-Ehi, Paul, hai un livido lì?
Paul si passò nervosamente una mano tra i capelli, facendosi ricadere un ciuffo sulla fronte, per poi voltarsi verso le camicie impilate sul letto, afferrarne una e infilarsela.
Paul si passò nervosamente una mano tra i capelli, facendosi ricadere un ciuffo sulla fronte, per poi voltarsi verso le camicie impilate sul letto, afferrarne una e infilarsela.
-No, figurati.
John sbuffò e alzò gli occhi al
cielo.
-Sono dotato del dono della vista, sai?
-Ti ho detto che non ho nulla...
Ma John si era già piazzato davanti a
lui e aveva allungato una mano per scostargli i capelli dalla fronte,
scoprendo un piccolo livido violaceo che gli arrivava quasi fino alla
tempia.
-Dio, è stato Stu, vero?
-Sì, la scazzottata di ieri...-
balbettò Paul, arrossendo vistosamente.
John si morse l'interno della guancia
per non scoppiare a ridere.
-Credo che la serata di ieri entrerà
nella leggenda. Non avrei mai immaginato di vedere Paul McCartney
fare a pugni con qualcuno. È stata la prima volta in vita
tua,
vero?
-Stai zitto.- lo rimbeccò Paul, mentre finiva di allacciarsi i bottoni della camicia. Era ancora rosso in viso, forse per il ricordo della rissa con Stuart o perché John continuava a tenere la mano affondata tra i suoi capelli.
-Stai zitto.- lo rimbeccò Paul, mentre finiva di allacciarsi i bottoni della camicia. Era ancora rosso in viso, forse per il ricordo della rissa con Stuart o perché John continuava a tenere la mano affondata tra i suoi capelli.
-Perché non volevi mostrarmi il
livido?- continuò il ragazzo, l'ombra di un sorriso
disegnata sulle
labbra. -Ti vergognavi di ammettere che Stuart ti ha fatto male?
Potevi almeno curartelo, le pomate non hanno mai preso in giro
nessuno.
-Non abbiamo pomate in casa,
ricordi?
Giusto. Nel nuovo appartamento che condividevano ad Amburgo insieme a George, Pete e Stuart si potevano trovare solo alcuni pacchetti di cerotti e le pillole che ingerivano per riuscire a rimanere svegli a suonare tutta la notte.
Giusto. Nel nuovo appartamento che condividevano ad Amburgo insieme a George, Pete e Stuart si potevano trovare solo alcuni pacchetti di cerotti e le pillole che ingerivano per riuscire a rimanere svegli a suonare tutta la notte.
-Allora andiamo a comprarne una.- disse
John allontanando la mano dai capelli di Paul, le cui guance persero
un po' di rossore.
-Non possiamo, i negozi sono tutti
chiusi. Temo che dovrò tenermi il livido almeno per qualche
ora...
John si accigliò.
-Ma anche no. Ora ci penso io.
Ci penso io. John
aveva parlato con il suo tipico tono di voce determinato e lo
guardava con un misto di affetto e preoccupazione, e tutto per un
semplice livido di cui lui a stento si era accorto finché
non si era
alzato quella mattina. Paul si sentì stringere piacevolmente
lo
stomaco davanti a quello sguardo.
-Ci pensi tu? Devo preoccuparmi?
-No, affatto. So come si trattano i
lividi con i rimedi casalinghi, me l'ha insegnato zia Mimi. Ce
l'abbiamo un po' di ghiaccio in frigo, vero? Aspettami qua.
Senza aspettare una risposta, John si voltò per correre in cucina; quando tornò nella stanza, aveva in mano un fazzoletto avvolto intorno ad un cubetto di ghiaccio.
Senza aspettare una risposta, John si voltò per correre in cucina; quando tornò nella stanza, aveva in mano un fazzoletto avvolto intorno ad un cubetto di ghiaccio.
-Com'è che ti sei trasformato in una
piccola infermiera?- lo prese in giro Paul, rivolgendogli un'occhiata
divertita. -Posso benissimo fare anche da solo...
-Taci, io ho deciso così.- lo
interruppe John. -Non mi piace vederti con quel livido. Ora stenditi
sul letto.
Paul era sempre più rosso in faccia,
mentre si distendeva sul suo letto e poggiava la testa sul cuscino.
John dovette notare il suo imbarazzo, perché
accennò un sorriso
malizioso e disse: -Hai caldo per caso? Il tuo viso mi dà
questa
impressione.
-Amburgo è l'ultimo posto dove potrei
avere caldo.- sbuffò Paul. -Muoviti e smettila di fare
domande
cretine.
-Come vuoi.
John si sedette sul letto e si chinò
su di lui, sfiorandogli piano il livido sulla fronte. Paul
sentì
immediatamente i suoi battiti cardiaci accelerare.
-Perché non ci hai messo tu un po' di
ghiaccio prima?
-Ieri non me ne sono neanche reso
conto, sono andato direttamente a dormire. L'ho visto solo stamattina
dopo essermi alzato, prima di fare la doccia.
Cioè circa venti minuti fa, intorno
all'ora di pranzo. Essere ingaggiati per suonare in un locale fino
alle cinque del mattino aveva le sue conseguenze.
-Beh, allora occupiamocene prima che
peggiori.
John prese in mano il cubetto di
ghiaccio e lo poggiò delicatamente sul livido.
-Sei sicuro di sapere cosa devi fare?-
sorrise Paul.
-Certamente, ti ho già detto che me
l'ha insegnato Mimi, e poi non c'è bisogno di un genio per
una cosa
talmente stupida. Bisogna poggiare il ghiaccio sul livido per
circa... cinque minuti? Non mi ricordo precisamente.
-Quanto ci scommettiamo che per colpa
tua la mia fronte si trasformerà in una landa artica?
-Noto con piacere che hai molta fiducia
nelle mie capacità.- ribatté John, divertito. -So
quello che
faccio, quindi rimani fermo.
Paul chiuse gli occhi mentre John gli teneva premuto il ghiaccio sulla fronte e con l'altra mano gli accarezzava una tempia, in uno di quei suoi rari gesti di dolcezza che solitamente riservava a lui, soprattutto a lui.
Paul chiuse gli occhi mentre John gli teneva premuto il ghiaccio sulla fronte e con l'altra mano gli accarezzava una tempia, in uno di quei suoi rari gesti di dolcezza che solitamente riservava a lui, soprattutto a lui.
-Perché odi tanto Stuart?- chiese John
improvvisamente.
Paul aprì gli occhi e gli rivolse
un'occhiata fredda, come ogni volta che qualcuno tirava in ballo la
questione del rapporto tra lui e Stuart.
-Io non lo odio affatto...
-Si vede da quello che è successo ieri
sera.
-Ho solo perso la pazienza “per la
prima volta in vita mia”, come hai detto tu. Lo sai che non
è da
me prendere la gente a pugni...
John emise un sospiro esasperato.
-È proprio questo il punto, non lo
sopporti al punto di essere arrivato a picchiarti con lui. Mi
piacerebbe conoscere la motivazione.
Paul distolse lo sguardo dal suo, prima
di rispondere.
-Non so, c'è qualcosa in lui che non
mi piace del tutto. Non dico che non lo sopporto, ma... non
sa
suonare, capisci? Non puoi pensare di tenere un bassista che
sa a
stento come si muovono le dita e come si fa una scala...
-Credi che io non sappia che sei geloso
di lui perché siamo amici stretti?
Paul girò di scatto la testa verso
John e lo guardò con un misto di imbarazzo e rabbia, le
guance ormai
a fuoco.
-Che diavolo dici? Perché dovrei
essere geloso? Anche noi due siamo amici, e poi non ho l'età
per
fare scenate di gelosia idiote...
John lo interruppe avvicinando talmente
tanto il viso al suo che Paul si ritrovò a trattenere il
fiato, il
cuore che batteva incontrollabile. La mano di John scostò il
cubetto
di ghiaccio dalla sua fronte per poggiarlo sul comodino accanto al
letto, i suoi occhi non si staccavano da quelli del ragazzo disteso
sotto di lui.
-Chiariamo un po' di cose, che ne
dici?- mormorò John, prima di poggiare la sua bocca su
quella di
Paul.
Entrambi sapevano da tempo che prima o
poi sarebbe successo, quindi Paul non provò quasi nessuna
sorpresa
per quel bacio: anzi, fu subito pronto a ricambiarlo, muovendo
avidamente le labbra e poi la lingua contro quella di John, che si
era posizionato su di lui e gli teneva le mani premute sulle spalle,
mentre continuava a baciarlo.
Dopo qualche minuto si separarono, e
per Paul fu come se l'aria gli fosse stata improvvisamente strappata
via. Affondò le mani tra i capelli di John per avvicinarlo a
sé e
baciarlo di nuovo, con il respiro spezzato, il cuore che gli
tamburellava nel petto, una vampata di calore che gli scuoteva il
corpo.
Quando le loro labbra si allontanarono
lentamente le une dalle altre, John ridacchiò.
-Finalmente ti sei dato una svegliata.
Paul non riusciva a parlare. C'era una
felicità folle e selvaggia che gli ruggiva dentro, che gli
diceva di
avvicinarsi di nuovo a John e continuare a baciarlo, perché
era
quello che desiderava da anni, no?
E poi c'era quell'altra parte di lui
che si sentiva semplicemente pietrificata e incapace di pensare a
qualsiasi cosa che non fosse “Cosa diamine
ho fatto?”
-Adesso vorresti continuare a negare
che sei geloso di Stuart?
La voce di John riportò Paul alla
realtà.
-John... smettila, per favore. Facciamo
finta che tutto questo non sia mai successo, va bene?
“Perché sto parlando
così?”
A quelle parole lo sguardo di John si fece improvvisamente cupo, quasi ferito, e il sorriso gli sparì dalle labbra.
A quelle parole lo sguardo di John si fece improvvisamente cupo, quasi ferito, e il sorriso gli sparì dalle labbra.
-Grazie per la tua coerenza.- disse
bruscamente. -Vorrei farti notare che mezzo minuto fa io mi sono
allontanato da te e sei stato tu a
baciarmi di nuovo.
-Lo so, io... non
so che mi è preso, non...
-Da
quanti anni ci conosciamo, Paul?- lo interruppe John, con un tono
aspro che sembrava nascondere una punta di implorazione. -Credi che
dopo tutto questo tempo io non mi sia accorto di cosa provi
veramente? E non dirmi
che ho frainteso i tuoi comportamenti, perché non
è così. Non
dirmi che non facciamo sempre di tutto per toccarci, non dirmi che
non ci ritroviamo sempre a guardarci come due adolescenti innamorati,
persino quando siamo sul palco. Quando ci siamo ubriacati una
settimana fa mi sono ritrovato con te tra le mie braccia, ti ricordi?
Mi sei praticamente saltato addosso e per poco non mi hai baciato. E
il modo in cui ti comporti quando io e Stuart stiamo insieme...
è
come se fossi geloso di lui, come se volessi attirare la mia
attenzione, di questo se ne sono accorti tutti. Ora hai ancora il
coraggio di dire che non provi niente per me, Paul? Queste non sono
cose che succedono tra amici.
Aveva ragione, e lo
sapevano entrambi. Perché continuare a negare?
-Scusa per quello
che ho detto.- sospirò Paul, avvolgendo le braccia intorno
alle
spalle di John. -Io provo qualcosa per te da anni, il punto
è che...
ho paura.
-Paura di cosa?
-Di essere...
sbagliato. Non mi sono mai minimamente interessato ai ragazzi, poi
sei arrivato tu e... Ho sempre cercato di dirmi che la nostra era
solo un'amicizia molto forte, di ignorare i miei sentimenti anche
quando erano evidenti. È solo da qualche mese che ho
iniziato ad
accettarlo. Ma è difficile, perché ogni volta che
mi ritrovo a
pensare a te in quel modo...
John gli poggiò un
dito sulle labbra, zittendolo. Il suo viso era illuminato da un
sorriso dolce e rassicurante.
-Non devi avere
paura. È sempre amore. Cosa
può esserci di sbagliato? Credo
di averlo capito grazie a te.
Aveva iniziato ad accarezzargli il viso, provocandogli dei brividi inequivocabili lungo la schiena.
Aveva iniziato ad accarezzargli il viso, provocandogli dei brividi inequivocabili lungo la schiena.
Non era
sorprendente che fossero finiti così. Prima o poi sarebbe
successo,
lo sapevano benissimo entrambi; se lo dicevano con gli occhi, in quei
momenti di intimità in cui Paul cercava disperatamente il
coraggio
di baciarlo o di parlargli di quello che provava, quei momenti in cui
John si confidava con lui o si preoccupava per lui, mettendo da parte
i suoi comportamenti solitamente acidi e sarcastici per mostrargli
quella parte del suo carattere che teneva nascosta alla maggior parte
delle persone.
Paul aveva passato
decine di notti senza chiudere occhio pensando a John, chiedendosi
come fosse possibile provare un sentimento d'amore così
forte per un
altro ragazzo, se ci fosse qualcosa che non andava in lui. Aveva
rivisto più e più volte, nella sua memoria, tutte
quelle volte in
cui lui e John si ritrovavano a guardarsi nello stesso momento, per
poi arrossire e distogliere gli occhi. Quei momenti in cui John gli
rivolgeva il suo raro sorriso dolce, gli lanciava qualche frecciatina
maliziosa o lo abbracciava affondandogli il viso sulla spalla, le
labbra che gli sfioravano il collo e le mani che gli accarezzavano
lentamente la schiena.
Voleva dire qualcosa, no? Era il motivo per cui Paul aveva sempre creduto, o almeno follemente sperato con tutto il suo cuore, che anche John provasse qualcosa per lui.
Voleva dire qualcosa, no? Era il motivo per cui Paul aveva sempre creduto, o almeno follemente sperato con tutto il suo cuore, che anche John provasse qualcosa per lui.
-Mi piaci, Paul. E
anche io piaccio a te.- continuò John, lo sguardo deciso che
sembrava nascondere una punta di incertezza, come se avesse paura che
Paul ora potesse rifiutarlo. -Cosa può impedirci di stare
insieme?
Lasciati andare, ti prego.
Paul rispose con un
bacio, e fu allora che tutti i suoi dubbi e le sue paure si
dissiparono per svanire completamente nell'ebrezza di quel contatto.
Quante volte, mentre John gli parlava, si era ritrovato a fissare le
sue labbra desiderando di poterle baciare, di vedere quegli occhi
incatenati ai suoi, di sentire il suo calore su di sé?
Ora lui era lì, loro erano lì. Non voleva lasciarlo andare. Voleva tenerlo stretto più che poteva, godere della vicinanza che fino a quel momento aveva potuto solo immaginare.
Ora lui era lì, loro erano lì. Non voleva lasciarlo andare. Voleva tenerlo stretto più che poteva, godere della vicinanza che fino a quel momento aveva potuto solo immaginare.
John gli sbottonò
la camicia e fece scorrere le mani sul suo petto: a Paul
sembrò di
esplodere, mentre un formicolio familiare iniziava a scuoterlo in
mezzo alle gambe.
-Toccami.- mormorò
ansante all'orecchio di John. Lui gli poggiò un bacio sul
collo e
infilò una mano tra i suoi pantaloni; Paul chiuse gli occhi
e
ansimò, il respiro mozzo, una scarica di piacere improvvisa
che gli
serpeggiava lungo la schiena.
-Dio, John...-
disse con un fil di voce, il viso arrossato e i capelli scompigliati,
le mani strette il più possibile intorno alle spalle del
ragazzo.
Fu in quel momento
che sentirono il cigolio della porta dell'appartamento che si apriva
e i passi di alcune persone provenienti dalla cucina: segno che
George, Pete e Stuart dovevano appena essere tornati.
Paul spalancò gli
occhi, il cuore che perdeva un battito, mentre John ritirava
prontamente la mano e si alzava di scatto dal letto.
-Ragazzi, non
starete ancora dormendo?- arrivò la voce di George dal
corridoio.
-No, siamo
perfettamente svegli!- esclamò Paul di rimando, mentre si
alzava dal
letto e si affrettava ad abbottonarsi la camicia.
Rumore di passi fuori nel corridoio, poi la porta si spalancò proprio mentre Paul finiva di armeggiare con l'ultimo bottone e sulla soglia della stanza comparve la figura sottile di George.
Rumore di passi fuori nel corridoio, poi la porta si spalancò proprio mentre Paul finiva di armeggiare con l'ultimo bottone e sulla soglia della stanza comparve la figura sottile di George.
-Ti sei appena
svegliato, Paul?- disse allegramente, dando un'occhiata ai suoi
capelli scompigliati e al letto sfatto.
-Sì, ho fatto
prima una doccia, stavo finendo di vestirmi.- rispose lui.
-Dove siete stati
tu, Stuart e Pete da stamattina?- domandò tranquillamente
John.
-Visto che ci siamo
svegliati prima di voi, io e Pete abbiamo pensato di fare un po' di
scorte, giusto per non morire di fame. Abbiamo fatto tardi
perché la
gente continuava a fermarci per strada per chiederci un autografo.
Stuart invece è andato a passare la giornata da Astrid,
stamattina
sembrava particolarmente di malumore...
-Chissà perché.-
sogghignò John, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di
Paul.
-Smettila.- ribatté
George, che evidentemente non aveva alcuna voglia di parlare della
rissa della sera prima tra Paul e Stuart. -Dopo che vi siete
svegliati avete finito di mangiare tutti i biscotti rimasti, vero?
-Temo di sì.
L'espressione sul
volto di George quando scopriva che erano finiti i biscotti era
impareggiabile: occhi sgranati e labbra tese, come se fosse appena
accaduta una tragedia di proporzioni cosmiche.
-E io ho persino
dimenticato di comprarli...- si lamentò.
-Non morirai se
passerai una giornata senza i tuoi amati biscotti.- rise Paul.
-Beh, vuol dire che
adesso andrò a farmi un panino insieme a Pete. Venite anche
voi?
John scosse la testa.
John scosse la testa.
-Io e Paul abbiamo
un po' da fare. Ci è venuta l'idea per una canzone, avevamo
appena
iniziato a buttare giù i primi versi quando siete arrivati
voi.
Credo che sarà un brano molto... scoppiettante.
Farà andare su di
giri i nostri fan, poco ma sicuro.
Paul dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere.
Paul dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere.
-Come volete voi,
buon lavoro.- ribatté George, e si voltò per
andarsene,
richiudendosi la porta alle spalle.
-Un brano scoppiettante che farà andare su di giri i nostri fan, eh?- disse ironico Paul.
-Un brano scoppiettante che farà andare su di giri i nostri fan, eh?- disse ironico Paul.
-Già. Che ne dici
di riprendere da dove abbiamo interrotto la stesura della canzone?
-Non so se ti sei
accorto che Pete e George sono appena rientrati...
John lo interruppe
affondandogli le mani nei capelli e attirandolo a sé per
baciarlo.
-Pete deve andare a
casa della tizia che ha conosciuto due giorni fa, George
probabilmente uscirà per andare a suonare la chitarra nel
parco qui
vicino e Stuart passerà la giornata da Astrid. Sai questo
che vuol
dire?
-Lo so.- sorrise
Paul, e gli poggiò un altro bacio sulle labbra. -Ma che mi
dici del
mio livido? Non dovevi curarlo con il ghiaccio?
John lanciò
un'occhiata alla fronte di Paul e sorrise malizioso.
-Credo di aver
trovato un altro modo per curare i lividi, se capisci cosa intendo.
Note.
'Salve.
L'ispirazione per questa shot mi è venuta leggendo la biografia di John scritta da Philip Norman. (Che è un sostenitore della McLennon, anche se ne accenna solo in un paragrafo a oltre metà libro. Leggere per credere.) Ho letto della famosa rissa tra Paul e Stuart e ho DOVUTO ricamarci su. Naturalmente la storia è ambientata ad Amburgo, e se non sbaglio in quel periodo i Beatles erano passati dal dormire nello scantinato di un cinema a luci rosse ad un normale appartamento dalla città.
Spero vi sia piaciuta, a presto.:3 (Ah, naturalmente il titolo non c'entra un cavolo con la storia, ma non avevo idee.)