Wish.
“Sono
felice che tu sia venuto.”
Jason
le sorrise dolcemente, prima di accoccolarsi accanto a lei; il cuore di
Piper
perse un battito.
Non
avrebbe saputo come descriverlo, non trovava parole che le sembrassero
adatte o
che riuscissero a esprimere almeno un po’ quanto potesse
essere felice. E
spaventata.
Era...
unico. Un momento assolutamente
magico. Erano seduti lì, con le gambe penzoloni, a osservare
il cielo chiaro e
limpido costellato di stelle. Piper osservava quei piccoli puntini
luminosi e
ripensava alle vecchie storie di nonno Tom: non la allettava molto
l’idea che
un mistico e divino istrice e altre creature simili la osservassero
mentre ci
provava con Jason.
“Così...
pioggia di meteore, eh?”, chiese lui, più per
rompere il ghiaccio che per
chiedere una conferma.
Non
che Piper fosse una fanatica di astronomia: era stata una scusa come
un’altra,
quella delle meteore. Una scusa qualsiasi per avere Jason accanto,
tutto per
sé.
Tra
i due calò un silenzio carico d’imbarazzo; Piper
cercò inutilmente qualcosa da
dire, qualunque cosa che potesse sembrare minimamente intelligente, ma
l’eccessiva vicinanza del ragazzo le rendeva impossibile
formulare un qualsiasi
pensiero più o meno coerente.
“E’
un peccato che Leo non sia potuto venire”, mormorò
Jason, anche se non sembrava
poi così dispiaciuto. “Si perderà un
bello spettacolo.”
Piper
arrossì. “In realtà... non lo avevo
invitato affatto. Volevo... stare un po’ da
sola con te, ecco.”
Jason
sorrise, sembrava divertito - o compiaciuto, forse? Piper
sentì il sangue
colorarle violentemente il viso, e la situazione non
migliorò quando lo sentì
avvicinarsi a lei.
Faceva
freddo, lì nel deserto, e l’aria era frizzante;
Piper si strinse un po’ di più
nella coperta che aveva portato, invitando anche Jason ad usarla. Erano
molto
vicini, pericolosamente vicini; Piper poteva sentire il suo cuore
battere come
amplificato - le ricordava i timpani di un’orchestra - e
sperò con tutto il
cuore che Jason fosse abbastanza distratto dallo spettacolo che la
Natura stava
offrendo loro per farci caso.
La
pioggia di meteore era iniziata: le scie polverose bianche e gialle si
intrecciavano nel cielo immenso e scuro, come la traccia di un gessetto
sulla
lavagna, e formavano incredibili giochi di luce e di colore. Avevano
gli occhi
puntati verso quella distesa costellata di piccoli puntini luminosi
quando la
mano di
Jason
incontrò quella di Piper: fu un contatto lieve, quasi
inesistente, che presto si trasformò in una stretta salda,
dolce e sicura.
Rimasero così, mano nella mano, stretti nella coperta, ad
ammirare quello
spettacolo naturale, e Piper non si era mai sentita più
felice.
“Balliamo?”,
chiese, senza pensarci troppo su.
“Qui,
sul tetto della scuola?”, domandò, scettico:
sembrava quasi che l’idea lo
divertisse.
“Perché
no?”
“Ma...
non abbiamo neanche la musica.” Sorrise: aspettava solo di
sapere cosa aveva in
mente Piper.
“Non
ci servirà.”
Jason
si alzò in piedi, porgendole la mano: “Lo sai che
se ci scoprono qui il coach
ci ucciderà, vero?”
Piper
poggiò la sua mano su quella che lui le tendeva, alzandosi a
sua volta.
“Correrò il rischio.”
La
brezza pungente si riempì della dolce risata di Jason. La
mano che non
stringeva quella di Piper corse a cingerle la vita, attirandola a
sé. I due
ragazzi, stretti l’uno all’altro, iniziarono, passo
dopo passo, a muoversi,
seguendo il ritmo dettato dal vento delicato e dai loro respiri, che si
facevano sempre più affannosi.
Le
loro fronti si sfiorarono, i nasi si scontrarono. Lui le fece fare una
goffa
giravolta, in cui Piper rischiò l’osso del collo.
Risero.
Il
vento mosse leggermente la camicia di Jason, aperta sulla T-shirt
grigia, facendola
fluttuare per un attimo; sui loro volti si erano dipinti due sorrisi
imbarazzati, dovuti alla poca, infima distanza che li separava. I loro
respiri
esplodevano in nuvolette calde una volta usciti dalle loro labbra, per
poi
mischiarsi l’uno con l’altro: Piper poteva sentire
chiaramente il profumo dolce
e pungente della menta soffiare dalla bocca di Jason. Quella stessa
bocca che
pochi secondi dopo premeva sulla sua, teneramente. Le sue labbra erano
delicate
e morbide su quelle di Piper, così leggere da sembrare quasi
inesistenti - e
Piper non stentava a crederci, che fosse solo un sogno. Be’,
se lo era, pregò
il mistico istrice celeste che nessuno la svegliasse.
Chiuse
gli occhi, portando le mani sulle guance di Jason, rosse e accaldate
per il
vento pungente.
Piper
non si era mai sentita davvero a casa, alla Scuola della Natura: non
c’era
minuto della sua vita in cui non si chiedesse cosa ci faceva
lì, in un istituto
per ragazzi problematici, perché suo padre ce
l’avesse spedita. Ora, però, tra
le braccia di Jason la prospettiva era un’altra; le sue
labbra erano calde,
come la spiaggia illuminata dal sole estivo che lei adorava. Quanto le
era
mancato quel calore e quel sapore fresco, salmastro come il mare che
sentiva
sulle sue labbra!
Si
separarono lentamente, sorridendo. Piper poggiò la testa sul
petto di Jason:
poteva tranquillamente auscultare il battito del suo cuore leggermente
accelerato.
Una folata di vento le smosse i corti capelli color cioccolato,
facendola
rabbrividire. Jason la strinse ancora un po’ a sé,
sfregandole le braccia per
scaldarla.
Un’ultima
meteora dalla scia azzurrognola attraversò il cielo,
sparendo all’orizzonte.
“Hai
espresso almeno un desiderio?”, le chiese, senza nascondere
quel pizzico di
curiosità che trapelava dalla sua voce.
“Chi,
io? Non ha importanza: il mio si è avverato
stasera.”
Angolino autrice.
L’altro
giorno vagavo per il Fandom alla disperata ricerca di una JasonxPiper.
E’ da
questo che è nato tutto: ho cercato, cercato, ma niente. Non
ne ho trovate.
Ho
buttato all’aria tutti i miei progetti (la maggior parte in
questo Fandom, si
vede che leggere “L’eroe perduto” mi ha
fatto bene!), tutti miei lavori in
corso, per scrivere questa Shot. Non potevo accettare che non ci fosse
almeno
una JasonxPiper.
E sono
onorata di aver scritto la prima di questo Fandom, wow.
Quindi...
niente, spero abbiate apprezzato lo sforzo e, soprattutto la storia.
In
fondo, sono solo un’umile figlia di Poseidone, non posso fare
di più.
Alla
prossima, un bacio!