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Autore: shadow_sea    16/06/2013    9 recensioni
Il seguito di "Come ai vecchi tempi".
Questa volta le avventure del comandante Trinity Shepard fanno riferimento agli eventi narrati in Mass Effect 3.
Come nella storia precedente, la mia intenzione è quella di scrivere storie che traggano spunto dal gioco originale e se ne discostino allo stesso tempo, sempre attente a non stravolgere la trama o i personaggi. Le storie che troverete qui sono frutto di considerazioni ed emozioni personali, sono frutto del mio amore appassionato per questa trilogia e per Shepard ma, soprattutto, per Garrus Vakarian.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shepard e Vakarian'
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QUI È LA NORMANDY


I Was Lost Without You


La Chakwas era stata la prima a cercare di confortare Garrus, non appena se lo era visto recapitare in infermeria, caricato sopra le ampie spalle di James, come se si trattasse della consegna di un pacco di scorte medicinali.
Il tenente aveva deposto il turian su una branda, aveva aperto l’armadietto del pronto soccorso prendendo medigel e bende per se stesso ed era uscito senza dire una sola parola, nonostante si fosse accorto dello sguardo interrogativo della dottoressa.
Lei aveva esaminato le condizioni del ferito con il suo factotum e aveva cominciato a prestargli le prime cure, mentre Liara e Tali, che si erano precipitate dentro l’infermeria alle spalle di James, la informavano che Shepard era ancora là fuori, nel disperato tentativo di raggiungere il raggio che l’avrebbe trasportata sulla Cittadella.

- Non avrei dovuto lasciarla andare sola - aveva dichiarato Garrus, senza rivolgersi a nessun’altro se non a se stesso.
- Non saresti potuto andare con lei - gli aveva risposto brevemente la Chakwas - neppure ora sei in condizioni di camminare - aveva dichiarato finendo di visitarlo, cercando di fargli capire che non era colpa sua se adesso Shepard si trovava ad affrontare da sola quella battaglia.
Le ferite erano gravi, anche se facilmente curabili con le attrezzature mediche di cui disponeva la Normandy, ma il turian non sarebbe riuscito neppure a scendere dal lettino senza aiuto.
Lui non le aveva risposto e non l’aveva nemmeno guardata.

Poi erano state Liara e Tali, rimaste entrambe in infermeria per tenergli compagnia, a tentare di alleviare il dolore di Garrus.
- Non avevi scelta, ti aveva dato un ordine - provò a consolarlo Liara fissando il turian con gli occhi lucidi mentre la sua mano azzurra gli serrava il braccio.
- Sapeva che non eri in condizione di seguirla. Non avresti potuto aiutarla - aggiunse Tali, che si era seduta sulla sedia accanto al suo letto, dalla parte opposta rispetto a Liara, e aveva posato le sue dita su quelle del turian.
Quelle due mani estranee sopra la sua carne vibravano ed erano scosse da tremiti dei quali le due donne non erano probabilmente coscienti. Garrus continuò a fissare ostinatamente il soffitto dell’infermeria della Normandy cercando di ritrarsi da quelle persone che affollavano il suo spazio vitale e di respingere le ondate di sofferenza che i membri dell’equipaggio continuavano a riversargli addosso.

Ricordò l’ultimo colloquio con il comandante. Lo aveva aiutato a issarsi sul portellone della Normandy e si era allontanata pronunciando l’ordine - Devi andartene da qui.
- Starai scherzando - le aveva risposto, orripilato al solo pensiero di lasciarla combattere da sola.
- Non contraddirmi, Garrus - gli aveva risposto con quella voce ferma che usava per dare ordini.
- Dobbiamo restare uniti - aveva protestato, solo per sentirsi rispondere - Non sei in condizioni di combattere. Il tuo posto è in infermeria.
- Non puoi farcela da sola...
- E’ un ordine, Garrus.
E lui aveva obbedito a un ordine. Quella volta era stato un buon turian. Un buon turian che obbedisce a un cattivo ordine... Non se lo poteva perdonare.

Anche Kaidan gli aveva tenuto compagnia fino a pochi minuti prima, poi era tornato sul ponte, incapace di stare fermo lì nell’infermeria, ad aspettare notizie che non arrivavano. Tali e Liara invece sembrava che non avessero altro posto dove stare, pensò il turian con un rancore che sapeva essere irrazionale.
Se avesse avuto la forza avrebbe respinto quelle mani, urlando di volere essere lasciato solo.
Gli bastava il suo, di dolore, non poteva sopportare anche il loro: era sul punto di spezzarsi, di lasciarsi sopraffare, ma quelle aliene sembravano non capire.

Il tempo scorreva lento sulla Normandy, senza che nessuno sapesse cosa stesse accadendo sulla Cittadella. Gli eserciti riuniti sotto la guida dell’Alleanza stavano lentamente, ma inesorabilmente, perdendo terreno, mentre i Razziatori non sembravano subire perdite rilevanti.
L’avanzata del nemico continuava, senza tregua, ed erano ormai molti i soldati morti che giacevano abbandonati sul terreno perduto durante l’inevitabile ritirata.
Anche la formazione delle navi spaziali mostrava evidenti sconfitte, mentre troppo pochi erano i Razziatori uccisi o almeno seriamente danneggiati.
Il piano di Shepard, l’unico piano in cui poteva sperare l’intera galassia, sembrava non aver funzionato: le braccia della Cittadella alla fine si erano aperte, il crucibolo era stato posizionato, ma non era accaduto nulla.
Non sapevano neppure se sulla Cittadella ci fosse qualcuno ancora vivo. Non sapevano se fosse vivo il loro comandante. Nessuna trasmissione, nessun segnale. Nulla.

- Nessuna novità - fu la risposta di Kaidan alla domanda silenziosa che lesse negli occhi del turian che aveva smesso di fissare il soffitto non appena si era accorto che il maggiore Alenko era tornato nell’infermeria. Da quando era tornato a bordo della Normandy, era lui l’unica persona che Garrus avesse desiderio di vedere. Kaidan non provava a confortarlo con frasi inutili e non lo guardava con occhi commossi e partecipi: si limitava a venirlo a trovare ogni pochi minuti per fornirgli aggiornamenti con un linguaggio scarno ed essenziale, privo di qualsiasi accento.
Ed era questo l’unico desiderio del turian.

Alla visita successiva, Garrus trovò la forza di pregarlo - Aiutami ad arrivare sul ponte - ignorando le violente proteste della dottoressa Chakwas, di Liara e Tali.
Kaidan lo aiutò a tirarsi su dal letto e poi passò il braccio sinistro intorno alle spalle del turian in modo da sostenergli tutta la parte destra del corpo. Notò che senza armatura indosso era straordinariamente leggero, con un fisico tanto magro e asciutto da non lasciare intuire la forza reale che possedeva.
Quando Liara si avvicinò dall’altro lato di Garrus, nel tentativo di dare anche lei una mano, Kaidan lo sentì irrigidirsi di scatto, mentre la sillaba - NO - che lui pronunciò fu una specie di grido rauco e rabbioso che sembrò restare appiccicato ai muri dell’infermeria.
Non riusciva neppure a tenere dritta la testa, si accorse il maggiore Alenko, mentre il braccio sinistro del turian continuava ad annaspare nell’aria alla ricerca di un qualunque appoggio. Glielo acchiappò con il destro e finalmente Garrus riuscì a fare il primo dei tanti passi lenti e faticosi che lo portarono fino sul ponte.

Una volta arrivato alle spalle di Joker, Garrus rifiutò di sedersi sulla poltrona alla sua destra, anche se IDA si era immediatamente alzata non appena lo aveva visto arrivare. Restò in piedi appoggiandosi allo schienale del pilota, con gli artigli che graffiavano la pelle, cercando di capire cosa stesse accadendo intorno alla Normandy, sbirciando dalle grandi vetrate: la lotta era chiaramente impari, la battaglia era disperata.
- Non resisteremo ancora a lungo - commentò Kaidan scuotendo la testa - Per favore, Joker, riprova.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?
L’altoparlante sul ponte si limitò a restituire un ronzio indistinto e Garrus infilò le unghie ancora più a fondo nella pelle dello schienale, mentre cercava di trattenere l’urlo di rabbia che gli vibrava nella gola.
“Non dovevo ubbidire al tuo ordine. Non dovevo lasciarti andare sola” continuava a ripetersi il turian.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

I vari membri dell’equipaggio si alternavano sul ponte, ma non restavano mai a lungo. Dopo pochi minuti tornavano indietro, irrequieti, sentendosi inutili e provando troppa rabbia, dolore, disperazione per poter restare lì, senza far nulla.
Solo Joker, Kaidan e IDA non si allontanarono mai e il maggiore si occupò perfino di tenere lontano dal turian tutti coloro che volevano partecipargli in qualche modo la propria solidarietà. In un paio di occasioni arrivò perfino a ordinare - Lascialo in pace, ha bisogno di star solo - a qualcuno dei compagni. In genere quelli rimanevano interdetti qualche secondo prima di annuire, comprendendo a quale tipo di solitudine si riferisse il maggiore.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

Per ordine di Kaidan la Normandy restava in disparte, in occultamento, senza partecipare attivamente alla battaglia, pronta a partire a tutta velocità se Shepard li avesse contattati, se avesse avuto bisogno di aiuto.
Garrus si rendeva conto che le sorti della guerra non sarebbero cambiate se la loro nave avesse preso parte attiva allo scontro che si stava svolgendo attorno a loro, ma quella decisione avrebbe potuto mettere il maggiore in un mare di guai con le autorità dell’Alleanza.
Era stato un comando coraggioso e dimostrava una lealtà verso Shepard che lo aveva commosso nel profondo.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

- Vado in sala tattica - comunicò Kaidan dopo circa mezzora, senza che fosse ancora giunto un segnale qualsiasi che potesse testimoniare che Shepard fosse ancora viva.
Garrus allungò una mano sulla spalla del maggiore che si fermò sorpreso, fissandogli addosso i suoi occhi castani.
- Non sei così fetente come credevo - ammise il turian con un debole sorriso.
- Non fare il sentimentale con me, Garrus. Ti ho odiato anche io - rispose Kaidan sorridendo a sua volta con espressione triste, prima di avviarsi lungo il corridoio.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

Alla fine il turian aveva dovuto sedersi sulla poltrona alla destra del pilota, perché le gambe non lo sorreggevano più, ma continuava ostinatamente a rifiutarsi di prendere qualsiasi medicina, facendo imbestialire la dottoressa: aveva paura di potersi addormentare.
Aveva respinto perfino il medigel, perché il male fisico che provava lo teneva sveglio e gli faceva avvertire meno un altro tipo di dolore, molto più profondo e lacerante. Aveva accettato solo la coperta che Kaidan gli aveva lanciato durante uno dei suoi continui e inutili via vai fra ponte e sala tattica.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

- Sei un idiota, Garrus - sbottò a un certo punto Joker, rompendo inaspettatamente il silenzio sul ponte - Smettila! - aggiunse, come se avesse ascoltato la frase che il turian continuava a ripetersi da quando Shepard lo aveva lasciato solo sul portellone aperto della Normandy.
Garrus lo fissò, ma non rispose.
- L’avresti fatta uccidere, se fossi andato. Non avrebbe potuto combattere come sa fare lei, con te ferito al fianco: l’avresti rallentata e distratta - lo accusò con asprezza.
- E’ vero, forse… ma non mi aiuta - rispose il turian con voce debole - Preferirei non parlare.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?

Dopo qualche altro minuto, quando il ponte tornò ad essere nuovamente deserto dopo una visita da parte di Liara e di Tali, fu Garrus a rompere il silenzio.
- Ho ubbidito perché sapesse di dover sopravvivere ad ogni costo, perché sapesse che io sarei stato qui a bordo della sua nave, ad aspettarla. Ora sembra un’idea stupida, ma prima, quando lei era vicina a me e mi guardava, dopo avermi costretto a risalire sulla Normandy, non lo era.
- Non credo che le parole possano aiutarti o starei parlando da quando sei arrivato qui.
- Lieto che tu non l’abbia fatto - replicò Garrus seccamente.
- Qui è la Normandy, comandante. Ci ricevi?
E Garrus si alzò a stento dalla poltrona e strappò dalle mani il comunicatore di Joker urlandogli - Smettila, maledizione! Se potesse… chiamerebbe lei.
Quell’ultima frase iniziò con un urlo rabbioso, ma terminò in un sussurro. Poi Garrus si risedette pesantemente sulla poltrona di IDA.

Passarono altri cinque eterni minuti di silenzio assoluto, poi Joker attivò il comunicatore collegato con gli altoparlanti di tutta la Normandy.
- Tutti ai posti di combattimento! Kaidan e Liara sul ponte. Subito! - urlò inaspettatamente facendo fare un sussulto al turian che non si era accorto di nessun cambiamento e che sentì rinascere una speranza disperata.
Joker puntò l’indice in direzione di un punto sulla Cittadella e disse semplicemente - Lì!
Liara e Kaidan si precipitarono sul ponte in tempo per vedere una densa colonna di luce rossastra che prendeva forma in una zona sopraelevata della Cittadella. La colonna si stava rapidamente deformando, assumendo l’aspetto di una enorme bolla vibrante, solcata da scariche elettriche, che faceva ritenere prossima un’esplosione di potenza inaudita.
Nello stesso momento arrivò la comunicazione dell’ammiraglio Hackett rivolta a tutte le forze alleate - A tutte le flotte! Il crucibolo è attivo. Sganciarsi e dirigersi al punto di ritrovo.
E subito dopo - Ripeto: sganciarsi e allontanarsi da qui.



Stand Strong, Stand Together


Joker mosse freneticamente le mani sui comandi per preparare la nave alla partenza, senza però decidersi ad obbedire, fino a quando Liara, con uno sguardo colmo di tristezza, lo esortò - Jeff, dobbiamo andare...
- Maledizione! - fu la sola parola pronunciata dal pilota che, dopo qualche altro breve secondo di indugio, fece partire la Normandy a tutta velocità.
A quell’improvvisa accelerazione, Garrus si accasciò sul sedile con un urlo, serrò le palpebre e non avvertì più nulla di quello che accadeva intorno a lui. In pochi secondi rivide tante Shepard che scorrevano davanti ai suoi occhi chiusi, come brevi spot pubblicitari: il sorriso appena accennato, la risata argentina, l’aria maliziosa, le lacrime di rabbia e di impotenza, gli occhi cerchiati dalla stanchezza.
La rivide in battaglia e fra le lenzuola, con un bicchiere in mano, la sentì raggomitolarsi fra le sue braccia con la nuca contro il suo petto. Ricordò il profumo della chioma color mogano, il sapore della bocca, la consistenza della sua pelle, la morbidezza serica dei capelli che faceva scorrere fra le sue dita.
“Non così, Shepard, non senza di me. Non dovevo lasciarti andare sola…”.

La dottoressa Chakwas era arrivata sul ponte in silenzio, con un medicinale fra le mani. Lo iniettò nel collo di Garrus, senza che lui nemmeno se ne accorgesse. Ad un suo cenno, Kaidan caricò quel corpo inerte sulle spalle di James che lo portò nuovamente nell’infermeria, poi lo aiutò a deporlo su un letto.
La fuga della Normandy avvenne nel silenzio attonito di tutto l’equipaggio, con ogni persona immobile al proprio posto di combattimento, incapace perfino di scambiare uno sguardo con il vicino, angosciato al pensiero che vi avrebbe letto il suo stesso struggente senso di perdita.

L’esplosione di luce rossastra che infine raggiunse la nave sembrò annientarla. Ogni apparecchiatura e ogni luce si spense improvvisamente. Non partì alcun sistema di emergenza. La Normandy era morta: il buio assoluto invase ogni ponte, qualsiasi rumore cessò.
L’equipaggio restò in silenzio per qualche secondo, in attesa che IDA facesse ripartire i sistemi necessari alla navigazione e alla sopravvivenza e desse spiegazioni sull’accaduto.
Invece non accadde nulla di tutto questo.
La specialista Traynor e Joker cercarono a tentoni di far ripartire almeno i sistemi indispensabili.
- IDA? - chiamò più volte la voce allarmata di Joker, mentre rimetteva in funzione i motori e risistemava la nave in assetto di volo.
La Traynor fece ripartire il sistema vitale e le luci di emergenza, poi si mise in comunicazione con il ponte. - Cos’è successo, Joker?
- Si è bloccato tutto. E’ andata ko tutta l’intera dannata nave. Non ho mai visto nulla del genere. Ho riattivato i comandi della navigazione, sono in modalità manuale. Sto tentando un atterraggio di fortuna, siamo in rotta di collisione con un dannato pianeta.
- IDA è lì?
- Non vedo nulla, Sam. Era qui al suo solito posto poco prima dell’esplos... Merda! IDA sembra morta. Mandami Tali, appena riesco ad atterrare.

L’intero equipaggio approfittò della sosta forzata della nave sul pianeta contro cui la nave aveva corso il rischio di schiantarsi per fare ripartire i diversi sistemi operativi della Normandy. Ognuno si occupava di qualche apparecchiatura o si offriva di dare una mano ad un collega in difficoltà. Aver qualcosa da fare li aiutava a superare lo shock per la morte del loro comandante.
Solo Garrus rimase tranquillo nell’incoscienza indotta dai farmaci. La dottoressa passò più volte attorno al suo lettino, cercando di rimettere in funzione le diverse apparecchiature dell’infermeria.

Tali non poté che confermare la diagnosi di Joker, aggravandola con la precisazione che era tutta la IA ad aver smesso di funzionare, non solo il corpo di Eva. La Normandy era andata ko perché IDA aveva smesso di vivere. Lei era la Normandy e l’arresto di ogni funzione di IDA aveva significato l’arresto di tutti i sistemi della nave.
- No. Non posso ripararla, Joker. Non è un computer. Non posso farla ripartire. E’ morta... come Shepard - rispose tristemente al pilota al suo fianco, ricevendo uno sguardo di pura disperazione a quella diagnosi definitiva e irrevocabile.

Non ebbe il coraggio di spingersi più in là, ma fu molto più esplicita con il personale tecnico che radunò nella batteria primaria per creare una piccola squadra in grado di effettuare le prime riparazioni più urgenti.
- Per far funzionare i sistemi della Normandy dovremo estirpare tutto quello che resta di IDA - spiegò - Tutto quello che veniva controllato dalla IA non può tornare a funzionare, fino a quando non la estromettiamo completamente.
- Tuttavia vi ordino di conservare ogni singola traccia della nostra vecchia amica. Scaricate qualunque cosa dentro i factotum, tenetela dentro le memorie dei computer di bordo. Non voglio che cancelliate nulla, anche se vi sembra qualcosa di assolutamente inutile.
- Non abbiamo la necessità di fare questo lavoro in fretta, abbiamo bisogno di farlo bene, con tutta l’attenzione possibile. Smettete di lavorare prima di sentirvi stanchi.
Le ore successive vennero impiegate da tutti i membri dell’equipaggio per risistemare quanto poteva essere risistemato. Chi non possedeva alcuna nozione tecnica, si limitava a passare gli attrezzi necessari o teneva puntata una torcia, per illuminare il lavoro dei compagni.

- A tutto l’equipaggio. Parla il maggiore Alenko - fu l’annuncio che risuonò improvvisamente per tutti i ponti a poche ore di distanza dalla grande esplosione rossa.
- Ho ricevuto un messaggio da parte di una nave dell’Alleanza, che mi ha comunicato le seguenti notizie: a seguito dell’esplosione avvenuta sulla Cittadella, il portale del sistema Sol è stato distrutto. Sembrerebbe che anche tutti i Razziatori presenti nel sistema siano stati distrutti, così come tutte le IA, Geth compresi.
- Al momento non sappiamo se la distruzione del portale, dei Razziatori e delle IA si sia estesa a tutta la galassia, perché i sistemi di comunicazione con gli altri sistemi sono saltati, ma è un’ipotesi abbastanza ragionevole. Questo vorrebbe dire che la guerra è finita e che abbiamo vinto.
- So che questa considerazione non potrà alleviare il dolore per la perdita dei nostri compagni, primo fra tutti il comandante Shepard, ma sapere che il suo sacrificio ha reso possibile qualcosa che nessun’altro ciclo galattico era mai riuscito a compiere deve riempirci di orgoglio e di riconoscenza.

Quando Garrus riprese conoscenza ebbe qualche secondo di smarrimento, nel trovarsi disteso su un letto in infermeria. Ricordò che era stato ferito poco prima di raggiungere il raggio e ricordò le parole di Shepard, che gli ordinava di tornare a bordo e poi tornava a combattere da sola, senza averlo al proprio fianco.
Solo dopo ricordò il resto.
- IDA, dove siamo? Quanto tempo è passato dall’esplosione?
- IDA non esiste più, Garrus. E’ morta - gli rispose sottovoce la dottoressa.
- La invidio - fu l’unico commento di Garrus, che uscì dall’infermeria zoppicando vistosamente e appoggiandosi con forza alle pareti, con l’intenzione di andare a nascondersi nella batteria primaria. La dottoressa lo guardò uscire con uno sguardo colmo di pena, ma non si azzardò a protestare o a provare a fermarlo.

In quella stanza a lui tanto familiare era radunato un piccolo gruppo di persone che stava ascoltando alcune istruzioni di Tali.
- Cosa fate qui dentro? - chiese con voce irritata e stanca.
- Sto coordinando il lavoro del personale tecnico e avevo scelto questa stanza per le nostre riunioni. Dobbiamo rimettere in funzione tutti i sistemi della Normandy, IDA non esiste più. Abbiamo fatto un atterraggio di fortuna e c’è molto lavoro da fare per rimettere la nave in condizioni di viaggiare.
- Qui metto a posto io.
- Certamente - disse la quarian uscendo rapidamente e portandosi appresso tutti i suoi collaboratori.

Appena rimasto solo Garrus cominciò a passare in rassegna le apparecchiature. Lo fece con metodo, partendo dal primo blocco che si trovava entrando sul lato sinistro e andando avanti sistematicamente, effettuando l’intero giro della stanza. Quando finalmente finì, lanciò uno sguardo soddisfatto e premette il tasto del trasmettitore - IDA, Shepard è nella sua cabina?
Ci furono almeno cinque secondi di silenzio, poi la voce di Samantha rispose con palese imbarazzo - Garrus, qui è la specialista Traynor, hai bisogno di qualcosa?
- Nulla, grazie - rispose il turian.

Si girò verso la porta, uscì nel corridoio e si trascinò verso l’infermeria. Aprì la porta e chiese - Dottoressa, dammi qualcosa che mi faccia dormire.
La Chakwas prese un flacone e porse al turian un paio di pillole. Lui le aperse la mano che teneva il flacone, lo prese, e la lasciò con le pillole nell’altra mano. Poi zoppicò faticosamente verso il ponte e si sedette sulla poltrona a fianco a quella di Joker.
Il pilota rimase in silenzio a guardare il vetro avanti a sé, con il viso rigato dalle lacrime. Garrus cercò nella tasca e gli porse il suo fazzoletto.
- Te lo avevo chiesto per Shepard. Ora non mi serve più - gli confessò il turian con una voce che gli si spezzò improvvisamente.
- Merda - rispose il pilota, strappandoglielo dalle mani e asciugandosi il viso con rabbia.

- Joker, la nave è in condizione di viaggiare. Tutti i sistemi primari sono stati ristabiliti. Per alcuni dei sistemi secondari ci serviranno parti di ricambio. Fra un'ora decolleremo per tornare verso la Cittadella - avvisò la voce di Kaidan nelle cuffie del pilota.
- Sai perché dobbiamo aspettare? - chiese Joker a Liara che stava entrando in quel momento sul ponte - I sistemi propulsivi della Normandy sono perfettamente funzionanti ormai.
La asari si fermò alle spalle di Garrus, ancora seduto sulla poltrona di IDA e rispose in tono neutro, sperando di non esacerbare il dolore di quel turian disfatto - Prima di ripartire dobbiamo fare una cosa... tutti insieme.
Porse a Garrus una lunga targa di metallo - Crediamo spetti a te apporla sul memoriale - aggiunse a voce bassa, attenta a porgergliela rovesciata, in modo che il nome non fosse visibile.
Lui la strinse forte fra le dita, fino a quando il sangue smise di circolare nelle sue mani. Non la girò e non disse una sola parola; si alzò lentamente e si avviò zoppicando lungo il corridoio, rifiutando il sostegno di chiunque.
  
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