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Autore: Sam Lackheart    16/06/2013    3 recensioni
La odiava a morte.
Avrebbe dato di tutto per farla fuori, ma era maledettamente veloce e piccola.
E irritante.
Si appuntò mentalmente di aggiungere alla lista "motivi per i quali non dovrei andare a casa di Antonio durante le vacanze estive" la voce "invasione molesta di zanzare perchè quell' idiota non voleva prodotti chimici nella sua casa vicino al suo preziosissimo orto del cazzo".
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La odiava a morte. 
Avrebbe dato di tutto per farla fuori, ma era maledettamente veloce e piccola. 
E irritante.
Si appuntò mentalmente di aggiungere alla lista "motivi per i quali non dovrei andare a casa di Antonio durante le vacanze estive" la voce "invasione molesta di zanzare perchè quell' idiota non voleva prodotti chimici nella sua casa vicino al suo preziosissimo orto del cazzo". 
Ricominciò la sua ricerca disperata, nel tentativo di dormire almeno un paio di ore, ignorando il caldo soffocante. 
La vide fuggire dalla sua camera - camera di Antonio, a dirla tutta, ma lui gliel' aveva ceduta e si era accontantato del divano. Dio, quant' era fastidiosamente genitle.
"No, brutta lurida bastarda, hai finito di succhiarmi il sangue. Adesso ti faccio fuori!" sibilò, uscendo dalla camera.
Attraversando il piccolo corridoio, si ritrovò in salotto. Continuò a seguirla con lo sguardo per un paio di minuti, quando finalmente la vide poggiarsi. Caricò il braccio - neanche dovesse ucciderci una tarantola - e colpì con tutte le sue forze il punto dove si era fermata, senza notare - o meglio, notando troppo tardi - che era il petto nudo di Antonio.
Un urlo squarciò il silenzio della villetta.
"Lovino! Volevi uccidermi?" chiese, dopo che si fu calmato, lo spagnolo.
L' italiano sbuffò, sedendosi a terra. Oltre ad essere gentile, era anche tremendamente melodrammatico. 
"Non tu, stavolta. Questa" disse, mostrando il palmo della mano, dove giaceva una zanzara spiaccicata.
"Oh, questo sì che sipega tutto. Insomma, perchè una persona normale dovrebbe dormire la notte? Ma no, andiamo a dare la caccia alle zanzare!" 
"Che c'è, se non dormi le tue consuete quattordici ore al giorno ti viene senso dell' umorismo?" chiese Lovino acido, pulendosi distrattamente la mano sul tappeto.
Lo spagnolo non rispose, limitandosi a girarsi dall' altro lato del divano per cercare di riprendere il sonno. Era già difficile parlarci di giorno, figuriamoci di notte. Chiariamo: lui adorava il suo piccolo dolce Lovinito, ma aveva capito già da tempo che a volte era meglio lasciar sbollire la rabbia, o peggio, le ore di sonno perse. 
"Comunque se vuoi, c' è abbastanza spazio per tutti e due, visto che non riesci a dormire da solo" biasicò, prima di richiudere gli occhi e rigettarsi tra le braccia di Morfeo.
Speranza vana.
"Perchè dovrei volere dormire con te?!" urlò Lovino, incrociando le braccia.
"Perchè" iniziò lo spagnolo, girandosi per guardarlo negli occhi "Fin da quando eri un bambino non ruiscivi a dormire se non avevi la certezza assoluta che ci fosse qualcuno in camera con te. E dico assluta perchè quando cercavo di uscire dalla stanza tu ti svegliavi e iniziavi ad urlare" terminò, senza però usare la punta di risentimento che Lovino si sarebbe aspettato.
"Non sono più un bambino" sbuffò l' italiano, distogliendo lo sguardo da quello profondo dello spagnolo.
"Oh, certo che no, infatti non vai in giro per casa alle tre di notte dando la caccia agli nsetti come facevi quando eri un bambino, e non distogli neanche lo sguardo quando ti parlo come facevi quando eri un bambino, e non-"
"Smettila, brutto idiota"
"E non cerchi neanche di insultarmi come facevi quando eri un bambino" concluse Antonio, girandosi di nuovo facendosi appositamente piccolo per convincerlo a dormire su quel maledetto divano - e a far dormire anche lui.
"Non sono un bambino, stupido idiota" disse tra sè e sè, tornando in camera sua. Ma nonostante il caldo si fosse attenuato lievemente e quella maledetta zanzara fosse morta, non riuscì a chiudere occhio: rimandeva sempre in uno stato di snervante dormiveglia. Lo odiava a morte, quello spagnolo, ma dovette ammettere che forse aveva ragione. 
Ma questo non significava che gliel' avrebbe dimostrato.
Continuò a rigirarsi nel letto fino a quando non sentì la luce del corridoio accendersi. Si bloccò facendo finta di dormire come il più beato dei sognatori.
"Guarda che lo so che non dormi" gli sussurrò Antonio all' orecchio, prima di sdraiarsi accanto a lui nell' ampio letto metrimoniale "E se devo dirla tutta neanch'io riesco a dormire"
"Vattene"
"Mi stai cacciando dal mio letto?" 
"Sì" disse secco Lovino, girandosi per guardalo negli occhi. Nella penombra, non era così difficile.
"Se solo sapessi quante notti ho dovuto passare così, ritrovndomi a dormire in un lettino da bambino invece che sul mio spazioso letto, per far addormentare un certo signorino ..." ecco ritornare il tono di prima, sembrava quasi ... sognante.
"Non mi sembra di avertelo mai chiesto"
"Non hai mai avuto bisogno di chiedermi niente" disse serio Antonio, poggiandogli una mano sulla spalla "Sapevo sempre quello di cui avevi bisogno, te lo leggevo negli occhi"
Nonostante fossero le quattro di mattina, Lovino spalancò gli occhi, e il suo cuore mancò di un battito.
"Buonanotte" disse secco, girandosi dall' altra parte "E non avvicinarti, fa già abbastanza caldo"
"Ma lo sai che sei carino quando diventi tutto rosso come un pomodoro?" gli sussurrò Antonio, sfiorandogli la guancia con le labbra.
"E tu sei particolarmente irritante quando non mi acolti" rispose infastidito Lovino.
Nonostante tutto, però, riuscì ad addormentarsi dopo pochi minuti, pensando che doveva rivedere la lista "motivi per i quali non vado in vacanza da Antonio".
Quando riaprì gli occhi, il sole era già alto nel cielo, e il caldo era davvero insopportabile. Ma dopo pochi secondi per fare mente locale, si rese conto del perchè qual caldo fosse così insopportabile.
Era finito, a forza di rigirarsi nel sonno, sopra Antonio che dormiva beato.
Era praticlemente in trappola, con un suo braccio attorno al collo e uno poggiato sulla schiena. 
Sbuffò rumorosamente, facendolo svegliare.
"Mmmh ... Buongiorno" disse tranquillo, senza darsi pena per la loro posizione "Com'è che sei finito qui?" chiese, in un sussurro.
"Io?! Vorresi dire che è colpa mia?!" 
"Strilli troppo per essere appena sveglio" sentenziò, rimanendo però immobile.
"Allora?"
"Allora cosa?"
"Toglieresti gentilmente le tue braccia?! Fa già abbastanza caldo"
"Non fare finta che non ti faccia piacere" disse, sorridendo e stringendolo ancora di più "Altrimenti perchè saresti tutto rosso? Non dirmi che è ancora per il bacino di stanotte"
"Ehm, pronto? Ci sono quaranta gradi all' ombra, magari è il caldo, no?!"
"Beh, se proprio dobbiamo fare mente locale, sei tu che mi sei sopra" 
In effetti Lovino non si era accorto che Antonio aveva tolto le braccia dalla sua schiena già da un pezzo.
"Vado a farmi la doccia" disse brusco, alzandosi velocemente dal corpo dello spagnolo "E non provare a seguirmi"
Antonio sbuffò, fintamente irritato, guardando il soffitto. Fece vagare per alcuni minuti il suo sguardo ancora assonnato per la stanza semi ordinata - non poteva pretendere più di tanto, visto che la cameriera era fuggita appena aveva saputo che Lovino sarebbe arrivato. Non poteva darle torto: era già difficile tenere a bada quell' enorme tenuta seicentesca quando c' era solo lui, figurarsi in due, e quando il secondo un questione era Lovino. Si soffermò a fissare una sottile striscia di muro proprio accanto alla porta, che sembrava essere stata scalfita da un piccolo coltellino, con piccoli tagli netti che si susseguivano per circa un metro e mezzo.
Si avvicinò, incuriosito e, appena fu abbastanza vicino da leggere anche dei piccoli numeri accanto ad ogni linea, ricordò cosa succedeva in quell' angolino ogni quindici del mese. Sorrise distratto, sedendosi a terra a sfiorare il muro.
Non si accorse neanche che l' acqua della doccia si fosse fermata, e che Lovino lo stava fissando asciugandosi i capelli con un asciugamano.
"Ti sei rimbambito?" chiese, sempre più acido, avvicinandosi.
Per tutta risposta lo spagnolo si alzò, lo prese per le spalle e lo poggiò al muro.
Lovino avvampò involontariamente, cercando di liberarsi. 
"Che ti prende?!"
Lo vide avvicinarsi sempre di più, senza staccare il suo guardo dal suo.
"Tu adesso stai qui e non ti muovi, io torno subito" gli sussrrò all' orecchio, prima di sparire dalla stanza.
"Il caldo gli ha dato alla testa" si disse Lovino, rimanendo però immobile - tanto valeva assecondare la sua pazzia, se questo significava che poi l' avrebbe lasciato in pace.
Come promesso, tornò dopo qualche minuto con un piccolo coltellino che Lovino riconobbe subito. Lo usava per misurare la sua altezza, meticoloso come mai, puntuale ogni quindici del mese.
"Oggi non è il quindici" disse, senza però riuscire a tenere il broncio.
"Lo so, ma direi che per una volta possiamo fare uno strappo alla regola" rispose Antonio con un sorriso "E adessso zitto, o i folletti si arrabbiano e non ti fanno crescere" era quella la scusa che usava per farlo tacere, almeno quando lo misurava.
"Guarda che non ci casco più" rimbeccò l' italiano, senza però trattenere un sorriso. Fin da quando era un bambino, lui era l' unico che lo faceva sorridere.
"Ma tu giarda come è cresciuto il mio bambino!" disse Antonio - questo lo diceva sempre, anche quando ad otto anni scoprirono che non era cresciuto neanche di un centimetro. 
"Spero che tu capisca se non mostro lo stesso entusismo" disse Lovino, allontanadosi dal muro per vedere l' incisione. C' erano circa trenta centimetri di differenza dall' ultimo taglio. 
Antonio poggiò unna mano su quel taglio, facendosi stranamente triste. Quei trenta centimetri vuoti riassumevano lapidari tutti gli anni di lontananza che li avevano separati. Era già un miracolo che avesse deciso di venire quell' estate - e lo spagnolo era perfettamente a conoscenza della lista che ogni anno Lovino si premuava di appendere per casa, dei motivi per i quali non dovrebbe essere lì. 
Lovino lo osservava di sottecchi. Non era difficile capire a cosa stesse pensando e, nonostante lo ammettesse a fatica anche a se stesso, anche lui riusciva a capire senza troppi problemi di cosa lo spagnolo avesse bisogno.
Gli poggiò piano una mano sulla spalla, senza dire una parola.
"è passato tanto tempo ..."
"Lo so"
All' imporvviso, lo prese per le spalle e lo abbracciò forte. Nonostante fosse cresciuto, rimaneva sempre di qualche centimetro più basso. Sapeva a cosa andava  incontro, ma era diventato bravo a parare i suoi pugni.
Ma, a sorpresa, non arrivarono pugni. L' italiano ricambiò timidamente l' abbraccio, poggiando la fronte sulla sua spalla. 
Sentiva i suoi capelli bagnati solleticargli il collo, e capì che avrebbe sopportato volentieri un' altra notte insonne solo per quella sensazione. 
 
 
*** 
Finale no sense, chiedo perdono.
Sto cercando di studiare lo spagnolo da autodidatta, ecco perchè tutte queste Spamano, ma giuro che smetto! 
E Lovino è un dannato ingrato, ecco, io scriverò la mia tesi di laurea sui motivi per i quali Antonio dovrebbe innamorarsi di me ;_;
 
Sam 
  
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