Arianna Fontana
IL RITORNO DEL BARACLE
CAP.1
La
notte aveva avvolto
rapidamente Tortuga, avvolgendola in una coperta blu e imperforabile,
trapuntata di piccole e rade stelle e di nuvole scure e minacciose, che
turbinavano inquiete.
Tra
le palme serpeggiava un
vento sibilante e freddo, che increspava l’acqua del mare e
faceva oscillare le
navi attraccate agli ormeggi.
Le
luci delle taverne e le
lanterne nelle strade si erano accese prima del solito, ma niente
riusciva a
traforare la foschia che si era insinuata sulla città.
Anche
la “Sposa Devota” non
era stata da meno, ma la sua fiaccola era ancora più debole
delle altre,
cosicché non poteva servire a niente al ragazzo che
girovagava tra i vicoli di
Tortuga da più di un’ora.
-
Maledetta città
– pensò Jack
Sparrow, quando si rese conto di essersi perso di nuovo.
Se
qualcuno fosse passato
in quel vicolo in quel momento, e avesse avuto la capacità
di vedere nella
nebbia, non avrebbe potuto non soffermarsi a guardarlo : era davvero
strano,
così smilzo e alto,con i capelli più scuri e
ispidi che mai (tra i quali vi era
già qualche traccia dei dread che, qualche anno dopo,li
avrebbe sostituiti
completamente) e un lungo e largo copriabito.
Di
quel copriabito Jack si
vergognava parecchio (soprattutto perché aveva dovuto
barattarlo con il
nuovo,meraviglioso cappello che si era comprato), ma con le temperature
così
insolite e basse che erano scese sui Caraibi un marinaio non poteva non
fare
niente.
-
Soprattutto un
capitano… -
pensò Jack
Si
guardò di nuovo intorno,
cercando di ignorare il freddo
-
… un
capitano… -
-
… assolutamente
perso …-
Sapeva
che avrebbe avuto
molte probabilità di perdersi (non conosceva bene Tortuga,
d’altronde, l’anno
prima, l’aveva “visitata” sì e
no tre giorni, prima di imbarcarsi sul
Barnacle), ma aveva deciso che sarebbe stato lui a scendere nella
città,
lasciando il resto dell’equipaggio sulla nave.
Jean
e Tumen non avevano
avuto obiezioni.
Constance
aveva soffiato
minacciosamente, ma poi si era calmata.
Fitwilliam
(anzi,Fitz),
grazie al cielo, aveva un gran mal di testa, e perciò non
aveva potuto
ribattere.
In
quanto a Bell … beh, era
per lei che vagava in giro a quella città maledetta.
Arabella,
infatti, era
stata l’unica a voler tornare a casa,l’anno prima,
al termine dell’avventura
della Spada di Cortés.
-Lo
faccio per mio padre-
aveva detto.
E,
quando avevano trovato
un nuovo tesoro da andare a trovare, e perciò
l’occasione di riformare
finalmente l’equipaggio,il giovane capitano del Barnacle si
era offerto di
andare a recuperare Arabella (Bell N.D).
Jack
non l’aveva mai
ammesso, ma in fondo, molto,mooolto,moltissimo in fondo, gli mancava :
non
c’era mai qualcuno che ribatteva con delle battute alle sue
considerazioni (sì,
Fitz ribatteva fin troppo,ma lui aveva la tendenza a passare
direttamente alle
sciabole), nessuno tanto fuori di testa da buttarsi in mare, e che lui
poi
doveva salvare dalle sirene…
Jack
stava ancora meditando
su questi pensieri, quando andò dritto a finire contro un
muro, sbattendo il
naso.
La
fine del vicolo.
Stava
per imprecare, quando
alzò gli occhi al cielo, e vide un insegna di una locanda,
sulla quale, a
caratteri antiquati e sbiaditi era scritto
La Sposa Devota
Jack
sogghignò e, cercando
a tentoni la porta nella nebbia, entrò nella taverna.
All’interno,
faceva molto
caldo, e Jack ebbe finalmente l’occasione per togliersi il
suo ridicolo
soprabito.
Il
locale era illuminato da
molte candele, sparse un po’ qua e là, sia sui
tavoli,che sul pavimento, che in
bocca ai marinai svenuti (e che qualche spiritosone aveva provvisto a
infilarvi), tuttavia, la luce era comunque calda.
Sarebbe
stato senza dubbio
un locale dall’aspetto confortevole,se non fosse stato per i
brutti tipi che si
aggiravano tra i tavoli, pronti a far scoppiare una rissa per un
qualsiasi
pretesto (anche un bottone staccato dalla fusciacca), o per
l’odore
insopportabile di rum, alghe e fumo, o per le macchie di salnitro alle
pareti.
Jack
, com’era solito a
fare, ignorò tutte queste cose (almeno cercò) e
lasciò vagare lo sguardo su
quell’ammasso di gente alla ricerca della ragazza.
Eccola
lì!
Jack
si concesse qualche
minuto per osservarla : diavolo – pensò
– è diventata uno schianto…-
Effettivamente
(anche se
Sparrow non si esprimeva, neanche quando pensava, come un poeta),
Arabella era
diventata in un anno davvero un ragazza molto belle : aveva il viso
fine, forse
un po’ più affilato di come se lo ricordava,
incorniciato da una massa di
riccili ramati che rifletteva la luce delle candele ; era snella, -con
le curve
abbastanza generose- (non mancò di notare il ragazzo ;-) ),e
un vestito di
stoffa greggia che non le rendeva giustizia.
-Chissà
Fitz, quando Bell
tornerà sulla nave…- pensò Jack con un
sogghigno …
…e,
si rese conto,una punta
di amarezza…
Scacciò
alla bene meglio la
punta di amarezza e, senza fare rumore e senza farsi notare(e schivando
un
boccale di birra che qualcuno aveva appena lanciato su una trave sopra
di lui),
si avvicinò alle spalle della ragazza : le cinse rapidamente
i fianchi con le
braccia,e le sussurrò all’orecchio :
-Ciao,
Bell…
Spazio
dell’autrice :
salve
ragazzi/e!!! Questa è
la mia prima ff, perciò,se potete,siate clementi (accetto
comunque le critiche
costruttive). Mi scuso se questo capitolo è un po’
corto, ma serviva più come
introduzione (tra parentesi,è meglio se gli cambio il
titolo).
Dedico
questa fan fiction
alla mia cugina Ale, che è stata la prima a farmi scoprire
“Pirati dei
Caraibi”,e a Giù ,che è
l’unica delle mie amiche che legge le avventure di Jack
e del Barnacle.
Recensitemi,per
favore!!! J Scribak (alias Arianna F.)