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Autore: Naco    30/12/2007    3 recensioni
Matteo è il secondogenito di una famiglia importante e nobile. Ma a lui delle tradizioni e dell'importanza del casato non importa nulla, a differenza di suo fratello. Ma può questo modo di pensare continuare a sopravvivere nella nostra epoca? E cosa ne sarà dei sogni di libertà di Matteo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!
Anche quest'anno torno con un piccolo regalo per voi: sì, nuovamente una vecchia storia, che anni fa regalai ad alcuni cari amici per Natale, Quell'anno, ero appena uscita dalla lettura de Il Gattopardo, opera che adorai e, per questo motivo, alcuni di voi potrebbero trovarci dei riferimenti, più o meno evidenti (a seconda del grado di conoscenza dell'opera). Ammetto che come storia non è che sia chissà che grande opera, ma spero comunque che vi possa piacere, almeno un po'. ^^

Matteo si alzò e s’inchinò leggermente –Buongiorno signorina Isabella.- salutò gentilmente.
La ragazza gli sorrise e lui potè costatare che era ancora più bella di come la ricordava: i ricci capelli castani le incorniciavano il volto naturale, senza un filo di trucco e gli occhi nocciola risplendevano di dolcezza.
In quel momento più che mai, Matteo riusciva a comprendere come mai suo fratello avesse deciso di prenderla in moglie, nonostante non fosse di origini nobili.
-Mio fratello Alberto sarà qui fra pochi minuti. E’ molto felice che lei abbia accettato il suo invito a trascorrere da noi il Natale.- disse, cercando di dare il via ad una conversazione. Era sempre così quando si trovava solo con lei: un groppo gli chiudeva lo stomaco e la voce gli mancava.
-Oh, ti prego Matteo! Smettila di darmi del lei! Ci conosciamo da così tanto tempo e poi fra pochi giorni saremo parenti! Non credi che sarebbe meglio darci del “tu”?
Matteo sorrise imbarazzato e si accorse per la prima volta di provare una leggera invidia nei confronti di suo fratello. E pensare che lui era sempre stato contro i matrimoni combinati…
“Insomma, papà, siamo nel XXI secolo e tu continui ancora con queste stupide usanze da Medioevo! Vuoi renderti conto che sei un antiquato?” aveva rinfacciato a suo padre, circa un anno prima, quando questi gli aveva parlato del fidanzamento del fratello con una certa ragazza, “Sarò anche un antiquato e saranno anche stupide usanze come dici tu, ma i matrimoni combinati, come ami chiamarli, sono necessari per la prosecuzione del nostro casato!” gli aveva risposto il genitore e lui, testardo, aveva replicato che si sarebbe sposato solo per amore “Tu puoi fare quel che ti pare, tanto non sei tu il primogenito!” aveva concluso il padre perentoriamente e il cuore di Matteo si era riempito di rabbia.
Famiglia di conti da generazioni, i Salina avevano ricevuto il prestigioso titolo direttamente dai reali Borbonici e, anche se ormai la monarchia era caduta da molti anni, continuavano a credere ancora in quegli antichi ideali e tradizioni presenti nei secoli addietro.
Alberto, di due anni più grande di lui, era l’erede legittimo della famiglia Salina: suo padre, prima di morire, undici mesi prima, gli aveva chiesto come ultimo desiderio di sposare Isabella, figlia di un imprenditore torinese, non nobile, ma ricca e bella. Alberto aveva accettato immediatamente, composto e ligio al dovere, deciso a perseguire le tradizioni della famiglia.
Le nozze erano state stabilite per il mese successivo, ad un anno esatto dalla morte del conte Salina, come lui stesso aveva desiderato.
La maestosa porta di legno si aprì e Alberto Salina entrò alto, bello, bruno, con occhi grigi, profondi e fieri, come quelli del padre, l’orgoglio della famiglia Salina, elogiato sempre da tutti per la sua bellezza e l’intelligenza che anche nelle piccolezze mostrava di avere, a differenza sua, sempre criticato per i suoi capelli rossi, perennemente spettinati e i suoi ideali di libertà, a dispetto della lunga tradizione familiare.
-Buongiorno Isabella. Matteo, puoi andare, grazie.- aggiunse con tono delicato, ma perentorio.
Matteo uscì non senza gettare un’ultima occhiata alla ragazza e si accorse con sua grande sorpresa che anche lei lo stava guardando. Chiuse la porta dietro di sé, considerando che la giornata era veramente molto calda, senza rendersi conto che era la vigilia di Natale e che la neve aveva ormai coperto da tempo il paesaggio circostante.

*

La cena fu molto silenziosa e solenne, come si conveniva ad una famiglia d’alto rango, come la loro. Matteo non riusciva ad abituarsi a quel pesante silenzio, nonostante fossero ventitré anni che vivesse in quella casa. Da quando era tornato dal collegio, poi, cinque anni prima, aveva cercato in tutti i modi di fuggire dalla compagnia di suo padre e di suo fratello, e di cercare quella degli amici. Quante volte aveva litigato con suo padre perché non accettava i suoi amici e il suo modo di vivere!
“Sono ragazzi sciocchi, senza principi morali! E poi guarda come si vestono? Ma cosa credono che sia, carnevale?” aveva blaterato suo padre, tutte le volte che lo aveva visto in compagnia di uno di loro e lui gli aveva sempre risposto che i suoi amici non dovevano riguardarlo in alcun modo, visto che “il primogenito era Alberto”.
Matteo guardò Isabella e si chiese cosa pensasse di quella cena così solenne e si accorse con grande piacere che sembrava essere molto a disagio. Da quando l’aveva conosciuta, quella era stata la prima volta che cenavano insieme lui, suo fratello e Isabella, e in cuor suo sperava che la ragazza, conoscendo più a fondo il suo futuro sposo, decidesse di annullare il matrimonio.
-Come stanno andando i tuoi studi universitari, Isabella?- domandò deciso a rompere il ghiaccio e a mettere a suo agio l’ospite.
-Non molto bene… non so se proseguirò gli studi alla facoltà di giurisprudenza o se cambierò indirizzo… mio padre vorrebbe che io prendessi un giorno le redini della sua impresa.
-Ma Isabella cara, perché sei così preoccupata? Una volta sposati porrò al tuo fianco i massimi esperti in questo campo. Non hai alcun bisogno di frequentare l’università per questo!
Matteo guardò Isabella e scoprì il suo bel viso coperto da una maschera di disappunto. Capì allora che la conversazione era caduta ancora prima di cominciare. Ma perché suo fratello non capiva che non era quello il futuro che Isabella sognava? Perché non riusciva a rendersi conto di come era vecchio e antiquato, lui che era ancora giovane e così intelligente?
-Io non ho più fame!- esclamò allora senza riuscire a contenere la rabbia e l’indignazione. Ma perché Isabella taceva e non diceva nulla obbedendo docilmente, ma sognando una vita diversa?
-Ma Matteo, si può sapere che cosa ti è preso? E’ tutta la serata che sei strano!
-Non sono strano, sono solo… lasciamo perdere tanto non capirai mai!
-Matteo, esigo che tu mi dica immediatamente cos’hai!- urlò Alberto sbattendo un pugno sulla tavola, spaventando così Isabella. –Ma in fondo non ce n’è bisogno. Questa storia non ti va giù, vero?
-Certo che non mi va giù questa storia, Alberto, e tu lo sai bene! Siamo nel XXI secolo e tu ti ostini a seguire ancora queste stupide tradizioni da Medioevo!
-Ancora? Pensavo che avessi capito che la nostra famiglia è SUPERIORE a tante altre e che è INDISPENSABILE che noi ci imparentiamo con famiglie che, se non sono nobili, sono almeno ricche!
-Vuoi dire che per te una ragazza deve essere figlia di chissà chi, anche se è brutta, sciocca e sgraziata?
-Come puoi vedere Isabella non è né brutta, né sciocca, né sgraziata.
-Ma se fosse stata, con tutto il rispetto parlando s’intende, povera come avresti potuto conoscerla? Tu sposerai una donna che conosci solo superficialmente, di cui non sai nulla, che non ti conosce a fondo, che non ami, che probabilmente non ti ama, visto che vi siete visti, si o no, un’ora al giorno per pochi mesi! Come può sussistere un simile matrimonio?
-Questa discussione l’abbiamo avuta molte volte, Matteo, e non abbiamo mai trovato un punto d’accordo e non vedo come si possa trovare questa sera, iniziata così bene e che sarebbe terminata magnificamente se non fossi intervenuto tu con queste sciocchezze!
-Questa serata è iniziata male e finirà orribilmente, perché non c’è un briciolo di sentimento e di comunicazione! La vigilia di Natale è un momento magico, che va vissuto pienamente, con affetto e amicizia e non in modo freddo e distaccato, come stai facendo tu! Puoi chiedere anche ad Isabella, se non credi alle mie parole: anche lei si sta annoiando!
Isabella arrossì violentemente, a significare che Matteo aveva colto nel segno. Alberto la guardò e capì che il fratello, per la prima volta, aveva vinto contro di lui. Ma lui non avrebbe mai permesso che suo fratello potesse sopraffarlo: lui era il conte Salina, primogenito del nobile Ferdinando Salina, uomo fiero e carismatico.
-Tu sei innamorato di Isabella ed è per questo motivo che sei tanto contrario alle nostre nozze: se ti fosse indifferente non ti immischieresti in questioni che non ti riguardano in alcun modo.- disse semplicemente.
Matteo si alzò: era pallido, ma tranquillo –Tu puoi pensare e fare quello che vuoi, a me non interessa nulla, anzi io me ne vado. Non mi vedrai mai più in questa casa, mai più! Oggi hai dato prova di essere solo uno stupido, urlando di fronte alla tua futura moglie, un cieco, dato che non sai né vuoi leggere nel cuore di chi ti sta accanto, un presuntuoso, poiché ti consideri migliore degli altri e soprattutto un egoista, visto che sai solo pensare ai tuoi interessi!- disse e tranquillamente, come se nulla fosse accaduto, si alzò da tavola e uscì dalla stanza.

*

L’aria era fredda e pungente, ma Matteo era talmente fuori di sé dalla rabbia che non se ne accorse. Si voltò e guardò, forse per l’ultima volta, quella dimora ancestrale, tanto invidiata dai suoi compaesani, ma per lui solo fonte di tristezza. A cosa serviva essere conte se non poteva essere libero di amare e gioire della vita ed essere costretto a vivere in un mondo che sentiva così diverso, incompatibile con la sua personalità? Sentiva di aver fatto la cosa giusta, che non avrebbe mai potuto continuare quella stupida cena in quell’atmosfera così glaciale e ipocrita… e con Isabella accanto a lui che provava la sua stessa angoscia, che aveva i suoi stessi pensieri… E poi, come avrebbe potuto rientrare in casa dopo ciò che era accaduto…?
Un rumore di passi lo fece sobbalzare. Si voltò e vide Isabella che lo fissava, gli occhi nocciola che brillavano nella notte.
-Scusa non volevo spaventarti.- disse.
Matteo abbassò gli occhi e non rispose. Nelle orecchie sentiva ancora le parole di suo fratello e le guance arrossirsi per la vergogna. Si chiese come avesse potuto restare impassibile di fronte alle parole di suo fratello, mentre il suo cuore ribolliva.
Restarono in silenzio per qualche minuto. Poi: –Fa freddo, perché non rientriamo?
-Rientra solo tu, io non posso dopo ciò che mi ha detto Alberto.
-Dai, non fare così! Dopotutto siete fratelli ed è naturale che due fratelli litighino qualche volta!
-Mi dispiace ma non ho alcuna intenzione di cambiare idea!
-Non lo faresti neanche per me…?
Matteo arrossì violentemente ma non rispose –Non posso restare, io… io devo andare via di qui. Questo non è il mio posto, il mio futuro, la mia vita… io non voglio una contea, né uno stupido titolo nobiliare, ma la libertà.
-Allora portami con te!
Isabella si avvicinò, gli occhi che le brillavano, e Matteo non potè fare a meno di fissarla stupito –Ma perché? Con mio fratello puoi avere tutto quello che vuoi? Soldi, gioielli, vestiti, un titolo nobiliare, il rispetto e la riverenza di tutti… cosa vuoi di più?
-La libertà, quella stessa che cerchi tu e che tuo fratello non potrà mai capire, perché, come hai giustamente notato, non riesce a comprendere gli altri, ma solo se stesso. Voglio poter respirare, vivere senza essere costretta a fare o dire qualcosa per far piacere agli altri… credevo che lontano da mio padre, con tuo fratello, avrei potuto trovare quello che sognavo… mi ero illusa, ma quando l’avevo capito cosa potevo fare? Accettare il mio destino… Poi sei arrivato tu, con la tua voglia di vivere, con i tuoi ideali di libertà e io… ti prego Matteo, portami con te!
-Ma io… cosa posso darti? Libero sì, ma senza soldi, senza titolo, senza nulla… come potrei aiutarti? Io non ho nulla! Cosa potrei darti?
-L’amore….
Matteo le prese la mano continuando a guardarla rapito; poi si voltarono insieme verso il cancello principale, mano nella mano, verso un futuro che avrebbero costruito insieme, verso quella libertà che ambedue sognavano, ma che nessuno dei due aveva mai sperato di trovare.


FINE
   
 
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