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Autore: Scarlett Rose    15/06/2013    6 recensioni
Ambientato durante le nozze di Tyrion e Sansa, le riflessioni di due esseri umani che devono adattarsi a ciò che li circonda per sopravvivere. In certi casi tuttavia, più che mezzo gaudio, il mal comune può rivelarsi una buona base per tendersi reciprocamente una mano.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi e le ambientazioni appartengono al loro autore (che non sono io, ovviamente!), questa è un’opera di fantasia scritta senza alcuno scopo di lucro.
Buona lettura!
 
 
 
Tyrion Lannsiter non era abbastanza ubriaco da impedirsi di pensare. Tutto il vino di Approdo del Re e di tutte le terre del regno, probabilmente, non sarebbe bastato a stordirlo sufficientemente.
Aveva davvero sposato Sansa Stark, una bambina travolta da giochi di potere di cui nemmeno lui afferrava tutta l'entità.
Una bambina che stava seduta in silenzio accanto a lui, perfettamente dritta e con le mani riposte in grembo, lo sguardo fisso sugli invitati.
All’apparenza, una perfetta, piccola lady.
Ma Tyrion Lannister era un osservatore, e piuttosto acuto, e sapeva che gli occhi della sua sposa – bambina non vedevano la sala pullulante di ipocriti che bevevano e festeggiavano in suo onore, dimentichi che la testa di lord Stark era ancora fuori sulle mura.
Lei si era rinchiusa nei suoi pensieri e lui poteva solo augurarsi che stesse ricordando qualcosa di bello.
Magari un episodio della sua infanzia a Grande Inverno o una poesia che le fosse piaciuta. Un frammento di felicità perduta che le potesse dare un minimo di sollievo, in parole povere.
Che destino beffardo, non poteva fare a meno di pensare Tyrion afferrando una brocca e versandosi dell’altro vino, che tanta bellezza fosse ora legata a lui da un vincolo sacro.
In effetti, negli ultimi tempi erano accadute tante cose che non si sarebbe mai aspettato, a partire dalla sua nomina come sostituto di suo padre alla carica di Primo Cavaliere, passando per la ritrovata stima del vecchio nei suoi confronti, l’amicizia di Brom ed ora il matrimonio con una fanciulla che sarebbe stata certamente più adatta ad un re o ad un nobile cavaliere.
Perché tra le sue poche virtù Tyrion Lannister annoverava di sicuro la franchezza, e per dirla tutta lui non solo non era appetibile come uomo, ma non possedeva nemmeno qualche dirittura morale che lo ponesse sopra il marciume albergante al castello. No, ciò che lo distingueva era che lui c’era, se non del buono, perlomeno qualcosa di umano, sotto, sotto. Non possedeva il sadismo di sua sorella Cersei o la malvagità insensata del suo degno figliolo. Non era un santo, quel ruolo lo lasciava a chi come Ned Stark credeva davvero che l’onore contasse qualcosa in quel mondo corrotto dal potere, ma era serio quando aveva garantito a Sansa la sua protezione. L’avrebbe rispettata e fatto in modo che fosse… serena. Non si illudeva di farla felice. Era già stupito che non lo guardasse con disprezzo o che non avesse tentato di fuggire per sottrarsi a quel matrimonio.
Per un attimo avvertì un fremito di irritazione: perché quando l’avevano educata le avevano lasciato credere che la vita fosse una favola?
Perché non dirle che le spade scintillanti dei cavalieri non servivano solo a proteggere le fanciulle, ma anche ad uccidere, magari solo perché così era stato ordinato?
Perché non dirle che la nobiltà di rango non equivaleva sempre a quella d'animo ?
Forse lo scontro con la realtà non sarebbe stato così violento. Ed invece la piccola Stark aveva dovuto cavarsela da sola in mezzo a cavalieri che non esitavano a colpire una fanciulla e compagni la cui lealtà dipendeva dal numero di monete lasciate cadere nelle loro avide mani.
Non era solo il gioco del trono ad essere spietato, anche la vita lì a corte lo era, e per un Folletto, seppure di nobile nascita, era ancor più dura.
Lui ci si era adattato. Le prostitute gli davano un po’ di calore, il denaro poteva comprare ciò che la sua autorità non otteneva, i suoi privilegi di rango gli garantivano abbastanza agi per consentirgli di ritenersi, tutto sommato, un uomo fortunato. Ammirava gli uomini come Stark e suo figlio, idealisti, onesti e coraggiosi, ma non si sentiva portato ad emularli.
Avrebbe voluto dire qualcosa a… doveva davvero crederci… sua moglie per rallegrarla, ma non se la sentì di interrompere i suoi pensieri.
Magari in quel momento la mente l’aveva portata in un posto più felice, un luogo dove le favole avevano un bel lieto fine da regalare a tutti.

 *

Il respiro di lord…di Tyrion…di… Sansa si irrigidì sotto le lenzuola di lino candido e fresco a quel pensiero, ma si obbligò a formularlo… di suo marito era tranquillo e regolare.
Sansa gli gettò un’occhiata attraverso la grata di legno che separava l’alcova dal resto della stanza, ancora incredula di essere da sola in quel grande letto, di essersi vista risparmiare sia l’atroce rito “della messa a letto” sia la divisione del talamo con quello che era un perfetto sconosciuto.
La fanciulla si mise seduta sul soffice materasso e fissò lo sposo addormentato. 
Avrebbe dovuto essere in lacrime, poichè la sua famiglia stava cadendo a pezzi e lei era stata costretta a sposare l’uomo che meno di tutti le sembrava adatto a lei.
Invece non pianse.
Ciò che in quel momento le ardeva nel petto era una collera senza fine, che le asciugava gli occhi indurendole il cuore.
Al banchetto aveva dovuto trattenersi per non afferrare il coltello da frutta dinnanzi a lei, scavalcare il tavolo e piantarlo nel cuore marcio di Geoffey.  
Invece era rimasta al suo posto, seduta elegantemente come le avevano insegnato fin da piccola, vedendo danzarle davanti agli occhi tutti i cocci dei suoi sogni infranti e sentendo sulle spalle il peso delle proprie colpe. Perché lei, aveva ragione Arya, era solo una sciocca svenevole ragazzina, troppo impaurita per muovere un passo e troppo imbevuta di sogni di gloria.
A partire dall’essere la degna sposa di quello che aveva scambiato per un grande principe, cieca e sorda alla verità di una natura sanguinaria palesatasi fin dall’uccisione della sua adorata Lady. Aveva accusato chiunque, da Arya a suo padre, tranne il vero colpevole.
E dopo la ribellione di suo padre la prima preoccupazione era stata di non perdere il ruolo a corte, anziché cercare notizie di sua sorella. Avrebbe dovuto insistere per vedere lord Stark o corrompere qualcuno che lo facesse fuggire, non avrebbe dovuto chiedergli di chinare la testa davanti ad un re indegno di governane alcunché.
La verità era che aveva paura di essere picchiata ancora, paura di essere uccisa, paura di non rivedere più nessuno della sua famiglia.
E si odiava per l’incapacità di vincere i suoi timori quasi quanto odiava tutti coloro che avevano calpestato ogni promessa di felicità.
Fissò di nuovo Tyrion addormentato e sentì la furia che le lambiva le viscere acquietarsi lievemente.
Era un controsenso fidarsi di un membro della famiglia che aveva rovinato la sua, eppure lui le era sembrato sincero quando le aveva garantito rispetto e protezione.
Non sembrava cattivo, anche se doveva ammettere che il suo aspetto non era quello che aveva dato da bambina al principe dei suoi sogni. Non era, però, nemmeno sicura che fosse buono, ma almeno sembrava avere un briciolo d’onore in più rispetto a coloro che aveva conosciuto lì, ad Approdo del Re. Non l’aveva umiliata e l’aveva lasciata tranquilla ad ambientarsi nella sua nuova condizione.
Le ci sarebbe voluto davvero molto tempo per abituarsi al fatto di essere sua moglie, ora, e non era nemmeno sicura che sarebbe mai riuscita ad accoglierlo nel suo letto.
Non poteva mentire a sé stessa, si disse, in un angolo del suo cuore coltivava ancora la speranza di essere salvata e riportata alla tranquillità della sua casa, al Nord, lontana dalla morte e dagli intrighi che strisciavano come ombre dappertutto, avvelenando l’aria.
Si lasciò cadere sul cuscino, sospirando. Non si era aspettata che la propria vita imboccasse una così tortuosa direzione, e sapeva che molti aspettavano di vederla cadere nella polvere.
Invece non l’avrebbe fatto, perché dietro le buone maniere e i bei vestiti, sotto le speranze tradite e le avversità capitate, lei era una Stark di Grande Inverno. Le intemperie li aggredivano, ma non li piegavano. Chiuse gli occhi, esausta.
Forse, anche il lord suo marito l’avrebbe aiutata a non cadere.
 
 
 
Eeeed eccoci qua. Solo due righe per giustificare le mie scelte narrative: ho notato che a volte si tende a mitizzare Tyrion, mentre a me è parso come un uomo con tanti lati oscuri quante apprezzabili qualità, ed ho cercato di rendere questo dualismo nella sua parte.
Riguardo a Sansa, ho voluto mostrare che anche lei è una ragazza – lupo, anche se la sua tempra si manifesta in maniera diversa rispetto a quella di Arya. In pratica, ho pensato che potesse sentirsi come un lupo in gabbia.
Grazie a tutti coloro che hanno letto e ai volenterosi che vorranno lasciarmi una recensione.
  
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