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Autore: Rowan936    15/06/2013    7 recensioni
Erano passati sei anni dal Cell Game e gli umani superstiti all’esplosione avevano ricostruito tutto ciò che era andato distrutto. […]
In quei sei anni, aveva cresciuto Goten come figlio suo, cercando di comportarsi come pensava che avrebbe fatto Bulma ma mantenendo tuttavia il suo carattere scorbutico. Goten, nonostante l’influenza di Vegeta, stava venendo su molto simile al padre naturale: ingenuo e sempre sorridente, quel bambino sembrava la gioia fatta persona. Era cresciuto senza una madre, eppure non ne sentiva la mancanza, gli bastava Vegeta, il suo papà.

***
« Vegeta! »
[…]
« K-Kakaroth? » domandò, pensando che fosse solo una proiezione della sua mente.

***
Una nuova minaccia incombe sulla Terra, ma questa volta il nemico è radicato nell’animo del Principe dei Saiyan. Riuscirà Vegeta a mettere da parte il suo passato intriso di sangue e a combattere i fantasmi che gli si presenteranno davanti? E che ruolo avranno Goten e Goku in tutto questo?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My son'
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What if? (Alla morte di Cell, Goten ha un anno come Trunks)

 

 

You’ll always be my son

 

 

 

~ Prologo

 

Vegeta aprì lentamente gli occhi.

Si trovava riverso a terra, il braccio ancora teso dopo che aveva sferrato l’attacco che aveva permesso a Gohan di battere Cell. O meglio, di tentare di batterl0. Non sapeva cosa fosse successo, perché subito dopo era stato abbagliato da una luce bianca. Poi, solo buio.

Si alzò a fatica, puntellandosi sui gomiti e stringendo i denti.

Quello che gli apparve davanti, altro non era che una landa desolata, disseminata di corpi.

« Gohan! » chiamò, in direzione del ragazzino.

Gli altri, lo sapeva, erano tutti morti.

Dopo che Cell aveva ucciso Trunks e lui aveva cercato di vendicarlo, Gohan – dopo averlo salvato – non aveva subito contrastato la forza del nemico, ma era stato necessario che tutti gli altri – Yamcha, Crilin… perfino Junior – si sacrificassero nel tentativo di portare a termine quel compito che, ormai era chiaro, spettava al ragazzino.

Dopo la morte di tutti i loro compagni, Gohan e Cell si erano fronteggiati. Vegeta aveva aiutato il ragazzino, distraendo il nemico e la conclusione era stato un attacco di potenza inaudita. Il Saiyan era stupito che non avesse disintegrato il pianeta intero.

 

« Gohan! » chiamò di nuovo, una nota di disperazione a incrinargli la voce.

Non poteva essere rimasto solo lui.

Non poteva e basta.

« Gohan! » ripeté per la terza volta, trascinandosi verso il corpo esamine.

Se avesse avuto la lucidità per poter controllare l’aura del ragazzino, avrebbe saputo che era troppo tardi. Ma non lo fece, avvicinandosi e cercando un segnale di vita, anche minimo, su quel corpo provato dalla battaglia.

Dannazione, era troppo piccolo per morire. Non era giusto.

« Gohan! Dannazione, Gohan! » urlò, scuotendolo, ma anche quel gesto non servì a nulla.

Era morto.

Quel ragazzino, che aveva visto crescere e diventare sempre più forte, aveva cessato di respirare. Aveva tentato di ucciderlo, tempo fa, mentre ora si trovava a cercare di rianimare il suo cadavere. Ironico. Orribilmente ironico.

Avrebbe voluto prendere i corpi di tutti i caduti, di tutti quelli che erano stati suoi “amici”, ma aveva altre priorità. Doveva prima controllare che Bulma, Trunks, la femmina isterica di Kakaroth, il marmocchio di Kakaroth e tutti gli altri che non avevano partecipato stessero bene, che l’esplosione non li avesse coinvolti.

Aveva un brutto presentimento.

 

-

Quando arrivò alla Capsule Corporation, la trovò semidistrutta.

Aveva avuto molta difficoltà a volare, provato com’era, ma aveva stretto i denti, per poi crollare al suolo alla vista di quello scempio.

Macerie ovunque.

Di quella che era stata la sua casa, restavano solo macerie.

« No… » mormorò, pensando alla sua famiglia.

Prima aveva visto morire il Trunks del futuro, non avrebbe sopportato di vedere il cadavere della sua donna e del bambino di appena un anno che avevano concepito. Eppure, doveva farlo. Doveva essere sicuro che non ci fossero sopravvissuti.

Si avvicinò a passi incerti alle macerie, iniziando a scavare a casaccio, nella speranza di trovare qualcuno vivo.

Dopo qualche minuto, incontrò una superficie che sembrava pelle.

Deglutì, per poi portare alla luce il cadavere di Bulma. La sua Bulma.

Fredda, immobile, una statua di marmo.

Zitta, come non era mai stata.

Si era sempre lamentato della sua parlantina, ma, ora che non l’avrebbe più udita, avrebbe dato qualsiasi cosa per bisticciare con quella terrestre.

Dopo qualche istante, si accorse con orrore che Bulma stringeva ancora tra le braccia Trunks.

Trunks.

Suo figlio.

Aveva un anno.

Era appena nato.

Non l’aveva conosciuto.

Aveva avuto modo di conoscere solo il suo alter ego di un altro futuro. Un alter ego che era morto poco prima e al quale non aveva mai dimostrato il proprio affetto.

Anche con il piccolo, aveva fatto lo stesso errore.

Non c’era stato, nella sua breve vita.

Prese quel piccolo corpo tra le braccia, cullandolo come non aveva mai fatto.

Avrebbe desiderato piangere, fregandosene del suo orgoglio almeno in quella circostanza, ma il suo dolore era troppo perché potesse farlo.

« Sono diventato… Uno sciocco… Sentimentale… » mormorò, incapace di smettere di fissare il corpicino immobile stretto tra le sue braccia.

All’improvviso, udì un suono diverso dal soffiare del vento.

Un pianto.            

Per un folle istante, credette che fosse Trunks, ma il bambino era ancora immobile tra le sue braccia, gelido come un pezzo di marmo. Lo depositò sul corpo di Bulma, mentre dentro di lui si accendeva una piccola luce di speranza. Forse non era solo.

Si trascinò fino al punto da cui gli sembrava provenisse il pianto, iniziando a scavare con il cuore in gola.

Tempo qualche secondo, e rinvenne il corpo di Chichi. Non respirava più, ma tra le braccia, rannicchiato e protetto, il moccioso di Kakaroth piangeva.

Rimase a fissarlo qualche secondo, incapace di muoversi, prima di sollevarlo e allontanarlo dal cadavere della madre. Quando lo prese rudemente in braccio, il bambino smise all’istante di piangere, cominciando a fissarlo con quegli occhi neri così simili a quelli di Kakaroth. Aveva solo un anno, eppure gli somigliava già tantissimo. Anche la sua forza doveva essere enorme, considerato che fosse riuscito a sopravvivere, praticamente illeso. Era solo un po’ sporco.

Con il bambino in braccio, si alzò faticosamente in piedi, per poi lasciarsi cadere a terra a qualche metro di distanza dalle macerie. Non voleva vedere tutti quei cadaveri. Quando era un mercenario al servizio di Freezer era routine, quasi gli piaceva, ma adesso non si parlava della morte di sconosciuti, ma della sua famiglia e di quelli che, tutto sommato, poteva definire amici. Senza contare che anche lui fosse notevolmente cambiato. Perché avrebbe avuto il moccioso di Kakaroth seduto sulle gambe, altrimenti?

Il bambino lo guardava con curiosità, tentando di mettersi in bocca la sua mano, tra l’altro sporca di terra.

Vegeta la ritrasse, chiedendosi come avrebbe fatto ad accudire un moccioso. Era Bulma che doveva occuparsi di quelle cose, non certo lui!

Ma Bulma non ci sarebbe più stata, così come la donna di Kakaroth e tutti gli altri. Era solo, con l’unica compagnia di quel mocciosetto.

« Stupido Kakaroth, adesso mi tocca anche occuparmi di tuo figlio! Razza d’idiota di terza classe! » sbottò, guardando il bambino come se avesse avuto davanti il padre.

Doveva rassegnarsi: quel bambino era tutto ciò che gli rimaneva della sua vita.

Non permetterò a nessuno di fargli del male.

 

 

 

 

Angolo Autrice

*sbuca da un angolino buio, sventolando la mano*
Ciao a tutti! ^.^ 
Innanzitutto, grazie per essere arrivati fin qui!
Questa è la mia prima long nel fandom di Dragon Ball e, ovviamente, riguarda Vegeta, il nostro caro Principe dei Saiyan, che io adoro.
Ho deciso di intortarlo con una situazione un po' ... ehm... Insolita, almeno per lui.
Ce lo vedete Vegeta a fare da paparino al piccolo Goten? :')
Io a quanto pare sì u.u
Questo è solo un prologo, ambientato, ovviamente, dopo la conclusione del Cell Game, quando Cell è già morto.
Vegeta vi pare un po' troppo sentimentale? :/ Dite pure, non abbiate pietà u.u
Comunque, sperando che vi sia piaciuto e che continuerete a seguire questa long *seh*, i prossimi capitoli sono già scritti, sono arrivata fino al quinto, più o meno.
Il primo capitolo vero e proprio, sarà ambientato quando Goten ha sette anni. All'inizio, volevo mostrarvi tutte le scenette di Vegeta alle prese con Goten, ma poi ho pensato che risulterebbe una storia un po' piatta (che noia senza cattivi :/) e ho deciso che, oltre a infilare qualche ricordo qua e là, se vorrete (ma solo se me lo chiederete nelle recensioni) potrei pubblicare qualche flash in una raccolta a parte. Vedete voi, se vi fa piacere lo faccio volentieri ^^


Per chi fosse curioso, vi lascio un piccolo spoiler sul prossimo capitolo:

*SPOILER*
*SPOILER*
*SPOILER*


 

« Cosa fai in piedi, moccioso? » domandò, la voce impastata dal sonno.

Goten si tormentava le manine, lo sguardo basso e gli occhi lucidi di paura.

« Ho fatto un brutto sogno, papà… Posso dormire con te? » [...]

Vegeta grugnì, ma si spostò un po’ di lato per fargli spazio e il bambino sorrise, felice.

« Guarda che se ti metti a scalciare ti butto per terra. » 

  
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