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Autore: aki_penn    15/06/2013    5 recensioni
Maka Albarn ha come unico scopo quello di partecipare ai regionali di nuoto, per poi passare ai nazionali e magari alle Olimpiadi; Soul Eater, nel suo completo rosso di bagnino, è dell’idea che ci siano cose migliori che fissare tutto il giorno una linea di piastrelle blu infondo alla vasca della piscina olimpionica.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nickname su forum e EFP: aki_penn
Titolo della storia: There’s something in the water
Personaggi principali: Soul e Maka.
Personaggi aggiuntivi: di sfondo sono presenti quasi tutti, gli unici che interagiscono, anche se molto poco, sono Tsubaki, Kirikou, Kim, Stein, Azusa e Thunder.
Avvertimenti:  AU, lime(?)
Genere: commedia, romantico
Trama: Maka Albarn ha come unico scopo quello di partecipare ai regionali di nuoto, per poi passare ai nazionali e magari alle Olimpiadi; Soul Eater, nel suo completo rosso di bagnino, è dell’idea che ci siano cose migliori che fissare tutto il giorno una linea di piastrelle blu infondo alla vasca della piscina olimpionica.  
Note dell’autore: La storia è ambientata totalmente in uno stabile sportivo, che sia nell'atrio, negli spogliatoi o nella piscina olimpionica, dove sono ambientate comunque la maggior parte delle scene. Non la considererei una song-fic, nonostante il titolo sia preso da Something in the water di Brooke Fraser. Come mio solito non riesco a limitare la presenza dei personaggi, e ce ne sono un sacco, ma posso assicurare che siano più che altro di sfondo. C’è anche una ridicola citazione di Harry Potter. Soul e Maka l’hanno letto, in questa fic (eheh).
(La storia è composta da quattro capitoli ed è stata già interamente scritta, perciò non interferirà con quello che sto scrivendo al momento.)
 

Prima classificata al contest “Soul/Maka in AU contest” indetto da Mimi18. <3

 

There’s something in the water

 

01.   There’s something in the darkness
Maka Albarn si avviò a passo di marcia verso la porta a vetri della piscina. Il buio notturno era spezzato solo dalla luce dei lampioni. Era buio anche oltre la porta dello stabile, il guardiano, il signor Free, aveva chiuso da parecchio tutte le uscite e i bambini che avevano sguazzato nell’acqua della piscina olimpionica erano ormai a letto, non c’era più nessuno schiamazzo che potesse disturbarla.
Tirò fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloncini e le infilò nella toppa. Una volta entrata si voltò e si affrettò a digitare il codice dell’allarme 42-42-564 sulla tastiera in bella vista accanto alla porta. Rimase a guardare la lucina gialla lampeggiante divenire verde. Giusto.
Si passò una mano sulla faccia e si avviò verso il quadro elettrico. Si grattò la testa, pensierosa, cosa le aveva detto Stein mentre le consegnava furtivamente le chiavi della piscina? Il terzo interruttore a destra era per lo spogliatoio delle donne, e il quinto per accendere la prima fila di neon della piscina principale. Era da sola, non le serviva tanta luce, le bastava averne abbastanza da vedere dove andava, tanto per non inciamparsi in un trampolino. Per di più doveva evitare di attirare l’attenzione, anche se non stava facendo granché, se l’avessero trovata di notte a sguazzare nella piscina olimpionica, sarebbe stata in un bel guaio.
Si avviò verso lo spogliatoio guidata unicamente dalle luci verdognole d’emergenza, il neon l’accecò, ma stropicciandosi gli occhi non perse molto tempo a depositare lo zaino su una panca di legno e a sfilarsi la canottiera, aveva già indossato il costume intero per abbreviare i tempi. Infilò le mani a conca nella cuffia di silicone e se la mise in testa. Avrebbe potuto non mettersela, dato che era la sola, quella notte, in piscina, ma non era tipo da transigere alle regole solo perché nessuno poteva redarguirla.
S’infilò le infradito di gomma viola e si avviò verso la piscina. Solo l’ultima linea di neon era accesa e la sala aveva un’aria desolata.  Si passò le mani sulla cuffia liscia e notò l’assenza dell’acqua fredda nella canaletta d’entrata. Si diresse alle docce e aprì il getto d’acqua, lasciando che le scendesse sul corpo. Rabbrividì per un secondo, ma non lo diede a vedere, come se qualcuno potesse guardarla e avere qualche cosa da ridire.
Si stiracchiò e salì sul trampolino numero quattro, le corsie erano separate dal solito filo di galleggianti bianchi e rossi. Fissò il numero quattro che stava proprio di fronte a lei, dall’altra parte della vasca e sospirò, prima di chiudere gli occhi, piegare la schiena in avanti e allungare le braccia. Si sbilanciò in avanti e in un secondo sentì il freddo compatto dell’acqua che le scorreva addosso.
Strinse i denti, mentre l’ossigeno le usciva dal naso e tornò in superficie per fare una bracciata a sinistra, una a destra, una a sinistra e una di nuovo a destra, tirò su la testa abbastanza per prendere un po’ d’aria e la reimmerse velocissima, mentre l’acqua le scorreva addosso fredda e i piedi sferzavano la superficie mossa della piscina.
Il resto della vasca fu come un sogno, ancora coi brividi e la pelle d’oca, ma con l’adrenalina e il sangue in circolo. Allungò per l’ultima volta la mano, aspettandosi di toccare le piastrelle fredde della piscina, per poi fare una capriola e continuare a nuotare, senza fermarsi,  e afferrò qualche cosa che sicuramente non era una piastrella, riaffiorò mollando subito la presa.
Ci mise un attimo per mettere a fuoco cosa aveva appena toccato, l’acqua le era rimasta appesa sugli occhi, in mezzo alle ciglia. Si passò l’avambraccio sulla faccia e fissò lo sguardo al bordo della vasca, tenendosi a galla con i piedi.
Un ragazzo con il costume rosso e i capelli chiarissimi, con le gambe a mollo nell’acqua, la guardava seduto sul bordo “Ehi!” strillò Maka, tirandosi indietro, a un metro da lui. Era la sua gamba quella che aveva toccato al posto delle piastrelle.
“Che cacchio ci fai tu qui?” sbottò. Soul alzò le spalle “Potrei farti la stesa domanda” aveva indosso dei bermuda rossi e basta, ma non pareva si fosse già buttato per farsi una nuotata.
Maka arricciò il naso “Sono qui per allenarmi, presto  ci saranno le regionali. C’è sempre troppo casino in piscina e poi ho anche l’università” brontolò, gonfiando le guance.
“Ma se il padrone della piscina ti ha riservato una corsia per quando ti vieni ad allenare” ridacchiò Soul “Solo perché sei amica di Kid” aggiunse poi.
“Anche tu sei amico di Kid” lo rimbeccò Maka.
“Sì, ma io non ho mica una corsia tutta per me!”
“Tu sei il bagnino, che te ne fai?” sbottò Maka, Soul si accigliò  “Beh, anche a me piace nuotare!” ribatté lui, questa volta un pochino offeso.
“E’ per questo che sei qui a quest’ora?” domandò lei, aggrappandosi al bordo con la mano. La risposta del ragazzo si fece attendere un secondo in più del dovuto “Sì”
“No” lo corresse Maka, e fece due bracciate a dorso “Sei qui per una ragazza” esclamò e la sua voce rimbombò nello stanzone dai soffitti alti. Soul si alzò in piedi con un balzo “No che non sono qui per una ragazza”
“E invece sì, e lei ti ha dato buca!” ridacchiò rischiando di bere l’acqua piena di cloro.
“Ehi, no, non è andata così!” sbottò, correndo dall’altra parte della vasca e rischiando di cadere, e pensare che passava tutta la giornata a redarguire i bambini che trottavano lungo il bordo.
Maka si appoggiò di nuovo al margine della vasca, avrebbe dovuto nuotare per allenarsi, ma Soul non sembrava intenzionato a lasciarla andare, dato che era in ginocchio sulle piastrelle, dall’altra parte della vasca, ad aspettare il suo arrivo.
“Non mi hanno dato buca” sentenziò ancora. Gli avevano dato buca, Blair, insegnante di acqua gym aveva fatto tanto la gatta morta e poi gli aveva mandato un messaggio dicendo che si era fermata in un night club, Dio solo sapeva a fare cosa, Soul non era neanche troppo ansioso di venire a saperlo. In ogni modo non era per nulla cool che Maka lo prendesse in giro!
Maka alzò le sopracciglia “Allora perché non stai nuotando?” chiese poi lei, tirandosi un po’ su, facendo forza sulle braccia.
Soul alzò le spalle “Sono appena arrivato”
“Vuoi fare a gara?” chiese poi lei, strafottente. Soul scosse la testa “No, perché dovrei, non devo dimostrare il mio talento battendomi contro una donna!” ghignò lui, cercando di assumere un’espressione di superiorità, nonostante fosse a carponi sul pavimento.
“Hai paura di perdere?” domandò lei. Soul la fissò “Assolutamente no!” esclamò, tronfio.
“Allora vieni giù” propose Maka, divertita, allontanandosi un po’ dal bordo per lasciarlo tuffare. Soul la guardò male, prima di buttarsi, semplicemente alzandosi e facendo un passo in avanti. Maka si coprì la faccia, mentre il corpo di Soul creava un’onda, nell’acqua non troppo mossa della piscina.
“Che era quello?” sbottò lei.
“Un tuffo a candela” ribatté il ragazzo, strafottente.
“Hai cinque anni?” continuò la ragazza. Soul mostrò la lingua “E tu ne hai settanta, sei sempre lì a fare la bisbetica, per la miseria!”
“E non hai la cuffia!”
“Sono il bagnino, faccio quello che mi pare!” esclamò Soul, arrossendo un poco. Maka si incupì, ma alla fine si aggrappò al bordo appoggiandoci contro i piedi, pronta a darsi la spinta.
“Mamma mia, come sei sempre di fretta”
“Sono qui per allenarmi” lo rimbeccò Maka, molleggiandosi e guardando l’altro lato della vasca.
Soul la guardò, con aria esasperata, non era nei suoi piani tuffarsi, non era nemmeno troppo sicuro di avere un asciugamano nel suo armadietto personale.
“Bah” sbuffò, mettendosi in posizione.
“Tre, due, uno” non aveva quasi chiuso la bocca che già si era lanciata a dorso lungo la piscina e quando si ritrovò finalmente con la schiena appoggiata alla piastrelle fredde del bordo a Soul mancavano ancora alcune bracciate.
Si voltò prima di arrivare alla fine e la raggiunse nuotando a cagnolino.
“E tu saresti un bagnino?” lo prese in giro Maka, divertita. Soul fece una smorfia “Che vuoi, di solito sto all’asciutto”  sbottò lui, cercando di fingere che quella sconfitta non gli scottasse. Maka piegò la testa da una parte, assolutamente non intenzionata a lasciarlo stare.
“Oh, quindi uno fa in tempo ad annegare che ti staresti ancora tuffando” lo incalzò. Soul la guardò con aria di sufficienza “Non ci si mette così poco ad annegare” ribatté piccato “Comunque anche io nuotavo…prima” borbottò, passandosi la mano tra i capelli bagnati.
“E perché hai smesso?” chiese Maka, appoggiandosi con la guancia alla parete e guardandolo.
Soul si aggrappò al bordo e facendo forza coi piedi si tirò su tanto da poter appoggiare un ginocchio sul pavimento e uscire, schizzando Maka d’acqua. Lei non ci fece troppo caso e alzò lo sguardo per continuare a guardarlo.
“Se sei sempre preso dagli allenamenti l’unica cosa che vedi è la linea di piastrelle di colore diverso in fondo alla vasca. A fare il bagnino posso guardare tutte le tette che voglio” rispose con un sorrisetto sul viso. Maka lo fissò con severità. “Fatti tuoi” soffiò, per poi lanciarsi di nuovo a nuotare. Soul la guardò  procedere a pelo d’acqua a gran velocità e sospirò. No, probabilmente non aveva un asciugamano.
 

   
 
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