Film > Alice nel paese delle meraviglie
Ricorda la storia  |      
Autore: Taila    18/06/2013    1 recensioni
Agì con una pazienza e una freddezza insospettabili in un tipo irruento come lei, a muoverla era la rabbia e la delusione, la frustrazione nel vedere ancora una volta vincere Mirana e la consapevolezza che, se davvero desiderava ottenere qualcosa in quel mondo, allora avrebbe dovuto combattere e schiacciare chiunque le si fosse opposto. Mentre osservava sua sorella che si muoveva per i corridoi del suo castello, sfoggiando la sua corona e conquistando la sua corte, si ripromise che non avrebbe avuto pietà per nessuno, neanche per lei.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Re di Cuori, Regina di Cuori, Stayne
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Troppo diversa per essere amata
Autore: Taila
Serie: Alice in Wonderland (2011)
Genere: Introspettivo, Fantasy, azione
Tipo: One-shot, het, missing moments, mavieverse, what if?
Rating: Giallo (più per prudenza che per altro ^^)
Personaggi: Iracebeth, Mirana e il Re di Cuori
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot non appartengono a me, ma in primis a Lewis Carroll e poi a Tim Burton, infine a tutti coloro che ne detengono i diritti. Ho preso in prestito i personaggi e l’ambientazione per puro divertimento e senza scopo alcuno di lucro.
Note: Eccomi a far di nuovo danni in questo fandom *__* Era un po’ di tempo che desideravo ritornare a scrivere su questo bellissimo film – so che dovrei rimettere mano alla long che avevo iniziato a postare, ma al momento non mi viene in mente nulla per continuare, quindi chiedo venia umilmente – e questa volta mi sono concentrata sulla terribile Regina Rossa. Ho cercato di fare una piccola panoramica sul periodo precedente alla sua conquista del potere; il problema più grande è stato rendere il tutto il più coerente e verosimile possibile, visto che zio Tim lancia l’amo ma poi non spiega molto sui fatti antecedenti al film -_-‘ Spero di essere comunque riuscita a fare un buon lavoro e che vi piaccia.
Ringraziamenti: Ringrazio tutti coloro che leggeranno e/o commenteranno questa shot.
Adesso la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura, alla prossima gente ^O^/



Troppo diversa per essere amata


Qui, come spesso nel mondo, i più fortunati erano quelli con la testa piccola.
(Le soprascarpe della felicità – H. C. Andersen)



Iracebeth mai avrebbe immaginato che un uomo come il Re potesse desiderarla al suo fianco.
Il loro matrimonio era nato da ragioni di stato – l’uomo che i suoi genitori avevano scelto di darle in marito, era un sovrano e regnava su ampi territori che loro volevano annettere ai propri – eppure si era sentita felice come una ragazzina, quando quell’uomo affascinante e galante aveva fatto la sua proposta di matrimonio a lei e non a Mirana.
Iracebeth aveva sempre creduto che, essendo la maggiore, i suoi genitori avrebbero lasciato a lei la corona di Sottomondo ed era rimasta enormemente delusa quando, invece, era stata nominata delfina sua sorella. Lei si era ritrovata privata all’improvviso di tutte le sue certezze, di quel futuro concreto su cui aveva costruito la sua esistenza e si era sentita incredibilmente frustata e sola, perché nessuno pareva essere in grado di capirla, neanche le persone che avrebbero dovuto amarla e sostenerla.
Il problema principale di Iracebeth, nasceva dal fatto che fosse diversa da tutti gli altri abitanti di Sottomondo e tutti si faceva scrupolo di farglielo notare: quel miserrimo difetto fisico – la sua testa che, secondo la mentalità comune, era troppo grande – era stato la causa principale che le aveva alienato le simpatie degli altri. Inoltre a causa del suo carattere complicato non era benvoluta, al punto che perfino i suoi genitori sembravano fare fatica ad amarla e per questo motivo, Iracebeth aveva finito per sublimare nella corona di suo padre, un’attestazione d’affetto da parte dei genitori nei suoi confronti. Ma non era andata così e di nuovo le era stata preferita Mirana – che aveva una testa piccola, che aveva un carattere docile e che era normalissima – e lei era stata abbandonata a se stessa, a fare i conti con la propria disillusione e con la sua solitudine. Si illudeva che le chiacchiere sulla sua testa troppo grande e su quanto sua sorella fosse amabile – a differenza sua – le scivolassero addosso senza provocarle alcuna emozione, ma in realtà erano come lame che la colpivano dritta al cuore, facendola soffrire enormemente.
Poi, in un freddo pomeriggio d’autunno, con le nubi che si addensavano nel cielo e il vento che strappava le foglie simili a lamine di bronzo battuto dalle querce, suo padre l’aveva convocata nel suo studio privato.
- Mirana mi succederà come regina di Sottomondo, tu invece andrai in sposa a un Re vicino.- le disse, senza neanche sollevare lo sguardo dalle carte che stava leggendo.
Il discorso su quanto fosse politicamente importante quell’unione era lungo e tedioso e lei smise quasi subito di stare ad ascoltarlo: l’unica cosa che riusciva a mettere a fuoco nella massa caotica dei sentimenti che stava provando, era che avrebbe sposato un re e che quindi sarebbe diventata regina.
Non la Regina di Sottomondo come aveva sempre bramato, di un altro regno, ma pur sempre regina e l’idea che finalmente avrebbe posseduto qualcosa di suo, che per una volta non avrebbe dovuto contendere con sua sorella le attenzioni degli altri, era così elettrizzante da darle le vertigini. Mentre si guardava allo specchio, con indosso il vestito nuovo per il suo matrimonio, si disse che da quel giorno per lei sarebbe stato tutto diverso.


§§§



Il Re era un uomo attraente e gioviale, eppure, quando lei entrava nella stessa sala in cui si trovava lui, il suo sorriso si tendeva e assumeva un che di costruito.
In principio Iracebeth non ci aveva fatto caso, presa com’era dall’inizio della sua vita matrimoniale: c’erano tante cose da preparare e da imparare a fare, e lei non era affatto una persona paziente. Ben presto la servitù aveva imparato a temere i suoi scatti d’ira e a eseguire i suoi compiti efficientemente; persino sua maestà il Re cercava di non contraddirla e di assecondarla il più possibile.
Iracebeth in piedi davanti alla balaustra del terrazzino della sua camera da letto, contemplava il suo regno: tutti quei terreni appartenevano a lei e possedeva il diritto di vita e di morte su coloro che ci vivevano sopra, sarebbe bastata una sua sola parola e quei miserabili avrebbero visto le loro preziose teste rotolare via. Quel pensiero era sempre inebriante, perché rendeva bene l’idea del potere che adesso possedeva: poteva fare qualsiasi desiderasse e nessuno poteva impedirglielo, nessuno poteva più azzardarsi a riderle dietro le spalle a causa della sua testa e tutti dovevano rispettarla.
Adesso sono identica a Mirana, pensava stringendo le mani sul ripiano del parapetto. Anche ora che tutte e due erano Regine e avevano un regno su cui regnare, anche adesso che si equivalevano sul piano del prestigio sociale, sua sorella era come un’ombra che gravava su di lei, oscurandola e non poteva fare a meno di seguitare a fare confronti tra di loro, su quella diversità fisica e caratteriale che le separava. Ma poi la porta della camera veniva aperta e il Re entrava salutandola con un cenno del capo, e lei si rendeva conto che possedeva qualcosa che Mirana non aveva: un marito.
La loro vita di corte era abitudinaria e tranquilla, eppure c’era qualcosa che a Iracebeth non tornava. Quando si era sposata, aveva immaginato che tra lei e suo marito ci sarebbe stata una certa intimità, invece suo marito sembrava non essere prodigo di baci e carezze, che cercasse sempre di trovare una scusa per non restare più del necessario in sua compagnia; perfino i loro incontri notturni parevano più delle pratiche da sbrigare il più velocemente possibile, che non dei gesti dettati dall’affetto.
Sua madre le aveva consigliato di portare pazienza: la loro era un’unione politica e ci sarebbe voluto molto tempo affinché si potesse consolidare un legame affettivo tra di loro. Iracebeth però era una persona irruenta e voleva tutto e subito; ma non potendo avere ciò che bramava dal Re, ovvero quell’accettazione totale di se stessa da parte di un’altra persona, si era aggrappata ferocemente al potere che il titolo di regina le conferiva e aveva cercato in esso la propria affermazione e la propria identità.


§§§



La sua vita subì un capovolgimento così improvviso, che quasi non si trovò pronta a sopportare gli scossoni d’assestamento.
Iracebeth osservava il Re allontanarsi sempre più da lei, senza che potesse fare qualcosa per impedirlo e la sua rabbia contro di lui, contro il mondo intero e contro se stessa aumentava di pari passo con la distanza che cresceva tra di loro. Era diventata così collerica e intrattabile, che sia i cortigiani che la servitù tremavano appena vedevano la sua figura profilarsi all’orizzonte e le sue urla rimbombavano di continuo per l’intero castello. Il numero dei sudditi che venivano decapitati per suo ordine, anche per motivi davvero insulsi, era duplicato e le loro teste erano finite a galleggiare nell’acqua del fossato: Iracebeth le guardava e assorbiva la sensazione di potenza che provava nel poter disporre a piacimento della vita altrui, come se fosse nuova linfa per il suo corpo; se gli altri si rifiutavano di amarla, allora li avrebbe piegati in ginocchio davanti ai suoi piedi, utilizzando il terrore.
Poi quel cambiamento tanto atteso nella sua vita era giunto ed era stato meglio di quanto avesse mai potuto immaginare. Ilosovic Stain era il Fante di suo marito e capitano delle guardie di palazzo e inaspettatamente, aveva incominciato a corteggiarla. All’inizio si trattava di piccole attenzioni discrete, come rivolgerle sempre un sorriso durante le udienze ufficiali in cui a costretta a stare per ore in piedi dietro il trono mentre il Re amministrava la giustizia nel suo regno, oppure un lieve sfioramento della sua mano mentre le passava accanto. Erano gesti semplici, quasi insignificanti, ma che andavano a toccare corde nell’animo di Iracebeth che non credeva nemmeno di possedere.
Era bello sentirsi desiderata, le dava l’impressione di essere una persona normale, proprio come Mirana. Il Fante con le sue attenzioni galanti, era andato a colmare quel vuoto che lei si portava dentro da tutta una vita e per questo motivo, Iracebeth iniziò ad assecondare Stain, arrivando ben presto a creare un divertente ed esaltante gioco di sguardi e gesti tra di loro. Si sentiva come la ragazzina che non era mai stata, troppo occupata com’era a imparare le regole dell’etichetta – non che le fosse mai interessato, ma i suoi genitori ci tenevano molto – e a seguire le noiosissime lezioni dei precettori.
Bastò poco perché Iracebeth si rendesse conto che Stain era perfetto nella sua imperfezione: una cicatrice gli deturpava il volto ed era troppo alto e per questo sproporzionato, infatti possedeva gambe e braccia troppo lunghe rispetto al tronco. Ma proprio per questo, sentiva che avrebbe potuto comprenderla, che avrebbe potuto capire la frustrazione che provava per avere un corpo che tutti definivano anormale e che avrebbe potuto accettarla nonostante tutto.
Sembrava una cosa impossibile, ma esisteva una persona a cui piaceva esattamente com’era e senza alcun compromesso, ed era una cosa meravigliosa.


§§§



Con la complicità di Stain, Iracebeth scoprì il segreto di sua maestà il Re e una nuova ferita si aprì nel suo animo, già pieno di cicatrici.
Nonostante fosse persa nel gioco romantico che aveva intrapreso con Stain, notò che nel comportamento del Re era mutato qualcosa. Sembrava essere continuamente smarrito dietro a pensieri piacevoli e sul suo volto, fiorivano sempre più spesso stupidi sorrisi da innamorato. All’inizio aveva lasciato correre, perché credeva che fosse un innocente gioco galante, proprio come quello che coinvolgeva lei e Stain.
Con il passare del tempo però le sembrava che ci fosse qualcosa che non le tornava, come se le fosse sfuggito il passaggio più importante di una storia che stava leggendo. C’erano due particolari stonati in tutta quella storia e non riusciva a farli collimare, o piuttosto non voleva farlo: Mirana sempre più spesso veniva in visita al suo castello – avvolta nel suo vaporoso abito bianco e con la corona di Sottomondo che scintillava sulla sua testolina – e sua maestà il Re sembrava sempre entusiasta di accoglierla.
Stain le aveva sempre assicurato che il suo bene era la cosa a cui teneva di più e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per servirla e proteggerla. Così aveva fatto, mantenendo la sua parola. Si era presentato a notte inoltrata alla porta della sua camera da letto, il Re non l’aveva ancora raggiunta a letto – le aveva inviato un servitore, per informarla che alcune faccende che riguardavano il regno, richiedevano la sua presenza e avrebbe tardato a venire a letto – Iracebeth l’aveva accolto trepidante, emozionata per quel nuovo, eccitante e pericoloso gioco tra di loro. Stain però non era entrato nella stanza, né l’aveva stesa sul tetto come lei desiderava, ma le aveva preso le mani tra le sue e l’aveva pregata di seguirlo.
Lei lo aveva fatto.
Si fidava ciecamente del suo Fante e lo seguì per i corridoi del castello, appena illuminati dai candelabri che erano appesi ai muri. Iracebeth stava per chiedergli per quale motivo l’avesse portata nel giardino, ma Stain si portò un dito sulle labbra e le fece cenno di non parlare. Sempre più curiosa, seguì l’uomo nel labirinto di siepi e roseti di rose rosse, poi lui si fermò e le fece cenno di sbirciare, lei lo assecondò e quello che vide la fece fremere di collera fin dentro le ossa e le spezzò il cuore per il dolore.
Al di là di un arco a forma di cuore, su cui si intrecciavano foglie d’edera e rosse corolle di rose, la luna illuminava con un chiarore così limpido da dare l’idea che ogni cosa fosse fatta di vetro brillante, le figure del Re e Mirana che camminavano a braccetto e conversavano amabilmente. Di primo acchito, Iracebeth non aveva capito cosa stesse guardando, le sembrava una scena appartenente a un sogno, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo da loro. A un certo punto il Re si fermò e prese delicatamente le mani della Regina Bianca tra le sue, facendola voltare verso di sé.
- Basterebbe soltanto un tuo sì, mia bellissima regina, e tutto questo potrebbe essere reale. Se soltanto tu volessi ricambiare il mio amore, allontanerei Iracebeth e tu regneresti insieme a me: riesci a immaginare una simile, meravigliosa vita?- le disse parlando con un’intensità e una passione che Iracebeth non aveva mai sentito rivolte a sé.
Mirana però scosse la testa e rivolse un sorriso gentile e mesto all’uomo che ancora la teneva per mano.
- Non potrei mai fare una cosa così terribile a mia sorella, mi dispiace.- gli rispose e il suo tono di voce era così dolce, che avrebbe potuto far fremere anche i ciottoli del sentiero.
A quel punto Iracebeth aveva compreso come stessero le davvero le cose, ciò che accadeva alle sue spalle e si era tirata indietro, nascondendosi nel cono d’ombra creato da una siepe, mentre mille pensieri ed emozioni si affollavano dentro di lei, dilaniandola.
Così era quello l’affare di stato che richiedeva la sua attenzione, vero?
Sua sorella non soltanto le aveva sottratto l’affetto dei loro genitori e la corona di Sottomondo, adesso voleva portarle via anche suo marito e il regno su cui comandava come sua regina. Il pensiero che il Re avrebbe potuto lasciarla per unirsi con sua sorella, la bruciò dentro come fuoco. Per tutta la vita aveva dovuto lottare per avere quello che a Mirana veniva semplicemente regalato e anche quando possedeva qualcosa, sua sorella arrivava e glielo rubava. Ma era arrivato il momento di porre fine a tutta quella storia, di ristabilire il giusto equilibrio e di riprendersi ciò che le spettava di diritto.
Stain che fino a quel momento era rimasto fermo e immobile, le si avvicinò e le si inginocchiò davanti.
- Cosa avete intenzione di fare ora, mia signora?- le domandò, con il solito tono mellifluo.
Iracebeth rimase ferma e con lo sguardo fisso nel vuoto, ma comunque gli rispose: la sua voce era piatta e atona, pareva lontana mille miglia da lì.
- Il Re non è più necessario e mi riprenderò l’intera Sottomondo.


§§§



In una sola notte in castello cadde nelle sue mani e Iracebeth consacrò l’inizio del suo dominio assoluto con il sangue del Re appena decapitato.
Agì con una pazienza e una freddezza insospettabili in un tipo irruento come lei, a muoverla era la rabbia e la delusione, la frustrazione nel vedere ancora una volta vincere Mirana e la consapevolezza che, se davvero desiderava ottenere qualcosa in quel mondo, allora avrebbe dovuto combattere e schiacciare chiunque le si fosse opposto. Mentre osservava sua sorella che si muoveva per i corridoi del suo castello, sfoggiando la sua corona e conquistando la sua corte, si ripromise che non avrebbe avuto pietà per nessuno, neanche per lei. Stain le aveva consigliato di muoversi con estrema discrezione per sfruttare al meglio il fattore sorpresa e lui stesso, agendo con cautela e senza attirare l’attenzione, era riuscito a raggruppare un manipolo di soldati abbastanza spregiudicati da aiutarli nel loro colpo di stato: il resto della guarnigione si sarebbe arreso e unito a loro una volta che il Re fosse stato deposto, gli altri sarebbero stati uccisi.
Iracebeth era venuta a conoscenza di un drago che abitava nelle montagne al confine con l’Aldilande e grazie ai suoi studi, le fu facile stringere un patto mostruoso con lui: il Ciciarampa era un essere potente e feroce, con lui al suo fianco avrebbe sconfitto sua sorella e sarebbe riuscita a instaurare il proprio dominio su tutta Sottomondo, nessuno avrebbe avuto il coraggio di opporsi a lei.
Ultimati i preparativi, decisero che avrebbero agito dopo la partenza di Mirana: non desiderava ostacoli che potessero mandare a monte il suo grandioso progetto e inoltre, non voleva mettere in allarme sua sorella prima del tempo. Iracebeth quel giorno era un unico fascio di nervi, contava i minuti che la separavano dal suo momento di gloria e non vedeva l’ora di piegare in ginocchio il Re, prima di farlo giustiziare. Nel tardo pomeriggio, Mirana aveva deciso di partire per ritornare a Marmorea, in groppa al suo purosangue bianco e con un piccolo seguito di queruli cortigiani e Iracebeth finse di non notare lo sguardo innamorato che suo marito stava rivolgendo a sua sorella.
Quella notte Stain guidò il suo manipolo di soldati attraverso i corridoi del castello, fino alla sala del trono e catturarono il Re; Iracebeth entrò subito dopo di loro, seguita dal boia che teneva in mano la sua ascia, lucida e affilata. Lentamente, quasi stesse assaporando tutta la gloria di quel momento, percorse la sala passando accanto al Re che, inginocchiato sul pavimento di marmo e tenuto fermo dalle mani forti dei soldati ribelli, la osservò con tutto il disgusto che provava verso di lei e che aveva sempre cercato di celare; la corona era caduta dalla sua testa ed era rotolata fino al base del primo gradino della piattaforma rialzata del trono.
- Se valessi anche solo la metà di quanto vale Mirana, non saresti una creatura così ripugnante.- le disse e la sua voce risuonò ferma, senza la benché minima traccia di paura.
- Mirana, Mirana, Mirana, sempre e soltanto Mirana. Pare quasi che non esista nessun altro al di fuori di lei. È così facile amarla, così dolce e così normale: temo che i suoi sudditi la piangeranno molto.- replicò Iracebeth mentre raccoglieva la corona che era stata di suo marito.
Avrebbe indossato quella, mentre attendeva il momento in cui avrebbe potuto calzare quella di Sottomondo. Comprese le parole della Regina, il Re incominciò a divincolarsi, urlando furioso, nel tentativo di liberarsi della presa dei congiurati: quella pazza voleva fare del male alla sua amata Mirana, ma lui non lo avrebbe permesso, l’avrebbe fatta pentire amaramente di quell’azione sconsiderata.
Iracebeth però non si fece impressionare dalla sua reazione, anzi rise di lui e dell’amore che nutriva per sua sorella, mentre saliva i gradini e si sedeva su quello stesso trono, alle spalle del quale aveva passato tante ore in piedi, mentre suo marito concedeva udienza ai suoi sudditi. Sedendo per la prima volta sul trono, provò un’inebriante sensazione di potere, le sembrò che da là sopra potesse dominare tutto il mondo, che fosse la persona più importante e che tutti dovessero inchinarsi davanti a lei. Fece cenno al boia di procedere e poco dopo la testa spiccata del Re rotolò fino alla base della piattaforma, mentre il sangue formava una lucida chiazza cremisi sul pavimento; solamente a quel punto Stain le pose sul capo la corona.
Incominciava l’era della Regina Rossa.

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Taila