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Autore: hihomie    14/06/2013    1 recensioni
«Eppure, lì, in quel momento, ci sentivamo vivi. Ci sentivamo splendenti.
Ancora non sapevamo che quella che ci sembrava luce, in realtà, non era altro che l’oscurità più fitta.
Perché, alla fine, quando ti abbatti in quella che poi diventerà una dipendenza pensi di aver trovato una soluzione a tutti i tuoi problemi, pensi di aver trovato qualcosa che ti aiuti a dimenticare ed andare avanti. Quando ti abbatti in una qualche dipendenza, di qualunque genere essa sia, credi di aver trovato una via di fuga, e non immagini che quella tua soluzione ai problemi un giorno diventerà il tuo problema più grande.
Ma è giusto così, se non si vive nell’oscurità non si imparerà mai a brillare.
O a far brillare gli altri.»

Dal prologo.
«Annuii chiudendomi la porta di casa alle spalle, con la sensazione che qualcosa stava per cambiare, che una strana e nuova luce si stava per accendere e stranamente non avevo paura di mostrarmi, non volevo più restare nel mio piccolo angolo buio.»
Dal prologo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Premessa: Cerchiamo di trattare argomenti delicati, se questo vi disturba vi consigliamo di non leggere. I personaggi non ci appartengono in nessun modo, e non vogliamo offendere nessuno.

Il pov di Gerard sarà sempre scritto da me (-c.), mentre il pov di Frank (quello bello) sarà sempre scritto dalla DeLonge (-s.). c:
(se volete chiederci qualcosa o, bho... vabbè,vi lascio i nostri profili di twitter: @eivlyys @heylillian)

Le recensioni ci fanno venire voglia di scrivere, quindi se vi piacerà questa cosa qua sotto *freccia luminosa verso il basso*, una recensione sarà taaanto gradita.
Grazie e buona lettura. Ciaaaau. *3*





Pov di Gerard:

Il covo non era uno di quei posti monotoni per definizione: semplicemente non c’era mai nulla di nuovo.
Ma questo, a parer mio, non significa che fosse monotono. Quando si andava al covo le giornate passavano sostanzialmente tutte allo stesso modo, eppure erano tutte diverse tra loro.
Non c’era spesso gente nuova, lì.
C’erano sempre le stesse persone, che non facevano che viaggiare tra carceri e covi del genere.
Io non ero mai finito in carcere, anche se non era poi una gran tragedia finirci: la roba girava anche lì, bastava avere i giusti contatti.
Al covo, comunque, non ci si faceva soltanto. Al covo, una delle cose più positive che si faceva era vivere. Lì vivevamo tutti i giorni, giorno per giorno. Si andava al covo per provare sensazioni forti. E le sensazioni erano fortissime, veramente.
Peccato che quelle stesse sensazioni che tanto ci facevano sentire vivi, in realtà ci consumavano dall’interno. Ci bruciavano giorno dopo giorno, spegnendo sempre di più le nostre vite, la nostra luce.
Eppure, lì, in quel momento, ci sentivamo vivi. Ci sentivamo splendenti.
Ancora non sapevamo che quella che ci sembrava luce, in realtà, non era altro che l’oscurità più fitta.
Perché, alla fine, quando ti abbatti in quella che poi diventerà una dipendenza pensi di aver trovato una soluzione a tutti i tuoi problemi, pensi di aver trovato qualcosa che ti aiuti a dimenticare ed andare avanti. Quando ti abbatti in una qualche dipendenza, di qualunque genere essa sia, credi di aver trovato una via di fuga, e non immagini che quella tua soluzione ai problemi un giorno diventerà il tuo problema più grande.
Ma è giusto così, se non si vive nell’oscurità non si imparerà mai a brillare.
O a far brillare gli altri.




E’ un giorno come tutti gli altri, eppure diverso dai precedenti e da quelli che seguiranno.
Sono in camera mia, al telefono con Bob per decidere a che ora andare al covo e dove incontrarci.
Bob è il classico amico super prudente, che teme sempre di essere seguito, quindi non ci permette mai di andare direttamente al vecchio covo. Prima dobbiamo incontrarci da qualche altra parte, fare un giro, e poi finalmente ci accorda il permesso di andare.

"Gerard, hai saputo di Bert?" il tono di voce decisamente troppo alto di Bob mi trascina violentemente fuori dai miei pensieri.
Bob è uno di quei tipi apparentemente non molto loquaci, ma che quando prendono confidenza non smettono mai di parlare, neanche sotto tortura.

"No, che gli è successo?" domando, non veramente interessato. Non che non mi interessi di Bert, anzi, è uno dei miei più grandi amici -e mi procura roba parecchio buona-, ma non sopporto quando Bryar cerca di spettegolare. A volte è decisamente infantile.

"Si è fatto prendere a Luglio, tra due mesi è fuori." mi informa lui.
Bert non è mai stato un tipo prudente, ma per sua fortuna c’era sempre stato Ray Toro a tirarlo fuori dai guai.
Toro è un'altro mio grande amico, ci conosciamo da secoli.
Io e lui siamo considerati una spece di veterani, al covo. Non che ne vada fiero...

"Cosa ha combinato sta volta?" chiedo, solo per dargli qualcosa di cui parlare per un po’ e farlo contento.

"Una festa. Ha bevuto troppo e si è fatto beccare mentre fumava."

"M-mh, capito." registro l’informazione.

"Beh, io devo pranzare…" lo liquido, prima che inizi a parlare d’altro. "Ci… ci vediamo oggi, no?"

"Sisi, ciao bello!"

"Ciao!"


"G-Gerard, aspetta!" mi blocca, proprio mentre sto per riattaccare. Spero solo non voglia mettersi a chiacchierare, e sia qualcosa di importante.

"Mh? Che c'è?" domando.

"Ray aveva da fare oggi, non so se viene." mi informa lui.

"Ok, non c'è problema." rispondo, saluto e riattaccò velocemente. A volte mi sento davvero stronzo, ma non ci posso fare niente, non sopporto quando le persone si mettono a parlare per ore di cose che in realtà non li interessano. E' uno spreco di tempo. Se vuoi fare conversazione deve interessarti e prenderti quello di cui parli, no?



Pov di Frank:

'Questo posto è tutto una completa merda.'

Questo è l'unico pensiero che mi passa per la testa da più o meno due settimane, due settimane durante le quali percepisco realmente le grida isteriche di mia madre ed il ticchettio dei suoi tacchi quando torna a casa la sera, il silenzio assordante nella mia testa. Questi quattordici giorni sono stati fottutamente pessimi e pesanti, Bob mi ha scaricato per un altro gruppo, perchè lui alla fine ha ceduto alla novità ed io ho troppa paura e schifo per farlo.
Io non voglio diventare un cadavere ambulante con le braccia bucherellate o il setto nasale distrutto eppure 
ora Bob mi guarda con quell'aria da paraculo superiore che è, dall'alto del suo stra maledetto sorriso felice che solo lei, la magica e orrida eroina può dargli ed ancora me li ricordo i discorsi che si facevano col gruppo ancora quando io stavo li da poco, durante i quali si diceva che le droghe leggere andavano bene ma quelle pesanti, quindi anche l'eroina ovviamente, erano da escludere, troppo pericoloso, in fondo ci teniamo alla pelle.
E questi discorsi li si facevano fino a nove mesi fa, quando ancora metà del gruppo ancora c'era ora invece, a quella metà il fumo 
e le pasticche non bastano più, ora noi, quelli che ancora non la usano, siamo dei mocciosi.
Eppure, i bucomani hanno quell'aria troppo forte e so cosa significa, perchè era stata proprio quella stessa aria, nove mesi fa che mi ha spinto a fumare per la prima volta l'hascisc, ma sinceramente sono troppo stanco di questa merda, del mio corpo così pesante.

Mi alzo da divano e mi gratto nervosamente la guancia, Ray dovrebbe arrivare a breve.
Ray è un tipo forte, non mi ricordo bene nè dove nè quanto l'ho conosciuto, so solo che è stato molto tempo fa, ma siamo sempre stati in due giri differenti, quando io iniziavo con il fumo lui prendeva già le pasticche.
E' quasi un mese che il fumo e le pasticche non mi fanno quasi nessun effetto, l'acido non lo prendo da troppo tempo e non ne sento il bisogno, ormai prendo una dose forse esageratamente alta di tranquillanti per calmare il nervoso e sento invece il bisogno di provare qualcosa di nuovo, di più forte, ormai sento che il muro che avevo creato tra me e l'eroina si sta sbriciolando.
E' per questo che ho fatto di tutto pur di rintracciare Ray, lui -come Bob- è un bucomane.
Mi ha detto che sarebbe venuto a prendermi appena possibile, dopo aver sistemato il tutto al covo.
Il covo è il ritrovo di quelli del suo gruppo e non, io non ci sono mai stato semplicemente perchè avevo paura, perchè ancora mi sentivo e sento tutto sommato, troppo piccolo per quel genere di cose. Lì non gira solo l'ero, girano tutte le droghe potenti e sono tutti fratelli. Questo posto mi ha sempre fatto paura, ma mi eccita da impazzire.
Comunque, non penso che inizierò subito con l'ero e se mai lo facessi, cercherò in tutti i modi di non diventarne dipendente, non voglio diventare come quei ragazzi che ogni tanto vedo per strada.
Sono quasi le tre del pomeriggio e Ray dovrebbe arrivare, so che sto facendo qualcosa di assolutamente sbagliato eppure è più forte di me, ne ho un fottuto bisogno.

Prendo tre pasticche di tranquillanti e mi sdraio sul divano aspettandolo.
Sinceramente, non so cosa aspettarmi, non so come mi tratterà lui ed i suoi amici, spero solo che il mio carattere impulsivo e casinista non sia un problema, in caso, io ho Ray dalla mia parte e 
questa è una fortuna dal momento che è uno dei più vecchi, con un suo amico, del gruppo quindi sarebbe importato relativamente poco se ero uno nuovo, un pivello.
Il campanello suona e con tutta la calma che ho in corpo vado ad aprire la porta.
Mi trovo davanti un ragazzo alto, molto più di me, i capelli ricci che gli gonfiano la testa, le labbra carnose e aperte in un ampio sorriso, gli occhi felici e dolcemente castani.

"Ciao, Frank."

Gli sorrido mostrando i denti e facendo luccicare il labret.

"Hei, Ray."

Lo vedo guardarsi attorno attento, è sempre stato un tipo prudente, come quando a tredici anni ci nascondevamo dietro l'angolo per non farci beccare mentre fumavamo uno spinello ed ovviamente era lui a dirmi che era meglio se ci nascondevamo, io ero troppo piccolo per capirlo e lui più furbo e grande di me per poterlo capire.

"Andiamo."



Annuii chiudendomi la porta di casa alle spalle, con la sensazione che qualcosa stava per cambiare, che una strana e nuova luce si stava per accendere e stranamente non avevo paura di mostrarmi, non volevo più restare nel mio piccolo angolo buio.
  
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