E non mi accorgo che so respirare
Che sei il mio sovversivo, mio sovversivo amore
Non c’è torto o ragione
E’ il naturale processo di eliminazione.
Ho strappato tutte le nostre foto. E’ strano, sai. Fino a qualche mese fa
eravamo la stessa persona. Adesso, a rivedere quelle foto, vedo soltanto due
estranei.
Come hai fatto ad entrare nella mia vita? Chi ero prima, senza di te?
Senza di te. Prima non sarei riuscita nemmeno ad immaginarlo.
Adesso non riesco a ricordare nemmeno chi sono stata con te. Sento mille me
diverse, e in quelle foto non ne trovo nessuna.
***
Era stata una giornata
terribile. Il cielo era insopportabilmente azzurro. Di un azzurro insostenibile.
Il mare era azzurro. I suoi occhi troppo azzurri a quella fermata. Avrei
preferito evitarli.
“Scusa, sai dirmi che ore sono?”
Quell’azzurro era insopportabile.
“No” dissi. Tra le altre cose, quel giorno avevo perfino dimenticato l’orologio.
Sbuffò. Si passò una mano tra i capelli scuri.
“Perderò il treno” disse, cominciando a bighellonare nervosamente. La sua voce
era bassa e calda.
Gli chiesi quale autobus aspettava. Gli spiegai che anche il 902 passava dalla
stazione, nonostante facesse un giro più largo.
“E secondo te arriverò in tempo?”
“Le strade che fa sono più libere, di solito. E poi guarda, sta arrivando”
dissi, indicandogli la vettura che si stava avvicinando con un cenno del capo.
“Devo prenderlo anch’io.”
***
And my heart is beating
faster than ever before.
Una panchina imbarazzata in mezzo alla piazza lucida di pioggia.
I miei passi, un saluto timido, il suo sorriso a labbra strette.
I suoi occhi. Le sue mani sul mio volto, tra i capelli. Il suo respiro e un
brivido lungo la schiena. Un bacio.
I suoi occhi.
***
Tell me, is this really
happening?
Foglie accartocciate a stridere sull’asfalto.
“E allora è proprio finita?”
La decisione, l’ultima parola spettava a me.
Un futuro senza lui. Mi mancava la terra sotto i piedi.
“Guardami.”
Non avevo il coraggio. Non potevo guardarlo negli occhi e dirgli che per me era
finita. Era una bugia.
Ma pensare che se ne sarebbe andato, che aveva scelto se stesso a me. Il futuro
che immaginava a me. Perché dovevo credere ancora alle sue parole?
Inspirai. Dovevo rispondere in fretta. Dovevo avere coraggio.
“Sì, è finita” dissi. Mi tremava la voce; non volevo che tremasse.
Incrociai il suo sguardo. Quell’azzurro accecante mi costrinse a tornare a
fissarmi le scarpe.
“Basta solo questo, a farti dimenticare tutto?”
Solo questo. Come se scegliere di partire e di escludermi dal suo futuro non
fosse nulla di importante.
Ma non vederlo per un po’, permettergli di inseguire i suoi sogni, poteva
davvero cancellare ogni cosa, tutto ciò che c’era stato?
La sua lontananza, quell’aereo che l’avrebbe portato via fra due settimane,
significavano davvero che voleva cancellarmi dai suoi sogni?
Il cuore continuava a martellare nel petto, assordante.
“Va bene” disse, seccamente, di fronte al mio silenzio.
Non disse più altro. Semplicemente si voltò e se ne andò. Guardai la sua figura
allontanarsi, sparire fra la folla.
Rimasi immobile anche quando non lo vidi più. Non riuscivo a staccare i piedi da
terra. Immobile nella strada deserta.
Avevo sbagliato?
***
Time turns good love to
goodbye, I should have told you.
Non sento più il bisogno delle nostre mani intrecciate, delle tue labbra sulle
mie.
In fondo, chi sei tu? Non ricordo più il suono della tua voce. Il tuo profumo.
Ci siamo solo usati per un po’.
Avrei immaginato di odiarti, ma mai di provare indifferenza.
Forse sarebbe stato meglio restare sospesi in quello stato di indefinito e
fantasticherie.
Adesso siamo solo due estranei.
Forse sarebbe stato meglio non amarti mai.
Non amare più.
Citazioni da Dentro Marilyn
degli Afterhours, Joshua dei Lifehouse e I should have told you
dei Fuel.