Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    17/06/2013    8 recensioni
Era la prima volta che la sensazione data dal loro legame era così forte da impedirgli persino di distinguere da quale dei suoi Nakama provenisse. Cercò di concentrarsi, ma tutto quello che ottenne fu di mettere a fuoco quel trillo che gli risuonava nelle orecchie già da qualche minuto. Era il telefono, e quasi strisciò per arrivare a sollevare la cornetta.
“Pronto...” gracchiò, cercando di tenere almeno gli occhi aperti.
Missing moment del CD Drama "Kourin Den", parla dell'incidente di Seiji dal punto di vista dei suoi compagni. Per chi non conoscesse il Drama, ho aggiunto due paroline di riassunto...^__-
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic è un missing moment del CD Drama "Kourin den", perciò spendo due paroline di riassunto per chi non lo conoscesse.
Il Kourin den è il CD Drama dedicato a Seiji - dal nome non lo avreste mai detto, eh? ;P - ed è ambientato dopo il primo OAV. Seiji appare piuttosto in crisi, lontano dai propri nakama e pieno di dubbi. Incontra per caso una vecchia amica di scuola, ed accompagna lei e la figlia ad un festival in cui la bimba deve danzare. Mentre sono in strada, Seiji viene travolto da una moto per salvare la bimba e rimane gramente ferito.
Cade in un sogno (non è chiaro se entri in coma) e gli appare una bambina che non conosce. Incontra poi i suoi nakama, che combattono assieme a lui, traghettandolo uno alla volta attraverso una lotta immaginaria fino a ricondurlo di nuovo alla vita. Una volta sveglio, scopre che la bambina sognata altri non era che lui stesso, vestito da bimba quando era piccolo (secondo una tradizione antica) per proteggerlo da una grave malattia che lo aveva colpito.


Il Solco


“M...erda...” Grugnì tenendosi premuta la spalla destra. Era l'unica parte del corpo che riusciva a distinguere come dolorante, o forse anche la caviglia non era a posto, probabilmente era incastrata da qualche parte.
Ma quello che sovrastava tutto era un dolore diffuso, improvviso e fortissimo, che gli stava esplodendo nella testa. Ryo non aveva bisogno di interrogarsi su quale fosse la causa, sapeva distinguere piuttosto bene quando una sensazione veniva da sé, e quando invece gli giungeva dal legame con i propri Nakama.
Spesso si trattava di una sensazione vaga, un leggero senso di ansia, o al contrario un buon umore inspiegabile e improvviso. Con un po' di concentrazione riusciva a distinguere da chi arrivasse, e semplicemente lasciava che rimanesse come una sorta di sottofondo dei propri pensieri. Altre volte era qualcosa di più forte, e allora non poteva fare a meno di perderci un minuto di più, chiedendosi se fosse il caso di telefonare, controllare se fosse tutto a posto.
Ma stavolta era stato qualcosa di così violento che aveva lasciato fuori tutto il resto, anche la percezione reale di quello che aveva attorno. Lo aveva disorientato così tanto che era caduto come un sacco, mentre saliva i tre gradini di pietra che portavano al patio di casa propria.
E adesso era steso a terra, aspettando che il dolore diminuisse abbastanza da riuscire a sollevarsi e provare almeno a capire “chi” e “cosa”.
Mentre il martellare delle tempie cominciava finalmente a spegnersi, fu invaso da una sorta di terrore. Saltò su da terra come una belva, pentendosene all'istante. La caviglia era davvero incastrata tra il gradino e la base del corrimano, e se fosse stato appena meno allenato, se la sarebbe spezzata con la sua stessa foga.
Si precipitò in casa, sollevò la cornetta tremando e dovette fare due o tre respiri profondi prima di riuscire a concentrarsi abbastanza da comporre un numero di telefono.
Mentre aspettava che la linea iniziasse a squillare, incontrò lo sguardo di Byakuen.
Si aspettava di vedere la tigre preoccupata, visto l'aspetto che sapeva di avere, ma la vide invece seria e grave. Per un attimo il terrore fu così forte che credette di cadere di nuovo, ma in quel momento qualcuno rispose dall'altro capo del telefono, e Ryo si sforzò di ritrovare la voce.

- o -

Shin si premette una mano sugli occhi. La testa gli martellava così forte che la lama di luce che filtrava dalla finestra gli stava ferendo gli occhi. Da qualche parte c'era un rumore ritmico, insopportabile, e il bruciore alla bocca dello stomaco lo aveva fatto accasciare a terra.
Era successo qualcosa, qualcosa si era rotto ed era impossibile capire se si sarebbe potuto aggiustare... Come se qualcuno di loro fosse sull'orlo di un precipizio, e potesse cadervi dentro da un istante all'altro.
Era la prima volta che la sensazione data dal loro legame era così forte da impedirgli persino di distinguere da quale dei suoi Nakama provenisse. Cercò di concentrarsi, ma tutto quello che ottenne fu di mettere a fuoco quel trillo che gli risuonava nelle orecchie già da qualche minuto. Era il telefono, e quasi strisciò per arrivare a sollevare la cornetta.
“Pronto...” Gracchiò, cercando di tenere almeno gli occhi aperti.
“Shin! Tu stai bene?!”
“Ryo... - stavolta la voce gli era uscita un po' più chiara – io sì, ma...”
Si fermò, perchè non c'era molto da dire. La telefonata stessa era la conferma che non si era sbagliato.
Mentre parlava sentì la confusione dissiparsi e capì a chi avrebbe telefonato e quale telefono sarebbe invece rimasto muto. Si premette una mano sulla bocca per non singhiozzare, mentre due grosse lacrime scivolarono fuori dagli occhi, incastrandosi tra le dita e il viso. Una si infilò nell'angolo della bocca, e riuscì solo a sussurrare: “Chiamo io Shu. Te la senti di telefonare a Touma?”

- o -

“Shu!! vuoi rispondere a quel diavolo di telefono o devo fare le scale per la centesima volta??!!”
Il samurai della terra aveva la mano tesa in avanti, a pochi millimetri dalla cornetta, ma non voleva rispondere. Sapeva già cosa avrebbe sentito, o almeno sapeva già le parti importanti. Era successo qualcosa ad uno dei suoi amici. Quasi sicuramente Seiji, lo percepiva piuttosto chiaramente ormai da qualche minuto. Desiderò non aver mangiato così tanto a pranzo, perchè era sicuro che non avrebbe resistito ancora molto senza vomitare tutto.
Sua madre comparve sulla soglia della stanza. Una mano poggiata sul fianco, a stropicciare il fiocco del grembiule, l'altra sullo stipite della porta.
Respirava affannosamente. Stava per borbottare qualcosa sul fatto che non era più una ragazzina, e che i suoi figli avrebbero dovuto dimostrare un po' più di rispetto, invece di farla correre qua e là come una matta. Ma appena vide l'espressione di suo figlio chiuse la bocca e lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla. “Va tutto bene, tesoro?”
Shu non si mosse, sembrava non l'avesse nemmeno sentita. Solo quando il telefono smise di squillare sembrò riscuotersi. Si girò verso di lei, la abbracciò e disse: “Devo andare, mamma. Vado a Sendai e starò via... beh, un po'. - cominciò a rovistare nel fondo dell'armadio per cercare un borsone – Ah, tra poco suonerà di nuovo il telefono. Se è uno dei miei amici, digli che sono già partito, e che ci vediamo là...”
Scese le scale quattro gradini alla volta e uscì nella strada piena di negozi e ristoranti. Erano le sei del pomeriggio, e da molte cucine cominciavano a levarsi profumi deliziosi. Fin da piccolo Shu si era sempre divertito ad indovinare chi stesse cucinando, e cosa, ma stavolta quel tripudio di fritti, spezie e stufati gli faceva solo serrare ancor di più la morsa che sentiva allo stomaco...

- o -

Per essere uno che pensava un po' più velocemente degli altri, Touma era certo che il suo cervello in quel momento fosse completamente fermo. Riusciva quasi a sentire il silenzio totale dei suoi pensieri, violento quanto il rombo di dolore che gli aveva squarciato la mente fino a pochi minuti prima. Sapeva che il legame con Seiji era quasi scomparso. Al posto di quello sentiva una ferita simile ad solco, un graffio profondo che la sua mente rifiutava con violenza.
Per la seconda volta il telefono prese a squillare, ma di nuovo Touma si rifiutò di rispondere. Semplicemente non voleva ancora uscire da quello stallo in cui si era rifugiato, e basta. I suoi Nakama erano quasi tutto ciò che possedeva: guardare in faccia alla realtà e scoprire cosa fosse successo era al di sopra delle proprie possibilità.
Stavolta il telefono squillò solo tre volte, poi si zittì. Touma si sentì un vero cretino. Gli altri erano sicuramente già pronti a partire, e lui non aveva nemmeno la forza di alzare una cornetta. Si alzò e si diresse verso la sua camera, quando gli squilli ricominciarono. Stavolta fu veloce a rispondere.
“Touma! Finalmente, credevo non fossi in casa!”
“Ryo.”
“Shu e Shin stanno partendo, io aspettavo soltanto che mi rispondessi, poi...”
“Ryo!”
“Touma?”
“Tu credi...credi che Seiji sia... - decise che era una domanda inutile. Sarebbe andato là e avrebbe avuto ogni risposta. - Ryo, non preoccuparti. Sarò là prima possibile. ”

  
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