Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: CHAOSevangeline    17/06/2013    5 recensioni
{UsUk lieve}
« Ascolta Arthur, posso farti una domanda? »
Dal suo canto l’inglese nemmeno immaginò che volesse tornare a parlare del da poco ritrovato animale e per questo gli fece un cenno per fargli capire che poteva parlare.
« Mi spieghi perché il tuo gatto si chiama esattamente come me? »
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non c’è nulla di male se amo il suo nome, no?

 
 
Quelle scomode serate in cui si invitano gli amici a cena non erano mai state il suo forte, ma Arthur aveva voluto comunque organizzarne una per dimostrare ai suoi alleati che se lui decideva di fare qualcosa, era perfettamente in grado di riuscirci e con risultati egregi.
Non aveva potuto organizzare il tutto in giardino a causa delle pessime previsioni date per quella sera, quindi aveva optato per spostare la cena nella sala da pranzo.
Peccato che Ivan avesse dato buca.
Peccato che anche Wao l’avesse fatto.
Sarebbe stata una cena a tre, alla fine: lui, Alfred e Francis.
Però, dati gli avvenimenti precedenti, un altro fatto prevedibile era susseguito a tutti gli altri. Stranamente, anche Francis si era ritrovato con qualcosa di meglio da fare e quindi erano rimasti solo lui e l’americano.
L’immenso tavolo della sua residenza inglese sarebbe stato fin troppo per sole due persone, ma ormai aveva organizzato le cose in grande stile e in quel modo le avrebbe portate a termine, anche se c’era solo quell’idiota di Alfred.
Aveva cucinato a partire da quel pomeriggio presto e tutte le pietanze erano già pronte e disposte sul tavolo. Questo vantaggio gli aveva permesso di correre in camera – nonostante il molto tempo rimasto – e prepararsi di tutto punto.
Così eccolo con indosso, come un perfetto gentleman, giacca e cravatta.
Peccato solo che li stesse portando mentre si trovava inginocchiato sull’erba umida per la pioggerellina di quel pomeriggio, che aveva lasciato i fili d’erba ancora imbevuti d’acqua insieme alla terra.
Dal canto suo, anche Alfred stava trovando piuttosto bizzarra una scena simile.
Tutti quanti si erano defilati da quella cena dicendo che avevano paura che l’inglese li potesse avvelenare e alla fine anche Francis l’aveva lasciato solo con quella scusa.
Non si era affatto sentito scalfito dall’idea di essere l’unico a presentarsi: aveva sopportato quella cucina per tantissimi anni quando era piccolo e in più un eroe non si sarebbe mai potuto proclamare tale se si fosse tirato indietro di fronte a del cibo apparentemente immangiabile.
Decise di non rimanere sul cancello a porsi inutili interrogativi sul perché Arthur fosse infilato a quattro zampe in un cespuglio e di chiedere direttamente a lui spiegazioni.
« Ohi, Arthur! » chiamò a gran voce come se nei dintorni non ci fosse nessun’altro a parte loro due.
La sua voce sembrò irritare particolarmente l’inglese, che se ne uscì dal cespuglio con un’espressione degna della persona più offesa del mondo.
Andò rapidamente verso il cancello, tirando fuori le chiavi che fortunatamente aveva infilato nella tasca dei pantaloni e lo aprì.
Fino a quel momento non aveva mai parlato e fu per questo Alfred a intervenire nuovamente per rompere il silenzio, per nulla imbarazzato.
« Ti ho visto in difficoltà! Hai perso qualcosa? »
Entrò in giardino senza che fosse l’altro a invitarlo, guardandosi intorno.
« Il mio gatto. » ribatté, freddamente Arthur.
Certo che agghindarsi e poi accogliere le persone con una frase detta a quel modo avrebbe rovinato tutto, se solo l’ospite in questione non fosse stato Alfred.
Si soffermò di più sul fatto che l’inglese avesse un gatto e l’avesse perso, che sul suo tono; aveva una perfetta occasione per fare l’eroe, ora.
« Da quando hai un gatto? » alzò un sopracciglio, mentre un sorrisetto divertito gli si dipingeva sul viso.
« Da quando l’ho trovato! » rispose bruscamente, mentre si voltava. Non poteva sopportare l’idea di averlo perso. « Tu sei in anticipo, quindi puoi andare dentro. Io arrivo tra poco. »
Stava per voltarsi e andarsene quando si accorse che aveva ancora Alfred accanto.
« Ti do una mano a cercarlo. » sorrise, infilando una mano nei pantaloni del completo che indossava. « Come si chiama? »
Arthur non si sarebbe mai sognato di ringraziare l’americano, orgoglioso com’era, ma ancor meno disposto a farlo lo divenne con quella domanda.
Non poteva dirgli il nome di quel gatto.
Mai.
Assolutamente.
« N-Non ne ha uno. Cioè, si chiama Micio, sì! » si incamminò subito verso un altro punto del giardino, dove iniziò a frugare tra piante e cespugli lasciando dietro di sé una certa aura di disordine.
Alfred era rimasto abbastanza shockato da quel nome: lui come minimo gli avrebbe dato qualcosa come due o tre appellativi con tanto di cognome.
Probabilmente Arthur gli aveva dato qualche nome arcaico, tanto che anche lui se ne vergognava.
Iniziò a setacciare cespugli e piante, chiamando quel famigerato “Micio” sperando che uscisse rapidamente dal suo nascondiglio andando da lui, piuttosto che dal suo padrone.
Improvvisamente qualcosa lo distrasse alla sua ricerca: sentì urlare, da un altro punto del cortile, il suo nome.
Il primo pensiero che ebbe, fu un Arthur, con stretto il micio, che veniva attaccato da un gruppo di cani, ma l’aveva scartato rendendosi conto che i suddetti non sarebbero mai potuti entrare. Aveva pensato, poi, che fosse crollato disperato, rimanendo impigliato da qualche parte.
In ogni caso doveva essere bisognoso di aiuto e lui in qualità di eroe certamente non gliel’avrebbe negato.
Corse nella direzione da cui aveva sentito provenire l’urlo.
« Che è successo, Arthur?! » esclamò con un che di teatrale, mentre frenava sulla terra umida.
L’aveva detto troppo tardi per bloccare l’inglese, che stava strusciando il proprio naso contro il musetto peloso del gattino, continuando a chiamare quel nome.
Alfred.
Il gatto di Arthur si chiamava veramente come lui?
 
 
Dopo la terribile sfuriata spettata all’americano per quella che secondo il padrone di casa era stata una bella e buona interruzione di un intimo momento familiare, erano finalmente entrati in casa e Alfred aveva avuto modo di osservare per bene il gattino che aveva creato tanti problemi: all’apparenza sembrava un cucciolo, ma era già piuttosto paffutello e aveva un manto nocciola che in alcuni punti, come la pancia e le zampette, sfumava verso il bianco.
Gli occhi, poi, erano di un azzurro intenso che l’avevano lasciato abbastanza sorpreso, ricordandogli qualcuno.
Niente comunque era stato sconvolgente quanto lo scoprire il nome del gatto e il vedere Arthur che si agitava quando si era accorto della sua presenza alle sue spalle, dopo il ritrovamento.
Avevano finito di cenare da pochi minuti e Alfred era intento a pulirsi per l’ultima volta le labbra con il tovagliolo.
Le portate non erano state nemmeno tanto disastrose come avevano pensato gli altri che avevano dato buca all’ultimo.
« Ascolta Arthur, posso farti una domanda? »
Dal suo canto l’inglese nemmeno immaginò che volesse tornare a parlare del da poco ritrovato animale e per questo gli fece un cenno per fargli capire che poteva parlare, mentre prendeva un sorso di vino che aveva comprato solo per tenere buono Francis.
Quando si era calmato, un po’ gli era dispiaciuto essersi comportato in modo tanto scontroso quando l’altro era arrivato, ma alla fine non aveva chiesto scusa, come al solito.
« Mi spieghi perché il tuo gatto si chiama esattamente come me? »
Sistemati com’erano, uno di fronte all’altro, Arthur non riuscì proprio a celare le proprie guance imporporate che in giardino era riuscito a celare appena in tempo dandogli le spalle.
Pensò di dirgli che non era colpa sua se quel nome piaceva anche a lui, ma sarebbe stato come fargli un complimento.
« S-Sono fattacci miei, stupido! »
Insomma, mica poteva dirgli che quel gattino che tanto gli assomigliava era stato un toccasana per alleviare la mancanza che provava tutte le volte che non poteva chiamare il suo nome, da quando se n’era andato da quella casa.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ehilà, buonasera a tutti! :3
Pensavo che non sarei mai riuscita a scrivere una UsUk e invece eccomi qui!
Finalmente dopo tanto tempo che non mi capitava, ho avuto un’idea e sono riuscita a scrivere una shot che mi sembra anche abbastanza carina in meno di qualche ora!
Devo sinceramente ringraziare il mio gatto per questo: se non avessi guardato lui probabilmente non avrei avuto un’idea simile ;w; <3
Ringrazio tutti quelli che leggeranno la storia e beh, detto questo ci vediamo alla prossima fan fiction!
CHAOSevangeline
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: CHAOSevangeline