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Autore: thecafewriter    16/06/2013    1 recensioni
Karaoke
Anche andare al karaoke può essere pericoloso quando sei con Kai…
[YOU x KAI]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kai, Kai, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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T/N: Sono stata assente per molto tempo, lo so. Ho avuto molti esami (e ne avrò ancora per molto putroppo…) e così anche la mia adorata beta, quindi diciamo che abbiamo avuto poco tempo a disposizione, per tradurre e correggere. Oggi vi presento una nuova one-shot! Era abbastanza corta e questo è uno dei motivi per cui l’ho tradotta. Il secondo motivo è che è con Kai, e Kai è così puccioso e tenero che non ho saputo resistere. Come la maggior parte delle fan fiction di Emma, questa è scritta in seconda persona, dove “tu” sei il personaggio principale. Suppongo che sia chiaro a tutti che “Noraebang” è il termine coreano per “karaoke”. Le uniche altre due parole coreane che sono presenti nella fic sono “Aigoo”, che suppongo tutti sappiano che non ha una traduzione in italiano, e “mianhe”, che vuol dire “scusa”. (Sì, sono troppo pigra per fare un mini glossario alla fine della pagina u.u).
Per chi volesse leggerla in lingua originale, questo è il link. Spero che la storia vi piaccia e vi faccia sorridere! I commenti e le recensioni sono sempre apprezzati. Buona lettura!


Noraebang

“Non è un po’ strano andarci da soli?” ti domandò Kai. “Che è successo a tutti quelli a cui avevi chiesto di venire con noi?”

Ridacchiasti nervosamente. “Hanno detto che avevano altri progetti,” rispondesti. “Ma io non sono mai andata al Noraebang ed è da sempre sulla mia lista delle cose da fare.”

Era notte e le strade erano illuminate dalle luci fluorescenti dei negozi e dai lampioni alti sulle vostre teste. Qua e là si stendevano ombre inquietanti, ma con così tante persone che si muovevano velocemente, non ti importava molto. In più, vicino a Kai, ti sentivi sempre al sicuro. Camminava accanto a te con le mani infilate in tasca, apaticamente. Teneva gli occhi fissi davanti a sé per tutto il tempo. Al contrario, tu non riuscivi a staccargli gli occhi di dosso.

“Non sono un grande fan del karaoke, comunque,” ammise, abbassando lo sguardo.

“Perché no?” chiedesti. “Non sei un cantante?” Era strano che Kai non fosse un fan del karaoke. Non sembrava farsi alcuno scrupolo a cantare davanti a una telecamera o un’enorme folla di fan. Cosa poteva esserci di così spaventoso nel cantare davanti a una TV in una stanzetta con altre persone?

“E’ solo che--,” iniziò a dire, ma improvvisamente decise di tenere la bocca chiusa. “Non importa. Non mi sono mai appassionato molto, suppongo.”

Gli desti una leggera gomitata alle costole. “Ma io lo voglio davvero provare!” ti lamentasti. “Non vorrai mica scappare via alla prima occasione, vero?”

Rise e ti guardò per quella che sembrava essere la prima volta da quando eravate partiti alla volta del Noraebang. “Di certo non alla prima occasione; sarebbe troppo sospetto. Sicuramente aspetterò il momento in cui tu avrai bisogno di andare in bagno e allora ti lascerò col conto da pagare. Dovrai fare i piatti per loro per un mese.”

“Così è questa la tua vera natura, huh?” lo rimbeccasti. “Cretino.”

“Mi vuoi bene,” ti prese in giro Kai.

Arrivaste al Noraebang in poco tempo e vi fu assegnata una stanza. Kai si tolse la giacca e la lanciò casualmente sul divano che c’era a disposizione mentre tu acchiappasti il libro delle canzoni e il telecomando, eccitata. Sfogliasti il libro, cercando di contenere l’emozione. Cosa avresti cantato per prima cosa? Che canzone avresti potuto obbligare Kai a cantare? Le canzoni nel libro erano relativamente recenti, ma comunque dubitavi che ci fossero quelle degli EXO.

“Potrei quasi credere che questa è davvero la tua prima volta in un karaoke,” disse Kai. Ti girasti verso di lui.

“Huh?” dicesti, non dandogli molta attenzione in quel momento. “Oh. Sì, lo è!”

Tornasti al libro e trovasti alcune canzoni che ti colpirono: un paio di quelle erano vecchie canzoni che ti facevano ascoltare tuoi genitori quando eri più piccola. Alcune erano più moderne, come “Nobody” delle Wonder Girls e “Ma Boy” delle Sistar.

“Perché ci stai mettendo secoli a scegliere una canzone?” chiese Kai. Si spostò più vicino a te per vedere meglio il libro. Diede uno sguardo alla pagina su cui eri prima di fare un sorriso beffardo e prenderti dalle mani il telecomando.

“Cosa stai--?” chiedesti.

“Ne ho trovata una per te,” disse. Digitò velocemente il numero per la TV e poi ti diede il microfono. Ti prese per i gomiti e ti fece stare in piedi più vicina al centro della stanza.

“So che sai il balletto di questa, l’ho visto prima d’ora,” disse maliziosamente. Indicò lo schermo, e vedesti che ti aveva scelto “Bubble Pop” di Hyuna.

“Cosa?! Perché? Kai!” ti girasti verso di lui per protestare, ma lui continuò solo a indicare lo schermo freneticamente.

“Sta iniziando! Sta iniziando! Vai!”

“Ugh!” ti rigirasti verso lo schermo, e la canzone stava, infatti, cominciando. Ti portasti il microfono vicino alla bocca.

Cheombuteo ttokgatji nal bakkuryeo ma--“ iniziasti a cantare.

“Dov’è il balletto?!” protestò Kai, cercando di trattenersi dal ridere troppo forte. Ti girasti verso di lui tenendo il broncio.

“Sto cercando di cantare, qui!”

“E’ più divertente col balletto, però. Sai già tutti i passi. Perché sei così imbarazzata?”

“Beh… perché… non voglio fare il balletto!” gli urlasti. Ora ti si stavano arrossando le guance. Eri una fan di Hyuna, ma ogni tanto le sue coreografie erano un po’ troppo provocanti per i tuoi gusti. Non era affatto un balletto che avresti fatto davanti a Kai.

“Aishh,” disse Kai, camminando verso di te e prendendoti il microfono dalle mani. “Non sei divertente!”

“Pensavo che avessi detto che non ti piaceva il karaoke? Non lamentarti quando sono io che pago per te!”

“Se è un grosso problema, pagherò io per me. Ma cerchiamo almeno di rendere le cose un po’ più divertenti per entrambi!”

“Hmph,” dicesti, incrociando le braccia. “Bene, allora canta tu!”

“Io? Questa canzone?”

“Sì, perché no?”

“Hmm,” disse Kai, studiando le parole della canzone in pausa sullo schermo. Si morse il labbro e si girò verso di te con uno dei suoi sorrisetti da infarto. “Bene,” disse. “Rimettila da capo.”

“Davvero?!” dicesti emozionata, aggrappandoti alla sua manica. “La canti davvero?”

“E farò il balletto,” disse. “Vai a sederti. Osserva il maestro.”

Premesti il tasto di replay sul telecomando ma decidesti di stare in piedi dov’eri, dove avresti potuto vedere meglio Kai ballare. La musica cominciò di nuovo e Kai iniziò a cantare i primi versi, anche ballando!

Cheombuteo ttokgatji nal bakkuryeo ma--!”

Non riuscivi più a trattenerti. Ti tenesti la pancia per le troppe risate.

Aigoo,” disse Kai all’improvviso, restando fermo e smettendo di cantare nel bel mezzo della canzone. “Non posso farlo, tieni, canta e balla--“

In quel momento, Kai fece oscillare il braccio all’indietro, col microfono ancora in mano, nell’intento di dartelo di nuovo. Ma Kai era più alto di te di quasi una testa. Anche più forte. E quando tirò indietro il braccio, il microfono sbatté sulla tua faccia, colpendoti come una mazza da baseball proprio sullo zigomo.

Immediatamente, ti portasti una mano al volto, dove il microfono ti aveva colpita. Sembrava come se la tua faccia stesse pulsando, e siccome era stato così improvviso e ti aveva colpita come un camion, lacrime bollenti iniziarono a pizzicarti gli occhi.

Non sentisti più il suono della canzone nella TV, e vagamente vedesti qualcosa cadere sul pavimento. Sembrava il microfono, ma non potevi esserne sicura. Ti sfuggì dalla bocca un lamento, ma prima che potesse succedere qualsiasi altra cosa, Kai ti mise le mani a coppa sul viso per farti guardare verso di lui.

“Oh mio Dio,” disse. “Mi dispiace davvero, davvero, davvero tanto, non volevo! Stai bene?” a Kai si strinse il cuore quando ti sollevò il viso per farti guardare verso di lui e ti vide gli occhi colmi di lacrime. Ti aveva fatta piangere.

“Sto--,” cercasti di dirgli che stavi bene, ma prima che un’altra parola lasciasse la tua bocca, si manifestò il tuo istinto e iniziasti a piangere davvero, contro la tua volontà. Kai ti toccò con cautela il viso dove ti aveva colpito con il microfono e sussultasti. Iniziò a farsi prendere dal panico.

“T-ti vado a prendere un po’ di ghiaccio,” disse e prontamente lasciò la stanza. Nel mentre, cercasti di ricomporti. Ti piaceva pensare che non eri una piagnona che scoppia in lacrime quando qualcuno ti colpisce. Ma ti aveva fatto davvero male quando il microfono ti aveva colpito la guancia. Kai tornò nella stanza prima che un minuto fosse passato e questa volta teneva in mano un asciugamano pieno di cubetti di ghiaccio.

Ti diede l’impacco improvvisato e tornò a tenerti il viso tra le mani.

“Hey,” disse con dolcezza. “Mi dispiace davvero tanto! E’ stato un incidente, lo giuro!”

“Kai, sto bene,” riuscisti a dire nonostante i singhiozzi occasionali che ti graffiavano la gola e ti rendevano incapace di fare un discorso coerente.

“Ora c’è un livido,” disse, toccandoti di nuovo la guancia. Il senso di colpa sgorgò in lui vedendo che il tuo zigomo stava diventando dello stesso colore del cielo. “Ti ho colpita davvero forte, vero? Fa molto male?”

Non riuscisti a dire niente e decidesti di limitarti ad annuire, senza preoccuparti di mentire per il suo bene. Sembra che non riuscissi a fermare le lacrime, non importa quanto tu volessi davvero farle smettere. Improvvisamente Kai ti circondò le spalle con le braccia e ti abbracciò il più forte possibile. All’inizio non riuscivi a respirare perché ti stava stringendo troppo, ma era caloroso e confortante e alla fine ti sciogliesti nel suo abbraccio.

“Penso che per oggi siamo stati troppo al Noraebang,” disse infine. “Andiamo. Dimenticati di pagare, ci penso io. Ora ti porto a casa.”

Kai corse verso il divano e prese entrambe le vostre giacche prima di spegnere la TV e darti il cappotto.

“Ma io volevo ancora--“

“No,” disse Kai. “Possiamo tornare un’altra volta quando saremo sicuri che non ti colpirò di nuovo. Ma dovresti continuare a tenerti l’impacco sulla faccia, per ora; sembra che ti lascerà un bel livido.”

“Ed è colpa tua,” dicesti.

“Sì, lo so,” disse. Ti circondò di nuovo le spalle con un braccio e ti condusse fuori dalla stanza. Come promesso, Kai pagò l’impiegato per la stanza anche se l’avevate usata solo per meno di un quarto d’ora, e poi ti portò di nuovo fuori sulla strada.

“E’ stato divertente finché è durato,” dicesti, la tua voce era un po’ più roca per il pianto. Kai non ti guardò; continuò invece a fissarsi le scarpe.

“La prossima volta, quelli che invito faranno bene a non darci buca,” dicesti. “Avevo invitato a venire con noi anche Chanyeol e Sehun, ma oggi avevano impegni. E ho chiesto di venire anche a Mi Sun e Ye Kyung ma--“

“Yah,” disse Kai, interrompendoti.

“Hmm, che c’è?”

Mianhe,” disse, ancora guardando per terra.

“L’hai già detto,” rispondesti. “So che non l’hai fatto apposta, quindi non preoccuparti. Cerca solo di fare attenzione la prossima volta.”

“Comunque,” disse. “Mi sentirò in colpa ogni volta che vedrò quel livido, ora. Non mi sarei preoccupato se avessi resistito, ma sei scoppiata a piangere, invece, e… beh, ora mi fa male il cuore.”

Sorridesti alla sua piccola confessione. Non capitava spesso che Kai decidesse di mostrare questo suo lato sensibile e affettuoso. Ma te lo saresti ricordato sempre. Distolse l’attenzione dal terreno e colse l’opportunità di guardarti negli occhi di nuovo. Erano ancora rossi e gonfi, e la tua guancia stava ancora continuando a tingersi di blu, ma sembravi molto più felice ora. D’altra parte, Kai sembrava tormentato dal rimorso. Gli prendesti la mano.

“Beh, almeno ora ci capiamo un po’ meglio,” dicesti.

“In che senso?”

“Non sono più nemmeno io una grande fan del Noraebang.”

  
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