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Autore: Mizu Himesui    31/12/2007    4 recensioni
Una pioggia carica di ricordi. Due Nobody diversi. Axel e Zexion.

FF nata per caso su MSN, da un'idea di Kurenai... è la nostra prima fic a quattro mani ^w^ ed è stato molto bello realizzarla. We hope you like it!
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Zexyon
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Qui prende la parola Kurenai!

Questa è la mia prima fic a quattro mani e nel farla mi sono divertita tantissimo! Lavorare con Mizu è stato
fantastico ed abbiamo imparato tante cose.

Ma torniamo alla fic, è un'AkuZeku nata da una scenetta su MSN! La scenetta era così carina che ho
proposto di modificarla e di farne una fic!

E da quel che vedo è stata un ottima idea.

Ora però vi saluto, ci leggiamo a fine fic!

See ya!

E qui Mizu °_° devo dire che le ispirazioni improvvise di Kurenai sono geniali.

Siccome ho poco tempo perché devo uscire non mi dilungo anche se vorrei…

Comunque ho adorato questa fic =3 la trovo estremamente dolce… e mi è piaciuto molto lavorare in due!



Era seduto sul tetto del Grattacielo della Memoria con le gambe a penzoloni.

Non stava piovendo per una volta, anzi, il cielo era limpido e costellato da miliardi di stelle: una situazione estremamente rilassante.

Soprattutto per lui che amava il caldo e le fiamme, e la pioggia lo faceva star male, fisicamente e psicologicamente.

Era così a suo agio che nemmeno l'assenza di Roxas riusciva a smuoverlo dalla sua quiete. Sperava solo di rivederlo presto e magari andare con lui sull'orologio di Twilight Town a parlare e a mangiare un ghiacciolo.

Si lasciò andare indietro poggiando la schiena per terra, chiudendo gli occhi.


Era solito fare lunghe passeggiate per il World That Never Was, con o senza pioggia.

Camminare lo aiutava a riflettere.

Quel giorno non pioveva ancora ma al suo naso, sensibilissimo agli odori, non sfuggiva il crescente odore di pioggia che indicava l'imminente arrivo di un temporale.

Ma neanche quello gli avrebbe fatto cambiare idea.

Avrebbe continuato la sua passeggiata di riflessione ugualmente.

Entrò così nella piazza del Grattacielo della Memoria e percepì un profumo che proprio non sopportava.

Era un misto di odori bruciati, molto forti.

Fortunatamente sembrava non essersi accorto di lui.


Axel si alzò mettendosi seduto, il tempo stava per peggiorare, ormai se ne era accorto.

Questione di esperienza ed un briciolo di autoconservazione.

Spostò le iridi smeraldine ad osservare il cielo, per il momento ancora libero da nuvole temporalesche, ma nel giro di pochi minuti sarebbe cambiato radicalmente.

Abbassò lo sguardo, maledicendo il tempo troppo variabile di quel mondo, e notò una figura a lui nota attraversare la piazza con passo cadenzato.

Lo guardò con interesse crescente.

Zexion era l'unico tra i fondatori che gli piaceva.

Xemnas passava il suo tempo nella Stanza del Sonno e non aveva mai tempo per parlare con i nuovi come lui. Xigbar e Xaldin erano noti per non avere un buon carattere. Vexen, troppo preso dai suoi esperimenti. E Lexaeus, con lui era impossibile avere anche solo un minimo dialogo.

Mentre Zexion... era intelligente, riflessivo e, anche se introverso, era piacevole stare con lui, per quanto poche fossero state le occasioni che Axel aveva avuto di sperimentarlo.

In più c'era anche qualcos'altro che lo affascinava nel suo essere.

Si tirò in piedi, stiracchiandosi: aveva proprio voglia di passare un po' di tempo con l'altro Nobody e magari capire cos'era che lo attirava tanto nella sua persona.


Zexion si accorse subito del movimento dell'altro, grazie al lieve cambiamento del suo odore, e per un attimo perse la sua solita maschera di indifferenza, cosa che lo portò ad aumentare involontariamente il passo.

Come se fosse in fuga. Che cosa idiota, perché doveva scappare da Axel?


Axel aprì un varco oscuro per raggiungerlo velocemente, e mentre lo attraversava nella sua mente si susseguivano una miriade di pensieri su 'come si sarebbe dovuto comportare'.

Quello era uno dei principali motivi della sua mancanza di contatti con il numero VI. Non sapeva mai che atteggiamento assumere.

Doveva essere allegro o cercare di adeguarsi al carattere di Zexion?

Beh, non voleva risultare falso adattandosi ma non voleva nemmeno sembrare più idiota del solito, restando sé stesso.

Certo, di sicuro Zexion già pensava che lui fosse un idiota, quindi peggio di così non poteva andare ma, se c'era una possibilità di fargli cambiare idea sul suo conto valeva la pena di provare a sembrare più serio, no?

Sì, doveva sembrare più serio!

Uscì dal varco proprio davanti a Zexion, che si bloccò un attimo, mentre Axel faceva un cenno con la mano in saluto.

"Ciao Zexion! Come va?"

Il numero VI spostò lo sguardo per non incontrare quello verde dell'altro.

"Come al solito." rispose laconico, provando a superarlo.

Il rosso aprì la bocca per provare a dire qualcosa di serio, come si era ripromesso di fare ma, per la fretta, precipitò le cose: "Devi stare su con la vita... o meglio, con la non-vita!"

Ecco, complimenti Axel! Veramente bravo, si disse.

Zexion guardò per la prima volta Axel in viso, serio.

"La riflessione mi porta a considerare la nostra permanenza su questo mondo inutile e triste. Non vedo perché dovrei essere allegro.", provò ancora a scansarlo ma ancora il numero VIII lo bloccò.

"E allora non pensarci, semplice no?!"

Axel si sentiva veramente un idiota a parlare e a rispondere in quel modo. Forse avrebbe fatto meglio a sforzarsi di essere di nuovo serio.

Ma proprio non ci riusciva.

Il numero VI provò a fulminarlo con lo sguardo.

"Ho di meglio da fare. Non spreco il mio tempo a poltrire come fai tu. La nostra permanenza qui non è tutta Roxas, ghiaccioli e divertimento."

"E fiamme.", scappò ad Axel che si pentì subito di aver aperto la bocca.

Zexion sospirò.

"Non riesci proprio a stare serio neanche per un attimo? Me ne vado, la conversazione sta prendendo una piega sgradevole."

Si volto e fece per tornare sui suoi passi mentre Axel lo osservava mordendosi leggermente le labbra.

Voleva inseguirlo, bloccarlo e convincerlo che si sbagliava ma… il suo orgoglio.

Non poteva farlo, non sarebbe stato da lui, ma... era Zexion!

'Maledetto orgoglio!', esclamò dentro di sé, correndogli dietro.

"Io penso che dovresti divertirti un po'! Forza, vieni con me!" lo raggiunse e lo prese per un polso.

Zexion trasalì al contatto ma nascose tutto dietro la sua solita espressione fredda.

"Cosa sono tutte queste confidenze?" provò a divincolarsi. " Sei solo uno stupido superficiale, lasciami in pace!"

Si sentì in lontananza un tuono e già il cielo, un attimo prima limpido, si era rannuvolato.

"Su, su... vieni con me!" le prime gocce iniziarono a colpirli. " Sta anche iniziando a piovere..." finì Axel già infastidito da quella crescente umidità.

Non poteva permettere che il suo duro lavoro di modellazione mattutina venisse distrutto da quell'acquazzone quindi fece forza ed iniziò a trascinare il Nobody.

"Non c'è problema." fece resistenza Zexion. " La pioggia non mi infastidisce. TU mi infastidisci! Lasciami stare!"

Puntò i piedi per terra, cercando di costringere il rosso a lasciargli il polso, che già gli doleva, ma era troppo minuto anche per uno che, come Axel, non era tanto muscoloso.

Difatti il Numero VIII riuscì a trascinarlo sotto un riparo tanto precario quanto improvvisato. L’acqua gli finiva comunque addosso, procurandogli un grande disagio, sarebbe stato molto più semplice aprire un varco e andarsene, via da quell’odioso acquazzone, ma… Zexion. Zexion. Zexion. Zexion.

“Non fare così! Andiamo a ripararci!” lo prese per la vita, senza però smettere di serrargli la mano sul polso, e lo trasportò al riparo di un’altra tettoia, che copriva più spazio della prima. Riappoggiandolo delicatamente a terra, come si fa con una delicata bambola di porcellana, cercò di ignorare le proteste che uscivano dalle sue labbra, non molto convinte, dovette però constatare.

Nemmeno allora Axel lasciò il polso dell’altro Nobody, che cercava di celare sotto la sua solita ed impassibile maschera tutto il dolore che quella stretta gli procurava. Ci provò, a resistere alla sofferenza, ma quando alla fine sibilò perentorio, con un filo di voce: “Lasciami… il polso…” Axel lo mollò senza indugiare. Forse, pensò il rosso, aveva esagerato con l’imporsi. Ed ora Zexion l’avrebbe disprezzato ancora più di prima, considerandolo un prepotente, nonché idiota ed egocentrico.

Il Numero VI stava lentamente perdendo la pazienza, cosa normale in presenza di uno come Axel, e dire che solitamente era un tipo calmo, amante del tè e della lettura, era stato un brillante scienziato che non poteva, non voleva credere a nulla che non fosse ciò che gli dettava la ragione. Una ragione che però Axel non sembrava seguire. Il suo ridere, scherzare, il suo affezionarsi a Roxas.

Andava contro l’essere Nobody.

Loro non potevano avere dei sentimenti… era inconcepibile, contro la loro stessa esistenza.

Axel non voleva che Zexion se ne andasse, lo fermò di nuovo, afferrandolo ancora una volta. Quello allora andò definitivamente in escandescenze, iniziò a colpirlo, gridandogli di lascialo in pace, chiedendo cos’avesse fatto di male per meritarsi di averlo accanto. E nella foga, le maniche del soprabito nero gli si alzarono, a mostrare dei segni rossi sul polso. Appena il Numero VIII li vide trasalì, sentendosi più in colpa che mai. Aveva di sicuro esagerato e, per constatare il danno gli bloccò il braccio, andando ad alzare lento la manica per paura di causare altro danno.

“Cosa fai? Non toccarmi, sai?” lo aggredì Zexion, rimettendosi bruscamente a posto il soprabito.

“Stai zitto! Ti ho fatto male?!” rispose nervosamente il rosso. Fare male all’altro Nobody… era una cosa che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi.

Con orrore scoprì che non era stato lui, e avrebbe preferito invece fosse stato così, perché lo spettacolo che gli si presentava davanti agli occhi era terribile.

Sconvolto, prese con foga anche l’altro braccio di Zexion che, con lo sguardo basso, non opponeva più 
resistenza. Anche quel polso era nella medesima condizione: ferite e cicatrici deturpavano quella pelle
candida e liscia, alcune di esse erano vecchie, altre erano si stavano rimarginando mentre altre erano
fresche, con ancora tracce di sangue. Sospirò, facendosi forza e chiudendo gli occhi.
“Perché sono così?”
“Non sono affari tuoi quello che faccio con il mio corpo!” rispose il Numero VI, arrabbiato e ferito nell’orgoglio.
“Perché l’hai fatto?... Perché lo fai?!” chiese alzando la voce.
“Piantala! Piantala di fingere che ti importi qualcosa di me! A nessuno importa niente di me, sembra quasi 
che non esista! Non far finta che ti interessi qualcosa… solo perché ci siamo incontrati, anzi, tu hai voluto
incontrare me… quando Roxas sarà tornato avrai già dimenticato tutto questo. Il dolore fisico è parte
integrante della nostra esistenza, ed è anche l’unica cosa che ci tiene legati al nostro corpo. Non possiamo
provare altro, non possiamo provare amicizia, amore, tristezza, non possiamo provare nulla… come faccio a
ricordarmi che esisto? Dimmelo?! Come faccio? Tu, invece… sembra come se avessi un cuore vero… sei
felice, sei triste, ti arrabbi, ti sei affezionato a Roxas… cazzo… non ti sopporto…” ecco, si era sfogato, proprio
con chi era sicuro non l’avrebbe capito.
“Zexion…” lo guardò negli occhi, addolorato “Questo corpo è come una seconda occasione per noi… 
abbiamo avuto l’opportunità di ottenerlo dopo aver perso il nostro cuore, ti sembra giusto trattarlo così?
Perché lo fai?” domanda poi, dolce, passando un dito sopra le ferite con delicatezza infinita. Ecco perché
Zexion non lo sopportava: lo invidiava.
“Tu perché lo fai? Perché continui a fare finta che ti importi qualcosa di me?” domandò, senza più trovare la 
forza di allontanarlo, forse in realtà non lo voleva nemmeno, l’unica cosa che desiderava, in quel momento,
era lasciarsi andare perché sentiva dentro di se che Axel l'avrebbe trattenuto, che non l’avrebbe lasciato
precipitare nel vuoto. Da quanto aspettava un attimo così? Da tutta un’esistenza… qualcuno che lo
afferrasse, che lo riscuotesse, che… Voleva semplicemente lasciarsi andare. Eppure non lo fece. Non
poteva.
“Io non sto facendo finta. Quello che vedi è il vero Axel… non sono superficiale. Siamo Nobody, certo, ma 
ricordiamo ancora quali sono i sentimenti, ed abbiamo un’anima…” gli carezzò il viso, scostando un poco il
ciuffo di capelli.

“Mollami.” rispose Zexion, senza sapere che altro dire. L’ultima uscita di Axel lo aveva lasciato a bocca aperta
non lo credeva in grado di fare discorsi seri.
“Solo se mi prometti di non farlo più.” che cosa idiota da dire, pensò il rosso: Zexion era molto più paziente 
di lui, che invece non riusciva a stare fermo un attimo, e poi non avrebbero potuto certo rimanere lì in eterno.
Prima o poi l’avrebbe mollato comunque. Si sentiva uno stupido a fare questi pensieri, perché prima di
allora non si era mai fatto tante preoccupazioni su cosa dire.
“Mi pare una minaccia un po’ debole, Axel. Mollami, adesso.”
“D’accordo, d’accordo. Ti lascio solo se mi prometti di non scappare.” questo era un ricatto decisamente più 
sensato.
“…”
“Promettimelo!”
“Va bene… lasciami adesso, mi fai male.”
“Scusa!” gridò Axel lasciandogli improvvisamente il polso.
“Perfetto.” disse Zexion, sedendosi poi a terra e circondandosi le ginocchia con le braccia. Axel lo imitò.
Il Nobody più esile trasalì quando l’altro gli sfiorò il gomito, accomodandosi poi a dovuta distanza, come se 
avesse paura di lui. Si scoprì a pensare che voleva che quel vuoto venisse colmato… ma non ne ebbe il
coraggio.
“Dammi i polsi.” ordinò Axel.
“No.”
“Dammi quei polsi Zexion. Lo vuoi capire che io ci tengo a te?”
“Tu non-“
“E smettila perfavore con la storia che io faccio finta! Dammi quei dannati polsi.”
Ma come diavolo faceva… tutto il dolore che doveva aver provato. Era davvero disposto a quello, per sentirsi 
vivo? Passava la punta delle dita sulle ferite, attento ad usare la massima delicatezza possibile.
“Ahia! Ti avevo detto di lasciar stare. Adesso smettila.” si lamentò Zexion, ritraendo brusco le mani. Quel 
contatto, pur doloroso, lo faceva però stare bene. Forse la sofferenza non era l’unico modo di sentirsi
vivi, pensò.
Un breve attimo di silenzio, otto dallo scrosciare della pioggia sempre più forte, Zexion parlò.
“Davvero… davvero tu ricordi?”
“Si, ma sono cose confuse… hanno cominciato da poco a ritornarmi in mente. Sono ricordi confusi e 
sfocati, come ti ho già detto, ma sono i miei…”
“Io… io ho sempre saputo chi ero e cosa facevo… prima. Ero allievo di Ansem, il più giovane e 
promettente, prima dell'arrivo di Xehanort." mormorò svelando ciò che sarebbe dovuto essere segreto.
"Ricordo di essere stato felice, una felicità immensa, poi... di essere caduto nella depressione più profonda
e di essermi lasciato coinvolgere completamente con gli esperimenti di Xehanort."
Cadde di nuovo il silenzio, la pioggia tamburellava irregolare sul terreno. Axel non rispose, si limitò ad 
osservare prima l’asfalto bagnato, poi il Nobody accanto a lui.
Improvvisamente Zexion si trovò con qualcosa avvinghiato addosso, il rosso lo stava abbracciando, 
soffiandogli nell’orecchio due parole, tristi: “Mi dispiace…”
Bruscamente lo spinse via. Era irritato, ma quell’attimo… quell’attimo in cui aveva sentito il corpo di Axel 
premere contro il suo, il respiro regolare e fresco nel suo orecchio, il suo profumo… era incredibile come tutto gli sembrasse stranamente familiare.
“Bugiardo! Non è vero che ti dispiace! E’ da quando ci siamo incontrati che menti, menti, menti! Io non ti 
credo, io… io ti odio!” poi corse via, Zexion, incurante della pioggia, senza nemmeno tirarsi su il
cappuccio, l’acqua gli colpiva il viso facendogli a volte male. Corse, inciampando e incespicando sul terreno
bagnato, ma tutto quello che voleva era lasciare indietro quello stupido di Axel.
 
Arrivò all’Incrocio della Memoria, cadde un’altra volta, più duramente delle altre, un gemito di dolore si levò 
dalle sue labbra.
Cos’era quel dolore al petto? Una volta lì c’era il cuore, ci portò una mano sopra, stringendo forte. ‘Perché?’
 
Axel non perse tempo. Non poteva perdere Zexion. No. Non di nuovo. Gli corse dietro, a fatica, scivolando, era 
veloce, più di quanto si aspettasse da uno scricciolo come lui… eccolo. Al centro dell’Incrocio dei
Frammenti, accasciato a terra, una mano sul cuore… quale cuore?
 
‘Perché?’ si chiese per l’ennesima volta nella sua vita, serrando ancora di più la mano al petto. Sarebbe 
rimasto di nuovo solo, invisibile a tutti.
Poi due braccia gli cinsero il collo in un abbraccio.
Caldo e rassicurante.
“Per tutto quello che ho fatto e che farò… scusami Zexion… mi dispiace…” anche la voce che aveva sempre 
trovato irritante, in quel momento gli sembrava perfetta.
“Si sentì tirare indietro, ad appoggiare la schiena sul petto di Axel, che portò la mano su quella di 
Zexion, facendogli sciogliere quella dolorosa stretta sul cuore e accogliendola nella sua, più grande.
Calda e rassicurante.
Gli tirò su il viso e le sue labbra, leggere come farfalle, si posarono su quelle di Zexion.

Non servivano parole, bastava solo quel semplice gesto insieme a due lacrime gemelle che lasciavano gli
occhi di entrambi.
 
 
Kurenai
Prima di tutto grazie per essere qui a leggere!

Secondo ringrazio Mizu che mi ha sopportato (ma questo so che non vale perché anch'io ho sopportato lei... siamo mezze paranoiche...).

Terzo volevo annunciare che per questa fic verrà fatto uno spin-off ma non vi svelo altro.

Quarto, buon anno a tutti!

Baci baci!
 
Mizu
Fretta, fretta O__O grazie per aver letto, spero che vi sia piaciuta addio °_°
 
 

  
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