se non lo sapessi, pensò. Scarabocchiò veloce una risposta

“io Dawn”

Leggendolo sorrise, cavolo era così carino. Scrisse qualcosa e lo ridiede  a lei.

“lo so”

Oddio,sapeva come si chiamava? O sapeva qualcos’altro. Senza pensarci rispose.

“anche io lo so”

Quando lo lesse rise, prendendosi il labbro inferiore fra i denti rispose. Fin quando andrà avanti questo botta e risposta?

“cosa sai?”

Ok, ammise di essere confusa. Dove voleva andare a parare, prima che potesse rispondere nel suo campo visivo apparve una mano pallida che le strappò il bigliettino dalle mani. Confusa guardò verso il compagno di banco che accartocciava e si infilava in tasca il bigliettino. «Signorina Welch.» sobbalzò notando che la professoressa si trovava esattamente accanto a lei. Quando diamine era arrivata qui? Pensò. «Mi dica professoressa»
«Sta prendendo appunti?» annuì con veemenza e la professoressa la guardò circospetta, poi se ne andò lanciandole un occhiataccia. Si girò verso Michael e  sorridendo dolcemente mimò un ‘grazie’. Lui sorrise di rimando, si sarebbe potuta abituare a questi sorrisi.
  


 

Ciaaaaaao!
Allora, è la prima volta che scrivo qualcosa sui 5 seconds of summer, mi è venuta in mente questa storia mentre lavavo i piatti. C’è a chi vengono idee geniali sotto la doccia, invece a me vengono mentre lavo i piatti lol, con questo non sto dicendo che questa sia un’idea geniale.
Beh, non so che dire, non sono un tipo da molte parole, quuuuuuuuindi, spero che questa storia vi piaccia e boh, fatemi sapere che ne pensate c:
per chi volesse contattarmi, su twitter sono: @5sosl0veme (cliccate sul nome e vi si apre il mio profilo)
un bacio a tutte.
Ciao
-Dalia. 

   
 
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