CASO IRRISOLTO

(DI COME IL GRANDE SHERLOCK HOLMES FALLI')


Il corpo è al centro della stanza, supino, il sangue che ancora sgorga dalla ferita sul petto. Un'arma da fuoco, una pistola. Piccola, fatale. Come il segno lasciato dalla pallottola nella carne.

Sherlock si china sul cadavere. Un caso banale, così banale che l'omicida ha deciso di costituirsi, tanto lo avrebbero catturato presto, molto presto. Ma al giovane consulente investigativo non interessa l'identità del colpevole, non gli è mai interessata veramente, in nessun caso. Ciò che vuole capire, come sempre, è il movente. Come è potuta accadere una simile tragedia? Come può quell'uomo essere morto, così, senza un motivo? C'è sempre un perché dietro. Ma Sherlock non riesce a vederlo, per quanto egli si sforzi. La sua mente brillante, che risolve anche i casi più complicati, è come annebbiata.

Sfiora con la mano la ferita, il guanto in lattice si macchia di sangue. Quale segreto si cela dietro questo terribile mistero? Quale?

La mano sale al viso in un movimento strano, nuovo per un professionista come lui, eppure talmente naturale da apparire semplice, scontato. Accarezza quasi con dolcezza quella guancia non ancora del tutto pallida, quasi come se l'uomo morto potesse risvegliarsi. Ah, se lo facesse! Se solo potesse riaprire gli occhi e rivelargli ciò che lui vuole sapere!

Due poliziotti lo afferrano per le braccia con violenza, brutalità.

« Hey, geniaccio, sapevamo tutti che sarebbe andata a finire così. Io l'ho sempre detto. »

Il DI la zittisce con un cenno, per poi rivolgersi al detective. « Sherlock, Sherlock, Sherlock... Perché? »

Lo sguardo si abbassa sulla moquette di polvere e sangue.

« Io... Non lo so. » Un'ammissione che brucia, che devasta. Perché Sherlock sa sempre tutto, sempre.

« Sai cosa succederà ora, vero? »

« Io sì, ma credo che lei no. » Una risata riempie l'appartamento, una risata piena di nervosismo, amarezza, disperazione.

Prima che qualcuno - chiunque - possa replicare, Sherlock si divincola dalla morsa dei due poliziotti e afferra la pistola, l'arma del delitto. E' così veloce che nessuno si accorge di niente finché il tempo non si ferma.

« Non l'hai capito, Lestrade? Eppure è così ovvio... »

Un colpo parte. Veloce, preciso, letale.

S’inginocchia, una mano sale al petto, in corrispondenza del cuore.

« E' così ovvio... » mormora, mentre si lascia cadere sul freddo pavimento.

Urla, ambulanze, rianimazione, ogni tentativo di salvezza è vano.

E Sherlock, in un mondo che ormai non gli appartiene più, continua a chiedersi "Perché?"

Mene's Corner

Non so che dire. E' la mia prima fanfic nel fandom e quasi me ne vergogno. Crudele, spietata, angst. Vi prego, non linciatemi.

In queste note volevo ringraziare una persona, la cara Jo Hamish Watson. Senza di te non avrei mai osato pubblicare.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e a coloro che recensiranno.

Mene Black