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Autore: Hazel92    15/06/2013    4 recensioni
Los Angeles è stata divisa in cinque fazioni,consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Genim Stilinski a sedici anni, come tutti i suoi coetanei è chiamato a compiere una scelta. Rimanere nella sua fazione, accanto ai suoi cari, oppure lasciare tutto e iniziare una nuova vita in un'altra fazione? Tuttavia, il test che dovrebbe indicargli quale fazione scegliere si rivela inconcludente e ciò che ne risulta sembra essere veramente pericoloso.
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Questa è una mia rivisitazione del primo volume della trilogia di Veronica Roth, Divergent. Anche se non conoscete il libro potete comunque leggerla. Spero vi piaccia. :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Angolo dell’autrice:Salve lupetti! Nonostante abbia tre miliardi di cose da fare, non ho resistito a pubblicare questa nuova ff. Per me è un po’ un esperimento. È la prima volta che scrivo un crossover/AU, quindi mi piacerebbe molto avere le vostre opinioni. Se l’idea non vi piace allora lascio perdere XD
I personaggi sono ovviamente quelli di Teen Wolf, ma catapultati nel mondo di Divergent. In alcuni momenti forse potrebbero sembrare un po’ OOC, perché comunque devo adattarli alla storia, ma cercherò di evitarlo il più possibile.
Vi lascio alla lettura : )
 
La mattina mi sveglio con il cuore che mi batte ad una velocità impressionante e completamente sudato. Devo aver sognato qualcosa di particolare per trovarmi ridotto così, ma non riesco proprio a ricordare. Mi alzo dal letto, e il mio istinto mi direbbe di guardarmi allo specchio. Ma non posso. Sarebbe un peccato, qui…nella mia fazione. Mi guarderò dopo essermi fatto una doccia. Tanto già lo so di avere un aspetto terribile. Ahi. Penso. Non dovrei preoccuparmi neanche del mio aspetto. Oggi però è il grande giorno, come dice mio padre…quindi posso pure concedermi qualche lusso. Mentre esco dalla mia camera e raggiungo il bagno, sento dei rumori provenire dalla cucina. Mio padre deve essersi messo a preparare la colazione. Non lo fa mai. Il suo lavoro non glielo permette. Non ha tempo. Ma come ho già detto…oggi è il grande giorno.

Quando finisco di farmi la doccia, mi vesto con i soliti abiti di quel grigio spento che contraddistinguono la mia fazione, quella degli Abneganti. Mi asciugo i capelli, da qualche tempo leggermente più lunghi e poi finalmente mi specchio. Ci è concesso specchiarci all’incirca ogni tre mesi. Contemplare la propria immagine, non va bene qui. Peccheremmo di vanità. Ma io sono curioso, perciò spesso mi guardo di nascosto molto più che ogni tre mesi. In realtà mio padre non è così intransigente su queste cose, ma preferisco comunque non farmi vedere. Il mio viso e il mio corpo sono ricoperti da nei. Gli occhi sono grandi e nocciola. Il naso all’insù e le labbra abbastanza carnose.

Scendo al piano di sotto dove trovo mio padre seduto a tavola. Mi sta aspettando per mangiare. Non iniziamo mai a mangiare da soli. Anche se siamo solo in due. Mia madre è morta sei anni fa, quando io avevo dieci anni, e da allora siamo solo io e mio padre. La sua mancanza si sente ancora. Soprattutto quando siamo a tavola. Saluto mio padre e mi siedo di fronte a lui. Molte famiglie sono cattoliche e prima di mangiare pregano…ma questo non è il nostro caso.
-          Buon appetito… - dico prima di iniziare a mangiare. Lui mi risponde e poi in silenzio ognuno mangia la propria omelette. Aspetto che sia mio padre a dire qualcosa perché in genere a noi figli, non è permesso parlare durante i pasti se non quando veniamo interpellati. Il che per me è veramente arduo vista la mia parlantina. Ma dal momento che, come ho già detto, siamo solo in due qui dentro, spesso trascuriamo queste regole. Che tra l’altro…reputo ridicole.
-          Allora,Genim…oggi è il grande giorno.- esordisce – Sei agitato? – Si, Genim è il mio nome. Tremendo, vero? Mando giù il boccone e alzo le spalle.
-          Non particolarmente…il test non deve per forza influire la nostra scelta… - gli sorrido e torno a mangiare. In realtà non sono del tutto convinto di quello che ho detto. Che cosa farei se in base al test risultassi più idoneo ad un’altra fazione? Non mi sono mai sentito veramente parte degli Abneganti. Ci sono troppe cose che non mi vanno bene e spesso non mi sento così altruista come dovrei essere.
A sedici anni, veniamo chiamati a fare un test attitudinale, che dovrebbe indicarci a quale delle cinque fazioni in cui è stata divisa Los Angeles, siamo più adatti. Il giorno dopo il test si tiene una cerimonia, durante la quale ognuno di noi deve comunicare quale fazione ha scelto. Ovviamente, non siamo obbligati a scegliere la fazione che il test ci suggerisce. Dopo di che, diventiamo degli Iniziati e in ogni fazione vengono svolte delle prove e solo chi le supera ne entra davvero a far parte. Gli altri diventano degli Esclusi. Persone costrette a vivere nella miseria e ai margini della società.
Appena finisco di mangiare sento bussare alla porta. È Scott, il mio migliore amico. Ecco…lui è un vero abnegante. Saluto mio padre e raggiungo Scott. Siamo vestiti praticamente uguali. Ma non c’è tutta questa scelta. Quando sono in sua compagnia mi lascio un po’ andare, anche se spesso neanche lui approva certe mie idee, affermazioni e comportamenti.
-          Immagino tu non sia agitato per il test… - gli dico mentre camminiamo in direzione della fermata dell’autobus. – Sei un abnegante nato… - invece di rispondere alla mia domanda mi guarda preoccupato.
-          Perché? Tu…hai dei dubbi? – alzo le spalle. Rimarrebbe sicuramente scandalizzato dai miei pensieri. Così rispondo vagamente.
-          Lo sai che non mi sono mai sentito completamente parte di questa fazione… -
-          Si ma… - fortunatamente non finisce la frase perché arriva l’autobus e non potremmo continuare questi discorsi li dentro. Ci sono altri ragazzi. Andranno sicuramente tutti a fare il test. Riconosco alcuni di loro e sia io che Scott facciamo un cenno della testa per salutarli. Ci sono dei posti a sedere, ma ne io ne lui li occupiamo. Ho imparato a non sedermi mai sull’autobus diverso tempo fa. Quando ero più piccolo poco mi importava di essere un abnegante e di dover lasciar sedere gli altri. Ero stanco e allora mi sedevo. Ma poi avevo iniziato a stufarmi delle occhiatacce e dei rimproveri della gente, così ora non mi siedo più.

Raggiungiamo la scuola ed io e Scott ci dirigiamo verso la nostra aula. I test si svolgeranno qui. Nessuno di noi sa in cosa consistano. Mentre camminiamo per i corridoi la vedo passare. Lydia Martin. La ragazza più bella che abbia mai visto. All’incirca un metro e sessanta, occhi verdi e capelli rossi. C’è solo un problema. Lei appartiene alla fazione degli Eruditi, quella che non vede decisamente di buon occhio la mia. Beh, in realtà la cosa è reciproca. Anche lei oggi deve fare il test. È sempre stata molto intelligente. Non potrebbe essere che un erudita. Vengo riportato alla realtà da Scott che mi da una gomitata.
-          Non guardarla così! – esclama a bassa voce. Io alzo gli occhi al cielo. Proprio mentre stiamo per entrare nella nostra aula, sento il rumore del treno che si avvicina. Sono gli Intrepidi. Faccio inversione di marcia e mi affaccio alla finestra per guardarli. È uno spettacolo affascinante. Il treno saetta veloce sulle rotaie e senza che si fermi, gli intrepidi con un salto balzano fuori. Mi piacerebbe farlo. Mi da l’idea di libertà. Mentre entrano nella scuola ridono e scherzano fra di loro. Come a noi non è permesso fare. Tra di loro c’è Allison Argent. La ragazza per cui ha una cotta Scott. Vedo che anche lui è affacciato alla finestra e la guarda con un’aria da ebete.
-          Non guardarla così! – gli dico imitandolo. Lui arrossisce e poi senza aspettarmi entra in classe. Io scoppio a ridere e poco mi importa di ricevere strane occhiate da tutti. Abneganti e non.
Io e Scott ci sediamo uno dietro l’altro e piano piano la stanza si riempie. Arrivano anche Allison e Lydia ed anche il solo vederla mi fa battere il cuore a mille. Aspettiamo per un bel po’ finchè un uomo, probabilmente un erudito visto che i suoi vestiti sono tutti di colori tendenti al blu, arriva e ci spiega che verremo chiamati uno alla volta ad effettuare il test. Ci ricorda che non ci è permesso parlare del risultato con nessuno. Nemmeno con i nostri familiari. Andranno in ordine alfabetico, quindi…visto che il mio cognome inizia per S sarò uno degli ultimi. Allison è tra i primi ad essere chiamata. Quando rientra in aula sembra avere un espressione tranquilla. Forse il test non è niente di cui avere paura. Ma poi mi ricordo che lei è un’intrepida…e gli intrepidi non temono niente.
Aspetto per quello che mi sembra un tempo interminabile. Chiamano sia Scott che Lydia e per quanto la voglia di chiedere al mio amico in cosa consista questo test sia fortissima, resisto perché so che non può dirmi niente. Poi sento chiamare il mio nome.
-          Genim Stilinski… - mi alzo e solo in quel momento mi accorgo che sto tremando.

 
 
   
 
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